La Massoneria: l’antico mistero delle origini
Fin dai tempi più antichi, in tutti i Mestieri ed i tutti i Paesi, i lavoratori sono sempre stati suddivisi in tre classi o livelli di specializzazione, o d’impiego tecnico e, cioè, Apprendisti, Lavoratori specializzati e Maestri e tutti questi livelli erano distinti, nell’ambito delle Organizzazioni di Mestiere, con un loro specifico status giuridico.
Nelle , ritenute culla della Libera Muratoria, mentre per i Mestieri in generale le cose stavano in questo modo, per il Mestiere muratorio, Mestiere che si organizzò molto più tardi rispetto a tutti gli altri, la suddivisione in tre classi subì una evoluzione del tutto particolare…
Prima della metà del XIV secolo, nelle Isole Britanniche, non esisteva nessuna Organizzazione di Mestiere muratorio. Ciò è confermato dalle Regolazioni di Londra del 1356 che sono il più antico documento britannico in cui è dato riscontrare il primo tentativo di porre ordine in materia muratoria e di delineare una certa disciplina, quanto meno mansionaria nella pratica dell’Arte del costruire.
Tutte le attività costruttorie si svolgevano per impulso individuale e, per quanto riguarda le imprese più importanti, sotto l’egida di Corporazioni esercenti attività affini come quelle dei Falegnami, dei Carpentieri, dei Fabbri, dei Bottai, ecc. Con la maggiore affermazione delle leggi dello Stato e, in particolare, con l’influenza sempre più cogente che cominciarono ad avere i vari Statutes of Labourers, anche i Muratori si decisero a porre in essere loro specifiche Corporazioni di Mestiere, la prima delle quali fu fondata a Londra nel 1376 e si denominò Company of free Masons.
Questa Istituzione costituì il modello organizzativo per tutte le altre Corporazioni muratorie che si diffusero a poco a poco sul territorio britannico.
In base alle norme statali all’epoca vigenti e ai rispettivi statuti, queste Corporazioni presero il controllo esclusivo di tutte le attività costruttorie che si svolgevano nello ambito delle loro giurisdizioni territoriali.
Potevano far parte di queste Organizzazioni solo quei lavoratori rifiniti o qualificati i quali, in virtù di un particolare esame di abilità tecnica e del pagamento di un prescritto tributo, fossero stati ritenuti idonei. Questi lavoratori venivano nominati Fellows of Craft (Compagni d’Arte) o Masters (Maestri).
Una semplice cerimonia di ricevimento sanzionava la loro ammissione al Mestiere o Craft.
Circa i termini di Fellow of Craft e di Master, va detto che essi venivano usati sinonimicamente e tale uso è continuato anche durante i primi anni d’esistenza della prima Gran Loggia liberomuratoria, risalente al 1717.
L’unica circostanza in cui la parola Master veniva usata con un senso diverso, era quando essa veniva riferita al Fratello che aveva assunto l’incarico di imprenditore, col che diventava titolare dell’Impresa e dirigente, o capo del cantiere di lavoro, cioè, della Loggia.
In questa epoca – ma, ovviamente e a maggior ragione, anche prima, attesa la mancanza assoluta di organizzazione del Mestiere – non esisteva alcuna forma istituzionalizzata di Apprendistato. Ciò, tuttavia, non significa che il livello di Apprendista, dal punto di vista pratico, non esistesse. Invero, poiché gli aiutanti principianti, o di bassa mano d’opera, venivano assunti con contratto a tempo variabile (da 5 a 7 anni, a seconda dei luoghi), non avevano nella originaria Corporazione muratoria nessuno status giuridico di appartenenza ad essa e, appunto per questo, i cosiddetti Apprendisti di questa epoca, non appartenendo alla Corporazione, non erano nemmeno ammessi a condividere i privilegi della stessa, né venivano tenuti al corrente dei segreti morali, né dei segreti tecnico professionali, all’epoca molto importanti e gelosamente custoditi dai Fellows of Craft. Ciò significa anche che, da un punto di vista meramente tecnico, il Mestiere muratorio anglo-scozzese praticava un monoclassismo operativo (esisteva, infatti, solo la classe dei Compagni-Maestri) che diveniva biclassismo solo allorquando un Compagno-Maestro, superato un certo esame tecnico e soddisfatto il saldo di una sorta di tassa per licenza d’esercizio, diveniva Imprenditore, cioè, Maestro d’Impresa o di Cantiere.
