LA FORZA DELLO SPIRITO
La realtà esiste per se stessa, tanto è vero che essa bruscamente ci richiama,
alle volte, dai nostri sogni; per ognuno di noi esiste però solo la realtà che ci
facciamo, che costruiamo, che pensiamo, che ci rappresentiamo, che immaginiamo.
Ciò premesso, è pacifico che gli esistenzialisti non accettino altra realtà se
non quella che si può constatare e che innalzino interrogativi maiuscoli alle
domande che l’uomo pone attorno alla propria esistenza, essenza, ai proprii fini:
chi siamo? donde veniamo? dove andiamo?; e in merito ai misteri della natura: che
ci stanno a fare le stelle sopra il nostro capo?, ripetendo in ben altra guisa
l’interrogativo veggente di Kant; domande tutte alle quali teologi e scienziati
hanno pure dato una risposta, che gli esistenzialisti considerano pero non
esauriente, come non esauriente (abbiamo visto) sarà di ogni sentenza umana,
correndo quindi il lieto rischio di non chiudere mai il problema e pertanto di
arzigogolare in eterno, com’è loro speranza e necessita della filosofia, in quanto
essi non accettano per tali le sole verità diremo definitive, dettate dalla
Rivelazione,
Vediamo allora di rispondere brevemente noi stessi a tali dilemmi: il mondo è
nato dalla materia e l’uomo è nato dal mondo, è arrivato ad affermare padre
Thediard de Chardier, scienziato e teologo: ergo, l’uomo è nato dalla materia. E la
materia da chi, da che è nata? La cellula primitiva, chi l’ha formata? Di questa
energia cosmica, che continuamente si sviluppa, nasce e muore e continuamente
rinasce e si trasforma, chi è stato l’autore, chi l’ordinatore, chi il governatore
delle leggi alle quali essa ubbidisce? La mente universale che regge i mondi,
l’intelligenza che in essa si manifesta, non può essere minore dei mondi creati e di
quelli che verranno creati. Essa è perciò superiore a quella di tutti gli uomini
sommati assieme e più potente di loro, anche perché vede nel futuro.
Ora questo Autore ha creato, fra l’altro, l’uomo: perché doveva creare proprio
questa speciale creatura che, dotata di una particella della intelligenza che anima
il creato, avrebbe osato sfidarLo?
La mia risposta è semplice: perché soltanto l’uomo sarebbe stato capace di
compartecipare, di collaborare alla creazione di Dio. L’uomo è il concreatore della
divinità nella trasformazione dell’universo: dico l’uomo, la specie, che sopravvive
nei millenni al singolo e che pertanto può operare fin che sarà al mondo o vi sarà
il mondo. ‘
Una considerazione fa, come si suol dire, il punto della situazione: perché
l’uomo muore? dopo 80 o 700 anni (ciò non importa), l’individuo muore. La
risposta è semplice: perché, in quanto materia, esso deve ubbidire alle leggi della
natura, per cui tutto si trasforma, generando nuova energia per il creato; e tutto
rinasce, per riavere giovinezza (l’eterna giovinezza del mondo); e tutto passa, per
far posto agli altri, ad altro. Come materia l’uomo non può che assoggettarsi a tale
destino: è sull’altra componente, l’anima, il soffio di Dio, che i pareri si dividono.
Se si ritiene che l’anima sia immortale, perché Dio così l’ha creata e pur
partecipando di Dio come intelligenza non è parte di Dio, perché è nata ad un certo
momento per sempre essere, tutto è spiegato; se, all’opposto, non si crede alla sua
esistenza, identificandola nell’istinto, nella coscienza, nella sensazione, nei
fermenti di vita che ci animano, nella stessa ragione, ossia nelle facoltà in
esercizio, allora si pone il problema dei perché del culto dei morti (nessun altro
essere dei creato onora i proprii morti), di questa speranza di unirci per sempre ai
nostri cari oltre la tomba, delle « forze spirituali » che vigilano il nostro destino
(vedo un gobbo, corro a giuocare al lotto e vinco centinaia di migliaia di lire: è
sempre un caso che « quel » giorno – e non un altro giorno o un giorno qualunque –
in cui ho visto un segno propizio della fortuna, io abbia avuto effettivamente
fortuna; è sempre il caso che fa nascere con la camicia uomini ai quali tutto va
sempre bene, affari e salute; è sempre il caso che guida una pallottola a colpire in
fronte chi ti sia accanto in trincea e non te, che sei a trenta centimetri da lui; è il
. caso che ti fa passare un attimo – millesimo di secondo, ma basta! – prima dello
schianto? Io propendo per il destino, fissato dall’Onnipotente e reso nella volontà
Sua dalle forze spirituali che comandano alla nostra vita, compresa la vincita al
totocalcio o alle corse dei cavalli o il « sogno dei numeri buoni », che mi
permettono di fare una scorpacciata di milioni al lotto ‘e che o mi sono stati
« portati » da un’anima pia o che rappresentano una proiezione nel futuro, alla
stregua stessa dei profeti, della mia sensibilità, del mio intendere e quindi della
mia spiritualità).
Lo spirito, qualora fosse svincolato dalla prigionia della materia, vedrebbe
l’Eterno e potrebbe tutto ciò che Dio gli permette di volere. Esso non è solo
immortale, ma è nella verità; esso è potenza che nessuna forza materiale può
vincere: l’impeto stesso della massa del mare arretrerebbe di fronte al comando
della bacchetta di Mosè.
Tutto ciò si postula accettando l’esistenza dell’anima e tutto ciò non si può
negare anche se non si accetta tale verità, perché non si potrebbe altrimenti
spiegare l’essenza della realtà, del singolo vivente corpo-anima, o della realtàmorte
(corpo senz’anima) e quindi della Vita libera dalla materia.