Funzione dei rituali nella Massoneria
Genericamente si designano “rituali” quelle azioni umane, realizzate consapevolmente in aderenza a moduli tradizionali, alle quali viene attribuito valore simbolico.
Poiché dobbiamo esaminare gli aspetti del rito dal punto di vista massonico, quindi in chiave esoterica, esso non può essere considerato come un semplice insieme di formule, d’espressioni solenni, di prescrizioni, di regole, d’atti meccanici, ma va penetrato nella sua essenzialità.
Nell’ottica del suo significato più profondo la caratteristica della ritualità massonica è il SIMBOLISMO.
Il simbolo – cui la Massoneria attribuisce valore assoluto – è l’espressione di un linguaggio universale, ed è qualificato da una particolare prerogativa: in esso, l’elemento essenziale non è il segno, ma il significato inserito nel segno; quest’ultimo, solo ed esclusivamente dal significato trae valore e giustificazione.
I1 simbolo massonico in particolare riveste un suo specifico valore pregnante e condensativo, ed assume sempre una duplice funzione riassuntiva ed evocatoria.
Tutti gli studiosi d’esoterismo concordano nel sostenere che solo attraverso lo studio della forma simbolica è possibile accedere alla conoscenza delle verità d’ordine superiore: metafisiche, iniziatiche, religiose, magiche.
Unicamente attraverso il simbolismo può essere trasmessa la conoscenza dottrinale tradizionale, in quanto il simbolo è idea, e pertanto non individuale, ma infinito, universale.
Esso è oggettività pura, che prescinde da inquinamenti ambientali e settari, esprimendo delle verità comuni a tutti gli uomini, solo che ne sappiano penetrare il recondito significato.
Si pone in una dimensione cosmica, rapportandosi sia al pensiero che alla natura dell’uomo, e rappresenta quindi la vera espressione dell’universalità.
Abbiamo definito la ritualità ed il simbolismo, suo fondamentale elemento caratterizzante; ma prima di delineare la collocazione funzionale dei rituali nella Loggia Massonica, ritengo utile accennare genericamente anche alla classificazione del concetto di rito operato dalla Scuola Sociologica Francese, e da Durkheim in particolare: pur nell’ambito di una più complessa suddivisione, dal punto di vista della funzione e del contenuto i riti si dividerebbero in “positivi” e “negativi”.
I primi sono volti ad esaltare una relazione bilaterale tra sacro e profano, basandosi sul principio della unificazione della vita sociale:. vedansi i così detti riti espiatori; sacrificali, totemici; mimetici (magia simpatica).
Tali riti vengono per altro configurati come una realizzazione sacrilega.
Riti negativi per contro sarebbero quelli che realizzano uno stato di netta separazione tra il sacro ed il profano ad esempio, la discriminazione tra giorni festivi (sacri) da quelli comuni (profani); ovvero i comportamenti ascetici, che separano l’individuo dal resto del mondo.
Tra i riti negativi vengono compresi – sempre dal punto di vista sociologico – anche le iniziazioni in genere , in quanto determinerebbero la separazione di alcuni individui dagli altri.
Più precisamente, i riti di iniziazione vengono qualificati come “riti di passaggio”, in quanto si articolerebbero in tre fasi diverse e successive: fase della separazione dell’individuo dagli altri uomini; fase di “maturazione” di questo passaggio; ed in fine, “l’aggregazione?’ al nuovo stato.
Aderendo a questa classificazione, già possiamo delineare una delle funzioni dei rituali nella Massoneria: il tramite strumentale che consente all’individuo di distinguersi ed elevarsi rispetto agli altri, e successivamente – con la ripetizione dei rituali stessi – di amalgamarsi all’Istituzione, per realizzare quei fini conseguibili solo attraverso la Loggia Massonica.
Ognuno di noi, ad un certo momento della sua vita, ha sentito la necessità di evadere dagli schemi dell’esistenza quotidiana, caratterizzata da un complesso di funzioni e di attività variamente ordinato, il cui significato non viene colto: si mangia, si dorme, si lavora, si sente, si soffre ma per giungere a che? Subentra inevitabilmente un atteggiamento di scetticismo in ordine alla reale portata del significato e della finalizzazione delle nostre azioni quotidiane. A questo punto, insorge l’esigenza di una più profonda realizzazione; della ricerca di un aspetto più elevato del nostro vivere, ed il desiderio di conoscere i veri significati della vita, con l’aspirazione a sviluppare la nostra interiorità. In altri termini, ci si è resi conto che per riconoscere la nostra autentica essenza dobbiamo percorrere la via della ricerca spirituale.