Per tutta la durata di questo stato di cose, invero, e molte testimonianze provali lo confermano, la cerimonia di ammissione nella Craft muratoria era unica e riguardava esclusivamente i cosiddetti Fellows of Craft o Masters.
Per quanto è dato documentalmente sapere, in Scozia l’ammissione alla Libera Muratoria appare essere consistita in un procedimento molto semplice, che può riassumersi nella prestazione, da parte del candidato, di un giuramento di contenuto amministrativo, cioè, di fedeltà al Re, al Signore committente, al suo Maestro imprenditore e al Mestiere, prestato su di un Libro (spesso indicato come la Bibbia); altrettanto avveniva in Inghilterra, dove, in particolare, la cerimonia, in generale, oltre al giuramento, prevedeva anche la lettura, o la recita al candidato di antiche Leggende (Histories) sulle origini della Muratoria e degli Obblighi (Ancient Charges), relativi all’appartenenza alla Corporazione. La più antica testimonianza di siffatte procedure la si riscontra nel MS. Regius, più noto come Poema Regius, risalente al 1390…
In tali condizioni e sotto l’influenza delle documentazioni note, riguardanti le più antiche consuetudini muratorie, si affermò ed ebbe vastissimo credito l’opinione secondo cui, l’introduzione di una doppia cerimonialità, riferita alle due classi di Entered Apprentice e di Fellow of Craft, fosse avvenuta pressoché nello stesso tempo alla fondazione della prima Gran Loggia e fosse stata istituzionalizzata per le opportunità di un bigradualismo iniziatico nelle prime normative della nuova Istituzione, tra le quali avrebbero avuto preminenza le cosiddette Costituzioni di Anderson del 1723.
Ma, con la scoperta nei primi anni del XX secolo (rispettivamente nel 1930 e nel 1909) dei Catechismi manoscritti Edinburgh Register House del 1696 e Chetwode Crawley del 1700 , si ebbe la prova che da molto prima della fondazione della Gran Loggia di Londra, le cerimonie erano almeno due. Una per conferire la qualifica di Entered Apprentice, l’altra per conferire la qualifica di Fellowcraft.
Ciò, tenendo conto delle procedure che facevano acquisire la funzione di Maestro d’Impresa o di Cantiere, cioè, di Loggia, conferma che finalmente anche nelle Isole Britanniche l’evoluzione del Mestiere muratorio era giunta all’affermazione di un sistema di triclassismo operativo.
Sulla base delle documentazioni note nel XIX secolo, i più noti studiosi dell’800, come per esempio, il Gould, considerando i dati acquisiti dal punto di vista non operativo, ma in rapporto alle valenze iniziatiche, cioè, in rapporto alla introduzione del concetto di grado iniziatico liberomuratorio, avevano più che convintamente teorizzato sulla originaria esistenza di un monogradualismo riguardante il Compagno Maestro, tale che sarebbe stato costantemente praticato nel tempo, fino alla fondazione della Gran Loggia del 1717, epoca in cui sarebbe stato superato, sotto l’impulso innovativo di detta Istituzione, da un bigradualismo.
Detti studiosi non ebbero l’opportunità di vedere o di consultare i documenti venuti alla luce nei primi anni del ‘900 e, giacché le loro opere storiografiche, che si propagavano con grande successo, non contengono notizie delle nuove scoperte, il pubblico grosso, informato più che altro da tali pur ottime opere, ha praticamente ignorato l’illuminante contenuto dei due Catechismi manoscritti di sopra citati ed ha continuato a tenere ferma la supposizione che, prima della fondazione della Gran Loggia del 1717, perdurasse la pratica monograduale ed esistesse, pertanto, nella Libera Muratoria una sola cerimonia relativa alla piena acquisizione della qualifica liberomuratoria.
