Il secondo racconto del Tempio di Salomone
a cura di Giuseppe Vatri
Salomone decise di costruire un tempio al nome del Signore
e una reggia per sé.
Salomone ingaggiò settantamila portatori, ottantamila scalpellini
per lavorare in montagna e tremilaseicento sorveglianti. Salomone mandò a
dire a Chiram, re di Tiro: “Come hai fatto con mio padre Davide, al
quale avevi spedito legno di cedro per la costruzione della sua dimora, fà
anche con me. Ecco ho deciso di costruire un tempio al nome del Signore mio
Dio, per consacrarlo a lui sì che io possa bruciare profumi fragranti davanti
a lui, esporre sempre i pani dell’offerta e presentare olocausti mattina e
sera, nei sabati, nei noviluni e nelle feste del Signore nostro Dio. Per
Israele questo è un obbligo perenne. Il tempio, che io intendo costruire,
deve essere grande, perché il nostro Dio è più grande di tutti gli dèi. Ma
chi avrà la capacità di costruirgli un tempio, quando i cieli e i cieli dei
cieli non bastano per contenerlo? E chi sono io perché gli costruisca un
tempio, anche solo per bruciare incenso alla sua presenza? Ora mandami un
uomo esperto nel lavorare l’oro, l’argento, il bronzo, il ferro, filati di
porpora, di cremisi e di violetto e che sappia eseguire intagli di ogni
genere; egli lavorerà con gli altri artigiani che io ho in Gerusalemme e in
Giuda, preparati da mio padre Davide. Mandami legno di cedro, di abete e di
sandalo dal Libano. Io so, infatti, che i tuoi uomini sono abili nel tagliare
gli alberi del Libano. Ora i miei uomini si uniranno ai tuoi per prepararmi
legno in grande quantità, perché il tempio che intendo costruire deve essere
grande e stupendo. Ecco, a quanti abbatteranno e taglieranno gli alberi io
darò grano per vettovagliamento; ai tuoi uomini darò ventimila kor (1)
di grano, ventimila kor d’orzo, ventimila bat (1)
di vino e ventimila bat d’olio“. Chiram re di Tiro
mandò per iscritto a Salomone questo messaggio: “Per l’amore che il
Signore porta al suo popolo, ti ha costituito re su di esso“. Quindi
Chiram diceva: “Sia benedetto il Signore Dio di Israele, che ha fatto
il cielo e la terra, che ha concesso al re Davide un figlio saggio, pieno di
senno e di intelligenza, il quale costruirà un tempio al Signore e una reggia
per sé. Ora ti mando un uomo esperto, pieno di saggezza, Curam-Abi (1),
figlio di una donna della tribù di Dan e di un padre di Tiro. Egli sa
lavorare l’oro, l’argento, il bronzo, il ferro, le pietre, il legno, i filati
di porpora, di violetto, di bisso e di cremisi; sa eseguire ogni intaglio e
concretare genialmente ogni progetto gli venga sottoposto. Egli lavorerà con
i tuoi artigiani e con gli artigiani del mio signore Davide tuo padre. Ora il
mio Signore mandi ai suoi uomini il grano, l’orzo, l’olio e il vino promessi.
Noi taglieremo nel Libano il legname, quanto te ne occorrerà, e te lo
porteremo per mare su zattere fino a Giaffa e tu lo farai salire a
Gerusalemme“. Salomone censì tutti gli stranieri che erano nel paese
di Israele: un nuovo censimento dopo quello effettuato dal padre Davide. Ne
furono trovati centocinquantatremilaseicento. Ne prese settantamila come
portatori, ottantamila come scalpellini perché lavorassero sulle montagne e
tremilaseicento come sorveglianti perché facessero lavorare quella gente.
