IL POSTO DELLE FRAGOLE

IL POSTO DELLE FRAGOLE

C’è un luogo che, quando si diviene vecchi, riviviamo come quando eravamo bambini. È il posto delle fragole, là, sulle pendici di una montagna coperte di verdi pini che, al di sopra di una certa altezza, sfumano nel brullo. Sotto i pini, insieme ai mirtilli, c’è uno spazio occupato dalle fragole, rosse sotto le foglie verdi, con lo stelo chinato verso terra, quasi in omaggio alla madre Gea.

Là, noi bambini giocavamo, poi la curiosità, o la voglia di vivere esperienze nuove, ci ha fatto uscire dal bosco e scendere più in basso, nella piana senza alberi, in mezzo alla quale si trovavano quattro mura inesistenti ricoperte da un tetto che non c’era e che, a detta dei saggi, sarebbe stata la casa in cui si sarebbe dovuto vivere.

C’era una sola porta che era affiancata da due colonne metafisiche. Dentro c’era di tutto. La gioia, il dolore, l’odio, l’amore, i metalli, la famiglia, gli affetti, delle cazzuole, delle squadre, dei compassi ed una grande statua dell’ego. Dentro c’era anche una scala dritta di tre gradini e, subito dopo, una scala curva di cinque, a due rampe, che lasciavano un vuoto in mezzo, riempito.

Abbiamo visto il buio come se fossimo morti e, al ritorno della luce, si è udita una voce, che non faceva domande, mormorare: Maestro!. Qualcuno si è girato e ha chiesto: “Parli con me?”

Qualcun altro, voltandosi ha detto: “Cosa vuoi?” Tutti e due avevano ancora in cuore la nostalgia del posto delle fragole.

Un altro invece, senza girarsi, rispose alla domanda che non era stata espressa. Sì alzò uscì dalla casa, che scomparve con tutte le sue cose, e salì la montagna. Si fermò al posto delle fragole e lo guardò con amore, ma non ebbe rimpianti. Continuò a salire, in alto, oltre il limite dei pini, oltre il terreno brullo del nulla per giungere alla cima e raccogliere da terra il trasparente specchio della vita dentro il quale si annullò avendo conosciuto sé stesso.

Amatissimo fratello Stefano, a nome di tutti, benvenuto in questa strana camera, con l’augurio, anche da parte di chi, come me, che quando sente mormorare Maestro, neppure se ne accorge, di arrivare, né prima né dopo il momento giusto, sulla punta di quella strana montagna e di raccogliere quello strano specchio.

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