GRANDE ORIENTE D’ITALIA (LA STORIA)

Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani: (La storia) Il Grande Oriente d’Italia venne fondato nel giugno del 1805 (data inclusa nel sigillo del G.O.I. come 5805 E\ V\ ) a Milano, e fu posto sotto la reggenza di Eugenio Beauharnais. Fu l’epoca della Massoneria napoleonica, più cortigiana che lealista, pesantemente neoclassica e paganeggiante nell’imitazione dilettantesca degli antichi misteri. Allo sfascio dell’Impero francese e della sua branca murattiana di Napoli, la Libera Muratoria italiana cadde in una profonda crisi, stretta com’era tra difficoltà gestionali e circostanti svolte politiche illiberali. La sopravvivenza di sotterranei gruppi operativamente coerenti con principi e tradizione, talora consistenti soprattutto in Sicilia, non fu sufficiente ad assicurare quella copertura, neanche a livello territoriale, necessaria a sviluppare e produrre un abbozzo di Massoneria unitaria indispensabile al termine del Risorgimento nazionale. L’estrema precedente dispersione delle vicende massoniche, abbinata alla formazione di “società segrete” affini alla Libera Muratoria, ma attive sul solo piano politico, contribuì a rendere ardua e laboriosa la successiva ricostruzione massonica. Il timone della rinascita fu saldamente impugnato dalla Loggia Ausonia (v.) denominata poi “Madre” che, alla fine del 1859, ricostituiva il G.O.I. In quegli anni la posizione anticlericale del G.O.I. si fece piuttosto dura, soprattutto per la questione romana, per la quale le Logge si erano schierate contro il clero di Roma. Nel 1867 Giuseppe Garibaldi così scriveva al Supremo Consiglio di Palermo: “Facciasi in Massoneria quel Fascio Romano che, ad onta di tanti sforzi, non si è ancora potuto ottenere in politica. Non abbiamo ancora l’Unità materiale, perché ci manca l’Unità morale. Che la Massoneria faccia questa, e quella sarà subito fatta”. Nel 1870, grazie anche all’attiva partecipazione dei vertici dell’Ordine, allora retto dal reggente Giuseppe Mazzoni (1808-1889), alla breccia di porta Pia doveva trionfare il disegno di Roma capitale. I toni polemici con la Chiesa si fecero aspri e, quando nel 1884 fu diramata l’enciclica Humanum genus (v.), la Rivista della Massoneria Italiana ne sbeffeggiò ironicamente il firmatario, papa Leone XIII. Solo cinque anni dopo, nel giugno del 1889, oltre tremila Fratelli, tra lo sventolio dei labari delle Logge, avrebbero partecipato in Campo dé Fiori a Roma alla scopertura del monumento al “martire del libero pensiero” Giordano Bruno, voluto e finanziato dal G.O.I., opera dello scultore Ettore Ferrari, futuro Gran Maestro (15.2.1904-25.11.1917). L’anno più importante della storia massonica italiana di inizio XX secolo fu il 1908, quando in giugno si consumò la scissione che portò alla costituzione della Gran Loggia di Piazza del Gesù, guidata da Saverio Fera che era a capo del R.S.A.A. Politicamente dominava il riformismo giolittiano, ispirato alla creazione d’una vasta solidarietà politica e culturale, attuato attraverso la “cultura di Stato”. Il destro venne offerto dal Fratello Leonida Bissolati, in un clima di lacerazione all’interno della borghesia italiana, divisa sul piano ideologico più che da interessi economici o speculativi. Il Parlamento si stava allora occupando intensamente di una mozione formalizzata dallo stesso Bissolati, contro la proposta di legge per il divieto nelle scuole elementari dell’insegnamento catechistico. Nonostante gli appelli e le dichiarazioni di tolleranza pronunciate nella circostanza dal G.O.I., molti deputati massoni votarono contro tale mozione, e furono puntualmente censurati dal Gran Maestro in carica Ettore Ferrari. Purtroppo venne pubblicizzato il loro rinvio a giudizio presso il Tribunale dell’Ordine, ma mai che tale atto disciplinare non era stato