I MISTERI
Con l’evolversi del pensiero umano sorse la necessità e l’anelito degli intelletti e degli spiriti di superare i vecchi schemi delle religioni locali.
«Sorsero così le religioni misteriosofiche, che appunto attraverso i “ Misteri ” riuscirono a emancipare almeno parzialmente gli spiriti dal dominio sacerdotale e ammisero nella prassi iniziatica la, graduale partecipazione diretta delle masse.
«I Misteri pertanto non si riducevano a una vana e sterile rap- presentazione a sfondo religioso, ma assurgevano spesso a vere manifestazioni di un simbolismo naturistico elevativo. Infatti, quasi sempre si tendeva a figurare nei Misteri le eterne vicissitudini della natura, che d’inverno muore per rinascere a nuovo rinverdimento ed a nuova rifioritura in primavera; e in tali figurazioni si voleva descrivere di solito il trapasso umano, necessario ed inevitabile, dalla morte terrena alla rinascita nell’immortalità. Il “ Sacrificio ” nei Misteri sta, in ogni caso, ad esprimere l’incontenibile aspirazione umana a comunicare con la divinità e ad immedesimarsi in essa, e, in un certo senso, costituisce la garanzia di realizzare l’eterno desiderio di sfuggire alla deprecata morte per mezzo dell’indiamento dell’individuo-uomo ».
«Nei Misteri si rivela, in piena luce, il contenuto iniziatico.
«L’appartenenza, per esempio, dei neofiti ai vari gradi, o categorie, in rispondenza non solo alle prove subite, ma all’affinamento spirituale conseguito, si ritrova in tutti i Misteri, come dovunque sì riscontrano divieti di alcuni cibi e processi di purificazione mediante immersione in acque fluviali.
«L’aspirazione generale alla salvezza ed alla immortalità beata appare già nei Misteri Mitriaci, si ripete negli Eleusini, negli Osiriani, nei Dionisiaci, in quelli di Cibele, di Adone e infine nei Cristiani, i quali ultimi non sfuggono dal vasto quadro della prassi e dei sistemi iniziatici.
«Ugualmente la lotta eterna tra lo spirito del bene e del male, sotto forme diverse e modi variati, a significare il dovere umano di emancipazione dalle forze del vizio, dell’ignoranza e dell’inerzia per tendere volenterosamente al conseguimento della virtù attiva e della conoscenza, è dotazione morale di tutti i Misteri. Così, nel culto Mitriaco, al regno del bene, sul trono del quale siede il Signore Sapiente, Ahura, attorniato da sei geni che impersonano la Giustizia, la buona Idea, la Provvidenza, l’Umanità, la Salute e l’Immortalità, fa contrapposto il regno del male, sul cui trono siede lo spirito tormentatore e
distruttore, Angra Manyu, coi suoi satelliti impersonanti la Sterilità, la Tenebra, i Flagelli, le Malattie, i Disagi, la Morte.
«Tale contrasto fra il bene ed il male ritorna in tutti i Misteri, sia dei culti pagani, sia delle religioni orientali, egizie, greche, ebraiche e, infine, cristiane, a dimostrazione altresì dell’unità fondamentale dello spirito umano.
«Anche nel simbolo che si rinnova in tutti i riti misteriosofici della Morte considerata come mezzo necessario per l’ottenimento dell’immortalità, è facile ritrovare l’anelito dei popoli di sfuggire al tetro orrore della morte eterna, cioè della fine squallida dell’uomo nel nulla, della dispersione dell’anima con l’estinguersi della vitalità
corporea. Ecco perché il segno della Croce trova spesso in altre religioni, oltre che nella cristiana, il significato della risurrezione, la quale fa seguito alla morte, frequentemente tragica, degl’Iniziati e dei Profeti.
«Le prove, più o meno difficili, dell’acqua, del fuoco, dell’aria; i viaggi irti di rischi; i cortei spesso preceduti dal plaustro, di neofiti e di sacerdoti o sacerdotesse portanti mazzi di spighe o altri oggetti sacri; le danze e i clamori strumentali 0 vocali, sovente accompagnati con invettive o gesti osceni (il trapasso simbolico dalla volgarità all’elevamento);le cerimonie segrete (Miistérion) entro il santuario dove si compiono i sacrifici; le agapi o i pasti sacramentali, che poi diventeranno simboli di comunione e di fraternità; le rappresentazioni significanti la morte volontaria dalla vita banale e materiale per rendersi degni della grazia degli dei e della rinascita nella gloria, nella virtù e nel panti ai riti supremo amore; le lunghe vesti candide dei parteci- in segno della purezza cui aspirano gl’iniziati, sono tutte manifestazioni che si ripetono nelle cerimonie misteriosofiche di ogni Paese e di ogni tempo. Infatti ancora nei riti cattolici la veste bianca dei catecumeni, il Sacramento Eucaristico, la Purificazione battesimale, i viaggi simbolici e la lavanda delle mani nella celebrazione della Messa, il sacrificio del Cristo Per la redenzione, la Punizione del male commesso e il premio del bene compiuto e tutta la complessa simbologia ritualistica, ripetono e ricordano il procedimento e il contenuto etico degli antichi Misteri».
Sopra tutti si elevano i Misteri Orfici, dove, per l’orrore del sangue, ogni carattere di violenza è abbandonato, e la cerimonia assume i e morali; dove si invoca per gli uomini la giustizia e la legge del bene; dove si ritrova l’ideale mistico della Purificazione interiore,
Così la loro eccellenza spirituale non è Superata dai Misteri Osiriani (accolti nella stessa Roma sotto gli Imperatori, da Caligola in poi) né dai Misteri di Cibele (cui i Romani attribuivano le fortune re- Pubblicane e l’attuarsi delle predizioni dei Libri Sibillini). « Il Mistero Orfico, pure ripetendoil rito naturistico della morte e della resurrezione, come l’Adonico, più recente, e come il lontanissimo Mitriaco, e Pure avendo affinità preziose con i misteri di Samo- tracia e di Andania, si eleva Su tutti, a mio modo di vedere, perché, al di 1à delle forme rituali, rappresenta il magnifico anelito alla liberazione. Qui è il meglio del suo contenuto iniziatico, che doveva dare fermento agli spiriti greci, i quali, dopo l’epoca e l’etica Omerica, si trovavano soggetti alle oppressioni delle grandi oligarchie, mentre, con il loro sforzo di emancipazione laboriosa tendente alla ricerca di forme di vita nuova € libera, preparavano la base spirituale per l’avvento degli stati democratici greci »,
Nell’orfismo, insomma, si possono ritrovare i. caratteri eterni iniziatici che, sia pure attraverso modifiche o alterazioni o deformazioni o affinamenti, hanno improntato, non solo le scuole filosofiche e le sette segrete, ma gli stessi Misteri e i culti religiosi avvicendatisi nel tempo. La stessa figura di Orfeo, che rivedremo in seguito tra i Grandi Iniziati, rivela, pur nelle sovrapposizioni mitiche che l’hanno adornata e smagata, un temperamento sacerdotale ed una profonda inspirazione teologica, mentre gli allettamenti dell’arte ed il perseguimento di un ideale di bellezza la coronano di sentimento e di poesia. Tanti secoli prima di Frate Francesco, Orfeo parla come Frate Francesco agli animali e li addolcisce con l’armonia della voce e l’incanto
della bontà; esalta cantando Iddio nelle creature e nelle cose, e accetta il sacrificio d’una predicazione di bene, che lo allontana dal godimento della vita, ma gli fa assaporare le supreme felicità del Dio”