LA SIMBOLOGIA ASTROLOGICA DELL’INIZIAZIONE
di Moreno Neri
Non vi dirò, uno per uno, dei simboli astrologici, poiché, come diceva Plutarco, i simboli non dicono, ma accennano, alludono, velano. Tenterò, invece di interrogarmi, in generale, su come dalla platonica “difficile scienza del sorgere e del tramontare degli astri”, la più remota scienza, come hanno mostrato gli studi del Cumont e quelli di Boll, Bezold e Gundel, nasce un’immagine unificante, una sintesi del cosmo stesso, come Platone spiega nell’Epinomide. L’apparente sfera dell’universo fu da Pitagora per prima chiamata cosmo, “ordine”, per l’ordine che esiste in essa. Ma se è vero che per Pitagora nulla è altrettanto specifico alla filosofia quanto l’uso dei simboli, come quelli che vengono impiegati nella celebrazione dei misteri, voglio interrogarmi, ricordare, dire e affidare a un modo di parlare che abbia qualcosa del discorso e del silenzio al tempo stesso. Quanto al discorso, al dominio intellettuale, vi dovrete accontentare delle mie disordinate parole, sperando che in esse, vi siano ispirazioni e suggerimenti a chi è per natura amante della sapienza, ovvero filosofo. Tali da suscitare nell’anima quella tendenza che spinge alla verità e alla fine dare, come afferma Platone nel dialogo richiamato un po’ per gioco, un po’ seriamente, — serio ludere dicevano nel Rinascimento—, quella felicità davvero riservata a pochi. Per il silenzio, il dominio della visione intuitiva del simbolo che dà responsi a quanti lo interrogano, ne leggerete il segreto custodito dalle immagini che, ordinatamente, scorreranno, tratte da quel platonico e perciò “pagano” Tempio di Rimini, consacrato al culto dell’amore ed edificato in quel Rinascimento, in cui per un attimo la sapienza italica fu la sapienza universale.
1. ARIETE
L’esoterismo ha sempre avuto il ruolo, nella storia delle idee, di far rinascere una trasfigurazione di senso e si può ragionevolmente affermare che esso ha sempre avuto il compito di trasmettere taluni sistemi di sapere in via di estinzione — l’astrologico tra essi—, non solo per imporre il semplice risarcimento della memoria del mito e del simbolo, ma per ri-orientare il sapere.
Afferma Jean Marques-Rivière: gli esoterismi, con il loro potere di agire sui piani ideologici, guidano il mondo. Il medesimo concetto fa la sua comparsa in questa nostra felice stagione zodiacale, “la primavera della massoneria”, inaugurata dalla Gran Maestranza Raffi: la massoneria cambia le idee del mondo…
Non si potrà fare a meno di osservare come sia sempre stato perenne il tentativo dell’uomo di adeguare il proprio mondo materiale all’ordine celeste, a quell’ordine immutabile del tragitto dei pianeti e delle stelle e del ripresentarsi delle stagioni.
Nel mondo della tradizione esoterica la rivoluzione è un ritorno, quasi astronomicamente scandito, ad una condizione originaria perduta in virtù di un perturbamento intervenuto nell’ordine delle cose. Per Platone, amore della sapienza non significa aspirazione a qualcosa di mai raggiunto, bensì tendenza a recuperare quello che già era stato realizzato e vissuto. Rimane forse questo il modo migliore d’introdurre il concetto d’iniziazione, di mutamento ontologico, di palingenesi e rigenerazione.
Come vi sia identità tra la fascia zodiacale dell’astrologia e l’iniziazione, tra il “compier per intero il proprio giro”, in cui il fine è la fine e insieme il compimento di un nuovo inizio, lo vediamo nei termini greci che derivano dalla radice tel, appunto “girare intorno”: télos, fine, risultato, compimento, telamòn, fascia che cingeva simbolicamente il capo dell’iniziato come circondava l’universo, telesma, sacro, da cui gli arabi trassero il nostro talismano, e infine, ma non ultimo, telestés, il miste, l’iniziato. E se ne dovrà trarre che chi è iniziato porta a compimento, segue il proprio corso, ha per fine l’entelecheia, il perfezionamento dell’opera. Nel tempo ciclico del rito iniziatico, come in quello astrologico, c’è dunque identità tra il fine e la fine, tra l’inizio dell’opera ed il suo compimento.
