RELIGIONE E MASSONERIA

RELIGIONE E MASSONERIA

Venerabilissimo, Rispettabili Fratelli Maestri,

il Dizionario Enciclopedico Italiano alla voce Religione così si esprime:

‘(dal latino = religio-is, probabilmente affine a religare, legare)” complesso di credenze, sentimenti, riti che legano un individuo o un gruppo umano con ciò che esso ritiene sacro, in particolare con la divinità.

IL concetto di religione non è definibile astrattamente, cioè al di fuori di una posizione culturale storicamente determinata e di un riferimento a determinate formazioni storiche.

Con il termine religio gli antichi romani indicavano l’atteggiamento di fronte a precise situazioni, quali, ad esempio, solennità civili, militari, funebri e famigliari.

Malgrado i caratteri specifici del concetto romano di religio, con l’avvento del cristianesimo, il termine si estese su tutto quanto riguardava il rapporto dell’uomo con Dio e nelle lingue moderne abbraccia il complesso di tutti gli articoli di fede, obblighi e divieti morali sanzionati dalla fede stessa, azioni liturgiche, eccetera.

Da questo concetto si è svolto quello delle religioni in generale.

E infatti l’origine storica che ha per lungo tempo impedito un’adeguata

comprensione di quelle formazioni culturali che comunemente si chiamano religioni e che sono d’origine, caso per caso, particolari e diverse; non è affatto necessario che una religione implichi il concetto di Dio, abbia articoli di fede, comprenda azioni di culto o norme di carattere morale; si può ritenere infatti sufficiente e come massimo comun denominatore di ogni complesso chiamato religione il rapporto di un gruppo umano con ciò che esso ritiene sacro, anche se questo concetto è indefinibile e storicamente condizionato.

La teologia cattolica distingue la religione naturale dalla religione soprannaturale, nel senso che la prima pone alcuni fondamenti elementari, riconoscimento di Dio creatore e provvidente, immortalità dell’anima, universalità della legge morale, come manifestazione spontanea della coscienza e del lume naturale della ragione; mentre la

religione soprannaturale si fonda sulla rivelazione e comporta infatti, oltre ai motivi naturali, alcuni misteri direttamente rivelati da Dio: Trinità, incarnazione e morte del Redentore.

La teologia cattolica considera inoltre la religione come virtù morale, subordinata alla virtù cardinale della giustizia in quanto è giusto rendere omaggio a Dio.

Religione naturale: concetto maturatosi nella cultura inglese intorno al secolo XVII in un clima di insofferenza per le particolarità delle varie confessioni cristiane, dopo due secoli di dispute teologiche, di persecuzioni religiose e di guerre di religione.

Naturale viene definita la religione che trae i suoi articoli, semplici e chiari, dalla religione che è retaggio comune di tutti gli uomini; essa è pertanto razionale ed universale ed alla sua stregua vanno giudicate le varie religioni storiche.

La religione presa ad oggetto di problema filosofico dà origine alla filosofia della religione, cioè tutte quelle teorie che si propongono di determinare l’essenza della religione nel suo aspetto universale e necessario; essa ha come presupposto l’esistenza della filosofia dello spirito.

Un escursus in tema filosofico s’impone per lo meno per giustificare l’avvento e l’adesione degli uomini alle moderne religioni, fra le quali, se non primeggia, il cristianesimo appare a buon diritto valida difesa dello spirito.

Già dal tempo di Crizia, nell’età sofistica, quando egli vede nelle credenze religiose l’accorgimento di antichi uomini politici che le escogitarono per imporre il sacro timore delle leggi, si elabora una teoria dell’atteggiamento mentale che conduce alla fede religiosa.

Il cirenaico Evemero considera l’idea dell’esistenza della divinità come prodotta dall’ammirazione verso gli antichi eroi trasfigurati in aspetti soprannaturali, ed ancora Epicuro il quale, pur non negando l’esistenza della divinità, combatte le comuni credenze religiose facendole risalire ad opinioni fallaci, simili a quelle che occorrono nei sogni, ed all’esigenza di spiegare con fantasie mitologiche le ignote cause dell’accadere; atteggiamento, questo, antireligioso che l’epicureismo assume in quanto tende a restituire agli uomini la loro piena dignità affrancandoli da quel timor che primus in orbe Deus fecit, che per primo creò gli dei nel mondo.

Così Macchiavelli rinnova la concezione sofistica delle religioni come prodotto di accorta azione politica mirante ad imporre ai sudditi il giogo dei timori soprannaturali; mentre Hobbes richiama la tesi epicurea quando intende l’esperienza religiosa come prodotto dell’ignoranza delle naturali cause degli eventi e del timore che essi sono determinati da volontà superiori.

