GLI ARCHITETTI

GLI ARCHITETTI

L’architettura lavora le grandi masse inorganiche e a noi estranee trasformandole in forme artistiche ed imprimendo in esse un senso spirituale e un’interiore bellezza dovuta alla simmetria delle parti e all’armonia dell’insieme. Perciò e per la longevità delle sue opere, si presta più di ‘ogni altra arte a tramandare ai posteri il pensiero degli antichi: si può dire che esse parlino un linguaggio eterno di straordinaria efficacia perché, specie per le grandi costruzioni e per i fastosi monumenti, esso è più visibile e universale di quello espresso

da ogni altra opera artistica. Questa è certamente la ragione dell’importanza assunta dall’arte della costruzione attraverso i secoli, e, di riflesso, dalle confraternite dei costruttori che alle manifestazioni architettoniche aggiungevano sempre espressioni simboliche o indicazioni di aspetti etici, e, qualche volta, di  concetti politici. L’eccellenza stessa di questa arte ha attribuito ad essa e ai suoi cultori un carattere aristocratico. Solo pochi, infatti, potevano pervenire all’apprendimento delle regole costruttive e delle leggi della simmetria,  studio estetico dei toni delle masse, dei rilievi delle forme, del giuoco dei piani e delle curve, delle ombre e delle luci; « e questi pochi tramandavano i misteri dell’arte e i segreti delle regole agli      eletti, a coloro cioè che per temperamento, per affinità o per particolare fiducia tecnica, offrivano garanzia di abilità, di serietà e di segretezza ».

È evidente che per un’opera di grande mole necessitava, come necessita tuttora, un lavoro vario e molteplice: dell’ideatore, dei suoi più diretti collaboratori tecnico-artistici, dei sorveglianti e degli operai; ed è logico che ognuno di questi conoscesse regole e forme limitate nell’ambito delle sue attribuzioni. Solamente i maggiori artefici,  iniziati alla vera scuola delle costruzioni, avevano perfetta cognizione delle finalità dell’opera, dei mezzi da impiegare e delle leggi da rispettare. Gli esecutori erano necessariamente classificati in categorie,

secondo appunto la loro abilità e quindi le loro funzioni.

« La massa degli operai, eccetto i semplici trasportatori, era divisa in tre grandi classi: gli apprendisti, cioè i giovani che desideravano  di essere iniziati all’apprendimento dell’arte; i compagni, che già esperti delle prime regole e avendo già acquisito le fondamentali abilità, venivano consociati al lavoro dei maestri; e i maestri stessi, cioè gli operai oramai perfetti nelle conoscenze specifiche e tecniche.

« Al di sopra di queste tre grandi categorie primeggiavano gli intellettuali, cioè i veri iniziati, coloro che dell’arte costruttiva avevano penetrato le leggi più sottili e le regole più preziose e che erano edotti anche delle elevate concezioni filosofiche e umane e delle alte conoscenze sociali riservate all’eletta schiera dei partecipanti alle associazioni segrete. Questi erano i veri iniziati che accompagnavano le cognizioni scientifiche alle profonde speculazioni del pensiero e, per tali loro eccellenti doti di mente e per tali acquisizioni di moralità, diventavano i naturali custodi e trasmettitori del “logos ”, del verbo divino ed eterno.

« Tali associazioni, o confraternite di costruttori, sono apparse in tutti i tempi e in tutti i paesi fino a quando il progresso sociale e scientifico e i nuovi orientamenti politici, umani ed economici, hanno aperto nuovi orizzonti alla vita di relazione e hanno permesso la più ampia diffusione degli apprendimenti scientifici, non più riservati ai pochi, ma dischiusi e penetrabili a tutti gli uomini di buona volontà ».