2. TORO
Da tali cenni confido si sia, almeno in parte, compreso come nelle società tradizionali tutta la vita di un iniziato si trasformi in un rituale continuo e regolato – un inesorabile programma–, come ogni oggetto del mondo intorno a lui sia considerato un simbolo dell’eterno fondamento del mondo, come ogni sua azione, anche la più semplice, abbia un ribadito senso di sacralità. Questa, insomma, come dice Platone è la via da battere, facile o difficile che sia. Tanto che ogni squadratura del Tempio è una quadratura del cerchio zodiacale.
L’iniziazione rimane anche la maniera migliore per cercare di riuscire a capire perché nel nostro Tempio vi siano i segni astrologici, perché alle nostre radici si conservi la memoria di Pitagora e di Platone, perché astrologia e matematica, scienze connesse l’una all’altra, come lo è la geometria all’essenza del cosmo, siano così vincolate all’architettura, all’arte edificatoria della libera muratorìa. Alle sue radici vi si vedrà, antropologicamente, il ciclo delle vegetazione, come vuole la magia simpatetica di James Frazer, o solo classicamente il mito, fattosi “visione del mondo”, della renovatio, della rinascita, della palingenesi ossia della rigenerazione e dell’iniziazione. Chiamiamola, se vogliamo passare ad altri domini di discipline congeneri, idea-forza, archetipo al modo della psicoanalisi, ma di questo mito, nei nostri lavori se ne ha piena coscienza e diviene mito vivente, poiché di tale mistero tiene conto.
Ha ragione Mircea Eliade a sostenere che la caratteristica dell’uomo moderno è proprio questa sua volontà di considerarsi un essere unicamente storico e non anche mitico, questo suo desiderio di vivere in un cosmo radicalmente desacralizzato. Quindi una delle caratteristiche del mondo moderno occidentale è, salva la nostra eccezionalità, la scomparsa dell’iniziazione. E con essa uno dei suoi aspetti simbolici, l’astrologia.
3. GEMELLI
E’ ciò, nonostante sia, ormai pacifico, nella storia della matematica, che gnomoni, paletti e funi, le versioni primordiali ma assolutamente identiche ai meno antichi squadra e compasso della geometria euclidea, furono gli strumenti di una geometria sacra, che aveva come compito di riprodurre sulla “terra” modelli matematici dell’universo, e orientare e misurare, nella costruzione di templi e di città, eventi celesti e solari. Il confronto tra cielo e terra, la loro misurazione, la disposizione astronomica di tali orientazioni e delle conseguenti operazioni è carattere comune nella storia dai rituali vedici, passando per l’Antico Regno d’Egitto fino alla Grecia. Dallo stato di desacralizzazione del nostro mondo e della nostra vita, dal progressivo allentamento dell’aurea catena che lega cielo e terra, se ne desumerà la necessità che il maggior problema da affrontare per l’iniziato è la ri-orientazione del sacro e della Città.
Di come sia avvenuto appunto il dis-astro, il ribaltamento e la sovversione di questo concetto tradizionale, del perenne tentativo umano cioè di trasferire l’orbe celeste sul mondo terrestre, in altre parole di rigenerare lo spazio attraverso la proiezione di archetipi celesti, — considerato il tempo limitato— faremo qui un solo accenno. E’ Agostino che separa la città terrestre, la politica appunto, dalla città di Dio. La prima diviene il riflesso speculare negativo della città celeste, sentina d’ogni vizio e condannata ad un tragico e buio destino apocalittico.
Si comprenderà come qui vi siano in gioco due differenti concezioni del tempo e dello spazio. Per lo spazio una concezione monista-politeista nel quale la molteplicità delle manifestazioni terrene è riflesso dell’iperuranio, contro una dualista dove bene e male, cielo e terra sono nettamente separati; per il tempo ad un concetto tradizionale della sua ciclicità, rappresentato dall’astrologia, si sostituisce un concetto lineare, non solo erroneo dal punto di vista metafisico ma anche sotto l’aspetto stringentemente logico.