Ed allora abbiamo bussato alla porta del Tempio: quivi c’è stata indicata la via dello spirito, che abbiamo appreso non essere scienza, ma arte, la più elevata e sublime, quell’arte che trasforma in “Re” e “Sacerdote” – rispetto agli altri uomini – chi la pratica ed in essa si perfeziona, e per ciò definita ARTE REALE.
Ma come ogni arte richiede una tecnica per operare ed esprimersi, anche l’ARS REGIA necessita di un suo strumento operativo: i rituali appunto.
Si è detto che ritualità equivale ad azione, ma è azione che si diversifica dall’azione istintiva e da quella economica, in quanto non è destinata a soddisfare immediatamente istinti primario esigenze economiche: tali soddisfacimenti infatti rientrano negli schemi della vita ordinaria, e condanna l’uomo per i costanti rischi di fallimento e di insuccesso, conseguiti inevitabilmente alla precarietà dei mezzi atti a realizzarli, ed ingenerando pertanto stati angosciosi di attesa, di ricerca, di non riuscita, di sconfitta.
La ritualità ci salvaguarda dalla non disponibilità del reale e ci riscatta dalle cariche d’angoscia e d’incertezza che permeano la vita profana.
I rituali (si pensi all’apertura e chiusura dei lavori di Loggia) spezzano gli automatismi psicologici della vita quotidiana, ricostituiscono 1’equilibrio messo in crisi dalle emergenze d’alea ed angoscia, ed attribuiscono nuova fiducia al gruppo ed al simbolo.
Scrive Gorel Porciatti nella “Simbologia Massonica” che nessun rito è senza valore, e che – anche se compiuto macchinalmente – l’atto ritualistico ha la sua efficacia; il Massone ne è occultamente influenzato al punto da non giungere mai a comportarsi in Loggia come a qualsiasi altra riunione.
i rituali – nella Massoneria – sono costituiti da una serie formale di atti e procedimenti di natura simbolica che implica di per sé un codice di comunicazione sociale, in quanto queste espressioni simboliche si incentrano nella costruzione del Tempio di Salomone.
L’io individuale, con tutti i suoi egoismi, si spersonalizza e subentra un sentimento di compartecipazione: ci si sente con gli altri uguali e fratelli.
I rituali costituiscono un mezzo comunicativo primario, poiché rendono operante il simbolo, sprigionandone quindi tutta l’essenza e l’universalità, e facendo vivere in ciascuno di tutti di noi l’essenza dello psicodramma che descrivono.
Ogni passo, “ogni gesto, ogni parola è un richiamo: vengono risvegliate le energie latenti dell’inconscio; risulta favorita la concentrazione simultanea; la mente di ognuno sconfina in uno stato di abbandono della coscienza normale, e da quelle parole, da quelle idee, da quei gesti, anche se ripetuti e non razionalmente compresi, si sprigiona una particolare energia psicologica che determina quella nota circolazione di fluidi che tutti beneficamente avvolge.
Un grande iniziato (Emilio Servadio) ebbe a dire che la semplice presenza, il semplice sentirsi accompagnati e per dir così sorretti dai nostri abituali simboli, ogni volta che ci accingiamo a lavorare insieme, è già tale da creare uno specifico clima d’operosità massonica, ineffabile ed intraducibile.
In sintesi, è la ritualità che determina la saldatura degli spiriti e consente la magia della “Catena d’Unione”.
L’utilità dei rituali può anche non essere avvertita immediatamente, ma non v’è dubbio che si deposita nel nostro subconscio: ed inevitabilmente. prima o poi, ne emergerà 1’efficacia.
È stato scritto che l’esercizio di una prassi cerimoniale, anche per mezzo della semplice abitudine, crea perfino la seconda natura.
L’efficacia dei rituali non si esaurisce nella catena empirica delle cause e degli effetti; essa non si manifesta per vie squisitamente naturali, in quanto non costituiscono la pratica tecnica, ma tendono attraverso la ripetizione ed il simbolo a realizzare la natura più vera dell’uomo, rendendolo consapevole della sua partecipazione all’umanità e della sua discendenza divina; inoltre, soddisfano in lui le esigenze di un occasionale isolamento dalla vita quotidiana, per prendere contatto con ciò che è più essenziale.