Concezioni analoghe serpeggiano attraverso l’empirismo inglese; tuttavia in questo periodo la preoccupazione religiosa, componendosi con la critica delle singole religioni, dà origine alla religione naturale e al deismo che non è una filosofia della religione, ma una filosofia religiosa.

Mail compito di elaborare e porre i problemi nella forma moderna e di fornire gli strumenti di lavoro al pensiero dell’Otto e del Novecento doveva essere riservato a Kant ed al Romanticismo.

Kant determina l’esperienza religiosa identificandola con l’esperienza morale.

Infatti secondo Kant è religione rivelata quella secondo la quale, per riconoscere come dovere morale l’obbedienza ad un dato comandamento, è necessario riconoscervi la discendenza divina; mentre è religione naturale quella nella quale il riconoscimento di una legge imposta dalla divinità è condizionata dall’aderenza di essa alla legge morale.

Molto ancora si potrebbe dire intorno alla filosofia della religione, ma ritengo che della necessità umana di dedicarsi alle cose dello spirito sia chiaramente apparso, occorre tentare di chiarire quale atteggiamento l’entità Massone abbia o ritenga di avere in campo religioso.

L’Istituzione Massonica vanta la sua universalità, ed appunto in tale ottica annovera fra le sue colonne uomini delle più svariate civiltà, culture, credi religiosi, posizioni politiche, purché compatibili con essa.

L’Occidente si caratterizza con il cristianesimo, le sue derivazioni, e con

l’ebraismo, religioni queste che hanno un’unica matrice, che tendono allo stesso fine, che si configurano in una medesima concezione della morale.

Il cristianesimo nasce dalla predicazione fra il popolo ebreo ed arabo del Cristo stesso ed in seguito nel mondo greco romano per mezzo della parola degli apostoli.

Cristo è quindi, nello stesso momento, il fondatore del cristianesimo ed oggetto del culto, di latria’; venerato, cioè, come iniziatore e profeta meramente umano, ma anche come Verbo di Dio incarnato, vero Dio e vero Uomo; rivelatore, ed al tempo stesso, rivelato; salvatore e redentore dell’Umanità.

Dal punto di vista tipologico il cristianesimo si presenta come religione fondata e rivelata, poiché risale ad un personaggio che per primo la predicò agli uomini, in seguito ad una rivelazione divina; dogmatica, proselitistica, universalistica, soteriologica’ ed escatologica.

Per tutti questi caratteri, strettamente connessi tra di loro, ai quali è doveroso aggiungere il possesso delle Sacre Scritture, il cristianesimo si può classificare tra le religioni di tipo moderno, da cui tuttavia si differisce per il fatto che, mentre Mosè, Maometto, Buddha, Zaratustra, Manì non ebbero mai, né aspirarono ad avere culto divino, il fondatore del cristianesimo è invece Dio, almeno al suo interno.

D’altra parte, mentre per alcuni di quei caratteri, ed in particolar modo per la universalità, la soteriologia e l’escatologia, e per avere come fondatore un essere divino, il cristianesimo può essere considerato affine alle religioni misteriche del mondo antico, esso se ne differenzia sostanzialmente perché il suo fondatore è anche uomo, vissuto tra gli uomini nella piena luce della storia ed anche perché il contenuto della rivelazione stessa non ha il carattere del racconto sacro proprio delle religioni misteriche.

Non è cioè un mito delle origini del mondo e dell’umanità e consiste di precetti ed insegnamenti etici e religiosi, intercambiabilmente uniti tra di loro.

Oltre tutto il cristianesimo è storicamente nato in seno ad una religione a sua volta rivelata, con un suo canone di Sacre Scritture, tendenzialmente e potenzialmente universalistica, il giudaismo, nei confronti del quale si pose come innovatore e conservatore nel tempo stesso, destinato a compiere, non a distruggere.

A completamento della comprensione del valore delle religioni per l’umanità, è assolutamente necessario considerare il momento magico ed altamente, profondamente, spirituale durante il quale l’uomo si accinge ad abbracciare una confessione religiosa.

Diversi fatti, riti, liturgie caratterizzano il momento del trapasso da uno stato profano allo stato religioso. Essi vogliono giustificare e nettamente determinare il confine tra due momenti di vita, quello dell’ignoranza, dell’indifferenza e quello della partecipazione attiva al divenire spirituale; rifiuto di un modus vegetativo di esistere, accettazione della potenzialità ascetica, della volontà di conoscere, di illuminare sé stessi

con la luce dello spirito.

Per la chiesa cristiana, l’ammissione tra il popolo di Dio, il diventare membro della Chiesa, dipende da alcune condizioni: in primo luogo l’iniziazione battesimale che presuppone, a sua volta, implicando la morte del Vecchio Uomo e la rinascita dell’Uomo Nuovo, la fede in Gesù Cristo, redentore, morto e risorto.

