SOLSTIZIO D’ESTATE
di Augusto Vasselli
Il solstizio, dal latino solstitium, a sua volta derivato da sol (sole) e stat (stat, fermo, fermato), è l’evento astronomico che si verifica allorquando il sole, mostra nel suo corso apparente, visto dalla terra, la sua maggiore distanza angolare, rispetto all’emisfero celeste, in rapporto con il piano dell’equatore, fenomeno da cui discende la durata massima e minima del giorno, ove il sole sembra appunto fermarsi.
Ogni anno si verificano due solstizi, quello d’estate (più sovente il 20 o il 21 giugno, come quest’anno 2022 ) e quello d’inverno (in prevalenza il 21 o il 22 dicembre), nei quali si hanno rispettivamente il giorno più lungo e quello più breve, se ci si riferisce al nostro emisfero, quello settentrionale (ovviamente nell’emisfero meridionale il sostizio d’inverno si ha a giugno e quello d’estate a dicembre).
Tali eventi hanno da sempre colpito gli esseri umani e originato una serie di celebrazioni, risalenti ai primordi della storia dell’uomo, che non si riferiscono soltanto alle variazioni che caratterizzano i vari momenti dell’anno, contraddistinti dalle stagioni, ma anche a qualcosa di più profondo, riferito all’essere umano stesso.
Già nella preistoria, nel paleolitico, secondo alcuni studiosi, tra cui il ricercatore tedesco Michael Rappenglueck e la l’archeoastronoma francese Chantal Jègues Wolkiewiez, la quale attraverso i suoi studi sottolinea che gli ingressi di talune caverne, contenenti numerose immagini anche di natura astronomica, sono orientati secondo i solstizi e gli equinozi, appare evidente l’attenzione e l’interesse delle popolazioni preistoriche riguardo tali eventi.
Eventi, che attestano come il ciclo annuale del sole abbia sempre affascinato gli essere umani, come anche testimoniato nell’opera, ritenuta risalente al neolitico, quale il tempio megalitico di Stonehenge, nel Wiltshire, in Gran Bretagna e quelli di Newgrange e Knowth, presenti in Irlanda. Come pure in molti luoghi dedicati al sacro, come ad esempio in quella di Bari dedicata a San Sabino, nella quale, il 21 giugno di ogni anno, il sole illumina perfettamente il centro della cattedrale stessa.
Numerose sono e sono state le modalità celebrative dei solstizi, tra le tante, forse più nota, è quella trasmessa, nel mondo classico, attraverso la ritualità e la simbologia proprie dei misteri mitriaci. Mithra, la divinità che uccide il toro, con a fianco i dadofori (portatori di fiaccola), Cautes, che tiene la fiaccola verso l’alto, ricordando in tal modo il solstizio d’estate, e Cautopates che invece la tiene verso il basso, allegoria riferita evidentemente al solstizio d’Inverno. Simbologia che ricorda così, attraverso l’allegoria offerta dal sole, che peraltro entra nel segno zodiacale del cancro, l’illuminazione che è possibile acquisire (l’albedo cara agli alchimisti) dopo aver iniziato l’introspezione in se stessi (mediante la nigredo).
SOLSTIZI D’ESTATE E D’INVERNO
Altrettanto numerose sono, nelle varie declinazioni della tradizione, le allegorie analoghe. Ad esempio i divini gemelli, gli Ashvin (i cavalieri), citati nei Veda che volano in cielo con un carro, al sorgere e al tramontare del sole. Lo stesso dicasi anche per i Dioscuri, i gemelli, a noi meglio noti, della mitologia greco-romana, accompagnati anch’essi da un cavallo come i cavalieri di vedica memoria.
Il solstizio, riferito al significato più profondo, è un evento astronomico che sottintende la possibilità di ottenere una rinascita dopo la morte simbolica, che può essere considerato un momento temporale che può aiutare trovare la luce interiore. Una opportunità per avvicinare gli aspetti più profondi della nostra natura, di volgerci quindi verso il nostro interno e creare lo spazio utile a favorire il sorgere del nostro sole spirituale.
Come tutti gli antichi messaggi tradizionali, il solstizio è un’incredibile strumento utile per l’ottenimento della “gnosi” (conoscenza diretta o rivelazione) e per la riscoperta della nostra intrinseca natura divina, al di fuori dai condizionamenti che riceviamo dall’attuale contesto sociale ed antropologico, che sembra soprattutto asservire l’essere umano a un sistema non più al servizio dello stesso, contribuendo in tal modo a rendere l’uomo sempre più inconsapevole e incapace di sentire il fluire del tempo e degli eventi, compresi quelli solstiziali.
Augusto Vasselli