Splendor Solis
a cura di Carlo Rondelli
Lo Splendor Solis è uno dei più bei manoscritti alchemici miniati che siano giunti sino a noi. La sua prima versione, che si ritiene sia quella conservata nel Kupferstichkabinett del Museo Statale Prussiano di Berlino, risale al 1522-35 e si presenta come un manoscritto in stile medioevale su pergamena, magnificamente miniato con disegni arricchiti in oro. Le versioni successive dell’opera – conservate nei musei di Londra, Kassel, Parigi e Nuremberg – sono di qualità egualmente eccellente.
Il manoscritto consiste in una sequenza di 22 immagini notevolmente elaborate, inserite in cornici ornamentali, che raccontano il classico processo simbolico alchemico della morte e della rinascita del Re, e incorporano una serie di sette ampolle, ciascuna associata con uno dei pianeti. All’interno delle ampolle è mostrato il processo che comporta la trasformazione di un volatile o di un altro animale simbolico nella Regina e nel Re, la Tintura bianca e rossa. Questo schema riecheggia la sequenza del Pretiosissimum Donum Dei, opera probabilmente antecedente (XV secolo). Sebbene lo stile delle miniature dello Splendor Solis ricordi quello di un periodo precedente, esse appartengono quasi certamente al XVI secolo.
Lo Splendor Solis fu associato alla figura leggendaria di Salomone Trismosino, che si dice fu il maestro di Paracelso. Gli scritti attribuiti al Trismosino furono pubblicati in un periodo successivo, con illustrazioni a tipo incisione mediante tecnica su legno, nell’ Aureum Vellus, oder Guldin Schatz und Kunst-kammer (1598), che venne poi ristampato numerose volte in epoche diverse. Una traduzione francese, intitolata La Toyson d’or, ou la fleur des thresors fu messa in circolazione a Parigi nel 1612 con numerose incisioni di altissima qualità, che in alcune copie del libro vennero anche colorate a mano.