Biografie
di alchimisti
Arnaldo
da Villanova
A
cura di Adriano Cosi
La vita di Arnaldo da Villanova, detto il Catalano, è
tuttora avvolta nell’oscurità. Le informazioni e i dati riguardanti la sua
vita sono piuttosto scarse.
Nato intorno al 1240 in Provenza,
intraprese gli studi classici presso Aix, dopo di ché si trasferì a
Montpellier per studiare medicina. Terminò i suoi studi a Parigi, dove si
laureò verso il 1270.
A Parigi ebbe la possibilità di
seguire i corsi di Alberto Magno (1200 ca.-1280), dalle cui opere nacque
l’interesse di Villanova per l’Alchimia.
Successivamente Arnaldo viaggiò molto al fine i
perfezionare i suoi studi di medicina, visitando diverse scuole e
Università italiane, tra cui quelle di Bologna, Firenze, Perugia e Roma. Si
recò a studiare anche a Napoli e a Salerno dove era attiva la famosa Scuola
Medica Salernitana, autrice del “Regimen sanitatis salernitanum“,
il più consultato testo di medicina del Medioevo.
Tornato in Francia, esercitò la
professione di medico in diverse località, stabilendosi infine a Parigi
dove rimase per diversi anni. Qui incontrò Raimondo Lullo, futuro grande
alchimista, che divenne suo discepolo.
Si recò poi in Spagna alla corte di
Pietro III d’Aragona (1240-1285), visitando diverse città spagnole, come
Barcellona, Valencia, Tarragona, Madrid. Non dimenticò di recarsi a Toledo,
città che all’epoca era un famoso punto d’incontro tra Ermetisti
provenienti da tutta Europa.
Nel 1286 Arnaldo insegnava a
Barcellona dove ebbe modo di apprendere la lingua araba e di allargare i
suoi studi, interessandosi sempre di più alla religione e alla politica e
scrivendo diverse opere a sfondo escatologico.
A Barcellona divenne medico e
consigliere di Giacomo II d’Aragona (1264-1327), figlio di Pietro III,
esercitando una certa influenza politica in Spagna, in Francia e in Italia.
Inviato nel 1301 da Giacomo II a Re Filippo
IV di Francia (1268-1314), fu arrestato appena giunto a Parigi, per delle
affermazioni teologiche di carattere sospetto, contenute nei suoi libri.
Appellatosi a Filippo IV e a Bonifacio VIII (1235-1303), fu liberato ed
ottenne di poter lasciare la Francia.
Venuto in Italia, seppe farsi
apprezzare come medico anche dal Papa (a cui fornì le sue cure contro i
calcoli renali) che si mostrò con lui molto tollerante. Tuttavia,
nonostante le simpatie del Papa, subì ugualmente condanne e carcere, a Roma
e a Perugia.
Rifugiatosi in Sicilia, alla corte di
Federico II d’Aragona, Arnaldo scrisse l’opuscolo De Cymbalis Ecclesia,
dove fece professione di fede e di obbedienza al Papa per ingraziarselo. Si
narra che proprio di fronte a Bonifacio VIII, Arnaldo compì una delle sue
prime trasmutazioni pubbliche, a dimostrazione del suo sapere, ottenendo
verghe d’oro purissimo.
I suoi rapporti con il Papato
migliorarono con il successore di Bonifacio VIII, Benedetto XI (1240-1304),
che fu Papa dal 1303 al 1304, e con il successore di questi, Clemente V,
eletto nel 1305 per volontà del Re di Francia.
Clemente V favorì gli studi di
medicina e di lingue orientali, istituendo cattedre universitarie e
promulgando editti. Si fece però artefice e responsabile, insieme a Filippo
IV, della distruzione e della spoliazione dei beni dell’Ordine del Tempio.
Nel 1305 l’inquisizione catalana
proibì la lettura dei libri di Arnaldo, che spaziavano dalla Medicina
all’Astrologia, dalla Teologia all’Alchimia, ecc., nei quali, con uno
spirito apocalittico, il Villanova prevedeva per la metà del XIV secolo, la
fine di un’era e la venuta dell’Anticristo.
Arnaldo fu chiamato ad esporre le sue
teorie di fronte al Sacro Collegio riunito ad Avignone; in questa occasione
si espresse contro i governi temporali, rompendo definitivamente ogni
rapporto con Giacomo II, del quale, fino a quel momento, era stato medico e
consigliere.
In Francia, Arnaldo riorganizzò gli
studi della Scuola di Montpellier, di cui divenne rettore e professore.
Qui, nel 1939, secondo un programma sanzionato da una bolla di Clemente V,
pose le basi che trasformarono questa Scuola in Università e compose vari
testi medici, diventando famoso per le sue polemiche contro la medicina
araba e galenica e opponendo alla cultura dei libri l’esperienza pratica.
Anche Clemente V apprezzò
personalmente le sue qualità di medico, mostrandosi anche interessato alle
sue opere alchemiche (interesse che fu già di Bonifacio VIII).
Lasciata la Francia, Arnaldo fece
ritorno in Sicilia alla corte di Federico II e si recò forse persino in
Africa. Per conto di Federico svolse numerosi incarichi e missioni
diplomatiche, recandosi spesso a Palermo, Parigi e Avignone. Fu durante uno
di questi viaggi verso Avignone che Arnaldo morì in mare presso Genova,
nell’anno 1313.
Dopo la sua morte, nel 1316 i suoi
libri furono confiscati e bruciati dall’Inquisizione di Tarragona.
Tutt’oggi sono sopravvissute molte
delle sue opere; tra quelle alchemiche ricordiamo:
Flos Florum (Libro del Perfetto Magistero, Sear 1986)
Epistola Super Alchimia (Lettera sull’Alchimia al Re
di Napoli, Sear 1986)
Novum Lumen
Il Rosario dei Filosofi
Domande sull’Essenza e sull’Accidente
Lo Specchio dell’Alchimia
Carmen
Semita Semitae
Testamento
La Practica (Breviarium Librorum Alchemiae)
De Decotione
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