In realtà, verso la metà del XV secolo, allorché l’Apprendistato cominciò ad essere praticato in osservanza di alcune leggi locali, come si rileva dal Seal of Cause che ne sancì il riconoscimento ad Edimburgo nel 1475, le Corporazioni muratorie in generale e quelle liberomuratorie in particolare – che nel frattempo si erano differenziate dalle prime per la prevalente attività organizzativa esplicata in esse da lavoratori chiamati Free Masons, cioè, Liberi Muratori, e per le peculiari pratiche fraternali, etico-morali, spirituali e solidaristiche da questi seguite – prendendo atto delle nuove prescrizioni legislative, cominciarono ad ammettere nella Craft, con specifico status giuridico, anche gli Apprendisti, che da allora furono chiamat Entered Apprentices, cioè, Apprendisti Iscritti. Questa pratica si generalizzò e si diffuse in tutto il territorio britannico in modo definitivo dopo la promulgazione degli Schaw Statutes del 1598-99 con cui l’Apprendistato Iscritto divenne tassativamente obbligatorio.
É evidente che questa modifica strutturale della Muratoria dovette comportare delle innovazioni, determinate dal fatto che, nonostante che gli Apprendisti fossero, ormai, divenuti membri delle Corporazione, ad essi, per ragioni di salvaguardia tecnica, non potevano essere diffusi i più importanti segreti tecnico architettonici dei quali erano responsabili solo i Fellows of Craft. Si ritenne perciò opportuno differenziare le cerimonie di ammissioni: una fu riservata agli Entered Apprentices ed un’altra ai Fellows of Craft.
La distinzione tra le due cerimonie riposava sulla diversa comunicazione di segreti tecnici che distinguevano le due classi di lavoratori, essendo le pratiche fraternali, etico-morali, spirituali e solidaristiche comuni a entrambe le classi. Ciònon esclude, tuttavia, che, probabilmente, almeno come è presumibile in Scozia, alle due differenti classi di lavoratori fossero riservate due differenti Mason Words, consistenti in mezzi di riconoscimento, promananti ed imposti dalla Autorità amministrativa statale, per tutelare l’Arte dalle invadenze dei cosiddetti Cowans.
Ciò significa che, poiché non si pone ancora un problema circa il superamento del monogradualismo, essendo l’ambito iniziatico, comune a tutti i Liberi Muratori Apprendisti Iscritti e Compagni-Maestri, ancora indifferenziato in gradi, non ci si trovava ancora dinanzi ad un bigradualismo, ma solo di fronte ad un biclassismo che andava, comunque, trasformandosi fatalmente in un definitivo triclassismo.
Di vero e proprio bigradualismo può cominciarsi a parlare solo più tardi, quando, cioè, maturarono certe condizioni che ebbero la loro premessa in un’ulteriore circostanza innovatrice che cominciò a determinarsi intorno ai primi anni del XVII secolo.
Tale circostanza innovatrice può essere indicata nel fenomeno dell’Accettazione, che ebbe origine allorquando nella Libera Muratoria, costituita di soli operai addetti ai lavori e, quindi, chiamata anche Libera Muratoria Operativa, cominciarono ad essere ammessi i cosiddetti Gentleman Masons, cioè, gli Accettati.
Questi nuovi venuti, generalmente provenienti dal ceto colto, borghese, nobiliare, professionale, ecc. iniziarono un complesso lavorio intellettuale nel seno della Corporazione liberomuratoria che, in pochi decenni, in concomitanza con la crisi dell’Arte del costruire, seminò il germe dell’evoluzione ideologica della Fondazione da operativa in speculativa.
E solo a causa di tale evoluzione che i gradi (degrees) acquistano senso – quel senso che comunemente anche oggi gli si attribuisce – e le rispettive cerimonie attraverso cui essi vengono conferiti si possono inquadrare in un sistema definibile bigraduale o bigradualismo. La traccia storica di questa evoluzione si rileva nei summenzionati Catechismi, il prototipo dei quali risale al 1696.
Vediamo dal punto di vista formale come andarono le cose.