4. CANCRO
Compito del filosofo, diceva Pitagora, è contemplare il cielo. Il tracciato di una notte stellata misurerà dunque le nostre certezze. Osserveremo il crescere di Orione come fu osservato nel peregrinare di Odisseo e nel viaggio di Enea. Non vi è differenza tra quelli e il nostro andare. Ogni esistenza ha le sue partenze, lungo il viaggio, nel mare color del vino, incontreremo sirene e ciclopi, ci si imbatterà in tempeste e passioni ma sovente il loro fragore ci travolge per sanarci. La storia di antiche gesta ed opere non ci sarà qualcosa d’estraneo. Ci convincono anzi di un mondo decrepito che ha bisogno di essere ricondotto alla sua giovinezza, di un Occidente che non è più in grado di intendere il linguaggio del mito, del simbolo, degli Antichi Misteri. Ma poiché nel mondo delle idee nulla si distrugge, l’originario messaggio, la Tradizione, è sopravissuto presso la nostra Istituzione per quanto orbato della sua remota e primigenia luce. Come dice Platone nel Fedro: solo l’anima del filosofo mette le ali. Infatti con il ricordo, per quanto gli è possibile, egli è sempre in rapporto con quelle realtà, in relazioni con le quali anche un dio è divino. Un uomo che si serva di tali reminiscenze in modo retto, in quanto è sempre iniziato a misteri perfetti, diventa, lui solo, veramente perfetto…viene accusato dai più di essere uscito fuori di senno, egli è invece invasato da un dio. Come avvenga questo germogliar di ali nell’anima, il loro nutrimento e accrescimento, Platone ce lo spiega nello stesso dialogo: attraverso un ordinato percorso lungo le dodici schiere di dei e dèmoni, ovvero percorrendo il giro dello zodiaco, tenendo salde le redini del secondo cavallo, opposto a quello del bene e del bello, che tende a condurre il carro dell’anima in basso.
5. LEONE
E nella Repubblica ci spiega che non c’è arte o scienza che possa dirsi indipendente dalla disciplina del discernimento dei numeri, per la sua connaturata capacità di condurre alla conoscenza…di trascinare in tutti i modi verso l’essenza della realtà, ad essa segue la geometria – ricordate? Nessun ignaro della geometria entri sotto il mio tetto raccomandava Platone–, al terzo posto, come vie d’accesso alla saggezza, risiede l’astrologia. Stabilito l’accordo tra l’ordine del numero, la proporzione della geometria e i segni del cielo, ci resta da por mano ai timoni degli eterni viaggi di Odisseo e di Enea. “Roma” o “Itaca” non sono al limitare del nostro nostos. Anche se fossimo privi del male del ritorno, la nostalgia, il solo ricordo ci darà una qualche volontà invasata, davvero entusiastica, cioè nel suo reale senso etimologico “posseduta dal dio”, sia essa Minerva o Venere, o qualche altro dio, perché per ognuno di noi c’è un’entelechia, un karma, un compimento dell’opera. C’è sempre un’Itaca dove ripristinare la legge o una città da rifondare, se si è perduta quella degli avi tra le fiamme. Davvero la storia degli eroi come degli dei è gesto mitico da imitare, modello archetipico da riprodurre, ma in sé modello superato e già in declino rispetto alla permanente generazione di nuovi cieli, nuove stagioni e nuove terre. Per Odisseo tornato s’appresta il varco delle colonne d’Ercole, per Enea la discendenza della pax augustea. Veramente, la storia sacra non ammette d’essere coniugata con la posticcia durezza della linea, ma occorrono le morbide curve dell’infinito. Sette scalini saliamo, ma continuiamo a vederne sempre sette. La scala dei grandi misteri dell’ascesa e discesa tra i sette pianeti non ha mai fine.
6. VERGINE
I miti sopravvivono anche dissacrati ed è proprio allora che vanno temuti, quando si sovverte la sapienza in fede; quando il secolarismo, l’aspetto pratico della desacralizzazione, divide Dio da Cesare e il sacro da noi; quando si modifica la dimensione sacra deformando la curva del cerchio eterno nella linea degli obiettivi di una politica totalitaria e delimitata; quando al kyklòs, il cerchio perfetto che emana dall’Uno si sostituisce l’éschaton, il punto finale d’una retta; quando alla protologia, cioè alla scienza dei principi primi, si sostituisce l’escatologia, la fede nell’ultimo giorno: sia esso il messianismo giudaico, la parusia cristiana o l’ora dell’Islam, il mito della società comunista o quella del progresso o dello sviluppo, più o meno sostenibile, del capitalismo e della globalizzazione.
E fanno della nostra storia una storia omicida, nella misura in cui si crede di trovare il proprio fine e la propria fine nell’impresa pseudoscientifica della smitizzazione e della cancellazione dell’iniziazione e del rito astrologico e si letteralizza il politico nel partitico, cogliendo solo una parte del tutto.
Se si vuole dunque cominciare a capire qualcosa di astrologia bisognerà davvero partire da Platone. Ma non basterà leggerlo, occorrerà intenderlo. E non fare come chi considera la protologia la scienza dell’uomo preistorico, non, si badi bene, quella dei principi primi, o quella dell’uomo primordiale, cioè di un uomo allo stato superiore dell’essere.
7. BILANCIA
Talché s’irride al rimedio proposto, sempre troppo vicino agli dei ed eroi, su quella verità segreta e inaudita che sfugge all’intelligenza del pensiero razionale e allora, ci si dice, si transita lungo i sentieri, tra gli altri, dell’esoteria e dell’astrologia, si percorre la storia all’indietro per trovare laggiù, in scrigni ben serrati, di cui solo alcuni detengono le chiavi, quei tesori illuminanti il senso della nostra storia e della vita. Si ricorre cioè a un linguaggio simbolico, che ci si rimprovera, non nasconde alcun mistero, ma solo un’insufficienza espressiva di chi ancora non si è sollevato al concetto razionale. Ma non è, al contrario, il concetto razionale ad essere il solido fondamento propedeutico per una formazione veramente filosofica? Non sarà invece insufficiente l’argomentazione logica per chi voglia intraprendere la via della conoscenza? E la vita non trabocca di dati irrazionali, di un’occultezza così pervasiva, che dirli è ridondante? E perché mai nei giardini dell’Accademia si veneravano congiuntamente Athena ed Eros? La misteriosa pietra preziosa, davvero lavoro di donna e gioco di bambini, è, se si vuole, una fantasia, semplicissima da trovare. E’ un’energia, è un moto dell’anima, individuale e del mondo, che in certi momenti troviamo raccolta in noi stessi, in certi momenti ci avvolge. La nomineremo solo alla fine, anzi l’abbiamo già nominata all’inizio e ora. Negli scettici monocoli non c’è il conforto di quella scienza, dalla “qualità noetica”, colma d’illuminazioni e rivelazioni, che Platone definisce rasserenante e che a chi riflette a fondo fa apparire come il legame originario di tutte le cose è uno. E’ Iynx, l’incantesimo magico, l’inflessibile sostegno del cosmo che ogni volta ci ridà slancio. Ma non possiamo rimuovere quell’ingiusto disprezzo e derisione verso quei principi primi che per Platone si riducono in brevissime proposizioni.
8. SCORPIONE
Da non ardirsi da esporre a un pubblico inadatto e inadeguato, giacché fanno ritenere, per i molti ignari, ciò che di soppiatto abbiamo nominato al principio e che ridiremo alla fine, una scempiaggine, quasi si fosse paladini di un bizzarro goethiano romanticismo. Tanto indicibile, che, quando lo nominiamo, accaniti teologi senza filosofia ci concedono un’espressione particolare che secondo loro qualifica l’essenza del nostro discorso: “melassa sincretista”; eppure per noi prossima all’ambrosia, quel nettare degli dei che Acquario-Ganimede versa come un prelibatissimo vino che ogni volta ci ringiovanisce, ogni volta che la sua ebbrezza ci coglie ci fa risollevare senza età.
Non mi addentro, invece, ai piedi del mistero del trono di Ananke, la Necessità, se regna un rigido determinismo o ci è negato il libero arbitrio, che è il tema complesso del fondo astrologico. E d’altra parte, proprio questa concezione, che esaurisce tutto nell’ordine necessario della realtà, riconosce in pieno il valore del mondano. La sua funzione mediatrice lo lega alla situazione, senza concedergli la pace di un’esistenza distaccata e separata, Ananke e Angoscia hanno la stessa radice. Diremo solo che se l’universo è opera di un saggio artefice divino, a ogni essere è stato assegnato un posto, che deve tenere a caro prezzo, o fuor di metafora, che l’uomo è partecipe di organismi molteplici, a loro volta parti del gran tutto che è il cosmo. Poiché l’uomo è membro di una famiglia, della città, dell’universo, la giustizia consiste per lui nel comportarsi verso il tutto come la sua porzione di natura assegnatagli esige, dando a ognuno quel che gli è dovuto.
L’archetipo della en to pan, della totalità, del tutto e delle sue parti, di micro e macrocosmo, dell’universo e del Sé, è antico quanto l’uomo e tende a presentarsi alla coscienza con simboli di perfezione quali si possono esaminare negli elementi del cosmo zodiacale.
