UMANITA’: ERRORI, PAURE E SPERANZE AL TEMPO DEL COVID

UMANITA’: ERRORI,PAURE E SPERANZE AL TEMPO DEL COVID

di  Gianmichele  Galassi

Con i membri del comitato di direzione avevamo deciso di concentrare

l’attenzione, nostra e dei lettori, sulle conseguenze

della prolungata pandemia a tutti i livelli, da quello psicologico

a quello politico-economico-sociale, ma a questa terribile sfida

globale, inaspettatamente per molti, se n’è aggiunta un’altra,

forse ancor più orribile in quanto autoinflitta e non naturale:

una guerra fratricida, inutile e tragica per tutti.

Dopo millenni si continua a fare guerra, decine in

questo momento in tutto il mondo, durante una

pandemia devastante si ripropone la minaccia

nucleare, la corsa verso la fine della vita umana

– e non solo – sembra accelerare, il passo verso il

non ritorno si fa sempre più sicuro e celere. Cecità e stupidità

mantengono ferme le proprie posizioni di potere a scapito

della ragione e visione di un futuro migliore per tutti. La paura

umana di “perdere” adombra totalmente il coraggio di cambiare

in meglio, lasciando ormai solo una flebile speranza per

un futuro diverso che tenga finalmente conto della reale scala

di valori socialmente sostenibili.

Mai prima d’ora avevo incontrato tante difficoltà nello scrivere

un articolo. Forse – ma spero sinceramente di sbagliarmi – si

sono fatte visibili delle crepe nella mia estrema ed ottimistica

fiducia nel genere umano: la Bellezza e l’Amore che taluni

grandi uomini hanno avuto la capacità di rappresentare nel

corso della storia sembrano quasi offuscarsi davanti agli occhi

che sono catturati da bruttezza e bassezza umane di questo terribile

momento. Ma poi ho ricordato una frase di una poesia

(Counsel) di Charles Bukowski “per lo più il dolore spirituale,

ragazzo mio, è causato da aspettative troppo alte, dissi, cerca

di evitarle.” ed ho pensato che mai vorrei smettere di credere

che si possa volare alto in cielo, miglior modo di entusiasmarsi

davvero, sebbene accada assai raramente.

L’Umanità, seppur troppo lentamente, cominciava a rendersi

conto di trovarsi davanti ad un bivio cruciale per la sua stessa

sopravvivenza, quando si dice “salviamo il Pianeta” siamo in

errore: il Pianeta sopravvivrà all’Essere Umano come è sopravvissuto

ai dinosauri che sono stati in cima alla catena alimentare

come predatori alfa per quasi 200 milioni di anni, quindi

ciò che realmente dobbiamo salvare siamo noi stessi come

Umanità.

In una situazione globale in cui le risorse sono assolutamente

insufficienti a causa della sovrappopolazione e contemporaneamente

sono degradate qualitativamente e quantitativamente

dall’inquinamento crescente, in cui si stanno

cronicizzando il surriscaldamento globale, la mancanza di

acqua potabile, l’assottigliamento della biodiversità con la probabile

estinzione nel breve termine di milioni di specie indispensabili

alla vita sulla Terra così come la conosciamo adesso,

l’Umanità continua ad utilizzare una gran fetta delle proprie

risorse per distruggere o, inutilmente, in corse economiche

atte solo ad aumentare il rischio di estinzione del genere

umano. Da simbolico “Costruttore” mi sembra incredibile la

cecità di questa povera umanità che, a proprio scapito, rincorre

la soddisfazione, l’ingordigia, la brama di potenza di pochi corrotti.

