ALBERO DELLA LIBERTA’

Albero della libertà

Robert (Rabbie) Burns (1759-1796)

Bardo nazionale scozzese, Robbie Burns nacque figlio di contadini poveri e fin dai primi anni fu al lavoro sulla terra. Il padre gli diede comunque un istitutore, grazie al quale già a quindici anni iniziò la sua avventura letteraria accanto al lavoro quotidiano. A venticinque anni, alla morte del padre, decise di lasciare la terra per cercare fortuna e clima migliore nei Caraibi; ma la pubblicazione del suo primo libro (1786) Poems- Chiefly in the Scottish Dialect – Kilmarnock Edition, lo rese dapprima noto localmente e sostenuto da parenti e amici, poi lo spinse ad Edimburgo, dove entrò nei circoli letterari e fu rapidamente famoso anche a livello nazionale. Rinunciato alla fuga, riprese dapprima il lavoro della terra, poi dal 1791 trovò un magro impiego come esattore delle imposte e continuò a scrivere; si sposò e l’ultimo figlio nacque proprio il giorno della sua morte. Dopo la morte (Dumfries 1796) divenne uno dei poeti nazionali scozzesi, ancora oggi celebrato sia in patria sia nelle comunità di origine scozzese costrette all’esilio o all’emigrazione.

Iniziato nella Loggia St David num. 174, Tarbolton, nel 1781 (4 luglio), fu elevato a Maestro il 1 Ottobre dello stesso anno. Per effetto di fusioni e chiusure, si trovò nella Loggia St. James, dove fu Deputy Master dal 1784 al 1788. Ricevette il Royal Arch nel 1787, presso la Loggia St. Abb num. 70 di Eyemouth. Passato ad Edimburgo, fu fatto membro della Loggia Cannongate Kilwinning 2, una delle più prestigiose Logge di Scozia. Trasferitosi a Dumfries, fu fatto membro della Loggia St. Andrei num. 179, dove nel 1792 fu Primo Sorvegliante. Visitò regolarmente la Loggia fino alla sua morte.

TRADUZIONE IN ESCLUSIVA PER LA MELAGRANA

A CURA DI GIUSEPPE VATRI

HEARD ye o’ the tree o’ France,

I watna what’s the name o’t.

Around it a’ the patriots dance,

Weel Europe kens the fame o’t.

It stands where ance the Bastile stood,

A prison built by kings, man,

When Superstition’s hellish brood

Kept France in leading-strings, man.

Upo’ this tree there grows sic fruit,

Its virtues a’ can tell, man;

It raises man aboon the brute,

It maks him ken himsel, man.

Gif ance the peasant taste a bit,

He’s greater than, a lord, man,

And wi’ the beggar shares a mite

Of a’ he can afford, man.

This fruit is worth a’ Afric’s wealth,

To comfort us ‘twas sent, man:

To gie the sweetest blush o’ health,

And mak us a’ content, man

It clears the een, it cheers the heart,

Maks high and low gude friends, man;

And he wha acts the traitor’s part,

It to perdition sends, man.

My blessings aye attend the chiel

Wha pitied Gallia’s slaves, man,

And staw a branch, spite o’ the deil,

Frae yont4. the western waves, man.

Fair Virtue watered it wi’ care,

And now she sees wi’ pride, man,

How weel it buds and blossoms there,

Its branches spreading wide, man.

But vicious folk aye hate to see

The works o’ Virtue thrive, man;

The courtly vermin’s banned the tree,

And grat to see it thrive, man;

King Louis thought to cut it down,

When it was unco sma’, man

For this the watchman crack’d his crown,

Cut aff his head and a’, man.

A wicked crew syne, on a time,

Did tak a solemn aith, man,

It ne’er should flourish to its prime,

I wat they pledged their faith, man.

Awa they gaed wi’ mock parade

Like beagles hunting game, man,

But soon grew weary o’ the trade,

And wish’d they’d been at hame, man.

For Freedom, standing by the tree,

Her sons did loudly ca’, man;

She sang a sang o’ liberty,

Which pleased them ane and a’, man

By her inspired, the new-born race

Soon drew the avenging steel, man;

The hirelings ran–her foes gied chase,

And bang’d the despot weel, man

Let Britain boast her hardy oak,

Her poplar and her pine, man,

Auld Britain ance could crack her joke,

And o’er her neighbours shine, man

But seek the forest round and round,

And soon ‘twill be agreed, man,

That sic a tree can not be found

‘Twixt London and the Tweed, man.

Without this tree, alake this life

Is but a vale o’ woe, man;

A scene o’ sorrow mix’d wi’ strife,

Nae real joys we know, man.

We labour soon, we labour late,

To feed the titled knave, man;

And a’ the comfort we’re to get,

Is that ayont the grave, man.

Wi’ plenty o’ sic trees, I trow,

The warld would live in peace, man;

The sword would help to mak a plough,

The din o’ war wad cease, man.

Like brethren in a common cause,

We’d on each other smile, man;

And equal rights and equal laws

Wad gladden every isle, man.

Wae worth the loon wha wadna eat

Sic halesome dainty cheer, man;

I’d gie my shoon frae aff my feet,

To taste sic fruit, I swear, man.

