LA SBRONZA DI NOE’

 LA SBRONZA DI NOE’

Diciamolo chiaro e tondo: la «versione» biblica sulla sbornia di Noè e

su quel che avvenne dopo, non ci ha mai convinti!

Padre Noè, dopo la straordinaria esperienza del diluvio e dell’arca, a seguito della quale Dio poté stabilire il nuovo ordine del mondo, alla rispettabile età di circa seicento anni, da marinaio si trasformò in coltivatore della terra e si diede da fare per piantare una bella vigna.

Fin qui nulla di male. Fatto sta che «avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all’interno della sua tenda». Così si esprime il sacro testo.

Dovette trattarsi di una solenne sbornia, perché chissà quanto tempo durò questo suo stato …

Quanto alla determinazione di smaltirla nudo, all’interno della tenda, possiamo spiegarcela con il clima mite della regione nella quale sì trovava e per la stagione primaverile o estiva, ma su questi dettagli il racconto non si sofferma.

Il dramma iniziò quanto Cam «vide il padre scoperto e raccontò la cosa  ai due fratelli che stavano fuori». Costoro (si tratta di Sem e lafet), alla notizia, adottarono una decisione molto curiosa: «presero il mantello» sono sempre le parole della Bibbia – «se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto». La narrazione è molto pignola su questo punto, infatti precisa che «avendo rivolto la faccia indietro a ritroso, non videro il padre scoperto».

Quando Noè si fu risvegliato dall’ebrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore …» e quindi maledisse il figlio di Cam, Canaan, profetizzando che sarebbe stato schiavo dei suoi fratelli,

Le reticenze e le incoerenze di tale episodio saltano immediatamente all’occhio anche del più distratto od ossequente sostenitore del verbo biblico, Innanzi tutto il fatto della nudità di Noè, scoperta dal figlio Cam, nasconde di certo qualcosa di più importante che i compilatori del testo non hanno voluto palesare.

Se dovessimo attenerci alla lettera della narrazione, non riusciremmo a darci spiegazione del perché le nudità del vecchio di seicento anni, sorprese da un altro vecchio, il figliuolo di costui, Cam, che qualche centinaio di anni doveva pur averli, fosse un fatto così riprovevole da scatenare insospettabili ire da parte del vecchio Noè.

Ma l’indizio più significativo della scarsa attendibilità della versione che è stata affidata alla posterità è data dalla circostanza, incomprensibile, anche per una mentalità distante millenni dalla nostra, che Noè, scoperto nella sua nudità dal figlio Cam, non se la prende con costui e, magari, di riflesso, sulla sua discendenza, ma si scaglia, con accenti di una durezza incredibile, soltanto contro Canaan, figlio di Cam, indirizzandogli degli anziani che avrebbero fatto tremare anche il meno superstizioso degli uomini.

La chiave di questo vero e proprio giallo è costituita proprio da Canaan. Egli, in prima persona, deve aver commesso qualcosa di veramente grosso, sulla quale poi – per ragioni di opportunità – è calato un velo di silenzio, altrimenti il vecchio e saggio Noè non si sarebbe espresso in termini così duri. Vi sono altri «indizi», non trascurabili, che ci dicono che i nostri sospetti sono fondati, incoraggiando  ci ad andare dire nell’indagine.

Una fonte meritevole di maggiore approfondimento riferisce che Canaar figlioletto di Cam, entrò nella tenda nella quale Noè giaceva, legò con una corda i genitali del nonno, strinse il nodo quindi diede uno stratto, evirandolo, Fu  a questo punto che entrò nella tenda Carche, constatato quanto era avvenuto, prendendo la cosa alla leggera, come se si trattasse di uno scherzo, raccontò il fatto a fratelli Sem e lafet. Di qui le maledizioni di Noè. Arche questa versione, pur dicendo uni parte della verità, non è convincente fino in fondo e, quindi, non dobbiamo ritenerci appagati nell’indagine che ci sia ma proposti di compiere. Se i fatti si fossero svolti così come riferito da questa fonte. motti aspetti della vicenda, così come descritti dalla Genesi, risulterebbero più chiari e comprensibili. Innanzitutto l’ira  di Noè indirizzata principalmente contro il ripete che gli aveva giuocato quel brutte tiro e poi anche il comportamento apparentemente strano di Sem e Iafet, il qual si recarono nella tenda per portare soccorso al padre, più che per «coprirne le nudità», ed incedettero in quel modo inconsueto

{all’indietro, coperti entrambi da una mantello, per non vedere), probabilmente inorriditi per il cruento spettacolo  che si sarebbe presentato ai loro occhi se non avessero usato quella precauzione.