Non sono sicuramente neppure vicino all’arguzia ed alle capacità

di Russell e Einstein, ma proprio per questo, sento necessario

ribadire l’invito che i due fecero all’intera Umanità nel

manifesto del 1955 ovvero di cominciare un po’ tutti a ragionare,

a pensare un po’ di più a ciò che veramente conta nella

vita. Infatti, se naturalmente ed idealmente dovremmo essere

votati alla conservazione della nostra specie, tramandando ai

posteri le informazioni genetiche, scientifiche, empiriche e spirituali

nel modo più adeguato, nella pratica sembra che abbiamo

da tempo imboccato un pendio sempre più ripido verso

il baratro dell’autodistruzione.

Probabilmente tutto nasce dal fatto che il processo evolutivo

umano non si basa sul progresso naturale dell’essere in sé,

bensì sulla mera e rapida evoluzione della tecnologia: gli strumenti

man mano più raffinati ci danno la parvenza di un progresso

che è solo esteriore, materiale. Quindi, ad esempio, se

i delfini hanno sviluppato nel corso del tempo un sistema tipo

“sonar” – ma molto più efficace – a livello celebrale, implementando

le proprie capacità cognitivo-sensoriali, noi abbiamo

creato qualcosa di simile solo con la tecnologia, cosa che chiaramente

non comporta una variazione evolutiva dell’essere

umano in sé.

Del resto, poi bisogna considerare che tutto quanto inventato

o scoperto dalla scienza negli ultimi secoli può essere sfruttato

per costruire e migliorare oppure per distruggere ed impoverire:

come sempre l’Uomo si trova di fronte ad una scelta che,

per essere consapevole ed utile, necessita di un processo interiore

di perfezionamento di colui che è chiamato a prenderla.

Considerazioni sulla psicologia umana: guerra e

pandemia generano paura ed immobilità

Ritornando al manifesto di Russell-Einstein del ‘55, leggiamo:

“Ci attende, se lo vogliamo, un futuro di continuo progresso in

termini di felicità, conoscenza e saggezza. Vogliamo invece scegliere

la morte solo perche’ non siamo capaci di dimenticare le

nostre contese? Ci appelliamo, in quanto esseri umani, ad altri

esseri umani: ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto.

Se ci riuscirete, si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; altrimenti,

vi troverete davanti al rischio di un’estinzione totale.”

Questa chiara, puntuale e semplice considerazione contiene

in sé due concetti fondamentali: il primo riguarda la semplice

scelta da compiere che appare fin troppo banale, se non addirittura

lapalissiana, il secondo invece è molto più complesso

in quanto sembra toccare le corde più basse del vizio e della

debolezza umana.

Per quanto mi riguarda, l’unica strada percorribile per una soluzione

favorevole è quella dell’educazione del genere umano

all’amore, alla benevolenza ed al pacato dialogo. L’Uomo deve

cominciare a fare le proprie libere scelte con la consapevolezza

della Libertà, Uguaglianza e Fratellanza del genere umano, attuando

quotidianamente le proprie azioni in base al vantaggio

generale e non personale, non deve e difficilmente potrà essere

obbligato a farle per legge o per coercizione, abbiamo

visto che tale metodo non funziona. Gli uomini adulti che saranno

chiamati a guidare ed amministrare tutti gli altri si for

mano in gioventù, quale futuro potremmo mai avere se

l’esperienza educativa più alta è quella reperibile online? Del

resto, rabbrividivo già, quando taluni dicevano “è vero! L’hanno

detto in TV!”, oggi al pari di allora mi fa paura che quanto letto

sui social o, anche in parte su wikipedia, sia considerata la verità.

