IL METODO E LA METODOLOGIA

IL METODO E LA METODOLOGIA

Questa mia tavola intende conseguire una finalità didattica, per cui si discosta dai

presupposti esoterici, propri della Istituzione; presupposti che qualche Fratello

volenteroso vorrà presentare a questa Camera completando ed ampliando la trattazione.

Mi piace, iniziando un discorso, rifarmi ai concetti basilari ed all’etimologia delle

parole al fine di tentare la comprensione più completa e possibile del loro valore.

Il significato della parola metodo ci perviene da methodus methodaos col valore di

ricerca, indagine, investigazione; composta da meta che include l’idea del perseguire, del tenere dietro e da odos, via per raggiungere un determinato luogo, un determinato scopo.

Esprime, pertanto, il concetto dinamico del mondo, procedimento seguito per

fare qualche cosa, nello svolgere una qualsiasi attività, secondo un ordine ed un piano prestabiliti in vista del fine che si intende raggiungere.

Ha significato dinamico in quanto si riferisce all’azione, all’agire, nell’indagine,

nello studio, nel lavoro di qualsiasi specie.

Indica più esplicitamente l’ordine, la regolarità costante con cui si procede nel

lavorare, studiare, operare, ricercare.

I significati più particolari che esprime e che meritano una profonda attenzione

sono: la forma, la regola, la particolare struttura logica e mentale con cui una determinata ricerca viene condotta.

La parola metodo, accoppiata ad attributi, definisce la natura, le caratteristiche

intrinseche del procedimento: deduttivo, induttivo, analitico, sintetico, socratico,

matematico, critico, scientifico, dialettico, storico, comparativo; ed ancora definisce il particolare sistema di norme per l’insegnamento; la tecnica del modo di insegnare ed educare.

Dal punto di vista del pensiero classico, come da quello di ogni concezione che

non si allontani dal piano ideale, il problema del metodo sì risolve quasi completamente

in quello della forma logica della deduzione e della scoperta della verità.

È su questo piano, quindi, che si può parlare di metodo deduttivo e di metodo

induttivo, designando col primo termine il procedimento mediante il quale si deducono apoditticamente, cioè sillogicamente, verità particolari da verità universali, e col secondo, quello mediante il quale si giunge, dalla silloge e dalla comparazione di molte azioni particolari, all’asserzione di una verità generale.

A seguito di ciò si parla altresì di metodo analitico e sintetico, scorgendo nel primo il procedimento che scompone l’oggetto della ricerca nei suoi molteplici elementi

o aspetti per meglio riconoscerli nella loro natura, e nel secondo quello che invece mira a cogliere il nesso sistematico delle varie realtà che costituiscono l’oggetto dell’indagine, stimando che da tale conoscenza del complesso derivi anche la migliore conoscenza dei singoli suoi componenti.

Il problema del metodo nella ricerca a livello filosofico e per quanto attiene

l’ottica spirituale è affrontato da Cartesio nel suo Discorso sul Metodo che, muovendo dall’idea di sottoporre ogni nozione tradizionale alla prova di un originale dubbio, sì propone appunto di ricercare un nuovo modo critico che permetta di giungere a nozioni che non siano soltanto accettate dogmaticamente, bensì criticamente fondate.

Spinosa, Fichte, Hegel, ma soprattutto Kant, si sono cimentati nel trattare del

metodo in senso strettamente filosofico, ma già nel pensiero post kantiano si fa strada la nozione che è vana impresa determinare a priori il metodo della filosofia, giacché è la stessa filosofia che determina il metodo.

In poche parole il metodo della ricerca, per quanto attiene il pensiero, sta nel

pensiero stesso e si avvale, a seconda dei casi specifici, di tutte quelle componenti che più si addicono al ricercatore, che sono proprie del ricercatore, che sono il ricercatore stesso.

