A PROPOSITO DI FANATISMO RELIGIOSO: NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE

A PROPOSITO DI FANATISMO RELIGIOSO: NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE

di STEFANO CAPPELLETTI
Quello che è accaduto e accade tuttora in Afghanistan e in tante parti del mondo, l’evento che noi occidentali definiamo «fanatismo religioso», e che siamo portati a confinare al solo Islam, è però un fenomeno antico.
La nostra vecchia e civile Europa, oggi orgogliosamente ricca ed unita, lo ha ben conosciuto nei secoli passati: riforme, controriforme, guerre di religione, grandi e piccole eresie hanno attraversato ed insanguinato il nostro continente per più di tre secoli.
Fino a quando, con l’umanesimo e l’innalzamento degli standard di vita, alla concezione teocratica della società e dell’esistenza si è sostituita quella laica.
Dovremmo riflettere sul fatto che, probabilmente, le popolazioni di quelle aree che oggi danno facile esca agli integralismi si trovano in condizioni culturali e materiali simili (o addirittura peggiori) a quelle dell’Europa di cinque secoli fa.
Povertà, oppressione, ignoranza, superstizione sono oggi come allora il miglior terreno nel quale far germogliare i semi dell’oscurantismo, della violenza, dell’intolleranza e del fanatismo terrorista. 
Forse, oltre al legittimo e sacrosanto diritto all’autodifesa, l’Occidente, pensando alla propria storia e al proprio passato, avrebbe anche altre responsabilità di fronte al terzo o quarto mondo….
Il seguente brano è tratto da “La vera storia dell’inquisizione” di Rino Cammilleri. Oltre agli aspetti grotteschi e truci contenuti nel testo, credo che vadano colti i numerosi parallelismi con quelle forme di follia che oggi riempiono le pagine dei giornali lasciandoci sbigottiti.  “Il protagonista della nostra storia è tal Johann, figlio di Schulze Bockel da Leida. Nato «figlio del peccato» in Olanda, fa il sarto e girovaga in Inghilterra, Portogallo, Fiandre. A Leida sposa l’anziana vedova di un barcaiolo.
Con i soldi di lei apre una taverna-bordello; lui passa il tempo a scrivere poemi pornografici. Il luogo diventa ritrovo di sbandati ed eretici fuggiti dai cattolici e dai protestanti (il centro ed il nord Europa sono al tempo un ribollente calderone di profezie, millenarismi, agitazioni religiose, rivolte; la sanguinosa Guerra dei Contadini, spietatamente repressi da Lutero è del 1524). 
Bockelson si lascia affascinare dalla torbida figura di Jan Matthys, il «fosco e violento fornaio di Haarlem» che ha sostituito Mechior Hofmann alla guida del movimento anabattista (già ferocemente osteggiato da tutti gli altri protestanti, da Lutero a Zwingli, per la sua tendenza più o meno spinta al sovvertimento sociale; il sessuofobo Lutero ci vede anche un’altra tendenza, quella stessa che ha già stigmatizzato in un altro eresiarca, Thomas Muntzer, il quale a Zwickau usa violare le vergini «per ordine dello spirito»).
Bockelson diventa predicatore itinerante e nel 1533 viene inviato da Matthys a percorrere le provincie ribattezzando. Dovunque scacciato si stabilisce a Munster.
Qui alcuni «profeti», capeggiati dall’eresiarca Rothmann, per le strade insultano e minacciano le signore ingioiellate perché «il tempo è vicino». Molte si fanno «ribattezzare», anche diverse giovani monache.
Il vescovo Franz von Walkdeck strepita dal pulpito; parecchi mariti, saputo in cosa consistano di fatto i riti degli eretici, bastonano le loro mogli, seguaci dei profeti, fin quasi a storpiarle. Ma il sottoproletariato urbano è ormai sedotto dalle prediche contro i ricchi, e il popolaccio scende in strada armato al grido di «penitenza!».
I profeti concertano con il confratello Knipperdolling un totale repulisti di cattolici e protestanti. La notizia trapela e le potenziali vittime, accantonando le reciproche divergenze religiose, pregano il vescovo-conte di intervenire.