In realtà, non lo è quasi mai… a volte sbagliano anche gli

scienziati, quelli veri con una solida reputazione nel proprio

settore di afferenza, figuriamoci tutti coloro che non hanno un

background di esperienza e studio sufficienti, ma sono proprio

quest’ultimi ad essere favoriti dai mass media: un vero scienziato

sa bene che non è quasi mai possibile fare previsioni o

dare con esattezza ì risultati fintanto che non si abbiano le necessarie

informazioni e numerose verifiche successive: la

scienza ha i suoi tempi che non corrispondono affatto a quelli

televisivi. Ecco quindi che l’incertezza della scienza con le sue

continue “probabilità di errore” collegate alle varie possibili

scelte non si adatta alla psicologia del pubblico che, sovente

inconsciamente, accetta più facilmente pareri e soluzioni più

comprensibili: quando la comprensione di un evento diventa

impossibile per la loro mente o quando qualcuno adotta un

comportamento così distante dalla propria esperienza e dalla

propria mentalità, allora molti si abbandonano alla facile soluzione,

alla superstizione e financo alle teorie complottistiche,

giungendo così alla pace mentale attraverso una granitica convinzione

gratuitamente fornita da altri. Infatti, per la maggioranza,

è insostenibile pensare di non riuscire a capire, mentre

alcuni attraverso l’impegno costante giungono facilmente a

comprendere che la propria mente è limitata, più si studia più

ci rendiamo conto della nostra generale ignoranza, che alcuni

concetti sono inafferrabili dalla nostra mente mentre altri più

dotati riesco a “vedere” il problema e, talvolta, a risolverlo. Una

delle categorie che più facilmente comprende i limiti delle proprie

capacità in ogni fase della propria esistenza è quella dei

matematici: i doni naturali in questa materia sono subito evidenti,

a volte si arriva a comprendere e dimostrare teoremi che

altri con la medesima preparazione non riescono a fare, altre

volte non riusciamo noi stessi ad arrivare dove altri arrivano

più o meno facilmente, allo stesso modo, passando il tempo,

con grande evidenza vediamo che non riusciamo più a svolgere

quei tipi di problemi matematici che solo un paio di decadi

prima erano alla nostra portata. La verità è quindi che la

mente e le sue capacità non sono le stesse per ciascuno – anzi

sono alquanto diversificate – e non si mantengono costanti nel

tempo, in gioventù crescono poi dopo una decade al massimo

cominciano pian piano a decrescere, poi subentra l’esperienza

che ci dovrebbe condurre a vedere ed affrontare la sfida della

vita da altre prospettive nella consapevolezza costante che non

si avranno mai più le energie e le capacità possedute a 20-30

anni.

Tutto ciò, per rendere manifesto uno dei molti aspetti che sottendono

ai fenomeni psicologici che ciascun uomo si trova ad

affrontare nella vita: se non ci alleniamo fin da giovani alla consapevolezza

non otterremo mai la resilienza interiore necessaria

a fronteggiare e superare le sfide sempre più gravose che

la vita man mano ci presenta. Allora, in mancanza della adeguata

capacità di far fronte ai propri traumi ed alle difficoltà,

l’uomo si sente in balia degli eventi e tenderà ad aggrapparsi

strenuamente al primo appiglio disponibile senza pensare e

comprendere se sia quello giusto: la paura, se prende il sopravvento,

fa commettere grande errori, analogamente a colui

che sta affogando che, preso dal panico, rischia di far affogare

il proprio soccorritore perdendo egli stesso la propria vita.

Così assistiamo a fenomeni che a posteriori o, più semplicemente,

da un’altra prospettiva appaiono alquanto incomprensibili

se non assolutamente assurdi.

A questo punto, proviamo a chiederci il perché di quanto accaduto e riportato ad esempio dallo pneumologo Sergio Harari

sulle pagine del Corriere della Sera (Il Punto del 3 gennaio

2022):

«Cè una cosa che davvero lascia senza parole e senza spiegazioni

anche i medici più esperti e di lungo corso: il rifiuto alle

cure in chi sta morendo di Covid. (…) Mi è capitato qualche volta

di dover convincere un paziente con prospettive di cura ad affrontare un percorso difficile e in salita ma mai ho assistito a un

diniego così netto, oppositivo e ideologico come con i no vax

che da soli si condannano a morte certa e, purtroppo, anche angosciosa

come solo la mancanza di fiato può causare. È qualcosa

che va contro natura e supera ogni capacità interpretativa. (…)

Non credo che nella storia recente dell’umanità si siano mai registrate

manifestazioni come queste e forse bisogna andare indietro

nei secoli, risalendo all’oscurantismo del Medioevo, per

ricordare simili irrazionali pulsioni autolesioniste».

