ETICA MASSONICA NEL PENSIERO SCIENTIFICO DI J. G. FICHTE

ETICA MASSONICA NEL PENSIERO SCIENTIFICO DI  J. G. FICHTE

di Alberto Longo

Giovanni Amedeo Fichte nacque in Rammenau nel 1762 e risulta essere una figura di primo piano nello scenario filosofico che si pone

tra la seconda metà del 1700 ed i primi anni del 1800.

A Lui è attribuita quella iniziale corrente di pensiero idealista non

ancora posta, come invece avverrà poi in seguito, in contrasto diretto

con la prospettiva metafisica di Emanuele Kant.

Giovanni Fichte, per noi Massoni, riveste peraltro una importanza

ideologica del tutto particolare stante il fatto, storicamente documentato, che Egli, ormai quarantenne, venne iniziato in Massoneria (nel

1793) e visse tale esperienza con eccezionale entusiasmo iniziatico,

entusiasmo che non lo abbandonò mai e che ne influenzò in modo

sensibile l’intuizione del pensiero speculativo, fornendo al tempo stesso

un notevolissimo apporto all’Obbedienza con i, libretti, orazioni                                    scritti e lezioni.

In questo senso è forse cosa utile citare il celeberrimo discorso tenuto

nell’ottobre del 1799 presso la Loggia Berlinese «Royal York dell’amicizia», che suscitò grande impressione ed entusiasmo in tutti gli affiliati del tempo.

Giovanni Fichte assunse la carica di «Oratore in capo» nel maggio

1800, dando così la stura ad importanti conferenze ed in particolare

a più di un ciclo di «lezioni» tenute spesso alla presenza di molti

Fratelli, anche in gran numero affiliati in Logge diverse da quella del

Maestro.

Oggi noi abbiamo l’opportunità di poter scorrere ed approfondire una

raccolta di queste «lezioni», che se purtroppo rimaneggiate

contenuto testuale, pur tuttavia giungono fino a noi integre nel loro

significato scientifico, grazie ad un manoscritto edito anonimo nel

1803 da una Rivista Massonica Tedesca del tempo.

In esse si può apprendere con quanta perspicacia ed intima convinzione Fichte immaginò una Società (la minore Società) separata e distinta da quella profana, ma ad essa completamente asservita (o comunque asservibile) in vista di un possibile miglioramento ed elevazione dell’«uomo particolare» verso l’«uomo iniziato», l’uomo «etico», l’uomo quale Essere superiore.

Il cardine principe della speculazione Massonica Fichtiana si può riassumere, anche se in modo necessariamente e forzatamente riduttivo, in tre concetti base:

A) la grande, intima serietà morale dell’Obbedienza

B) la fusione eccezionale, che in Essa è possibile ottenere tra molteplici

esperienze, capacità, eccellenze le più diverse

C) il contributo esterno che la Massoneria ha il dovere di «riversare

» verso la «maggiore Società» aiutando il mondo profano ad innalzarsi

verso la perfezione «ideale».

Già, come prima di Lui aveva fatto Lessing, G. F. insiste sul concetto

di universalità della Libera Muratoria, apportando così un notevole

contributo alla Obbedienza che viene a trovarsi sotto questo profilo,

completamente liberata dagli «orpelli e vincoli» (prettamente di

natura profana) di nazionalità, credo religioso, cultura razionale particolare, ecc.

Come si diceva pocanzi per Giovanni Fichte la Libera Muratoria (da

poco trasformatasi da parzialmente in totalmente speculativa) non si

risolve in alcuno scopo particolare, se non in quello di una seria e

concitata ricerca di «se stessa per se stessa», in ciò distinguendosi

da ogni altra forma di associazionismo umano e per questo non ponendosi in contrasto con qualsivoglia altra Istituzione.

Aborrisce quindi la Libera Muratoria, nel suo significato più reale,

dal perseguimento di quei traguardi che tanta importanza invece rivestono quotidianamente nell’ambito della normale Società civile.

Ma la cultura Massonica permette ai Fratelli una universalità di dottrine e conoscenze, proprio perché formata da infinite esperienze

fuse in un amalgama che permette ad ogni Singolo di elevarsi rispetto

a quelli che altrimenti sarebbero i propri insormontabili limiti personali.

Giovanni Fichte non arriverà mai ad affermare che i Massoni debbono

essere forzatamente migliori di altri uomini soltanto in quanto Massoni,

ma crede fermamente che anche l’uomo profano di per se stesso

quasi perfetto (per cultura, sentimento, gentilezza di costumi, rettitudine, ecc.) supererebbe comunque se stesso nel momento in cui,

divenuto Massone, condividesse nel proprio intimo più profondo lo

spirito e la tradizione della Libera Muratoria (Framassoneria).

$i diceva non in contrasto con qualsivoglia altra forma di associazione

od istituzione; per Fichte infatti il vero uomo, il Libero Muratore,

forte della propria etica interiore acquisita nell’Obbedienza (ed

acquisenda nel prosieguo della vita), non potrà di per se stesso mai

porsi in contrasto con l’Ordine Costituito o rendersi insofferente verso

la Religione, qualsiasi Religione, perché il bene degli altri (il bene comune), l’adoperarsi per raggiungere «l’Eterno Perfetto» gli proviene

dal di dentro (dalla propria essenza etica) dal proprio Io Massone e

non in nulla per obiettivi reconditi di raggiungere il benessere terreno

o per il timore di incorrere in terribili punizioni sovrannaturali ultraterrene.

Grazie a questa impostazione il pensiero Fichtiano giunge a concludere

che la nostra Obbedienza può (e deve farlo) invece operare con

la propria «ferma dottrina» a favore dello Stato, della Chiesa.

In che modo ciò possa avvenire, appare ben chiaro dalla premessa

fatta: la Massoneria ha come unico scopo intrinseco il fare acquisire

a tutti i suoi membri quella cultura universale «ideale ed etica» che

pare essere l’unica panacea alla cultura particolare, la quale (meglio

sarebbe dire le quali, in quanto proprio perché particolari, nella Maggiore Società esistono miriadi di culture settorializzate ed anche in

contrasto tra loro) possiede comunque in se medesima il germe della

unilateralità, del bene singolarizzato, od in altri termini, della prosperità del singolo in quanto tale.

Questo contributo quasi involontario (proprio perché naturale e non

imposto) G. F. lo ascrive a tutti i Membri dell’Ordine, ognuno nell’ambito dei propri limiti, nella vita quotidiana di contatto Sociale,

senza peraltro che con ciò venga in alcun modo travisata la tradizionale

riservatezza che la Tradizione Iniziatica coltiva e raccomanda.

Comesi trae dagli accadimenti storici, grande fu il convincimento

Massonico del Pensatore; come grande fu anche l’entusiasmo che ne

ispirò il contributo dottrinale fornito ai propri fratelli del tempo tra

cui trasse più di un discepolo anche per la propria ricerca scientifica

speculativa.

Forse anche per questo Fichte condivise, pochi anni prima della propria

scomparsa, la sorte di un altro insigne Pensatore tedesco, F. Krause,

anch’Egli espulso dalla propria Loggia per troppo aver insistito

a favore di una radicale riforma dell’Obbedienza.

Ma non per questo, l’essere comunque riuscito ad accostare con la

propria intuizione la Massoneria all’umanesimo universale ed alla libertà di ricerca di pensiero, appare ancora oggi un contributo di piccola importanza per lo spirito Libero Muratorio

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