Il senato ordina il bando per i cospiratori, ma non riesce a farlo eseguire. Jan Bockelson entra in città e si unisce ai profeti. 
L’isteria causata dalla continua predicazione ereticale è al culmine: specie di notte, «gente esaltata di ambo i sessi corre per le strade annunciando l’imminente crollo del cielo». Molti vedono «Dio troneggiare sulle nubi con un vessillo di vittoria e schiacciare gli empi». Rothmann và al locale monastero e annuncia che la torre dell’edificio crollerà a mezzanotte se le monache non si convertiranno. Non succede nulla, ma quasi tutte le religiose abbandonano il luogo.
Il vescovo in quei giorni è assente. Ciò permette di spargere la voce che sia andato a radunare un esercito immenso per radere al suolo la città e impedire che il «Regno di Dio» vi si instauri. Commenta il Reck-Malleczewen: «è il vecchio gioco con cui in tutti gli stati e città in rivolta i detentori del potere sviano l’attenzione della massa dai loro veri disegni: tale sarà nel 1792 a Parigi, nel 1917 a Mosca». Scoppiano le prime ostilità, scorre il sangue.
Il vescovo avvertito, accetta l’aiuto di una piccola armata di contadini decisi a farla finita una volta per tutte con le profezie e i disordini continui. Questo esercito improvvisato porta al Borgomastro Herman Tilbeck una lettera del vescovo: il prelato vuole solo ripristinare l’ordine, gli antichi privilegi della città verranno rispettati. Ma il Tilbeck, che si è «ribattezzato», nasconde la lettera all’assemblea. Gli eretici, oramai padroni della città, inviano il sarto Kibbenbrock a parlamentare, a dire che c’è un equivoco, che una normale esercitazione militare è stata scambiata per una rivolta: forse il vescovo oserebbe versare sangue fraterno? Gli assedianti si lasciano convincere e se ne vanno. Così la sorte di Munster è segnata.
Scampato il pericolo, molte donne discinte – alcune addirittura nude malgrado il gennaio – corrono nelle piazze urlando, piangendo, gettandosi nel fango e ringraziando il padre. Nota un cronista coevo che nessuno invoca il figlio.
E’ l’eretica supremazia del Antico Testamento, base della teocrazia munsterita. Il tutto, al solito, tra visioni di fuoco dal cielo e uno splendido «re di Sion» che viene sulle nubi sopra un cavallo bianco. Qualcuno comincia a lasciare di soppiatto la città portandosi dietro almeno i viveri.
L’ispirato cappellaio Sundermann grida al tradimento e i «profeti» perquisiscono chi attraversa le porte; il che dice il cronista Kerssenbroch – avviene, quando di mezzo ci sono donne – «mediante un indecoroso palpamento». Il vescovo vede arrivare i molti profughi di Munster. Le notizie sul «regno di Sion» lo inducono a chiedere aiuto alle vicine Colonia, Cleve, Lippe e Assia. In Munster, intanto i «profeti» convincono la cittadinanza a sostituire il vecchio senato composto da «reprobi». La teppaglia, sobillata dai soliti visionari, elegge alcuni esponenti di quella «gentaglia depravata e scellerata» che sempre trova il modo di emergere in tutte le agitazioni popolari. Due nuovi borgomastri: Kibbenbrock e Knipperdolling, «profeti» e guarda caso, sarti anche loro.
Si sparge la voce in Europa e in città cominciano ad arrivare eretici, disertori, vagabondi e figuri con pendenze penali (ma anche signori e nobildonne entusiasti della nuova fede), in numero superiore ai fuggiti. Li si alloggia nelle case abbandonate dagli esuli, nei conventi deserti e saccheggiati. Si devastano le chiese, con i paramenti liturgici vengono addobbate le meretrici, si bruciano gli antichi documenti dei monasteri. Nella bellissima cattedrale gotica «il Santissimo è profanato….le vetrate vengono infrante, l’orologio alla cui artistica costruzione un artigiano ignoto aveva dedicato tutta una vita viene colpito a mazzate. La biblioteca capitolare viene imbrattata con sterco umano….