A questa fede è indissolubilmente avvinto, come primo precetto della legge antica e nuova, l’amore di Dio per il prossimo.

Quanto ora letto può essere considerato alla stessa stregua di quel tipo di lavoro che i docenti dei nostri giorni assegnano ai loro studenti: la ricerca.

Essa pertanto rappresenta un saggio di studio, è la fredda, seppur logica, trascrizione di concetti tratti da validi supporti culturali; presentata, in bella grafia, in ordinata veste, in logica consecutio, rimane pur sempre arido esercizio grafico ed oratorio se non viene completata ed arricchita dal granum salis dell’estensore.

Molteplici notizie sul perché della o delle religioni, su alcuni concetti di

estrazione filosofica, intorno ad esse ed alla loro imposizione o propaganda, sul rapporto e sull’influenza dell’una verso l’altra, sulla posizione politica nei loro confronti, sulle condizioni sociali che esse hanno influenzato.

Inesistenti appaiono i reconditi atteggiamenti che le singole entità hanno tenuto ed espresso nel riguardo dell’approccio spirituale.

A questo punto l’attenta assemblea vorrà ricordare al presuntuoso oratore che le molteplici testimonianze di eletti, illuminati, santi, eroi, maestri sono la lampante ricerca spirituale dell’uomo.

È vero, è incontestabile, ma è pur vero ed incontestabile che esse riflettono l’atteggiamento di quegli uomini, non dell’umanità.

Il proliferare delle religioni, il diversificarsi all’interno della stessa confessione, il porgere nuove problematiche, il tentare di opporsi al dogmatismo esprimono il fermento umano in campo spirituale.

L’uomo, se pur si bea e si nutre della riflessa luce che irradia da altri spiriti, sente, dagli albori della sua storia, il bisogno di sapere, di conoscere, di ricercare, di comparare, di elevare il tono della propria esistenza su piani di eccelse realizzazioni.

Egli sente questo bisogno e si affida al credo degli avi con atteggiamento passivo, certo che la partecipazione ad alcune liturgie o riti sia doveroso, sufficiente omaggio alla suprema entità.

Canti, recitazioni, genuflessioni, segni. Atteggiamenti e partecipazioni tutti che vogliono profonda conoscenza e comprensione perché possano adempiere a quella funzione lineare che è il tramite tra il mondo contingente e quello trascendente.

Dio, Grande Architetto dell’Universo, ha concesso all’uomo la sua stessa essenza, lo ha voluto simile a sé stesso perché sappia e possa ricercare la propria origine nel pieno della libertà e della dignità che gli compete.

Non può e non deve quindi essere apatico, passivo, irrisoluto, bensì partecipe, attivo, attento per ritrovare, nella sacralità del proprio Credo, quei presupposti che determinano la soddisfazione spirituale.

Il vivere un credo è il primo passo verso la piena conquista spirituale, verso l’elevazione dell’animo che tende a riconoscere l’essenza divina racchiusa nel tempio dell’uomo.

Sarà palese, allora, la parola perduta e chiaro il significato:

“In principio era il Verbo

ed il Verbo era presso Dio

ed il Verbo era Dio”.

Anche la squadra ed il compasso, nelle loro molteplici posizioni, si fonderanno nell’unico significato possibile: “la misurazione dell’umanità non è possibile con metri o parametri materiali, non dipende da strumenti o meccanismi, ma dal valore che da essi scaturiscono e che essa sappia percepire”.

E poi…

Questa tavola, a questo punto, tende a coinvolgere, a rendere partecipi tutti iFratelli di una verità che, all’estensore, appare inconfutabile.

La Massoneria non è una religione in quanto, per il significato della parola stessa, non lega i suoi aderenti ad una identica sacralità.

Gli uomini che affollano le colonne del Tempio Universale sono per definizione ed esigenza iniziatica dei religiosi, sono cioè legati alla divinità assoluta, non sono degli stupidi atei; sono perciò quegli uomini capaci di considerare la propria umanità non dissimile da quella degli innumerevoli esseri che popolano la terra, con la loro civiltà, la loro esperienza, i loro credo, la diversità del colore, della razza, degli usi tribali.

Sono, in ultima analisi, quegli uomini che sanno superare qualsivoglia ostacolo e porsi di fronte alla religione del singolo con il più alto valore della comprensione, dell’accettazione, della fratellanza, della tolleranza e dell’uguaglianza.

Sono quegli uomini che temendo di citare il nome dell’Altissimo lo esprimono con due attributi: Grande Architetto.

TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’.  A.   C.

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