Le vestigia che rimangono delle grandiose costruzioni dell’antichità fanno chiaramente arguire che, « anche nelle epoche più lontane, l’arte del costruire era esercitata da artieri particolarmente istruiti e collegati fra loro in scuole o corporazioni segrete. «Perché tale necessità di specie di aristocrazia segretezza? Forse per conservare una e di predominio intellettuale e morale che non escludeva, del resto, anzi evidentemente nascondeva fini interessati di vario ordine,

« Che tali corporazioni avessero stretta parentela con movimenti iniziatici si rileva da ritrovamenti di segni allegorici, che attraverso i tempi hanno conservato il loro valore significativo; così il triangolo, che appare sulle monumentali costruzioni della Caldea e della Siria, si ripresenta nella forma della Mastaba a scaglioni del Re Sosèr, progenitrice delle piramidi Egizie; ritorna tra i più espressivi simboli cristiani a rappresentare la trinità; si ritrova nella Trimurti indiana e, ancora oggi, tra i Liberi Muratori a figurare il Grande Architetto dell’Universo nei suoi tre attributi di potenza, saggezza e  rattere sacerdotale, conferma con quale gelosa cura si tramandava di generazione in generazione l’arte costruttiva. A quale altezza poi questa giungesse, lo dimostrano i colossali monumenti quali la Sfinge e le Piramidi che, sfidando i secoli, ancora parlano agli uomini ammirati le glorie e le attuazioni di un’arte conchiudente nelle sue forme, non solo rigide regole di geometria, di stabilità e di architettura, ma anche rivelazione di conoscenze astronomiche e scientifiche, e ordinamenti vasti e complessi di lavoro.

« Quando si pensi che la Piramide di Cheope, tre volte più gran- de della Cattedrale romana di S. Pietro, alta circa 147 metri e larga nel lato orizzontale 280 metri, dovette richiedere per la sua eleva- zione due milioni e 300 mila blocchi di pietra pesanti ciascuno due tonnellate e mezzo, e impegnò per 20 anni continuativi l’opera di centomila operai, è impossibile non renderci conto dell’ordine che tale immensa opera Presupponeva e della minuta organizzazione delle squadre operaie, dei servizi di trasporto, degli impieghi di materiale e, più che tutto, degli studi metodici che la risoluzione dei molteplici problemi tecnici via via senza tregua esigeva.

«Ma la più sicura e Particolareggiata tradizione storico-costruttivo-iniziatica è quella riguardante il Tempio di Salomone in Gerusalemme. Questo non era un semplice edificio, ma una serie di edifici che attorniavano il « Santo dei Santi ” o la « Dimora di Dio ”, dove entrava solo il Gran Sacerdote nel giorno dell’espiazione (Kippur), ma non era comunque di dimensioni colossali, tanto da supporre che il lavoro complessivo, che ebbe la durata di venti anni, servisse sia per la costruzione del Tempio (7 anni), sia per la costruzione della reggia di Salomone (13 anni).

« Lo studio preparatorio dell’opera e le vicende che ne seguirono costituiscono forse il più importante documento narrativo dei riti e delle gerarchie massoniche, che tuttora sopravvivono, e offrono  il più chiaro esempio di quelle organizzazioni di lavoro che si ripetettero poi attraverso i tempi e furono sempre imitate dalle con- fraternite operaie del medioevo e dell’età moderna.

 «Gerusalemme desiderava elevare al suo Dio un Tempio che ‘averso fosse un canto di fede e un inno di gloria: il Re voleva onorare se stesso (desiderio di tutti i re) erigendo la grande casa di Dio e, grandissima casa sua. Occorreva fare un’opera che tramandasse ai Sosèr, posteri il nome di Salomone associato all’immortalità di Dio; era quindi necessario un illuminato architetto, che sapesse creare una bella attuazione artistica e predisporre intanto una esperta e imponente maestranza. pe «Fu chiamato il re di Tiro, Hiram Abi, saggio ed esperto architetto, che già aveva elevato anime e templi al cielo. Egli venne a poi i i Gerusalemme e si accinse al lavoro, che avrebbe dovuto meravigliare  i popoli della terra e per il quale assoldò circa 180.000 artieri. Di questi, tremila vennero adibiti per il taglio dei pini e dei cedri del il sue Libano, dominio splendido dello stesso Hiram Abi, e gli altri furono divisi in tre grandi categorie secondo il loro grado di abilità e il loro costume di vita. La prima categoria era detta dei novizi o degli apprendisti; la seconda dei compagni; la terza dei maestri, Tutti collaboravano alla elevazione dell’edificio morale e divino, ma tra l’una e l’alta categoria la distinzione era profonda; né l’apprendista poteva essere ammesso tra i compagni né il compagno tra i maestri  senza una speciale iniziazione che richiedeva prove ed esami molto due i precisi e rigorosi.