Brucia anche la collezione di incunaboli e di incisioni…. Le pale d’altare…. Vengono segate e usate per erigere latrine, il battistero romanico si frantuma sotto le mazzate. Le sculture di legno e di pietra cadono sotto i colpi dei martelli e delle scuri, l’organo è accuratamente sfasciato canna per canna».  I profeti Roll e Jakob sono inviati a reclutare truppe e a fare azione di propaganda. Finiscono sul rogo a Maastricht. l’attenzione è adesso tutta su Munster: bisogna fare qualcosa per evitare il contagio, prima che la follia valichi quelle mura.
Arriva Jan Matthis, «inviato come Enoch». Diventa in breve il padrone incontrastato e dà inizio alla «purificazione» cambiando nome alle vie e dividendo la città, «secondo le profezie di Zaccaria», in tre parti.
In un giorno di gelida bufera gli ultimi «reprobi» sono cacciati da Munster tra due ali di fanatici.
Vecchi, malati, donne incinte, bambini, signori spogliati anche degli abiti, devono andarsene tra gli sputi, gli insulti e le percosse. I capi si installano nei palazzi più prestigiosi e profetizzano a scuarciagola per le vie, giorno e notte: a Pasqua ci sarà il giudizio di Dio e solo Munster si scamperà. Si fondono le campane e gli antichi sarcofagi, le statue sacre per fare cannoni, proiettili, archibugi. Le chiese diventano fabbriche di polvere nera, le artistiche lapidi tombarie vanno a rinforzare gli spalti.
L’armata del vescovo è ormai sotto le mura: pensa che prendere Munster sia un gioco da ragazzi, ma fin dal primo assalto lascia molti morti sul terreno. La testa di un tamburino dodicenne, mozzata, viene esposta dagli assediati sulle mura tra grida di scherno. Adesso anche le donne, i vecchi e i bambini devono prendere parte alle esercitazioni militari. Tutti, pena la vita, sono tenuti ai turni di guardia, giorno e notte, sulle mura.
Il metallo prezioso viene confiscato, anche le monete spicciole. Il gioco e gli strumenti musicali, «mezzi di corruzione» sono banditi. Un fabbro protesta a mezza voce contro Matthis. Questi lo fa esporre in una gabbia dove lo sventurato deve stare piegato in due. Il fido Bockelson, per dare un esempio, gli spara un’archibugiata. Poi annuncia con fare ispirato che il fabbro guarirà (morirà dopo otto giorni di agonia). E’ l’inizio del terrore.
Si requisiscono le fibbie e i bottoni, ragazzine invasate denunciano tutti quelli che ne possiedono, ai trasgressori viene pubblicamente mozzata parte della testa. I due olandesi, Matthys e Bockelson, si affiancano un consiglio di dodici «saggi» che decidono, dall’Antico Testamento, il razionamento alimentare. Vietati alcolici e tabacco.
I pasti sono consumati comunitariamente, in silenzio mentre un bambino legge passi scritturali. Tutti i libri eccetto la Bibbia sono bruciati. Knipperdolling, nominato giudice, giuria e boia, gira per la città con i suoi uomini, comminando su due piedi la morte ai colpevoli. L’elenco dei peccati meritevoli la pena capitale è impressionante: la bestemmia, la critica alle autorità, ai genitori, ai padroni, la pesca di frodo, il non portare il costume cittadino, l’occultamento del cibo, l’adulterio, l’inosservanza delle minuziose prescrizioni igieniche veterotestamentarie in materia di rapporti sessuali, eccetera. Ogni editto è condito da citazioni bibliche e quando mancano di «rivelazioni».
Dietro «visione» Matthis decide, come Davide contro Golia, una sortita alla testa di un drappello di fanatici. Vengono tutti massacrati; il profeta è decapitato. Bockelson è acclamato a suo successore da una folla di donne scarmigliate che si denudano il petto e lo chiamano «padre». Ne impalma la vedova, Divara, pur avendo moglie a Leida (ma anche Matthis aveva una moglia a Leida). Per «rivelazione» fa abbattere i campanili perché «tutto ciò che è alto sia umiliato». Il venerdi santo, gli «israeliti» di «Sion» inscenano una parodia blasfema dei riti della «Grande Meretrice» (la chiesa Cattolica). Gli assedianti attaccano, ma vengono respinti. Anzi una fulminea sortita notturna dei munsteriti mette fuori uso la loro artiglieria. La situazione ora è pesante: ringalluzziti dai successi di Munster, gli anabattisti soffiano sul fuoco della protesta sociale in Moravia e altrove.