I Fratelli in Loggia – attraverso i rituali – sentono profondamente di essere membri di una stessa Comunione, ed avvertono consapevolmente il vincolo che li unisce.
Ognuno si sente riscattato dalla sua insignificanza e casualità. Sempre, con la ripetizione di ‘un gesto, di una frase, di un rito, qualcosa di nuovo si verifica.
Poiché alla Massoneria non si accede per imposizione, nella Loggia la coesione può contare sull’affetto che gli iniziati sentono reciprocamente. Ma tale coesione – che quanto è più intensa tanto più rafforza la Loggia – si forma e si sviluppa con il frequentarsi assiduamente, con il conoscersi, con il lavorare ritualmente insieme e spesso: tutti indistintamente i Fratelli di Loggia sono protagonisti del lavoro muratorio rituale.
Vorrei anche aggiungere che tutti i segni. i toccamenti, le parole ed i riti che la Massoneria conosce per ogni suo grado debbono essere considerati come strumenti magici intesi ad attirare nel corpo e nel gruppo speciali influenze occulte ed a determinare e mantenere il risveglio iniziatico. La Massoneria Islamica usa l’espressione “per rendere vivente il corpo.
Ultima considerazione; se l’Arte si trasmette con l’Iniziazione rituale, è col silenzio che la si conserva.
La divulgazione dei Rituali determina inevitabilmente la loro deformazione; il non iniziato non deve usare gli stessi segni o pronunciare le stesse formule, ne indebolirebbe l’efficacia. 1 rituali vanno difesi dalla Volgarizzazione.
La disposizione della loggia o Tempio Massonico, varia secondo i Riti e i Gradi ma esistono regole assolutamente obbligatorie da osservare: la Loggia, di forma rettangolare. rappresenta il cammino che conduce dall’Occidente all’Oriente, cioè “verso la Luce”: il Trono del Venerabile all’Oriente, il suo !aro destro indica il Mezzogiorno. il lato sinistro il Settentrione.
II soffitto (lei tempio, in forma di volta. rappresenta il cielo stellato.
Infatti il Tempio simbolizza il Cosmo: ecco perchè è proibito ai :Massoni di darne le dimensioni (debbono rispondere: “la sua lunghezza va dall’Occidente all’Oriente, la sua larghezza dal Settentrione al Meridione, la sua altezza dal Nadir allo Zenit.
Il nome stesso di Loggia, deriva etimologicamente dalla radice d’origine Indo-ariana, Ionke, iodke, in altre parole luogo del Cosmo, un luogo preciso, spazio ben indicato e precisato, in un punto dell’Universo.
La Loggia di Apprendista Libero Muratore è composta di tre “appartamenti”: la Sala dei Passi Perduti. il Gabinetto di Riflessione, il Tempio.
La Sala dei Passi Perduti non ha lana particolare decorazione, su di essa da la porta del Tempio. e ad una sua parete è esposta la Bolla di Fondazione della Loggia emessa Grande Oriente.
I1 Gabinetto di Riflessione è una piccola stanza tappezzata di nero con emblemi di morre: i simboli e gli arredi in esso contenuti sono illustrati nella piantina allegata in figura assieme al quadro che lo rappresenta.
Il Tempio, è decorato in azzurro. è di forma rettangolare con un’unica porta di ingresso che viene considerata orientata ad Occidente.
Ai lati della porta, al centro della parete d’Occidente del Tempio sono due colonne: a destra una colonna corinzia con incisa nel fusto la lettera “J” che sostiene sul capitello tre melagrane dischiuse: a sinistra una colonna dorica con incisa sul fusto la lettera “B” che sostiene sul capitello un globo terraqueo. Sulla stessa parete all’estrema destra la statua di Venere: all’estrema sinistra la statua d’Ercole.
Per il 2′ Sorvegliante tra la Colonna “J” e la statua di Venere, è un seggio posto su di un gradino con un altare di forma triangolare sul quale sono posti: un Maglietto. un lume a una luce. una colonnina mobile di ordine corinzio, il collare della dignità con la perpendicolare per gioiello, il rituale dei lavori e una spada vicino al seggio posta in una basetta di supporto.
Per il 1′ Sorvegliante tra !a Colonna “B” e la statua di Ercole, è un seggio posto su due gradini con un altare di forma triangolare sul quale sono posti: un maglietto, un lume a due luci, una colonnina mobile di ordine ionico, il collare della dignità con la livella per gioiello, il rituale dei lavori, una spada vicino al seggio posta in una basetta di supporto.