Ma le cose ancora non quadrano, almeno per due ragioni che vogliamo dire subito: l’atteggiamento di Canaan e quello del padre Cam. Canaan, per quanto discolo, non poteva compiere quanto ebbe a fare senza rendersi conto delle … dolorose conseguenze alle quali avrebbe esposto il nonno. D’altra parte, per quanto piccolo potesse essere, possiamo – col metro biblico – attribuirgli senza preoccupazione almeno 70-80 anni! Dal canto suo Cam non poteva reagire al misfatto del figlio in modo così melenso, cioè considerandolo come una bravata da raccontare allegramente ai fratelli, a meno di pensare che egli sia stato un mentecatto, il che non siamo autorizzati a ritenere. Questo duplice ambiguo comportamento del padre e del figlio induce a sospettare che tra i due vi fosse un previo accordo e che il fattaccio sia stato il frutto di un disegno criminoso per assicurarsi una posta di grande importanza.

Vi sono delle chiare interpolazioni nel testo.

I compilatori della Genesi, inorriditi da un fatto tanto vergognoso e snaturato e preoccupati di affidare alla posterità il racconto  di un figlio o di un nipote che si erano comportati in maniera tanto crudele nei confronti dell’antenato, dovettero ritenere bene di tacere la circostanza e fornire una versione purgata del grave fatto di sangue.

C’è qualche altra fonte  che indica in Cam l’autore dell’evirazione del padre, fornendo una interessante, ma scarsamente attendibile, spiegazione (conseguenza della maledizione di Noè) sulle ragioni della pelle nera dei discendenti di Canaan e del perché essi avrebbero avuto i capelli crespi, gli occhi rossi e le labbra gonfie, ma l’approfondimento di questi aspetti, non pertinenti alla ricostruzione della verità dei fatti e del perché gli uomini di questa razza sarebbero stati inclini al furto ed alla fornicazione e non avrebbero mai detto la verità, ci porterebbe molto lontano, distogliendoci dalla nostra indagine.

Possiamo dire che si tratta di precisazioni che provengono da parte ebraica, interessata a giustificare la schiavitù che aveva inflitto ai cananei.

La verità va cercata altrove. Gli eunuchi non potevano far parte delle congregazioni del Signore (Deuteronomio XXIII, 1) e quindi Noè, privato degli attributi virili, avrebbe perduto immediatamente il potere sacerdotale. È ciò che Cam forse perseguiva, proponendosi di sostituirsi al padre nella importante funzione, che gli avrebbe assicurato un potere su tutta la sua discendenza e su quella dei fratelli, che, fino a quel momento, era detenuto dal vecchio Noè.

Sia che l’autore materiale del grave fatto sia stato Cam o Canaan, ambedue erano interessati a conquistare il potere del rispettivo genitore e nonno e quindi appare ben verosimile la tesi che li vede coinvolti entrambi, sia pure con ruoli  diversi, di mandante, l’uno, di esecutore, l’altro, nell’atroce mutilazione del venerando vecchio.

Non era una novità il turpe sistema di privare il genitore degli attributi virili e, con essi, del potere e del comando. I mili greci raccontano di cinque fratelli: Ce Crio, Iperione, Giapeto e Crono che cospirarono contro il padre Urano, che  poi evirato da Crono, il quale si sostituì a lui nel comando; lo stesso Zeus, secondo alcune fonti, avrebbe fatto la stessa cosa contro Crono, con l’aiuto di Poseidone Ade.

Eterna lotta per il potere, che, alle origini, essendo legato ad una stirpe, annoverava episodi di inusitata violenza del figlio contro il padre.

Nel mito hittita, il dio Anu subì l’affronto del figlio, che addirittura gli strappò i genitali con un morso.

Alla luce di questa cruda, ma più verosimile versione dei fatti, va anche rivista la storia dell’ebbrezza di Noè che, qua si fosse un vecchio rimbecillito, si sarebbe abbandonato senza inibizioni ai fumi dell’alcool, tanto da dover smaltire la sbornia cadendo in un sopore non degno della  saggezza accumulata in lunghi anni di vita in prove così impegnative, superate co: tanto successo, da divenire il beniamino del Signore.

La presunta ebbrezza di Noè era la condizione edenica dell’iniziato in cui era possibile la contemplazione dei grandi mi steri che per lui non avevano alcun velo

Altro che ubriachezza. Il suo era un ra pimento iniziatico e Cam ben lo sapeva

La sua curiosità di scoprire le nudità de padre, altro non era che brama di carpirgli il segreto della sua comunanza con Dio e, in definitiva, della sua iniziazione. Evirandolo, con la complicità del figlio Canaan, il quale ne avrebbe un giorno ereditato il potere, egli si proponeva di sostituirsi al padre nel sommo servizio sacerdotale.

Non sappiamo se la verità sia proprio questa; possiamo solo concludere che in tutti i tempi vi sono state delle «versioni ufficiali» di comodo di fatti clamorosi, che hanno nascosto verità ancora tutte da svelare.

Paolo Ciannella

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