Ad Augusta uno dei loro profeti si proclama re. A strasburgo gli adpti attendono solo che Melchior Hofmann esca da carcere. Nei Paesi Bassi il movimento assume proporzioni allarmanti. Se il vescovo non riuscirà a farla finita con Munster l’incendio dilagherà. Bockelson è dello stesso avviso e incarica la bellissima Hilla Feicken, accorsa in città con il marito all’inizio del «regno» di uccidere il vescovo. Giunta nel campo nemico viene giustiziata.
Intanto il «re» Bibbia alla mano, introduce la poligamia e invalida tutti i matrimoni, obbligando ogni donna a risposarsi (anche le anziane) pena la vita. Se un matrimonio è sterile «la donna verrà affidata ad un altro marito». Messa incinta la prima, l’uomo può prenderne un’altra e un’altra ancora. Quelle cui il marito sia assente devono risposarsi. La moglie che non ubbidisce al marito è punita con la morte.
C’è che si libera della moglie anziana denunciandola per disubbidienza. Molte abortiscono di nascosto per non vedere arrivare una seconda moglie. Con la semplice formula «il mio spirito brama la tua carne» ogni uomo può prendere chi vuole in moglie, anche le bambine. Un numero imprecisato di donne si suicida. 
I profeti, dal canto loro, allargano i rispettivi harem. Bockelson ha sedici mogli, Rothmann nove, Knipperdolling solo tre. Molte sono nobili dame o monache (del resto anche Lutero aveva sposato una suora). Quando certi profeti vengono sorpresi a letto con più donne contemporaneamente sorgono malumori. Ancora una volta è un fabbro a capeggiare il malcontento, duecento insorti fanno prigionieri i profeti, ma il popolo accorre e capovolge la situazione. Per giorni la città risuona delle urla degli ex rivoltosi torturati. «Sion» opera un giro di vite; ora si decapita per un nonnulla. Nel clima di terrore, i figli denunciano i padri, le mogli i mariti. Nessuno è al sicuro, la delazione è la norma. 
Agosto. Ormai tutti i signori confinanti con il territorio di Munster sono con il vescovo. Alla città viene proposto il perdono se si arrenderà. Bockelson che spera in rinforzi dall’Olanda, scaccia gli ambasciatori. Ma tace la proposta ai cittadini. Gli assedianti, intuitolo, lanciano in città nugoli di frecce con assolte le promesse di grazia (e i profeti mettono a morte chi le raccoglie). Scaduto l’ultimatum Munster è bombardata, però riesce a resistere.
Gli assedianti sono sfiduciati, molti mercenari se ne vanno. Bockelson, sicuro della vittoria finale si fa ungere «re di Sion, erede al trono di Davide» e ordina che nessuno possieda più di tre camicie. Poi requisisce tutti i cavalli per la sua sfarzosissima corte di centotrentacinque persone e si veste interamente d’oro. Le «regine» banchettano a leccornie, mentre la città è alla fame. Bockelson su di uno splendido trono nella piazza principale amministra la giustizia «per bocca di Dio» tra paggi e cavalieri, tutti a cavallo, le mogli in carrozza. Le sentenze sono sempre capitali e riguardano ora una donna che convive con due uomini, ora una che ha osato contraddire il marito.
Il «re» scrive ai sovrani tedeschi trattandoli da pari e invitandoli alla «conversione», fa battere moneta con l’iscrizione «il Verbo si fece carne e abita tra noi», passa il tempo tra feste e ricevimenti.
