IL PROBLEMA DELLA SCELTA

IL PROBLEMA DELLA SCELTA

Rispettabile Maestro venerabile e fratelli tutti carissimi,

PREMESSA

Platone scrive che, dopo la nostra morte, Dio chiami l’anima del defunto a scegliere il modello in cui dovrà poi reincarnarsi.

L’anima ha, tra i tanti altri di varia natura, un problema di scelta o, per meglio dire, ha un problema di conoscenza. La scelta, le scelte rappresentano forse il più grande problema della nostra esistenza a cui non è assolutamente possibile sottrarsi: siamo infatti costantemente chiamati a compiere delle scelte, dalle più banali alle più importanti.

Effettuare una scelta significa, in definitiva, scartare, escludere una o più possibilità che sono comunque possibili, talora allettanti sapendo che magari stiamo scartando proprio quella possibilità che avrebbe potuto dare alla nostra esistenza un percorso diverso.

Per poter scegliere bene occorrono la presenza di vari fattori, tra cui  almeno e certamente:

1) la conoscenza dei vari aspetti del problema, ovvero essere in possesso di informazioni quanto più esatte e complete possibile;

2) tempo sufficiente per valutare i pro e i contro, le possibili implicazioni e tutte le conseguenze che dalla scelta stessa deriveranno;

3) libertà di scelta, quindi da qualsivoglia condizionamento;

4) capacità sia di analisi che di sintesi.

La possibilità di effettuare scelte rappresenta, in fondo, la maggior LIBERTÀ che un individuo possa avere, ed effettivamente ha.

Poter e saper scegliere rappresenta quindi, sul piano ordinario (materiale), la più completa realizzazione!!

CONSIDERAZIONI

Ogni nostro problema è un problema “nostro” e nessuno ci può aiutare a risolverlo, né ovviamente possono risolverlo altri per nostro conto.

Delegare altri a pensare o ad agire per conto nostro rappresenta la sconfitta totale per l’individuo. Significa insomma non comprendere l’importanza che per l’uomo deve avere la libertà. ?

Se tutte queste premesse sono esatte credo allora che la ragion d’essere della Libera Muratoria sia quella di aiutare il libero muratore a compiere le proprie scelte fornendogli quella conoscenza che, sola, lo può illuminare.

Occorre un metodo che ci consenta di fare ordine in tutte quelle informazioni che abbiamo.

Questo metodo, per noi, ovviamente, ha un nome ben preciso: Massoneria!

Secondo me è solo sulla base di queste considerazioni che possiamo affermare che la massoneria è eterna!

In quanto metodo, non ha una fine nel tempo! Può, deve adattarsi a ogni esigenza, a ogni uomo, a ogni epoca storica.

L’uomo in quanto tale necessita di conoscere sia la contingenza in cui vive che, e soprattutto, se stesso.

Ogni esperienza iniziatica consiste, sempre, nel passare dalla profanità

(disordine, caos) al suo contrario, l’ordine e l’armonia. Ed allora esoterismo significherà un diverso modo di vedere e valutare le cose: è una chiave di interpretazione sia del mondo che ci circonda che di noi stessi.

Ma quale può essere, allora, questo METODO?

Credo che le componenti del metodo siano riconducibili a due: il simbolismo ed il confronto.

Del simbolismo abbiamo già dissertato molto, tanto che mi riesce proprio difficile dire o aggiungere un qualche cosa di interessante.

Voglio solo qui fare un esempio calzante all’idea di metodo: tra i nostri vari simboli troviamo il giorno e la sua suddivisione; questo ci dovrebbe dare, credo, il suggerimento di come utilizzare il nostro tempo. Siamo sicuri di dedicare al corpo ed allo spirito il giusto tempo? Non è che il lavoro ci sottrae tempo che sarebbe più giudizioso utilizzare per la famiglia? E la famiglia ci sottrae forse del tempo che sarebbe meglio usare per noi stessi? E il tempo che teniamo per noi stessi lo sfruttiamo

poi nel modo migliore?

Queste domande che Vi pongo sono, ovviamente, domande che rappresentano per me uno dei maggiori problemi.

Per quanto riguarda il confronto invece qualche cosa in più da dire credo ci sia. Dandoper scontato che ogni libero muratore ha, già al momento del suo ingresso nell’istituzione, un suo bagaglio di conoscenze, occorre continuamente “confrontarlo” con i fratelli di Loggia allo scopo di eliminare tutto ciò che non è vera e reale conoscenza, ma è pre-giudizio o illusione.

Ciò non è facile, perché dover accettare che la “nostra” opinione e più ancora la nostra “convinzione” o la nostra “sicurezza” sia errata è, a dir poco, doloroso e frustrante. Eliminarla, gettarla via con tutte le complicazioni e le implicazione che questo atto comporta, può essere, in certi casi, lacerante; occorre grande forza per arrivare a questo risultato.

