IL TEMPIO DELL’UOMO E LA TRADIZIONE SACRA

Il Tempio dell’Uomo e la tradizione sacra

di Gens Iniziati Rango 

Dare un senso alla vita significa porsi le domande fatidiche: Chi siamo?  Da dove veniamo? Dove andiamo?

Dare un senso alla morte significa chiedersi: Cosa c’è dopo questa veloce esistenza? Possibile che la nostra consapevolezza sia legata al breve cammino sulla terra?

Esiste allora una vita dopo la morte?

Forse non è possibile dare risposta a queste domande, ma è doveroso cercare di farlo, perché tutta la nostra irrequietezza è frutto della paura della morte e del desiderio di dare un senso a questa vita.

L’uomo, accecato dai metalli e dal benessere fittizio, si è convinto di poter comprendere, con la ragione, i misteri della natura, ma, gli iniziati sanno che “l’albero della vita” contiene una conoscenza che va ben oltre alla mera comprensione razionale. Mi piace richiamare le parole con cui gli Autori presentano questo sito, che mi vedono concorde appieno.

 Siamo orgogliosi dei vantaggi che ci offre quest’epoca di scienza e viviamo offuscati nei meandri dell’utilitarismo. E’ innegabile che oggi la vita sia più facile di quanto potesse esserlo nel passato. Molte malattie sono state sconfitte, si viaggia e si comunica con estrema facilità, procurarsi il cibo è diventato un problema quasi secondario. Le civiltà industrializzate e supertecnologiche “supervivono” nel loro incommensurabile superfluo, a discapito di civiltà che a mala pena riescono a “sopravvivere”.

D’altro canto, deve esserci qualcosa di molto avvincente in questa impostazione modernista, visto che sta rapidamente diffondendosi in tutto il pianeta, attirando a sé anche quelle popolazioni che a lungo avevano conservato antiche tradizioni, per le quali l’esistenza veniva valutata secondo una visuale intuitiva, magica, religiosa. Parametri e valori normalmente disdegnati dal moderno pensare razionale.

Ma siamo certi che questa sia un’epoca fortunata? Raramente ci chiediamo quale sarà il prezzo che l’intera umanità dovrà pagare per questa sua sfrontatezza.

L’ambizione e la presunzione ci portano a ritenere di conoscere la natura,  contemporaneamente ignoriamo molte esperienze significative della vita quotidiana; manipoliamo i geni, ma non siamo più in grado di udire il verbo degli dei; cataloghiamo gli avvenimenti con razionalità, ma sempre meno riusciamo a comprendere i messaggi del cuore.

Ciechi e felici della nostra tecnologia ci avviamo alla “razionale distruzione di noi stessi”. 

Gli stessi scienziati non sanno quali eventi potranno derivare all’umanità dalle ultime scoperte nel campo della genetica: è forse possibile escludere che certe applicazioni porteranno alla creazione di una nuova specie di uomini e conseguentemente alla distruzione dell’attuale umanità? E quale potrà essere il rapporto di quella umanità artificiale con le leggi e la parola di Dio? 

Per quanto mi riguarda penso che un’umanità non generata dalla natura, ma frutto dell’avidità dell’uomo, non potrà che esser ancora più lontana dal principio unico ed universale.

Dice Giuseppe Rosatio: “Così passan qua giù l’humane pompe, Così sparisce questa gloria frale; Ogni nostro piacer Morte interrompe,Vano è il disegno e l’opra d’huom mortale (…)”

Ho conosciuto giovani che già rifuggono questo mondo, che coraggiosamente protestano contro la globalizzazione e il dominio dell’Economia.

Ho conosciuto giovani che, scappati dalle città del “benessere fittizio”, vivono in piccole case ristrutturate sulle nostre colline, animati dal desiderio di riscoprire la vita dei padri, di riconquistare l’antico rapporto con la natura, le arti sapienziali dell’agricoltura biologica, della pastorizia, della spagiria-alchimia, dell’astrologia-astronomia, ecc…

Essi sono tra coloro che rifiutano i prodotti transgenici, la plastificazione della vita, lo sfruttamento energetico e finanche i benefici della farmacologia moderna. Essi sono tra coloro che credono in una magica simbiosi tra Uomo e Natura, tra Uomo e Uomo. Forse sbagliano, ma forse saranno proprio quegli uomini l’avanguardia per la salvezza dell’umanità, la pietra di resistenza per il tempio dell’Uomo dall’omologazione tecnologica.

Quindi di fronte ai problemi che derivano dal mondo scientifico e tecnologico sono presenti due visioni, due opposte tendenze:  la prima che non pone alcun limite allo sviluppo e all’impiego della tecnologia, accettando acriticamente qualsiasi innovazione, anche a costo di determinare danni per l’intera umanità; nel campo opposto ritroviamo coloro che si pongono in atteggiamento critico rispetto all’incontrollato sviluppo scientifico- tecnologico, finanche a porre limiti e divieti, in alcuni casi ispirati dalla presunzione di essere i depositari di una verità etica e morale.

Questo è il campo del mondo profano, dove il divenire nella materialità ha portato a privilegiare l’uso della mente, intesa come esclusiva depositaria del razionale, a scapito dell’intuito e del sentimento.