 «Solo quando l’aspirante, attraverso tali severi accertamenti,  mostrava maturità di conoscenze, integrità di carattere, fermezza  di coraggio, onestà di propositi, capacità assoluta di segretezza, veniva ammesso alla categoria superiore; riceveva allora la parola sacra e quella di passo; godeva di tutti i privilegi morali ed economici annessi al suo nuovo grado; era investito delle relative autorità e dignità; compartecipava alle riunioni del suo grado, alle agapi, e ai riti clandestini.

«AI di sopra delle classi operaie, tremila ufficiali vigilavano e  dirigevano accortamente, anche essi distribuiti con avvedutezza in progressivi aggregati, sempre assottigliantisi di numero, che avevano È le loro particolari attitudini, le loro peculiari caratteristiche rituali, to i intellettuali e morali, di modo che i 180 mila addetti alla magnificente impresa muratoria venivano a costituire una grande piramide, i in vetta alla quale il Grande Architetto Hiram Abi dominava sicuro  e sapiente, e tutto e tutti regolava, provvedendo a che il lavoro si sviluppasse in ordinata disciplina, e le molteplici attività si fondessero nell’armonia dell’opera come i vari strumenti orchestrali sotto la magica bacchetta direttoriale, si fondono e si levano al cielo in una coloristica sinfonia di note.

« E mentre le costruzioni, blocco su blocco, salivano orgogliose e ornate di luci, di ombre e di segni, Salomone elogiava il genio costruttivo di Hiram, e intanto consolidava la sua fama di sovrano generoso e illuminato. «I popoli vicini accorrevano ad ammirare stupiti il Tempio di Dio e la casa del Re, e pure la Regina di Saba, la bella e soave Balkis, venne attratta dalla voce delle genti ad ammirare il prodigio costruttivo.

« Hiram Abi intanto, fiero e taciturno, chiuso nel suo misterioso chiostro di lavoro, tra squadre mute e operose di disegnatori, di architetti, di fonditori di metalli, di cesellatori d’oro, tra segreti tentativi di scultori cercanti le nuove forme marmoree e di pittori anelanti a esprimere coi pennelli i nuovi simboli dell’antica fede, non appariva facilmente davanti agli occhi dei curiosi e degli ammiratori.

Lavorava senza pause e senza divagazioni, felice di avere iniziato l’opera simbolica, che avrebbe dovuto trasmettere ai posteri lontani il pensiero religioso immutabile e sublime: e i suoi edifici, più armoniosi e più eloquenti di un poema, esigevano per la enorme grandiosità e per il gran numero di maestranze addette,

l’intiero impiego del suo tempo e delle sue virtù.

« Pochi vedevano Hiram Abi, ma tutti lo sapevano ornato di bellezza umana e di augusta dignità; e Balkis di Saba pregò il Re di farle conoscere il saggio Artefice. Salomone volle essere cortese con l’ospite regale; e quando Hiram fissò il glauco occhio, capace di scrutare i misteri della scienza € delle anime, sul volto incantevole della donna pallida per nuova commozione, il destino pronunciò un’alta sentenza: il Re di Tiro, Hiram Abi, amò riamato la Regina di Saba, Balkis dalla nerissima chioma.