Nella Libera Muratoria Operativa, come abbiamo già detto, i segreti che distinguevano i Compagni-Maestri dagli Apprendisti erano esclusivamente di natura tecnica, pertanto i rispettivi possessori che fossero chiamati a manifestarli a titolo d’esame, ovvero per provare la loro qualità, lo potevano fare semplicemente applicandoli ad un Capo d’Opera, col che la prova di possedere un segreto massonico si risolveva in una prova di abilità. Chi non fosse stato in grado di fornire tale prova, evidentemente, non possedeva il segreto della sua classe.
Con l’ammissione degli Accettati, le prove non potevano avere lo stesso effetto perché gli Accettati, non erano in condizione di fornire alcun saggio di abilità muratoria.
Da qui la necessità d’introdurre nella prassi un nuovo criterio per poter accertare l’appartenenza alla Libera Muratoria sia di un Operativo che di un Non Operativo.
Furono così introdotti dei nuovi segreti che, in un certo senso, erano anch’essi tecnici, ma che potevano essere comuni sia ai Liberi Muratori veri e propri che agli Accettati. Questi nuovi segreti consistettero in modalità di riconoscimento (parole, segni, toccamenti) con cui i possessori potevano dimostrare di appartenere non ad una classe operativa, bensì ad un gruppo di persone che si riconoscevano in determinate regole di vita e di azione.
Le premesse ideologiche (fraternali, etico-morali, spirituali e solidaristiche), comuni a tutti i Liberi Muratori, furono condivise anche dagli Accettati il cui contributo intellettuale a poco a poco, introducendo modalità speculative, rese possibile una graduazione di valori, articolabile almeno in due stadi di acquisizione che caratterizzarono innovativamente la formazione intellettuale degli Apprendisti Iscritti e dei Compagni-Maestri.
Le prove dell’avvenuta evoluzione secondo queste linee succintamente descritte, le ritroviamo in numerosi documenti tra i quali possiamo citare, oltre i sunnominati Catechismi, scoperti ai primi di questo secolo, anche il MS. Sloane n. 3329 del 1640, i Verbali della Loggia di Aberdeen del 1670, il Rehearsal Transprosed di Marwell del 1672, il MS. Melrose del 1674, i MMSS. Harleian n. 1942 e n. 2054 del 1675 ecc. cui, tra l’altro, si riscontrano anche significative terminologie come “La Parte del Maestro” e “La Parte dell’Apprendista”.
L’evoluzione, iniziata con l’avvento sulla scena massonica degli Accettati, si concluse e si consolidò felicemente con la fondazione della Gran Loggia di Londra, i cui fondatori, in gran parte Accettati, impressero una definitiva impostazione speculativa alla Libera Muratoria e incrementarono le cosiddette premesse ideologiche (fraternali, etico-morali, spirituali e solidaristiche) con l’introduzione del concetto di Universalità e della pratica della Tolleranza.
Nella Costituzione del 1723 il grado di Compagno d’Arte raggiunse la sua apoteosi. Un fugace sguardo a questa raccolta di norme, compilata dal Reverendo Anderson, ci consente di rilevare a quale dignità ed importanza fosse pervenuto il grado di Compagno d’Arte all’epoca della prima Gran Loggia.
Esso era il più alto grado massonico, era pervaso della completezza ideologica massonica e della pienezza dei poteri amministrativi: chi ne era investito era idealmente e tecnicamente capace di diventare Maestro di Loggia, cioè Maestro Venerabile, nonché Gran Maestro.
Al Punto IV dei cosiddetti Antichi Doveri, somma di regole antiche, collazionate dal Reverendo Anderson tra il 1721 e il 1723, si legge come un Apprendista, trascorso il debito tempo, potesse diventare Compagno e come questi potesse, a sua volta, avere l’onore di diventare Sorvegliante e poi Maestro di Loggia e, perfino, Gran Maestro.
Il Punto V dello stesso documento ci fa sapere che, secondo la tradizione corporativa liberomuratoria, “il più esperto dei Compagni sarà scelto e nominato Maestro (M.V.) o Soprintendente dei lavori del Committente e deve essere chiamato Maestro da coloro che lavorano sotto di lui.”.