Con grande probabilità, la causa principale della vasta diffusione

del fenomeno estremo dei no-vax è imputabile alla tempesta

di informazioni assolutamente contrastanti sul Covid.

Fortunatamente, la maggioranza delle persone, di fronte all’incertezza

di pareri contrastanti, reagisce approfondendo la

propria conoscenza del fenomeno cercando fonti attendibili e

verificate, mentre altri sono o si sentono sopraffatti dalla corrente

abbandonandosi alla prima informazione o a quella che

gli pare più semplice da comprendere…

Abbiamo infatti assistito, come mai prima d’ora, ad una pletora

di opinioni quasi sempre portate avanti da sedicenti esperti

chiamati ad informare il pubblico sui vari media: i pochi veri

scienziati – come possiamo leggere sul successivo articolo di

Marco Rocchi, collega biostatistico ed accademico – si sono ben

guardati da fornire opinioni frettolose basate sui pochissimi

dati a disposizione all’inizio della pandemia, rendendo assai

poco accattivanti le loro digressioni sui pericoli reali e sui tempi

di comprensione e verifica necessari alla scienza, quella seria.

Così qualcuno, sedicente esperto, proclamava sui media – con

estrema sicurezza e certezza – che fosse addirittura meno pericolosa

della semplice influenza che, sempre secondo alcuni

dei più fantasiosi opinionisti, avrebbe mietuto più vittime,

quando in realtà l’influenza annuale è concausa di mortalità

in pochissimi casi che presentano complicanze gravi di salute

pregresse. In realtà, già il 14 gennaio 2020, usciva su Nature

un articolo con i primi dettagliati dati sul Covid che ne illustrava

chiaramente la pericolosità: ricordo che lo lessi due settimane

dopo, il 28 gennaio, avvertendo prettamente familiari ed amici

Poi, successivamente, la paura ossessivamente inculcata fino

al completo e necessario lockdown, imposto per ragioni ben

comprensibili, ha accentuato il disagio: ricordo le numerosissime

telefonate di conoscenti ed amici che si trovavano nel

limbo dell’incertezza cercando, talvolta anche disperatamente,

rassicurazioni che difficilmente potevo fornire. Solitudine e

confusione creata dal bombardamento di notizie, in larga parte

false, hanno contribuito al crollo psicologico di molti individui

che, in parte, probabilmente già soffrivano una situazione di

disagio. Il risultato è stato la completa disinformazione seguita

all’abbandono alle notizie ed informazioni lette sui social e non

verificate.

Per concludere, forse in questo momento, più che mai, ci rendiamo

conto dell’assoluto valore del “lavoro” iniziatico che ha

come scopo, appunto, quello di renderci resilienti alle avversità

della vita attraverso la conoscenza profonda di noi stessi e la

consapevolezza della forza di volontà tesa al perfezionamento

di sé. Non solo… probabilmente abbiamo compreso – almeno

per quanto mi riguarda – quanto sia fondamentale e necessaria

la ritualità di Loggia per mantenerci uniti nella fratellanza del

dialogo pacato, seppur di fronte al confronto di idee a volte

contrastanti o divergenti.

Queste mie riflessioni servono ad introdurre i dotti saggi dei

membri del Comitato di Direzione che seguiranno nelle prossime

pagine, nel duplice tentativo di generare una profonda riflessione

nel lettore attraverso una disamina dei fenomeni

rituali, psicologici, sociali, economici con riferimento ai valori

iniziatici liberomuratori e fornire un’informazione quanto più

corretta sul tragico fenomeno che ha colpito l’intera Umanità

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