«Ma il serpe della gelosia e dell’invidia operava in profondità nel cuore di ‘Salomone, cui la gloria e il novello amore di Hiram suscitarono gravi risentimenti. Un pensiero delittuoso gli si insinuò nello spirito e lo sconvolse e, profittando dell’ambizione insoddisfatta di tre operai del Tempio che desideravano avidamente e inutilmente di essere promossi da Compagni a Maestri, ordì una piccola congiura.

« I tre operai, Fanor, Amru e Metusael, uno siriaco, l’altro fenicio       e il terzo ebreo, chiedono ancora ad Hiram la parola di passo da maestro; ma Hiram sa che i tre non sono maturi e li ritiene non degni; non si commuove perciò alle ripetute istanze e rifiuta i sotto loro la parola di passo. Allora i tre, abilmente suggestionati da uomini di fiducia di Salomone, si accordano per uccidere il grande architetto,

Questi si avvia nell’alta notte alla dimora dell’adorata Balkis per rinfrescare le arse labbra innamorate ai baci rugiadosi    della eletta tra le elette; e durante le ore dell’abbandono gaudioso, tra le ardenti parole della felicità passionale, la donna, che da tre mesi accoglie entusiasta l’amante notturno, gli confida il delizioso

segreto: “ nel mio seno palpita un nuovo piccolo cuore; è il dolce frutto, Hiram Abi, del nostro amore ”. Ed Hiram, illuminato di una nuova luce di esultanza, esce dalla casa di Balkis per tornare al suo chiostro misterioso e riprendere il forte lavoro per breve ora interrotto. «Ma i tre operai delusi nella loro ambizione attendono ciascuno davanti a una porta del Tempio il ritorno di Hiram: alla porta occidentale è in agguato Metusael, il quale si fa al cospetto dell’Architetto e gli grida: “ Hiram Abi, io sono esperto nell’arte mirabile;

dammi la parola di passo che riconosca i miei meriti e mi ammetta tra i maestri. Te lo chiedo per l’ultima volta ”. « Risponde il grande Maestro: “ Metusael, ancora una volta ti dico che si diventa maestro per chiamata dei maestri, ma non per propria richiesta. Quando ne sarai degno, avrai la parola di passo e farai giuramento ”. Allora Metusael alza improvvisamente il poderoso martello, che teneva in pugno, e lo fa piombare a tradimento sul capo di Hiram, che cade tramortito.

« Riavutosi, l’Architetto si dirige lentamente e con l’amarezza nel cuore verso la porta settentrionale del Tempio; ma quivi è appostato Fanor che gli si para davanti e gli grida: “ Hiram Abi, ti chiedo ancora la parola di passo: conosco l’arte mirabile per essere degno di lavorare tra i maestri ”.

«Risponde il grande Maestro: “ Non sei tu, Fanor, che puoi giudicare te stesso; ti debbono giudicare i maestri; quando la tua abilità e il tuo carattere saranno riconosciuti tu avrai la nuova iniziazione.

« Allora Fanor colpisce violentemente sul capo con il suo martello pesante Hiram Abi, che per la seconda volta cade insanguinato e contuso davanti alla porta del Tempio.

« Ma, appena riprese le forze e l’anima, col cuore profondamente triste, il grande Maestro si avvia vacillante verso la porta orientale.

« Qui Amru dalla gigantesca corporatura, con un puntuto compasso in mano, impedisce il passaggio all’Architetto: “ Hiram Abi[GN1]  —gli grida — perché ti ostini a lasciarmi esperto nell’arte mirabile? compagno mentre io sono Dammi la parola di passo; fammi maestro ed io ti sarò ancora amico ”.

«Risponde il grande Maestro: “ È inutile, Amru, che tu mi tenti e mi minacci: sarai maestro quando sarai degno di trovarti fra i maestri. Tale è la legge sacra dell’iniziazione ”.

«Amru allora, accecato dall’ira, con moto subitaneo e violento immerge il suo compasso nel fianco sinistro dell’Architetto che cade morto al suolo.