E’ l’ora dell’eminenza grigia Knipperdolling, che moltiplica i raptus mistici, corre in strada al grido di «penitenza!», cammina a carponi, asperge di saliva gli occhi dei ciechi assicurandoli che vedranno (ma quelli restano ciechi), «santifica» gli astanti con baci sulla bocca. Bockelson mangia la foglia e sta al gioco: a dodici uomini soffia in faccia lo «Spirito», li fa apostoli, li chiama Pietro, Giacomo, Giovanni.. …
Sapendo che Knipperdolling ha un suo partito che lo vorrebbe al posto del «re» straniero lo fa arrestare, lo tiene in ceppi per tre giorni, poi platealmente lo perdona. Intanto fa diffondere la voce che, quando si udrà nei cieli il terzo squillo della tromba di Dio, gli israeliti dovranno uscire dalla città in un nuovo Esodo. Un vecchio orefice zoppo si incarica di suonare la tromba al posto di Dio. Al terzo squillo tutti, anche donne vecchi, malati e bambini, si radunano in armi nel cimitero ma non succede nulla per ore. A mezzanotte arriva in re in pompa magna col suo seguito. Annuncia che il Dio degli eserciti ha rimandato il viaggio e promette la guarigione agli storpi, ai ciechi, ai sordi. 
Knipperdolling chiede al re di decapitarlo perché dopo tre giorni resusciterà. Il re benigno, soprassiede, e rivela quanto Dio gli ha detto: ventisette uomini, scelti da lui e resi invulnerabili da Dio, devono andare per il mondo a diffondere la parola del re. I chiamati vengono fatti sgattaiolare fuori dalle porte. Finiranno tutti ammazzati tranne uno. Il re scorge un prigioniero di guerra, venuto «al pranzo di nozze» senza la «veste nuziale» e lo decapita. Poi, tutti tornano salmodiando a casa. 
Il sopravvissuto, Heinrich Graes, catturato a Ilburg, supplica il vescovo di risparmiarlo, offrendosi come spia. Tornato a Munster, narra che un angelo lo ha liberato dalla prigione e viene acclamato profeta.
Frattanto in germanie e Olanda, la storia dei poveri anabattisti che stanno per soccombere a Munster per la sola colpa di attendere «nuovi cieli e nuova terra» si diffonde tra gli strati più bassi della popolazione. Gli scritti di Rothmann, stampati in migliaia di copie, passano clandestinamente di mano in mano. In essi, con una violenza senza precedenti, si profetizza la fine di ogni autorità e di ogni legge. Gli anabattisti si mobilitano per soccorrere «Sion». Il Duca di Gheldria arresta il profeta Schuhmacher – che dice di essere Cristo – mentre raduna uomini.
Nella regione di Utrecht altri fanatici si vanno raccogliendo. In Frisia da un momento all’altro ci si aspetta una sollevazione. Al vescovo si affiancano anche i preoccupatissimi signori di Luttich, del Palatinato, la Borgogna Imperiale, Magonza e Treviri. Il conte Wirich von Dhaun viene nominato comandante in capo. 
A Munster le visioni di Bockelson (che cerca disperatamente di guadagnare tempo) si moltiplicano: ora è sicuro che i re di Scozia e Francia stiano per «ribattezzarsi». Oramai si macellano i cavalli. Molti disertano e si arrendono agli assedianti. Il re corre ai ripari: ordina la redistribuzione delle donne e, per tenere tutti occupati, ordina la demolizione delle case vuote, mentre Knipperdolling gira per le strade decapitando personalmente i recalcitranti.
Si intensificano i circenses dando fondo ai viveri e indicendo feste. Ma si comincia a pensare che forse non valeva la pena di soffrire tutto ciò per una questione di dettaglio sulla validità del battesimo, che la cosa finirà sul rogo, dopo essere passata attraverso il terrore, la fame, la tirannica corruzione di quell’oligarchia di artigiani stranieri. Tra i perplessi ci sono anche alcune mogli dei profeti. Knipperdolling che si ritrova con il dissenso in casa fa esporre la prima moglie alla gogna e decapita di sua mano la seconda.