Già, perché spesso la nostra opinione, il nostro pregiudizio è la base per una serie di comportamenti che ci sono cari quando non anche comodi …

Ma fare questo ci sarà tanto più facile quanto più saremo convinti di avere intrapreso la strada giusta e tanto quanto saremo fiduciosi:

nel nostro fratello opinante; nella nostra capacità di accettare il cambiamento di “certezze”; nella consapevolezza di ciò che stiamo facendo.

Senza un metodo è impossibile appunto fare ordine, classificare le “cose” per poter comprendere che cosa è veramente importante e che cosa lo è meno.

PRIME CONCLUSIONI

Oggi più che nei tempi trascorsi i problemi quotidiani si presentano difficili da capire e da interpretare investiti come siamo da quantità sempre più massicce di comunicazioni che apparentemente ci “informano”, ma in realtà soppiantano e sostituiscono le informazioni precedenti, facendoci apparire tutto molto fluido e mutevole; inoltre ci sono le “false” informazioni, il cui più tipico esempio è la pubblicità, comunque intesa.

I  problemi umani sono, per definizione, diversi e variabili: voglio dire che non esiste una soluzione che possa esser valida sempre e comunque, e per tutti. Le scelte invece sono, di norma, sempre da rinnovare anche se alcune finiscono per avere un peso determinante per tutta le vita dell’individuo.

L’uomo, o, nel nostro caso, il libero muratore, deve sapere che il conformismo limita la sua libertà, deve sapere che il problema non è “dover scegliere”, ma è “saper scegliere”.

E questo si può ottenere solo con volontà e sacrificio, attenzione e discriminazione, respingendo faciloneria e superficialità.

Ognuno di noi è un mix unico di sentimenti e di raziocinio, di istinto e spiritualità per cui non può esistere una soluzione che sia valida, a fronte dello stesso problema, per tutti. Anche perché lo stesso problema è percepito, valutato e affrontato in modo diverso dai vari individui.

Anche per tutto questo possiamo definirci imprevedibili e indefinibili.

La socialità ci frena in certe possibili reazioni individuali: questo può essere un bene come, talvolta, un male, e comunque altri freni sono determinati dalla cultura, dall’educazione e dalla religione.

E, come dice il nostro carissimo fratello Fabrizio, troppo sovente noi parliamo facendoci (involontari e/o inconsapevoli) portavoce di nostro padre, della nostra maestra, del prete, eccetera.

Scrollarci di dosso tutto non è possibile, e forse neppure auspicabile: dobbiamo solo rendercene e tenerne chiaramente conto!

Essere insomma consapevoli di quello che siamo!

Educazione ricevuta, formazione scolastica e letture effettuate, rapporti

interpersonali e la nostra sensibilità ci fanno interpretare ciò che ci accade.

Costituiscono la nostra cultura, quella cultura che poi diventa la nostra chiave di lettura contribuendo a determinare le nostre future scelte!

Ogni cultura è degna di rispetto ed ha pari dignità. Così è in portante tanto quella del contadino (eminentemente tradizionale), quanto quella del luminare (che si basa in gran parte sul “sapere scientifico”): infatti non può esistere alcun oggettivo e serio criterio di classificazione.

La cultura, insomma, è in relazione all’essere, e ne è parte essenziale non potendo noi neppure immaginare un essere totalmente “incontaminato”.

Si può quindi affermare che ognuno di noi è la somma delle sue                                                                                                                                                                                 informazioni, elaborate dai suoi filtri (convinzioni, ambiente sociale ecc.): quindi è la sua cultura. E  la cultura non è il sapere.

CONCLUSIONE

In termini di cultura la massoneria richiede: una base culturale minima; lo sforzo per trovare la chiave interpretativa “massonica” (della cultura/sapere di cui al punto precedente);

una capacità mentale di penetrazione e confronto delle varie idee-ipotesi che possono emergere nei nostri settimanali incontri (e non solo di quelle occasioni, ovvio!).

Dicevo che la libera muratoria è un metodo, ovvero un modo di procedere dell’attività umana, sia essa pensiero che azione. Esso richiede coerenza ed ha delle norme e dei principi. Ha uno scopo che si intende raggiungere.

È quindi più appropriato affermare che la massoneria è un metodo di ricerca che l’individuo (il libero muratore) consapevolmente adotta per cercare in se stesso la “sua” verità utilizzando coerentemente il proprio pensiero, usufruendo di certe regole e di certi principi.

Sono convinto che questo assunto non limiti alcuna ricerca sia come direzione (interiorità, ma non solo) sia come campo, ma necessita dell’aderenza al nostro metodo.

Occorre quindi impegno per comprendere il messaggio (simbolico normalmente) oltre che tempo (e spazio), ovvero la disponibilità alle riunioni in Tempio (quindi al di fuori dalla profanità), per iniziate quella ricerca che aiuterà a comprenderci sempre più e sempre meglio, ognuno poi con le proprie capacità.

E siccome una via iniziatica non può esser solo guardata esternamente, ma va percorsa attivamente per poter sperare che abbia un minimo di successo, occorre ogni tanto riguardarci dentro e stabilire se si ha la volontà di sacrificarsi in quella operazione.

Tavola scolpita dal fr.’.      A. Bgg         

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