
Il Libero Muratore, sebbene in senso simbolico e
speculativo, compie un lavoro e produce un’opera. Questo lavoro si definisce
“sgrossare e levigare una pietra grezza”, e l’opera, come si usa dire
da secoli, è l’ “edificazione di una cattedrale”.
Il “lavoro” è assimilato, per antichissima tradizione, all’arte muratoria del
costruire il Tempio (nel proprio essere, nella propria capacità di giudizio,
quindi nella propria capacità di “agire”, ed infine, in senso
comunitario, come “senso comune”).
“Laborare” significava in antico il faticare, l’usare la forza fisica nel
lavoro manuale. In senso simbolico, rappresenta la conciliazione di intelletto
e potenza nel progettare e realizzare un più alto concetto di Umanità.
Quindi l’uomo-che-vive è un uomo-che-lavora sempre, mentre la sua esistenza si
snoda lungo il sentiero simbolico del viaggio verso una lenta trascendenza ed
elevazione.
Ed è un lavoro che si opera all’interno della propria ragione e della propria
coscienza.
Questo è anche l’Arte Reale, il mestiere che perpetua una Tradizione.
E’ in questa graduale e lenta maturazione che si viene cosi a invertire
l’ordine di importanza da attribuire ai valori comuni.
Per il Massone, il pensiero cresce con il lavoro.
E solo con il lavoro è possibile evolvere la propria ricerca interiore e
sociale, ottenendo l’elevazione integrale dell’essere.
Nello svolgimento del suo lavoro, il Massone viene abituato a mettere in gioco
non soltanto il suo pensiero, già formato, ma a coinvolgervi direttamente anche
l’agire.
Quando fa una relazione, non enuncia il suo pensiero ma espone un lavoro:
simbolicamente, la tavola scolpita nella quale egli ha inserito i risultati
globali della sua fatica, dall’immaginare, al ricercare, al sentire sino al
decidere sulle sue conclusioni.
Dopodiché, i fratelli esprimeranno il loro parere senza la minima competizione.
Il risultato di questo lavoro non comporterà una comune conclusione razionale,
ma un intimo gradimento, un giudizio individuale che tuttavia sarà legato
sempre a quel comune sentire, il senso comune che è l’opera del lavoro solidale
della Loggia.
E ciò di solito non si avverte subito, ma solo dopo che ciascuno, tornato a
casa, ha maturato nella propria coscienza il lavoro fatto nella propria
Officina.
Attraverso il lavoro, quindi, ogni Massone costruisce anche il senso comune
della sua Loggia. Senso comune nel quale ciascuno può riconoscere sempre la
propria soggettività e, contemporaneamente, entrare nella comunità e
uniformarsi alla sua visione collettiva, rimanendo sempre libero di pensare ed
agire secondo il proprio essere.
I Templi metaforicamente edificati alla Virtù non possono essere realizzazioni
individuali.
Quindi il Massone deve dedicarsi ad un lavoro complesso. Un lavoro su di sé e,
attraverso questo, sulla società e sulle generazioni che seguiranno, per
attingere a quello che è il vero significato del lavoro nella vita dell’uomo.
Non solo nella accezione più vasta di formazione dell’essere, ma anche
espressione e manifestazione dell’essere e, forse, principio fondamentale
dell’essere stesso.