dettato da furore anticattolico, da dispotismo intellettuale o da un militaresco richiamo alla cieca obbedienza. Quei Fratelli, indossati i panni di crociati controriformisti, confluirono subito, con le loro Logge, nella nuova Gran Loggia d’Italia di Piazza del Gesù. La politica interventista ostentata dal G.O.I. prima della prima guerra mondiale, doveva poi provocare forti dissensi tra le fila massoniche (Cefaly, Senise genero di Giolitti, Mario Chiaraviglio, Angelo Pavia, ecc), ma dopo la grande guerra fu micidiale la posizione di condanna prima e persecutoria poi assunta dal fascismo. Nonostante che molti massoni avessero preso parte alla marcia su Roma (come il gen. Luigi Capello, conciato da generale sudamericano), e che il Gran Maestro Domizio Torregiani avesse ufficialmente augurato il successo al governo Mussolini, nel febbraio 1923 il Gran Consiglio dichiarava l’incompatibilità tra affiliazione massonica ed adesione al Partito Fascista. Un’ondata di violenze squadriste si abbatté subito sulle 400 Logge italiane, disperdendo i 20.000 Fratelli, assicurando al fascismo una patente di credibilità agli occhi della Chiesa, spianando la strada verso il Concordato. In seguito Massoneria ed antifascismo furono saldati da numerose condanne all’allontanamento dai pubblici uffici, al carcere od al confino. Alla fine del 1926 il G.O.I. si vide costretto dagli eventi a diramare a tutte le Logge del Regno e delle colonie il decreto di autoscioglimento. Torregiani veniva condannato al confino di polizia, che poi lasciava ormai cieco per rientrare nella sua villa di San Baronto (Pistoia), la terra di Tommaso Crudeli (v.), dove moriva dopo aver segretamente affidato a Placido Martini (poi trucidato alle Fosse Ardeatine) il compito di ricostruire il G.O.I. a bufera politica superata. I molti massoni italiani forzati all’estero dal confino, avevano continuato il loro Lavoro, costituendo Logge e tentando ripetutamente nel tempo un’impossibile agglomerazione organizzativa. Anche in Italia sopravvissero sporadici gruppi che clandestinamente perseverarono nel riunirsi come e dove potevano, per mantenere in vita l’attività muratoria. Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, la rinascita della Massoneria italiana fu caratterizzata da una fantasmagoria di sigle, gruppi, nuclei e conventicole, uscite finalmente allo scoperto alla ricerca di riconoscimenti che ne attestassero la regolarità operativa. Varie Serenissime Gran Logge e la Gran Loggia di Piazza del Gesù dovevano però essere presto oscurate dal G.O.I. di Palazzo Giustiniani, che otteneva molti riconoscimenti dai Grandi Orienti d’oltralpe, mentre i Supremi Consigli l’oltre oceano instauravano rapporti d’amicizia con il rinato R.S.A.A. all’obbedienza del G.O.I. stesso. Nel 1972 il G.O.I., sotto la guida del Gran Maestro Lino Salvini, conseguiva un duplice grandioso successo: un gran numero di Logge già all’obbedienza di Piazza del Gesù andava a rafforzarne le fila, mentre otteneva il riconoscimento di regolarità dalla Gran Loggia Madre d’Inghilterra. All’inizio del 1981 scoppiava lo scandalo della Loggia P2 (v.) di Licio Gelli, e le indagini della magistratura e dello stesso Parlamento, comportarono irruzioni poliziesche e sequestri in molte case massoniche italiane. Anche se il tutto doveva risolversi in una classica bolla di sapone, il clamore fu tale da produrre grosse defezioni, che portarono allo scioglimento di molte Logge ed all’indebolimento delle altre. Infine doveva sopraggiungere l’oscura operazione condotta dal Gran Maestro prof. Giuliano De Bernardo che, pochi giorni dopo la Gran Loggia del marzo 1993, lasciava formalmente la carica, la sua abitazione nella nuova sede del G.O.I. di Palazzo Medici del Vascello, con vari documenti ed altro ancora, motivando l’iniziativa con presunte cospirazioni contro