Syne let us pray, auld England may

Sure plant this far-famed tree, man;

And blithe we’ll sing, and hail the day

That gave us liberty, man.

Hai sentito dell’albero di Francia,

io non so quale sia il suo nome.

Intorno gli danzano tutti i patrioti,

ben conosce Europa la sua fama.

Sta dove la Bastiglia un tempo stava,

una prigione costruita dai re,

quando i pulcini infernali della superstizione

tenevano la Francia al guinzaglio.

Su questo albero ci cresce un frutto

le cui virtù possono dire tutto;

innalza l’uomo al di sopra del bruto,

fa sì che conosca se stesso.

Se una volta il paesano ne assaggia un pezzo,

allora è più grande di un Signore,

e con il mendicante divide una parte

di tutto quello che si può permettere.

Questo frutto vale tutta ricchezza dell’Africa,

per confortarci è stato mandato:

per darci il più dolce colorito della salute

e farci tutti felici,

Esso sgombra gli occhi, allieta il cuore,

mette in amicizia chi è in alto e chi in basso,

e manda alla malora

chi recita la parte del traditore.

Le mie benedizioni arrivino sempre al giovane

che ebbe pietà degli schiavi di Gallia

e rubò un ramo, a dispetto del demonio,

da oltre le onde del mare occidentale.

La bella Virtù lo annaffiò con cura,

ed ora vede con orgoglio

quanto bene germogli e fiorisca,

mentre i suoi rami si allargano ampi.

Ma il popolo del vizio sempre odia vedere

che il lavoro della Virtù prospera;

i parassiti cortesi bandirono l’albero

e piansero a vederlo prosperare;

Re Luigi pensò di abbatterlo,

quando era ancora molto piccolo,

per questo il guardiano spezzò la sua corona

tagliò la sua testa e tutto il resto.

Una cricca malvagia da quel momento,

fece un solenne giuramento,

che non sarebbe mai fiorito al suo pieno,

so che essi impegnarono il loro onore.

Se ne andarono in corteo burlesco

come bracchi a una partita di caccia,

ma presto furono stanchi dell’affare,

e desiderarono tornare a casa.

Per la Libertà, vicina all’albero,

i suoi figli chiamarono ad alta voce,

essa cantò un canto di libertà,

che piacque a tutti loro.

Ispirata da lei, la razza neonata

presto estrasse il ferro della vendetta,

fuggirono i mercenari, ai suoi nemici diede la caccia,

e colpì bene il despota.

Va bene che la Britannia vanti la sua robusta quercia

il suo pioppo ed il suo pino,

ma per una volta la vecchia Britannia potrebbe dire la sua

e sopra i suoi vicini brillare;

Tu cerca nella foresta tutto intorno,

e presto saremo d’accordo,

che un albero come quello non si trova

tra Londra ed il fiume Tweed.

Senza quell’albero, questa vita

non è che una valle di lacrime,

una scena di dolore e conflitti,

e non conosceremo vere gioie.

Noi cominciamo a lavorare presto, e finiamo tardi,

per dar da mangiare ai bricconi con un titolo

e tutto il piacere che possiamo ottenere

è quello oltre la tomba.

Con molti di tali alberi, io penso,

il mondo vivrebbe in pace;

la spada aiuterebbe a lavorare un terreno,

il frastuono delle guerra finirebbe.

Come fratelli in causa comune

dovremmo sorriderci l’un l’altro

e uguali diritti e leggi uguali

dovrebbero allietare ogni isola.

Triste il fratello che non potesse mangiare

tale salutare buon cibo;

mi toglierei le scarpe dai piedi,

per assaggiare un tal frutto, ti assicuro.

Allora preghiamo che la vecchia Inghilterra possa

davvero piantare questo albero rinomato;

e con gioia canteremo, e festeggeremo il giorno

che ci avrà dato la libertà.

Il 1 Febbraio 1787 Burns diventò membro della Loggia Cannongate Kilwinning No. 2 di Edinburgo. Tale Loggia, che possiede il più antico Tempio massonico del mondo, si ritiene abbia conferito a Burns il titolo di Poeta-Laureato il 1 Marzo 1787; da quel momento in poi “Rabbie” Burns aggiungerà l’attributo di Bardo (Bard) alla sua firma.

L’insediamento in carica di Burns come Poeta-Laureato fu, qualche tempo fa, oggetto di una complessa e approfondita indagine da parte della Gran Loggia di Scozia che ne dimostrò, in modo definitivo e ufficiale, l’assoluta veridicità. La Gran Loggia di Scozia possiede il famosissimo dipinto che raffigura lo storico evento. Il quadro, dipinto dal Fr.·.  Stewart Watson, venne donato alla G.L. dal Dr. James Burness, insigne funzionario delle Indie e lontano parente di Burns attraverso alcuni suoi antenati del Kincardineshire, regione in cui il padre di Burns si trasferì proveniente dall’Ayrshire.

Sebbene il libro dei verbali alla data del 1 Marzo 1787 non riporti alcuna menzione dell’evento e il personaggio raffigurato nell’angolo in basso a destra –  Francis Grose – divenne Massone solo nel 1791, non si è mai messo in discussione il titolo ma solo la data in cui esso gli venne conferito.

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *