Probabilmente ha sconcertato chiunque si sia avvicinato all’argomento, aver constatato che il termine Eggregoro o Eggregore sembra avere due diverse e apparentemente indipendenti etimologie e due quasi opposti contesti di sviluppo: da una parte quanto leggiamo nel Libro di Enoch Etiopico riguardo ad esseri sovrannaturali, i Vigilanti (in greco ἐγρήγοροι, egrégoroi), e dall’altra l’utilizzo del termine in senso strettamente magico in Eliphas Levi ed in molti occultisti successivi, per riferirsi ad una particolare Forza-Pensiero in grado di creare un ente psichico, frutto di una volontà collettiva (dal latino grex, gregge, e aggrego, metter insieme)[1]. Nel poscritto al termine di questo lavoro cercher di ricondurre questi due percorsi ad un’idea comune.
Innanzitutto se ritenessimo che la Realtà è circoscritta a quanto possiamo sperimentare con le nostre percezioni, e limitassimo le nostre percezioni ai canonici cinque sensi, non avrebbe davvero senso continuare il discorso, oppure invece potremmo aprirci ad esplorare le terre incognite di un mondo sottile, che forse è la conoscenza di ieri, il sogno di oggi, o magari la scienza di domani.
Potremmo iniziare il nostro breve viaggio attraverso questo mondo che forse c’è, e che comunque non si pu accertare che non ci sia, con buona pace di Karl Popper, da questo passo del Kremmerz:
“Esiste un Mondo Secreto che gli uomini intravedono, sospettano, ne sorprendono le manifestazioni e non se ne danno conto. Per studiarlo occorre studiare singolarmente l’uomo secreto che si nasconde in noi, studiare il mondo secreto delle anime dei vivi nei loro rapporti”. E più avanti:
“Il gran tutto ha analogia completa nelle parti. La corrente vitale è unica”.[2]
Forse potrà sembrare singolare giustapporre nello stesso discorso un filosofo della scienza come Popper ed un filosofo ermetico come Kremmerz: è senz’altro vero che i due autori provengono da mondi che più diversi è difficile immaginare, tuttavia questo azzardato accostamento ci rende il servizio di mettere a fuoco un elemento basilare del nostro argomento: la Realtà pu sostanziarsi in un numero maggiore di piani rispetto a quelli che di norma sperimentiamo, la Vita pu avere una maggiore profondità di quella che tutti conosciamo (come dice Kremmerz), ed il fatto che non sia possibile dimostrare che questi piani non esistono, rende la tesi non falsificabile e quindi non scientifica (come direbbe Popper)[3], tuttavia non la invalida agli occhi di chi abbia il giusto grado di senso critico e sappia che anche le cosiddette verità scientifiche sono in realtà sempre e comunque provvisorie: molta fantascienza di ieri fa parte della scienza consolidata di oggi!
Solo se siamo aperti a questo tipo di premessa siamo pronti ad accettare la discussione su un tema come il nostro.
Ripartiamo dunque da quel Mondo Secreto che altro non è che un modo diverso di guardare a quella che chiamiamo Realtà: un mondo dove “ci che sta sopra è simile a ci che sta sotto”[4][5], dove un insieme è più della somma delle parti, dove il risultato di un’azione cambia con il cambiare dell’intenzione con cui la si compie, dove la forza di un pensiero cambia in base al numero di menti che lo stanno pensando, dove un rito pu indirizzare l’intenzione e quindi la forza di quel pensiero.
E quale strumento sarebbe mai riuscito a rivelare e misurare tale Forza? In effetti sappiamo che un apparecchio siffatto non esiste, e ci dobbiamo accontentare delle percezioni e delle sensazioni degli uomini. Pu essere giudicato troppo poco, ma ricordiamo che non esiste neppure un argomento valido che ne neghi l’esistenza, ed un sincero ricercatore della Verità non dovrebbe escludere alcun percorso a sua disposizione.
Per quanto mi riguarda, non mi interessa dimostrare alcunché, né forse sarebbe possibile farlo, ma intendo solo provare a descrivere quanto tramandano le Tradizioni di molte culture, che attribuiscono una forza oggettiva al pensiero, soprattutto collettivo, come afferma Eliphas Levi:
“Una volontà lucida pu agire sulla massa della luce astrale e, nel concorso di altre volontà ch’essa assorbe e seco trascina, determinare grandi e irresistibili correnti; che la luce astrale si condensa o si rarefà secondo che le correnti l’addensano più o meno in certi centri determinati” [6] Per Eggregore dunque si intende il risultato di questo concorso di volontà, che si coagulerebbe in un’Entità in grado di realizzare effetti psichici o anche fisici.
In quali condizioni si creerebbe un Eggregore? La risposta a mio avviso è data dalla natura stessa del rituale durante il quale avviene quest’Opera, rituale magico, iniziatico o religioso, ai fini di questo discorso è lo stesso: in un rituale i pensieri e le azioni sono indirizzate verso una direzione comune a tutti i partecipanti.