9. SAGITTARIO
Il cerchio zodiacale, da compararsi al mandala, richiama subito alla mente l’alchemico Uroboros, il serpente orfico primordiale, perfetto in sé, senza inizio e senza fine, autofecondante, autorigenerante ed autosufficiente, strettamente connesso ad Ananke, il giogo, il collare, la fascia, la ghirlanda. Li troviamo raffigurati nelle prime immagini del mondo, come delimitatori e contenitori cosmici. Allo stesso modo i segni zodiacali decorano le pareti settentrionali e meridionali del tempio massonico. Sullo zodiaco misuriamo, a feste, il sentimento di durata della Massoneria con equinozi e solstizi.
Ma non ci dilungheremo in spiegazioni ulteriori sulla simbologia astrologica dei templi, raffigurazione dell’universo estremamente complessa, e che, se opportunamente meditata, prodiga – vi assicuro – “senno benefizio e giubilo”. Come al solito, tacitamente, inviteremo chi voglia applicarsi ad essa a reperire informazioni dettagliate in proposito in trattati onesti, indicando due nomi sicuri, quelli dei Fratelli Arturo Reghini e Ivan Mosca.
In quest’opera di ri-sacralizzazione, di anamnesi platonica, di reminiscenza, ovvero di vera conoscenza, dal buio della caverna riconosceremo ancora altri segni chiari che vediamo intorno a noi nelle idee del mondo, nell’antropologia, nella psicanalisi, nella letteratura e nelle arti figurative, in talune ipotesi degli scienziati e persino in certe “mode”. Di alcuni s’è già dato un breve accenno, altri brevi, e incompleti, necessiteranno.
Commentando alcuni passi di Paracelso, Carl Gustav Jung scriveva nel 1946: egli considera la psiche oscura come un cielo notturno disseminato di stelle, un cielo in cui i pianeti e le costellazioni di stelle fisse sono rappresentati dagli archetipi in tutta la loro luminosità e numinosità. Il cielo stellato è infatti il libro aperto della proiezione cosmica, del riflesso dei mitologemi, degli archetipi appunto. In questa visione astrologia e alchimia, le due antiche rappresentazioni della psicologia dell’inconscio collettivo, si danno la mano.
10. CAPRICORNO
In altre parole il medico delle patologie del corpo non può dirsi tale se non conosce l’altra metà dell’anima che è nei corpi planetari. Per il dominio della scienza medica circa la sopravvivenza degli astri, segnaleremo nella psicoanalisi la feracità della scuola che a partire da Jung si dirama nella psicosintesi di Roberto Assaggioli, fino alla psicologia transpersonale, e cresce ancora nella psicologia dell’anima di James Hillman e la noteremo nella medicina olistica e psicosomatica.
Passando dalla psicologia transpersonale, troveremo una traccia d’una concezione astrologica, cosmica, nella filosofia dell’ecologia profonda. Ci limiteremo ancora ad evocare della nuova fisica il suo scienziato più popolare Fritjof Capra il cui esergo a un suo celebre libro dichiara: questo sappiamo. Che tutte le cose sono legate come il sangue che unisce una famiglia. Tutto ciò che accade alla terra accade ai figli e alle figlie della Terra. L’uomo non tesse la trama della vita; in essa egli è soltanto un filo: qualsiasi cosa fa alla trama l’uomo lo fa a se stesso. Che è, in altre parole, il medesimo messaggio che Plutarco lanciava contro lo sfruttamento fuor di misura astrologica della natura: per chi ragiona bene, la ricchezza conforme a natura ha i suoi limiti e il suo confine, tracciato tutto intorno dal bisogno come da un compasso.
11. ACQUARIO
Osserveremo, per la moda, la popolarità della dell’Età dell’Acquario, fondata sulla precessione degli equinozi, di cui, al di là di Ipparco, si trovan tracce nell’antico pitagorismo e nei misteri mitraici. Ma sul perfetto orologio cosmico della precessione e sulla lingua universale dei miti in cui son congelati elementi di alta astronomia si dovrà opportunamente rinviare all’opera di Giorgio De Santillana. O renderla ancor più difficoltosa col sistema delle concordanze delle quattro tappe degli Yuga, i cui contributi più qualificati della loro portata simbolica, e perciò della traduzione astrologica del significato di cicli ed ere, sono le opere in proposito di Paul Lecour, René Guénon e Gaston Georgel. E se Dante cantava nelle sue terzine il grande anno cosmico: tu vedresti il Zodïaco rubecchio / ancora a l’Orse più stretto rotare, / se non uscisse fuor del cammin vecchio, sarà difficile non restar sedotti, a conferma della perfetta analogia e sincronicità tra il microcosmo e il macrocosmo, dal dato che il numero medio delle respirazioni, — in greco ánemoi da cui anima—, compiute da ciascuno di noi nel tempo di una rotazione terrestre, cioè in un giorno, corrisponde al tempo richiesto per compiere l’intero giro di precessione, riconosciuto dalla scienza, in 25.920 anni terrestri.