Gennaio 1535. Heinrich Graes, che teme ogni giorno di essere scoperto, si offre di andare a cercare rinforzi ad Amsterdam. Bockelson acconsente e proclama pubblicamente che la liberazione avverrà a Pasqua. Graes, tornato dal vescovo, consegna la lista dei «fratelli» che deve contattare. I magistrati delle varie città, avvisati, recidono rapidamente tutte le speranze di «Sion». Gli anabattisti di Frisian a quel punto rompono gli indugi e si mettono in marcia devastando chiese e monasteri, ma vengono sbarrati dal governatore di Tautemburg. Il duca di Gheldria fa lo stesso con un’analoga spedizione di olandesi. Tutti plaudono: alla dieta di Worms, il 4 aprile dell’anno precedente, l’intera Germania, cattolici e protestanti uniti, ha decretato la pena di morte per tutti gli anabattisti e stanziato una forte somma per finirla con Munster. Qui ormai si mangiano i cani, i gatti, i topi. Quando la città cadrà, in certe pentole verranno ritrovati i resti dell’orrore: alcuni genitori hanno messo in salamoia i figli più piccoli per nutrire gli altri. Bockelson cambia ancora i nome delle strade e invita il popolo a teatro nella ex cattedrale, tema «Lazzaro ed Epulone» (ma l’attore che fa Epulone si volge troppe volte in direzione del re, assiso fra le sue mogli: finisce impiccato). Si celebra una messa anabattista con popolani paludati coi sacri paramenti e offerte di carne di topo.
Un cittadino si mette a urlare contro il re: questi lo decapita e lo smembra in dodici parti che offre in pasto agli astanti.
La protesta monta, Bockelson concede il lasciapassare municipale a chi ne farà richiesta. Moltissimi si presentano, ma apprendono di dover lasciare i loro (ormai miserabili) averi, i quali appartengono alla città che li ha nutriti.
Tutti costoro, uomini e donne, vengono fatti uscire da Munster completamente nudi.
Le esecuzioni arrivano al parossismo. Cadono, tra le altre, la testa della moglie di Graes e di una delle mogli del re (Bockelson la decapita di sua mano e ne calpesta pubblicamente il cadavere).
Cinque disertori rivelano agli assedianti i punti deboli della città. Il 22 giugno, un’ultima offerta di grazia, previa consegna dei capi. Il re risponde con insulti. Comincia l’attacco. Gli «israeliti» sapendo di non avere più nulla da perdere, reagiscono con disperazione. Wirich von Dhaun, che oramai a perso la pazienza, lancia tutte le sue forze contro la città. In poco tempo Munster è presa. Rothmann, l’«ideologo» muore nella mischia. L’ex borgomastro Tilbeck si nasconde, ma viene stanato e trafitto. Lo stesso accade al nuovo borgomastro Kibbenbrock. La «regina» Divara è decapitata. Il vescovo Waldeck, avvisato della vittoria, cerca di fermare il massacro ma giunge a cose praticamente fatte. Anzi i mercenari, cui viene impedito di completare il saccheggio, si ribellano: occorre giustiziarne sette. Waldeck fa sfilare davanti a sé i munsteriti superstiti e chiede loro formale abiura; quelli che rifiutano vengono misericordiosamente esiliati: finiranno tutti in Inghilterra ed in America.
Bockelson, Knipperdolling e Krechting, il «re», il «governatore» ed il «luogotenente di Sion» catturati pretendono gli onori regali, ma verranno processati come delinquenti comuni. Seguono mesi di interrogatori, nei quali, secondo il costume inquisitoriale, ai tre vengono inviati dei predicatori per farli rinsavire.
Solo l’ex «re» cede. Pur non rinnegando il suo credo, in cambio della libertà, promette di convincere i suoi correligionari di tutta Europa a cessare con le ribellioni e a far battezzare i bambini. Forse il vescovo accetterebbe, non così i suoi alleati.
Il 22 gennaio 1536 i tre vanno al rogo. Knipperdolling cerca invano il suicidio. Prima che le fiamme li tocchino, con un gesto di pietà – pietà che essi non hanno mai avuto nei confronti delle loro innumerevoli vittime – vengono finiti con una pugnalata al petto. 
I loro corpi restano esposti per alcuni giorni, a monito, entro gabbie esposte alle mura.”
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