Le fonti storiche
Le radici mitiche della massoneria sono variamente enunciate dalle prime fonti manoscritte inglesi, note sotto la denominazione di Antichi Doveri (Old Charges) e scaglionate tra il XIV e il XVIII secolo.
La più antica di queste fonti è il Regius Manuscript o Poema Regius (detto anche Halliwell
Manuscript, dal nome di chi lo scoprì nel 1840), databile al 1390 e che
consta di 794 versi in rima baciata e in inglese medioevale. I primi 57 vv.
espongono la storia leggendaria delle origini: la massoneria è geometria, arte
o scienza d’eccellenza applicata alla muratoria; primo maestro ne fu Euclide e
patria d’origine l’Egitto, da cui giunse in Inghilterra al tempo del re
Atelstano, che le dette le prime costituzioni. I vv. 87-496 concernono la parte
normativa. I vv. 497-794 costituiscono un’appendice, dal titolo Ars quatuor
coronatorum, che tratta della leggenda dei Santi Quattro Coronati, del
racconto della Torre di Babele, dell’istituzione delle arti liberali da parte
di Euclide, dei doveri verso la Chiesa e infine delle regole di condotta
proprie dei liberi muratori.
Il più antico documento in prosa è il Cooke Manuscript (1425 circa), nel quale la “leggenda del
mestiere” si arricchisce di personaggi biblici, quali Jabal, Jubal e Tubalcain.
È stato inoltre rintracciato un centinaio di altri manoscritti, appartenenti ad
almeno dieci “famiglie” (Regius, Grand Lodge, Sloane, Cooke,
Plot, Tew, Roberts, Spencer, etc.).
La cornice religiosa dei manoscritti più antichi è rigorosamente cattolica, con
riferimenti alla Vergine Maria e ai Santi Quattro Coronati, la cui storia è
narrata dalla Legenda Aurea.
Molteplici prove attestano, ancora, che l’antica massoneria “operativa” si
poneva sotto il patronato elettivo di San Giovanni, talvolta del Battista, tal
altra dell’Evangelista o di entrambi. Fino al XIX secolo e alla
decristianizzazione caratteristica di questo periodo, tutte le logge indistintamente
si denominavano come “logge di San Giovanni”, assumendo un ulteriore titolo a
scopo distintivo. Le feste obbligatorie di tutte le logge erano stabilite alle
date del 24 giugno e del 27 dicembre, ricorrenze rispettive dei due Santi.
La composizione gerarchica della loggia sembra essere stata ristretta, fin dopo
la nascita della Gran Loggia di Londra, a due soli gradi: il nuovo ammesso o apprendista
e il compagno o membro a tutti gli effetti. L’appellativo di maestro
era riservato al compagno che assolveva alle funzione di presidente o capo
della loggia. La simbologia si limitava agli utensìli e ai materiali propri del
mestiere e l’ambientazione mitica prediligeva inizialmente i temi costruttivi
dell’arca di Noè e della torre di Babele, mentre quello del Tempio di
Gerusalemme fu di più tarda apparizione.
La leggenda di Hiram
Di apparizione tardiva sembra essere pure la versione della “leggenda del terzo grado”, quello di maestro, la cui tipizzazione è costituita dalla figura di Hiram, personaggio biblico (I Re, 7, 13-46; II Cronache, 2, 12-13, e 4, 11-18). Nella Bibbia, secondo il libro dei Re, Hiram era un fonditore, «figlio di una vedova della tribù di Neftali», «dotato di abilità, d’intelligenza e di perizia nell’eseguire qualsiasi lavoro in bronzo», e sapeva «eseguire qualunque intaglio e creare qualunque opera d’arte». Egli venne inviato dal re di Tiro, di nome Hiram anch’egli, a Salomone, per aiutarlo nella costruzione del Tempio dedicato a YHVH (). Hiram costruì due colonne di bronzo e le innalzò davanti al vestibolo del Tempio: «innalzò la colonna di destra cui diede il nome Iakin e innalzò quella di sinistra che chiamò Boaz»; costruì il “mare di bronzo” con le dodici basi in forma di altrettanti buoi, nonché dieci conche di bronzo su altrettante basi quadrangolari, i vasi per la cenere, le palette e le coppe.