Quanto all’arte e alla letteratura sull’astrologia è purtroppo una storia che partita dallo scudo di Achille sembra arrestarsi al Rinascimento. Ma che ricchezza interpretativa sulla ramificata penetrazione della sapienza astrologica nel pensiero occidentale negli illuminanti saggi della scuola iconologica e warburghiana, dallo stesso Warburg fino a Panofsky, Seznec, Gombrich, Saxl, Wind, per non parlare degli studi di Eugenio Garin sullo zodiaco della vita e sulla tradizione ermetica della Yates … Ne concluderemo che i misteri pagani dell’astrologia furono concepiti per iniziati e richiedono quindi un’iniziazione. Ma basta…
Abbiamo indicato alcune ermeneutiche del mondo profano, delle “metamorfosi degli astri”. Sono alcuni segnacoli, delle erme ai crocicchi delle strade che ho incontrato ed amato nei territori che ho frequentato, e che possono dare a chiunque la ventura di ricondurre al sentiero verso la soglia del sacro, solo col tuffarci nel ben più enorme mare della persistenza delle testimonianze astrologiche della nostra epoca. Vi ci siamo gettati a testa bassa come l’Ariete. Siamo giunti, infine ai Pesci.
12. PESCI
Come essi sguazzandovi vi abbiamo colto qualche riflesso, attenti a cogliere i cambiamenti nella corrente, dal momento che ogni generazione cerca di arrivare ad una propria comprensione di tutto ciò che è. Solo qualche riflesso… è impensabile esaurire in una presentazione sintetica come questa un discorso sulla permanenza dell’astrologia e sulla sua coincidenza sincronica con l’iniziazione: per esso non basterebbe una tavola universale delle effemeridi!
Non resta che la scelta tra la città di Dio e il cosmo astrologico: ascoltare il messaggio dei simboli, parte imprescindibile del cammino verso la propria totalità o, restando sordi al loro richiamo, rifiutare questa nuova rinascita per proseguire, tristemente e arrogantemente imperterriti, nella strada che conduce alla morte dello spirito. Al contrario siamo di nuovo pronti ad alzare gli occhi verso il Sole che tutto regge e governa, come dice Macrobio, raffigurato astrologicamente dal glifo di una circonferenza con un punto al centro. Il simbolo eliaco è il G\ A\ D\ U\ al centro della sua creazione, significatore generale dell’amore, l’astro ci rivela che ogni opera dev’essere basata su un atto d’amore. In ciò facilitati e sorretti dall’antidogmatismo che ci è proprio, come il dantesco geometra che tutto s’affige per misurar lo cerchio alla fine non troveremo altro, custodito nel punto centrale, lo scrigno segreto– e scusate se è insufficiente, se è primitivo, se è illogico e irrazionale, ma già con cautela l’ho detto e infine, come Dante, lo nomino ancora– l’amor che move il sole e l’altre stelle.
La stessa teleologia astrologica e illuminativa scoveremo nelle parole della sapienza tradizionale musulmana, contemporanee a quelle del grande iniziato fiorentino, del Maestro Sufi Jalal ad-Din Rumi: perché non vuoi che la parte si ricongiunga al tutto, il raggio alla luce? Nel mio cuore contengo l’universo, attorno a me, il mondo mi contiene…La cosa più importante che puoi fare nella vita è diventare un amante appassionato, e se sei un amante appassionato nella vita, allora sarai un amante nella morte, sarai un amante nella tomba, sarai un amante nel giorno della rinascita, sarai un amante in paradiso e sarai un amante per sempre. Ma se non hai imparato come amare, allora non considerare la tua vita come una vita vissuta…
Giunto alla fine del tempo (il tempo accordato per questa conferenza) vi ringrazio per una delle virtù dell’amore, l’incondizionata tolleranza, che in questo tempo mi avete voluto mostrare.
Firenze, 3 marzo 2002 Moreno Neri
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