Ì i « Il delitto è orrendo e i tre congiurati, concertatisi rapidamente per evitare le tremende sanzioni, che pur non avrebbe loro risparmiato Salomone re, prendono il corpo di Hiram e si danno alla fuga. Dopo lungo cammino, giunti in cima a una verdeggiante collina, seppelliscono il corpo del grande Maestro, nascondono la terra smossa con tre lunghi rami di acacia e riprendono la fuga precipitosa cacciati dalla paura e dal rimorso.

« Intanto al Tempio in costruzione si attendeva ansiosamente l’Architetto: le opere fervevano e le ore passavano e Hiram non appariva: si attende per un giorno; si attende per tre giorni; si attende ancora; al settimo giorno il sospetto atroce si converte in «| certezza: la scomparsa di Metusael, Fanor e Amru avvalora l’ipotesi tragica: gli operai tumultuano.

« Intanto Balkis dalle nere trecce piange in disperazione e corre a chiedere giustizia al re Salomone, che è costretto a ordinare ri- cerche di Hiram e dei tre compagni. Manda nove maestri a rintracciare Hiram: questi viaggiano per molti giorni, seguendo parecchie peste, assumendo per le campagne informazioni, domandando anelanti agli agricoltori: “ Avete veduto il grande Maestro Hiram Abi, dal volto divino e dagli occhi di fuoco? Avete veduto Metusael olivastro, Fanor dal volto di faina e Amru gigante? ”.

« Finalmente un contadino risponde: “ Ho veduto tre operai sospettosi e coi capelli scomposti; portavano un uomo bellissimo che aveva l’abbandono della morte; sono saliti sulla vicina altura ”.

«I nove maestri salgono la collina verdeggiante e vedono i lunghi rami di acacia, scavando sotto i quali trovano, già in putrefazione, il corpo del grande Maestro Hiram Abi. “ Macbenah ” (espressione che significa “ la carne si distacca dalle ossa! ”), esclamano inorriditi e commossi e, fatto coi rami di acacia un’ampia lettiga, vi adagiano il cadavere dell’Architetto e ritornano litaniando verso Gerusalemme.

« “ Macbenah ” sarà la nuova parola di passo degli iniziati. che Il Re, non può opporsi al sentimento popolare, secondo l’uso dei re, lo favorisce. Ordina perciò fastose onoranze a Hiram e dispone che altri nove maestri si mettano in viaggio per arrestare i tre uccisori

fuggiaschi. E, mentre i maestri si accingono all’impresa ordinata, Salomone, acceso per la bella Regina di Saba, cerca invano di sedurla. Ella, sconsolata per la tragica fine del bellissimo amante, torna alla sua terra dove vedrà la luce il figlioletto di Hiram che avrà ereditato dal padre le virtù e le bellezze.

« Vanno frattanto i nove maestri a cercare i tre compagni che si sono macchiati di tradimento e di delitto e, dopo breve consulta- zione, risolvono di andare verso il mare che migliore scampo può offrire ai fuggiaschi: e infatti, a ventisette miglia da Gerusalemme,

presso la caverna Ben Acar, scorgono gli uccisori. Li inseguono. Amru e Metusael tentano la salvezza raggiungendo le prossime paludi, ma, braccati senza tregua, non riescono a trovare la via di

scampo e periscono miseramente. Fanor fugge invece lungo la riva del mare, ma Joabel, il capo dei maestri, gli corre dietro veloce e spietato. Quando sta per essere raggiunto, Fanor, il siriaco, di pro- pria mano si uccide e Joabel gli taglia la testa, Anche le teste di Metusael e di Amru vengono recise, e i nove maestri giustizieri tornano a Gerusalemme. Davanti a tutti gli operai del Tempio e alla presenza di re Salomone, mentre il popolo assiste in silenzio, Joabel esclama:

« “ Giustizia è compiuta: Fanor, Amru e Metusael, allontanatisi dalla legge sacra e dalle regole dell’iniziazione per obbedire alla tirannia dell’egoismo e all’insania dell’ambizione, si sono perduti. Essi congiurarono contro il Maestro dei maestri, Hiram Abi di Tiro; essi furono spergiuri, traditori; essi uccisero il Grande Muratore del

Tempio di Dio e della Reggia del saggio Salomone. Il loro nome sia tramandato ai posteri con i segni dell’infamia; l’opera e la parola di Hiram Abi vivano eterne e la costruzione, dal suo genio ideata, sia portata a compimento dal nostro sacrificio, dalla nostra fede e dal nostro amore ”.

«Gli Apprendisti, i Compagni e i Maestri presero la posizione rituale del loro grado e salutarono coi propri segni simbolici; il popolo levò al cielo un grido appassionato. Salomone re, alzando lo scettro possente, approvò le parole di Joabel, e disse: “ Joabel, da oggi istituisco la corporazione degli Eletti, che sempre, al servizio di Dio e del Re, saranno strumenti di ordine ed esecutori di giustizia. Tu ne sarai il capo”.

«E Joabel fu fregiato di un nuovo misterioso segno e si ornò della sciarpa nera da Salomone donatagli, che, scendendo dalla spalla sinistra al fianco destro, d’argento portava appeso all’estremità un pugnale e d’oro.

« La costruzione del Tempio di Dio Prosegue: alle due colonne simboliche di bronzo, che sono ai lati dell’atrio, vengono sovrapposti due capitelli sferici figuranti l’universalità dei Principî iniziazione delle maestranze, che oprarono  al costruzione del tempio di Gerusalemme, si ripete nei secoli a significare Libera Muratoria, la quale opra senza soste alla costruzione del Tempio simbolico dell’umana elevazione.

« L’Architettura ha offerto sempre il più vasto e svariato simbolismo all’arte reale e sublime tendente a edificare la perfezione degli uomini e 1a loro ascensione verso le vette pure dell’ideale, che alla fine condurranno l’umanità sulla via dell’eguaglianza e del confondimento con Dio. L’Architettura quindi, sotto l’aspetto iniziatico, è l’arte per eccellenza, che è stata in tutti i tempi coltivata con cura, circondata di misteri, tramandata per regole occulte da con- fraternite a confraternite, Ogni secolo lascia nella storia della ci- viltà orme costruttive profonde e significative, e ogni periodo storico vanta i suoi iniziati e i suoi architetti, gli uni e gli altri costruttori, o simbolici o effettivi, di preziosi edifici etici o murari. L’arte è sempre costruttiva, sia che elevi templi alla virtù e all’ideale, sia che lanci al cielo le guglie dei templi lombardi o le cupole armoniose delle cattedrali romane. E gli architetti iniziati, edificano con fervore, tanto la costruzione della loro libertà e della loro realtà morale, quanto la costruzione muraria delle chiese, delle case, dei monumenti …omissis… per la delizia degli uomini e Per l’onore di Colui che tramutò con volontà costruttiva, il caos in ordine, in unità, in armonia e in bellezza e che, per questo, fu chiamato e si chiama il Grande Architetto dell’Universo ».

Il parallelo tra i costruttori, simbolici o effettivi, di edifici etici o murari si snoda attraverso i millenni: da Dedalo agli Egizi, agli Indiani, ai Cinesi, ai Greci, ai Romani, all’Evo Medio, allorché «i re longobardi disciplinavano in corporazioni e collegi le maestranze edili, tra le quali la mistica tradizione esoterica veniva coltivata, e l’architettura Segreta romanica elevava monasteri e chiese nell’Italia settentrionale e di là spiccava il volo verso la Borgogna, la Svizzera e la Valle del Reno. In tal modo i Maestri Comacini diffondevano per l’Europa la cultura iniziatica e la fiorita melodia delle guglie, degli archi acuti, delle luminose facciate delle cattedrali fantasiose. Sorgono così le chiese benedettine di Curate, le chiese sul lago di Como, i chioschi di Prona, e cantano inni di fede con le loro moli ornate San Michele di Pavia Milano; e Sant’Ambrogio di e Modena e Ferrara e Pistoia assistono stupite alle meraviglie dei templi sorgenti, e Verona ha il suo splendido S. Zeno, Assisi la triplice Basilica di San Francesco, e Siena e Orvieto concretizzano

nei loro Duomi un supremo anelito di spirituale elevazione.