le leggi dello Stato effettuate a sua insaputa da inesistenti Logge coperte e da altri Fratelli, e tacciando di attività irregolari (combutte con cosche mafiose, iniziazione di donne, Lavori condotti senza Libro Sacro, ecc.) varie Logge operanti all’obbedienza del G.O.I. Subito dopo, con un seguito di poche centinaia di seguaci, costituiva in Milano la Gran Loggia Regolare d’Italia (v.), alla quale inspiegabilmente la Gran Loggia d’Inghilterra assegnava la sua formale patente di regolarità appena sottratta al G.O.I. Y (La Costituzione del G.O.I.) La Massoneria è un ordine universale iniziatico di carattere tradizionale e simbolico. Intende al perfezionamento ed all’elevazione dell’uomo e dell’umana famiglia. Coloro che vi appartengono si chiamano Liberi Muratori e si riuniscono in Comunioni Nazionali. (Articolo 1 della Costituzione dell’Ordine). Il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani è storicamente la prima Comunione Massonica Italiana, dotata di regolarità di origine, essendo stata fondata nel 1805 da un corpo massonico debitamente riconosciuto; essa è indipendente e sovrana; presta la dovuta obbedienza ed osserva scrupolosamente la carta Costituzionale della stato democratico italiano e le leggi che ad essa si ispirino. Si raccoglie sotto il simbolo iniziatico del G\ A\ D\ U\ , e rappresenta la sola fonte legittima di autorità massonica nel territorio italiano e nei confronti delle Comunioni Massoniche Estere, in base ai principi formulati da Anderson nel 1723. É costituito da tutte le Logge regolarmente fondate alla sua obbedienza, ed è retto da una Giunta presieduta dal Gran maestro, con sede in Roma. Il G.O.I. è dotato di un labaro color verde bordato di rosso, con al centro uno stemma conforme al disegno qui riprodotto, integrato in cima all’asta da un nastro con i colori nazionali. Il G.O.I. può scambiare Garanti di Amicizia con le Comunioni Massoniche estere legittimamente e regolarmente costituite, che abbiano giurisdizione e sovranità esclusive e che osservino principi non in contrasto con quelli propugnati dal G.O.I.. Il G.O.I., nei rapporti con la società civile, si colloca fra le associazioni non riconosciute. (Articolo 2 della Costituzione dell’Ordine). Il G.O.I. consente ai propri Fratelli Maestri di aderire a quei Corpi Massonici che traggono i propri iscritti esclusivamente fra i Maestri massoni appartenenti a Logge all’obbedienza del G.O.I. e che si conformino al principio di esclusività territoriale di ogni denominazione. (Articolo 3 della Costituzione dell’Ordine). Il G.O.I., fatti propri gli Antichi Doveri (v.), persegue la ricerca della Verità ed il perfezionamento dell’Uomo e dell’Umana Famiglia; opera per estendere a tutti gli uomini i legami d’amore che uniscono i Fratelli; propugna la tolleranza, il rispetto di sé e degli altri, la libertà di coscienza e di pensiero. Presta la dovuta obbedienza e la scrupolosa osservanza alla Carta costituzionale dello Stato democratico italiano ed alle Leggi che ad essa si ispirino. (Articolo 4 della Costituzione dell’Ordine). Il G.O.I.: · lavora alla gloria del Grande Architetto dell’Universo; · osserva gli Antichi Doveri, usi e costumi dell’Ordine; · adotta i rituali conformi alla Tradizione muratoria; · apre il libro della Sacra Legge sull’Ara del Tempio e vi sovrappone la Squadra ed il Compasso; · segue il simbolismo nell’insegnamento e l’esoterismo nell’Arte Reale; · applica la distinzione della Massoneria nei tre Gradi di Apprendista, Compagno d’Arte e Maestro; · insegna la leggenda del Terzo Grado; · non tratta di politica e di religione; · inizia solamente uomini che siano liberi e di buoni costumi, senza distinzione di razza, cittadinanza, censo, opinioni politiche o religiose. (Articolo 5 della Costituzione dell’Ordine)

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