Il rischio che si corre è quello di accettare per buone solo le conclusioni dettate dal vizioso uso di circuiti mentali. Infatti l’abitudine porta a non sviluppare altre forme di comprensione e pigramente ci si ritrova a frequentare gli stessi percorsi ideativi, che ci impediscono di trascendere a livelli superiori di consapevolezza.

E’ come se il pensiero fosse obbligato a percorrere strade a senso unico per poi depositarsi in zone di parcheggio ben codificate.

Pensiamo a quante volte riusciamo a fare contemporaneamente più azioni in modo meccanico.

Spesso siamo addormentati benché fisicamente svegli e il film della vita ci scorre davanti senza riuscire a percepirne i singoli fotogrammi.

Quante volte ad esempio nel guidare la macchina perdiamo la consapevolezza della strada percorsa, come se il tempo e lo spazio avessero improvvisamente assunto dimensioni diverse.

 Quante volte di fronte ad un oratore cessiamo a un tratto di ascoltare le sue parole per perderci in fascinazioni ideative spesso prive di memoria.

Il sonno può scendere velocemente anche su chi ritiene di essere fisicamente sveglio.

Questo è quanto è accaduto all’umanità nel mitico evento della sua cacciata dall’Eden. L’uomo ha perduto la capacità di ascoltare il Verbo, la voce degli dei, per perdersi dietro agl’incantamenti della materialità. Questo è ciò che rischia oggi l’uomo se persegue l’unica via di cui sembra capace: l’uso mentale della sua scienza, anch’essa esclusivamente di origine mentale.

 Dall Vangelo di Giovan ni: “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.”  

D’altro canto il naturale destino della materia è quello di degradare verso strutture più semplici, cedendo energia all’esterno. L’universo è dominato dall’entropia, ovvero dal disordine.

Quindi al processo entropico è destinata anche l’umanità. Le energie spirituali da cui il divenire stesso è originato sono sempre più distanti da noi.

La tradizione iniziatica ci esorta a ritrovare quelle energie.

Quello che conta è la capacità di affrontare i problemi del divenire  da uomini liberi, nel giusto equilibrio tra le forze che ci caratterizzano, scevri da dogmatismi morali e da imposizioni sancite da presunte “Autorità Etiche”.

Il nostro campo è quello esoterico, che si pone a metà strada tra le contrapposte posizioni: non rifiuta a priori nessuna verità, ma nel contempo non le accetta acriticamente.

Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me“. Questa frase di Kant offre la sapiente sintesi della sacralità del tempio.  Abbandonare i metalli per ricercare il nostro vero più intimo, per affrontare un viaggio introspettivo che possa condurci ad essere sapienti testimoni della sacralità dell’universo.

Non vi sono dogmi e posizioni culturali preconcette, nel mare del divenire ognuno  segue la rotta che più intimamente gli corrisponde, poiché ognuno riconosce gli astri del suo cielo secondo la propria consapevolezza: vedere dove il sole e la luna sorgono e tramontano, distinguere i pianeti e la posizione delle stelle.

  Questo è il processo anantropico che si contrappone all’entropia del divenire profano.

*      *      *

Acquisire l’energia necessaria per il raggiungimento di nuovi stati di coscienza è un lavoro complesso e difficile a cui solo a pochi è consentito dedicarsi con compiutezza.

 E’ evidente che questo stato di coscienza non ha nulla a che vedere con l’erudizione o con la coscienza razionale del nostro tempo o dei nostri scienziati. E’ molto di più, è un modo di essere acquisibile ancor oggi solo nelle esclusive “Scuole di Vita” che hanno mantenuto il contatto iniziatico con l’antica tradizione.

Noi uomini proveniamo dal mondo spirituale; ma siamo collocati in un mondo sensibile che ci fa percepire come certi solo determinati processi fisici.

Lo Spirito Divino però vive in noi come forza invisibile ed è nostro dovere  scoprirlo senza farci condizionare dalla parte fisica della nostra mente che, in quanto componente materiale, non riesce a trascendere se stessa, piombandoci in una visione prettamente razionale.

Modificare il proprio stato energetico verso livelli di consapevolezza più elevati richiede però un intenso lavoro a cui non tutti si sentono predisposti. 

Il lavoro che attende chi non si accontenta della materialità profana è lungo e pieno di insidie: l’amore per i metalli può condurre l’uomo verso l’oscurità ed impedirgli di ascoltare l’alito di dio imprigionato nella sua forma fisica e, morto, vivere solo nella cupidigia; l’ambizione, il culto della personalità,  l’ignoranza, l’uso esclusivo della mente, sono alcuni dei mali che affliggono il mondo profano, sono i draghi velenosi che devono essere affrontati nell’Opera.

Occorre riprendere consapevolezza.  La nostra mente è sicuramente molto di più della semplice fisicità neuronale a cui ci ha abituato. In essa  esistono sinapsi che vanno oltre al convenzionale, a cui si può accedere con l’esercizio del sentimento.

Dall’azione armonica di tre componenti dell’essere: Istinto, Sentimento, Ragione  vivificati nella magica introspezione, l’uomo potrebbe procedere nel divenire creativo.

 Che possiamo fare per ritrovare la parola perduta?…Che possiamo fare per ridare Luce al Tempio?… Non perdiamoci di coraggio. Cerchiamo i resti mortali del Maestro che è in noi. La sapienza che era in lui è eterna, e non può morire con lui.

Gens Iniziati Rango 

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