La Massoneria, in quanto scuola, offre la strumentazione necessaria alla ricerca

della conoscenza e necessita, pertanto, di un regolare, sistematico, programmatico e

razionale avvalersi delle realizzazioni.

Essa non si discosta da altra scuola per il fatto che è frequentata da uomini, i

quali, in ogni istante, risentono del condizionamento della struttura psico fisica che

caratterizza l’umanità.

In una scuola di tal genere, e degna di tale nome, occorre che sia determinato, in

primis ed in modo inequivocabile, lo scopo, il fine cui essa tende condurre; scopo che indica, come presupposto, anche l’iter operativo all’interno del quale debbono essere chiarite, comprese, assimilate tutte le ottiche che si rendono necessarie per il corretto evolversi della ricerca.

Non a caso, nella Istituzione Massonica, il lavoro è suddiviso in precisi gradi o,

meglio, compiti, poiché essi sono la base concreta della metodica del nostro lavoro:

si apprende in 1° Grado, si lavora in 2° Grado, si verifica in 3° Grado.

Appare, in questo momento, un primo rudimentale metodo in seno

all’organizzazione.

Esso è esterno in quanto proviene all’uomo da una necessità logica ed esoterica

insita nel lavoro della scuola iniziatica; necessità verso la quale l’allievo deve

concentrare la sua attenzione e dare completa adesione e partecipazione.

In merito a questa ottica la metodologia massonica entra nel vivo del suo

significato quando consente la traslazione dell’individuo dal piano materiale a quello

spirituale nel presentare, di volta in volta, le problematiche che interessano e

coinvolgono il precipuo campo della ricerca.

Da questo punto si affaccia all’uomo la necessità di far proprio il metodo globale

e di adattarlo alla conformazione mentale, culturale, di astrazione che lo caratterizza, ma contemporaneamente non deve fargli perdere di vista la collegialità del lavoro.

Ne consegue che ogni metodologia deve rifarsi continuamente alla pluralità

sociale e ritornare alla singolarità del lavoro nel tentativo di riconoscersi nel complesso della Loggia ed anche dell’Istituzione. programmazione, è metodica che richiede flessibilità, articolazione e flessibilità,

Le mentalità che si presentano al mondo muratorio determinano, nel lavoro di

tutti i giorni, una pluralità, un caleidoscopio di concezioni, di convinzioni, di esperienze culturali, religiose, filosofiche, politiche, sociali che possono coesistere solo se la coscienza di tutti si adegua e diviene partecipe dei presupposti, delle finalità e degli obiettivi che sono le pietre angolari per una logica e razionale crescita nell’ambito istituzionale e nel mondo profano.

Tutto ciò è metodo; metodo che appare logico soprattutto quando l’azione è

aderente alle Costituzioni che reggono il Sodalizio; ai Riti che l’Officina ha adottato ed  accettato e che rimangono inalterati nel tempo.

L’uomo lo farà suo e ne trarrà, nell’intimità del proprio lavoro, la capacità

orientativa per la penetrazione, sempre più ampia e spaziale, del campo della ricerca, della conoscenza. Non è semplice e tutt’altro che facile il lavoro a cui si attinge; esso diverrà agile e di pratica attuazione quando nell’ambito della gerarchia ogni momento sarà aderente in modo ortodosso alla funzione del grado raggiunto ed a quanto la saggezza degli antichi doveri offrono, sin dal primo incedere,   che nell’Istituzione si presenta.

Colui che accusa stanchezza, insofferenza, noia, denuncia marcatamente capacità

metodica e disorganica disponibilità; mancanza di fermezza, di costanza, ma anche

illogica organizzazione nella pratica operativa.

Egli non ha saputo avvalersi di alcuna metodologia nell’operare, nel ricercare;

non è riuscito ad essere, nello studio, né deduttivo, né induttivo, né analitico, neppure sintetico, critico o dialettico, ha denunciato perciò una pesante mancanza organizzativa, razionale e logica.

TAVOLA DEL FR.’.  A.  C.

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