Salomone cominciò a costruire il tempio del Signore in
Gerusalemme sul monte Moria dove il Signore era apparso a Davide suo padre,
nel luogo preparato da Davide sull’aia di Ornan il Gebuseo. Incominciò a
costruire nel secondo mese dell’anno quarto del suo regno. Queste sono le
misure delle fondamenta poste da Salomone per edificare il tempio: lunghezza,
in cubiti (4) dell’antica misura, sessanta cubiti; larghezza venti cubiti. Il
vestibolo, che era di fronte al tempio nel senso della larghezza del tempio,
era di venti cubiti; la sua altezza era di centoventi cubiti. Egli ricoprì
l’interno di oro purissimo. Ricoprì con legno di abete il vano maggiore e lo
rivestì d’oro fino; sopra vi scolpì palme e catenelle. Rivestì l’aula con
pietre preziose per ornamento. L’oro era oro di Parvàim. Rivestì d’oro la
navata, cioè le travi, le soglie, le pareti e le porte; sulle pareti scolpì
cherubini. Costruì la cella del Santo dei santi, lunga, nel senso della
larghezza della navata, venti cubiti e larga venti cubiti. La rivestì di oro
fino, impiegandone seicento talenti. Il peso dei chiodi era di cinquanta
sicli d’oro; anche i piani di sopra rivestì d’oro. Nella cella del Santo dei
santi eresse due cherubini, lavoro di scultura e li rivestì d’oro. Le ali dei
cherubini erano lunghe venti cubiti. Un’ala del primo cherubino, lunga cinque
cubiti, toccava la parete della cella; l’altra, lunga cinque cubiti, toccava
l’ala del secondo cherubino. Un’ala del secondo cherubino, di cinque cubiti,
toccava la parete della cella; l’altra, di cinque cubiti, toccava l’ala del
primo cherubino. Queste ali dei cherubini, spiegate, misuravano venti cubiti;
essi stavano in piedi, voltati verso l’interno. Salomone fece la cortina di
stoffa di violetto, di porpora, di cremisi e di bisso; sopra vi fece ricamare
cherubini. Di fronte al tempio eresse due colonne, alte trentacinque cubiti;
il capitello sulla cima di ciascuna era di cinque cubiti. Fece ghirlande e le
pose sulla cima delle colonne. Fece anche cento melagrane e le collocò fra le
ghirlande. Eresse le colonne di fronte alla navata, una a destra e una a
sinistra; quella a destra la chiamò Iachin e quella a sinistra Boaz. Salomone
fece l’altare di bronzo lungo venticinque cubiti, largo venticinque e alto
dieci. Fece la vasca di metallo fuso del diametro di dieci cubiti, rotonda,
alta cinque cubiti; ci voleva una corda di trenta cubiti per cingerla. Sotto
l’orlo, per l’intera circonferenza, la circondavano animali dalle sembianze
di buoi, dieci per cubito, disposti in due file e fusi insieme con la vasca.
Questa poggiava su dodici buoi: tre guardavano verso settentrione, tre verso
occidente, tre verso meridione e tre verso oriente. La vasca vi poggiava
sopra e le loro parti posteriori erano rivolte verso l’interno. Il suo
spessore era di un palmo; il suo orlo era come l’orlo di un calice a forma di
giglio. Conteneva tremila bat. Fece anche dieci recipienti per la
purificazione ponendone cinque a destra e cinque a sinistra; in essi si
lavava quanto si adoperava per l’olocausto. La vasca serviva alle abluzioni
dei sacerdoti. Fece dieci candelabri d’oro, secondo la forma prescritta, e li
pose nella navata: cinque a destra e cinque a sinistra. Fece dieci tavoli e
li collocò nella navata, cinque a destra e cinque a sinistra. Fece il cortile
dei sacerdoti, il gran cortile e le porte di detto cortile, che rivestì di
bronzo. Collocò la vasca dal lato destro, a sud-est.
Curam fece le caldaie, le palette e gli aspersori. Egli
portò a termine il lavoro, eseguito nel tempio per il re Salomone: le due
colonne, i due globi dei capitelli sopra le colonne, i due reticolati per
coprire i globi dei capitelli sopra le colonne, le quattrocento melagrane per
i due reticolati, due file di melagrane per ogni reticolato per coprire i due
globi dei capitelli sopra le colonne, le dieci basi e i dieci recipienti
sulle basi, l’unica vasca e i dodici buoi sotto di essa, le caldaie, le
palette, i forchettoni e tutti gli accessori che Curam-Abi fece di bronzo
splendido per il re Salomone per il tempio. Il re li fece fondere nella valle
del Giordano, nella fonderia, fra Succot e Zereda.
Salomone fece tutti questi oggetti in grande quantità da
non potersi calcolare il peso del bronzo. Salomone fece tutti gli oggetti
destinati al tempio: l’altare d’oro e le tavole, su cui si ponevano i pani
dell’offerta, i candelabri e le lampade d’oro da accendersi, come era
prescritto, di fronte alla cella, i fiori, le lampade e gli spegnitoi d’oro,
di quello più raffinato, i coltelli, gli aspersori, le coppe e i bracieri
d’oro fino. Quanto alle porte del tempio, i battenti interni verso il Santo
dei santi e i battenti della navata del tempio erano d’oro.
Note.
(1) Misura di capacità di secchi corrispondente a circa
300 l.
(2) Misura di capacità di liquidi equivalente a circa
40 l.
(3) E’ il nostro Hiram (Hiram Abif, per chi ancora è
legato a questo testo, solo Hiram per gli altri?).
(4) Misura di lunghezza equivalente a circa 0,5 m.
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