La XV Regola Generale delle Costituzioni del 1723 prevede che, in caso di assenza dei Grandi Sorveglianti in Gran Loggia, solo dei Compagni d’Arte potevano esercitare la supplenza. Così, a norma della XVIII Regola Generale, se il Deputato Gr. Maestro fosse assente, “il Gr. Maestro potrà scegliere a suo piacere un Compagno d’Arte che sarà suo deputato pro tempore.”.
Altre particolari segnalazioni dell’alta considerazione di cui godeva il Compagno d’Arte sono rilevabili nella XXV e nella XIII Regola Generale.
Solo intorno al 1725, a seguito di influenze estranee alla Craft massonica, determinate da un’abusiva attività di una società profana di Londra – la Philomusicae et Architecturae Apolloni Societas – la Gran Loggia, modificando la XIII Regola Generale, adottò il grado (degree) di Maestro Massone, che trovò, poi, la sua definitiva omologazione costituzionale nella seconda edizione delle Costituzioni di Anderson del 1738. In queste nuove Costituzioni lo zelante reverendo non trovò di meglio che, cancellando la parola Fellowcraft, sostituirla nei luoghi appropriati con la nuova terminologia Master Mason.
A seguito di questi eventi, l’allora corrente sistema massonico basato su due gradi, futrasformato in un sistema basato su tre gradi (trigradualismo).
L’affermazione del nuovo sistema trigraduale non fu, tuttavia, immediata. Lunghi anni passarono prima che tutte le Logge lo praticassero. Si ha notizia che qualche Loggia cominciò a praticarlo solo intorno al 1770.
Con l’adozione del nuovo grado di Maestro Massone si determinò la crisi del grado di Compagno d’Arte.
Nei testi costituzionali massonici il ruolo del Compagno d’Arte, pur così importante un tempo, fu del tutto attenuato, rimanendo solo ad indicare uno stadio intermedio tra il grado d’Apprendista e quello di Maestro.
Allorché il Terzo Grado fece la sua comparsa, non consistette in una cerimonia creata ex novo. Esso era il risultato di un adattamento di quanto, fino a quel momento, era stato il Grado di “Master or Fellow-Craft”, cioè il vecchio Secondo Grado del Sistema bigraduale, con i suoi elementi essenziali quali i cosiddetti “Cinque Punti della Fratellanza” (The Five Points of the Fellowship), accompagnati da varie Parole, promosso al terzo livello di una trigradualità che andava sostituendosi alla precedente bigradualità.
Dal punto di vista ritualistico, quantunque al grado di Compagno il Rituale successivo all’adozione del Terzo Grado abbia riservato un apprezzabile numero di pagine, ideologicamente e simbolicamente parlando ben misera è la sua trattazione. Dalla esegesi comparata, appare, per altro, evidente, la suddivisione del vecchio I Grado in due parti di cui, la prima parte costituì il nuovo Primo Grado, mentre la seconda parte costituì il Secondo Grado, nuovo e riformato.
Molti autori hanno sottolineato l’anemico tessuto ideologico e simbolico di questo II Grado che certamente ha risentito della rapidità delle circostanze che definirono l’adozione del III Grado.
Ciò che si condanna è che, pur essendo passata la tempesta che probabilmente scosse l’Istituzione massonica e fomentò con modalità d’urgenza l’adozione del III Grado e la conseguente sua rapida ritualizzazione, non vi fu mai una seria presa in considerazione della opportunità di riformare il Grado di Compagno d’Arte il quale, quindi, soffre di una troppo evidente sproporzione ideologica e simbolica rispetto agli altri due Gradi, quello di Apprendista e quello di Maestro.
L’esame dal punto di vista ritualistico di questo Grado, che non riteniamo, tuttavia, di dover svolgere in questa sede, merita, in ogni caso, una grande attenzione, non fosse altro per mettere in evidenza le carenze che lo denotano e per fomentare, ove possibile, l’iniziativa di prenderne a cuore le sorti per il futuro suo rilancio.