Nella leggenda massonica il geniale artigiano diviene invece l’architetto del Tempio, preposto alla direzione di tutti i lavori e di tutti gli operai. In ogni caso, pur essendo note in tutta l’Europa medioevale gilde, confraternite e corporazioni di muratori, carpentieri e altre figure di mestieri legati all’arte della costruzione, il cui periodo di massimo fulgore coincise con quello dell’edificazione delle cattedrali gotiche (alcune delle quali estintesi nello stesso Medioevo, altre sopravvissute fino ad oggi, come il compagnonnage francese e le omologhe associazioni di mestiere tedesche, gli steinmetzen) che hanno lasciato di sé testimonianze di varia natura, compresi documenti statutari, l’attuale massoneria deriva in linea retta dalle associazioni di mestiere inglesi e scozzesi, e dalle seconde in misura più cospicua di quanto si ritenesse fino a qualche anno fa.
Gli «Accettati»
Tra la massoneria inglese e quella scozzese, nel periodo anteriore al 1717, si verificarono frequenti fenomeni di interscambio. Dalla massoneria scozzese a quella inglese probabilmente vennero travasati alcuni elementi caratteristici, indicativi di un esoterismo, quali i segni di riconoscimento e la Mason Word, o parola di riconoscimento del libero muratore, dalla quale derivano le odierne parole “sacre” e “di passo”, che per l’originario grado di apprendista-compagno erano strettamente connesse con i nomi delle due colonne del tempio di Salomone, Iakin e Boaz. Di antica origine è il fenomeno della accettazione, ossia dell’ammissione nella corporazione di elementi estranei all’arte della costruzione, soprattutto sacerdoti e scrivani, ma anche medici, in quanto utili alla comunità degli associati per l’espletamento di indispensabili funzioni. Le prime prove relative all’ammissione di “accettati” risalgono alla Scozia, dove l’8 giugno 1600 fu iniziato John Boswell; quanto all’Inghilterra, nel 1641 a Newcastle fu la volta di Robert Moray. Nel corso del XVII secolo si verificò una lenta ma graduale penetrazione degli “accettati” nelle logge dei muratori.
Dall’ammissione di massoni “accettati” deriva verosimilmente l’ingresso nel simbolismo muratorio di tematiche non direttamente legate al mestiere, ma appartenenti alla cultura ermetico-alchemica e cabalistica dilagata nell’Europa occidentale tra il XV e il XVII secolo. Viene indicato frequentemente, come esempio di siffatta osmosi, il caso di Elias Ashmole, famoso erudito ed ermetista inglese, nato nel 1617 e curatore di raccolte di scritti alchemici.
Si sostiene che Ashmole appartenesse alla mitica fratellanza dei Rosa Croce, della quale si cominciò a parlare e a favoleggiare dopo l’appari- zione a Cassel (1614) del primo “manifesto” rosacrociano intitolato Fama Fraternitatis, attribuito al teologo protestante Johann Valentin Andreae. La letteratura d’ispirazione rosa- crociana richiamò l’inte- resse di quasi tutti gli intellettuali dell’epoca, com- presi Cartesio e Leibnitz, provocando polemiche da un capo all’altro d’Europa. In Inghilterra le idee ermetiche e utopistiche dei Rosa Croce influenzarono probabilmente la concezione della New Atlantis di Francis Bacon e trovarono in Robert Fludd un accanito sostenitore. Ne fu affascinato lo stesso Ashmole e Isaac Newton studiò le opere di un celebre scrittore rosicruciano tedesco, Michael Maier.
All’inizio del XVIII secolo, almeno nel sud dell’Inghilterra, all’interno delle logge gli elementi “accettati” (detti anche “massoni speculativi” o “di teoria”) prevalevano ormai largamente per numero su quelli “operativi”. D’altra parte, in tutta l’Europa ma in Inghilterra più precocemente, l’ordinamento corporativo era ovunque in crisi e le primitive ragioni di esistenza delle confraternite di mestiere, compresa quella dei liberi muratori, venivano gradualmente meno.