«I Maestri Comacini, costituenti una vera setta mistica e insieme operativa, rappresentano forse la più perfetta fusione delle due realtà costruttive, etiche e materiali: dànno al Duomo di Milano e di Monza e alle tombe Scaligere di Verona Jacopino da Tradate e Matteo da Campione; offrono alle attese degli uomini innamorati di bellezza le opere pittoriche di Giovanni da Como e di | Michelino da Besozzo e quelle scultoree di Cristoforo Lombardo, di Briosco e di Andrea Fusina; mandano ] a Roma papale Maderno, Longhi e Borromini; inviano Leone Leoni e Pellegrino Tibaldi a lavorare all’Escuriale di Madrid, Solari al Kremlino, Fossati a Santa Sofia in Costantinopoli. Intanto la cultura italiana ed europea da Alberto Magno in giù, rinasce e il nuovo orientamento critico si afferma; germi di fioriture politiche, filosofiche e religiose preparano il risveglio di coscienza dei tempi nuovi. Quello che fanno i Comacini Lombardi, lo ripetono i Massoni Francesi e i Tagliapietra Germanici e i Framassoni Inglesi: con tutti si continua, rinnovato, lo spirito degli antichi iniziati. Di una lunga catena di secoli i Comacini,

i Tagliapietra e i Massoni sono l’ultimo anelito, come gli operai del Tempio di Gerusalemme erano il primo. Anche i Comacini han-

no ordinamenti e riti segreti; sono divisi in tegorie distinte da |diverse attribuzioni e conoscenze artistiche } da e spirituali; sono legati giuramenti; sono vincolati a costumi irreprensibili di vita; usa- no guanti e grembiuli bianchi; chiamano “ cabala ” i loro regola- menti. Si uniscono in “ Loggie ” e lasciano scolpiti assai spesso sulle loro opere dei veri simboli massonici. Nel Duomo di Warfburg, so- vra un capitellò della porta che immette alla Camera Mortuaria, si leggono le due parole sacre Jachin e Booz, e in molte opere insigni | dell’arte architettonica cristiana, come nella chiesa di S. Tibaldo iI a Norimberga, come nella Cattedrale di Brandemburgo e nel Chiostro della Basilica di Monreale, raffigurazioni critiche e beffarde, qualche volta addirittura oscene, di carattere antichiesastico, stanno appunto a dimostrare lo spirito indipendente ed antidogmatico di questi Liberi Muratori, precursori diretti della moderna Massoneria.

« Frattanto in Italia e in Europa, conseguenza naturale di un | fermento di intelletti e di coscienze, derivante da lontananze secolari, si accentua quel complicato vastissimo processo, che già iniziatosi con Dante Alighieri in una dignità di sensi, di forme e di | metodi, esplode poi trionfalmente nell’Umanesimo e nel Rinascimento, i quali, rinnovando fronte costumi di vita e di pensiero, attuano di agli uomini ammirati le Più meravigliose concezioni della politica, della poesia, della scienza, dell’arte, della speculazione filosofica e religiosa.

« E noi doniamo al mondo, da Machiavelli a Cola di Rienzo, da Lorenzo Ghiberti a Leonardo, da Alberto Alberti a Michelangelo, da fra Giocondo a Donatello e a Petrarca, una inesauribile Profluvie di ingegni sublimi e operosi che glorificano con il genio italiano la storia umana ».     

TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. FRANCO MASSIMO


 [GN1]

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