Basta questo a dar forza oggettiva al pensiero? Ho scritto partecipanti e non semplicemente presenti, perché credo serva una certa qualità dell’esserci, non solo una quantità, anche se forse la mera presenza pu rendere almeno ricettivi, intendo cioè passivi e non attivi: forse anche questa funzione è utile all’insieme, ma qui non approfondisco, perché questo aspetto ci porterebbe troppo lontano. Il risultato di questa Forza-Pensiero, che è dunque superiore alla mera somma delle parti, costituite dalle intenzioni dei singoli, è una energia che pu produrre effetti sia verso l’interno che verso l’esterno dell’Eggregore. Il riferimento alla Catena D’Unione massonica è fin troppo ovvio, ed è questa appunto un esempio di Eggregore con effetti innanzitutto all’interno della catena stessa, un mutuo aiuto sottile tra i Fratelli, nel quale si entra attraverso l’iniziazione. Ma se è vero che la Catena d’Unione è un atto rituale ben determinato, l’Eggregore della Loggia forse esiste solo per il fatto che esiste la Loggia e si riunisce ritualmente, e si nutre delle intenzioni dei Fratelli e a sua volta nutre i Fratelli che ne fanno parte, in un solve et coagula circolare.
Alla luce di questo mi pare evidente che la stessa concezione di Fratellanza Massonica acquisti uno spessore suo proprio, ed una prospettiva totalmente peculiare, che la porta molto distante da qualsiasi altra riunione di persone profane, anche di natura religiosa: qui si tratta di un lavoro che ha per sua natura una dimensione trascendente, verticale, senza per risolversi in mero culto essoterico.
Scrive Guénon riguardo il simbolo della Catena d’Unione:
“Circonda la Loggia nella sua parte superiore. Taluni voglio vedervi la cordicella di cui si servivano i massoni operativi per tracciare e delimitare il contorno di un edificio. […] Bisogna innanzitutto ricordarsi che, dal punto di vista tradizionale, qualsiasi edificio era sempre costruito secondo un modello cosmico; d’altronde è espressamente specificato che la Loggia è un’immagine del Cosmo. […] Stando così le cose, l’ubicazione di un edificio doveva essere determinata ed incorniciata da qualcosa che in un certo modo corrispondesse a quella che si potrebbe chiamare la cornice stessa del Cosmo. […] Il tracciato materializzato dalla cordicella ne rappresentava propriamente parlando una proiezione terrestre”.[7]
Si riafferma anche qui, come sempre, il consueto modello di corrispondenza microcosmo-macrocosmo.
Ovviamente l’Eggregore di una Loggia è solo una delle possibili coagulazioni delle intenzioni di un gruppo di individui, e c’è stato chi ha cercato di utilizzare questa forza anche ad altri scopi, ad esempio terapeutici: potremmo iniziare dai rituali sciamanici “primitivi” fino ad arrivare alla Fratellanza di Miriam, fondata alla fine dell’Ottocento da Kremmerz: quest’ultima aveva l’ambizioso obiettivo di guarire a distanza attraverso la forza del pensiero di tutti i partecipanti alla catena.
La stessa estensione di un Eggregore, nel tempo e nello spazio, è indefinita, nel senso che non ci è dato di conoscerla in modo analitico, perci anche la sua potenza reale ci è ignota: per questo motivo mi sembrano artificiose le suddivisioni che talvolta leggo riguardo pretesi diversi livelli o tipologie di Eggregore.
Al di là comunque degli esempi concreti, che pure non mancano nell’arco della Storia dell’Uomo, vorrei provare ad identificare alcuni fondamenti comuni, per comprendere quali sono gli elementi essenziali che secondo la Tradizione concorrono alla formazione di un Eggregore, e per questo chiedo in prestito al lessico latino due termini tanto simili nella forma quanto diversi nel loro significato, che mi sembrano molto appropriati: Voluntas e Voluptas.
Tanto di più ci sarebbe sicuramente da scrivere, ma mi
accontento per ora di queste approssimazioni, e chissà che il percorso
liberomuratorio non mi aiuti a sondare nuove profondità.
[1] E. Levi, Il dogma dell’Alta Magia, Roma, Atan r, 1993, pag. 14 e altre
[2] G. Kremmerz, op.cit., vol.I, pag. 27
[3] K.R. Popper, Scienza e filosofia, Torino, Einaudi, 1969, pag.182
[4] Ermete Trismegisto (?), Tavola di Smeraldo in F.A. Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Roma, Laterza,
[5] , pag. 170
[6] E. Levi, Il dogma dell’Alta Magia, Roma, Atan r, 1983, pag. 57
[7] R. Guénon, Simboli della Scienza Sacra, Milano, Adelphi, 1975, pag.338