Gli scanni dei Fratelli sono posti, in senso longitudinale, in doppia fila. lungo le pareti del Settentrione e del Meridione.
Gli .apprendisti prendono costo nella prima fila della Colonna del Settentrione.
I Compagni prendono posto nella prima fila della Colonna dei Meridione.
I Maestri prendono poso nella seconda fila; leggii scanni de! Meridione e del Settentrione.
Posti particolari sono assegnati ad altri Fratelli, secondo i vari incarichi in Loggia. per come indicato nella pianta del Tempio.
Lungo dette pareti sono disposte simmetricamente 12 colonne (sei a Settentrione e sei a :Meridione). che sostengono simbolicamente la volta del cielo, rappresentato nel soffitto dipinto di azzurro e cosparso di stelle secondo uno schema zodiacale.
Intorno alle pareti del Tempio corre un cordone di color rosso, appoggiato alle 12 colonne, formante sette nodi d’amore (il meridiano dei quali è al centro nella parete d’Oriente) le cui estremità terminano con fiocchi legati: alle colonne “J” e “B”.
Una parte dell’esedra appare incompleta.
La parte più importante del Tempio è l’Oriente dove siede il Maestro Venerabile.
Vi é una prima rampa di tre gradini che da accesso ad un podio dove sono i posti dell’Oratore, del Segretario e quello dei visitatori più illustri.
Collocato su altri quattro gradini, al centro, è il trono del Venerabile e davanti ad esso un’Ara Triangolare coperta da un tappeto azzurro sulla quale sono collocati: un Maglietto, un lume a tre luci. una colonnina ionica mobile, una squadra, la Spada Fiammeggiante, il Libro delle Costituzioni, quello dei Regolamenti di Loggia insieme ai Rituali ed infine per gli usi previsti dal cerimoniale, il Collare della Dignità con !a Squadra per .gioiello.
il Trono del Venerabile è coperto da un baldacchino di velluto rosso con frange in nero sul battente dei quale é ricamato in oro e a grandi lettere il simbolo iniziatico:
A:. G:. D:. G:. A:. D:. U:.
Sotto questo baldacchino più in alto del Trono del Venerabile è un Triangolo luminoso con la scritta in ebraico del Santissimo Nome del G:. A:. D:. U:. (in alternativa se il Triangolo. invece dei Santo Nome porta un Occhio destro. si aggiunge più sopra la Stella Fiammeggiante con la lettera “G” in mezzo).
Completano la parete d’Oriente i seguenti arredi. simmetricamente al Trono del Venerabile:
– a settentrione. !a Bandiera nazionale, un trasparente luminoso con il Sole. la statua di Minerva;
– al meridione. un trasparente luminoso con la Luna crescente (in posizione diversa da quella astronomica), il Labaro di Loggia.
Ai lati del Trono, sui podio, vi sono due tavoli:
– uno per l’Oratore a Settentrione,
– l’altro per il Segretario a Meridione.
Al centro sul limitare dell’accesso al podio dell’Oriente c’è l’Ara dei Giuramenti. coperta da un tappeto azzurro, su di essa sono: il Libro della Legge Sacra, la Squadra ed il Compasso ritualmente disposto, ed un candelabro a sette luci (Hamenorà).
Sul lato dell’ara rivolto ad Occidente sono poste le parole “Libertà – Uguaglianza – Fratellanza”
in terra, vicino all’Ara. e simmetricamente ai piedi del Trono, sono collocati:
– dal lato degli Apprendisti (Settentrione): una pietra grezza, un filo a piombo o perpendicolare, un mazzuolo, uno scalpello:
– dal lato simmetrico dei Compagni (.Mezzogiorno) sono collocati: una pietra cubica sormontata da una piramide, una livella, un regolo e una leva.
Verso il centro sono collocati: una tavola da tracciare, una squadra e una cazzuola.
I1 pavimento, al di fuori del podio posto all’Oriente è a grosse piastrelle bianche e nere poste a scacchiera.
Al centro dei Tempio tre luci obbligatorie a fiamma viva. collocate ciascuna su un alto candelabro. disposte a Triangolo al centro del Tempio. in mezzo alle quali ritualmente viene posto il ‘Quadro di Loggia’.
Un’altra Luce rituale. posta come !e tre prima menzionate, è il Testimone che viene accesa sul podio al limite del suo ingresso.
Per le sistemazioni descritte ed altre ulteriori di Fratelli ed oggetti rituali tedi l’allegata planimetria del Tempio.