UNA GUERRA DI RELIGIONE
gli aerei dirottati dai kamikaze di Bin Laden aprono un conflitto che sembra fuori del tempo, per chi si è disinteressato del proprio tempo. “Contro il Grande Satana, contro la nuova crociata di Bush” è il grido del principe nero della Jihad. Davvero? Davvero. Forse a molti sfugge la dimensione religiosa che governa la superpotenza americana: fittissimi i rimandi alchemici, templari e massonici che ispirano i centri del potere statunitense. Un’ovvia interpretazione simbolica è stata subito rilevata a proposito dell’attacco suicida alle Twin Towers: erano il simbolo del potere economico e politico Usa. Solo quello? No. Il PentagonoDa sempre gli analisti più avvertiti hanno sottolineato l’importanza allegorica di costruzioni come il Pentagono (perché è a forma di pentagono e non di rombo?), il Palazzo di Vetro (perché si chiama proprio così?), della Casa Bianca (perché è bianca e non rossa?) e anche delle Torri Gemelle (cosa significano due colonne alla porta orientale degli States?). La Casa BiancaE, come sempre, al culmine della tragedia emergono, anche in forma di beffa, le quartine di Nostradamus. È la tesi del grande politologo italiano Giorgio Galli: la dimensione esoterica sembra scomparire nella storia della democrazia e invece si è solo resa più occulta, più difficilmente decifrabile. Resta il fatto che i presidenti Usa, proprio come i grandi re di un tempo, si circondano di astrologi e vari medium, da Reagan a Bush. Con quali armi simboliche si sta combattendo questa nuova guerra santa? Sveliamo quello che sta sotto gli occhi di tutti e pochi sanno vedere: l’America occulta si mostra potente, dalle finestre di ogni telegiornale e di ogni reportage fotografico che si rispetti…
Dalla beffa alla tragedia – Prenderlo per i fondelli è uno sport planetario: a ogni evento, immancabilmente, si dice che Nostradamus l’aveva previsto o che il veggente era un cretino. La verità, secondo noi, non sta nel mezzo: almeno per quanto concerne la profezia sull’attentato delle Torri Gemelle, la quartina di Nostradamus è di una precisione inquietante. Lo dimostra bene l’analisi di un esperto…
LE PROFEZIE DI NOSTRADAMUS
NostradamusLa bufala ha fatto il giro della Rete e, a essere sinceri, c’era davvero da restare impressionati. La bufala è questa: Nostradamus avrebbe vergato di propria mano una celeberrima centuria che prevedeva il crollo delle Twin Towers a New York. La centuria, poi smascherata come falso palese, recitava:
Con la 2° vergine del 3° millennio
scesero due uccelli di fuoco
uccidendo i gemelli di ferro
e del grave danno mela subì
Uno dei massimi esperti di Nostradamus, Luciano Giambalvo, si è messo alla ricerca della quartina incriminata, per concludere che, semplicemente, non esiste. Tuttavia, lo stesso Giambalvo ha scovato un’altra centuria altamente inquietante, che sembra seriamente predire quanto sarebbe accaduto a Manhattan. Ecco la centuria scoperta da Giambalvo:
Nostradamus, VI centuria, XCVII quartina
A 5 e 40 gradi il cielo brucerà
Fuoco si approssimerà alla grande Città Nuova
All’istante una grande fiammata si spargerà e farà sprofondare
Quando si vorrà dei Normanni fare sofferenza.
Secondo l’interpretazione dello stesso studioso, va rilevato che: a 40 gradi di latitudine si trova proprio New York; la Città Nuova è New York per eccellenza; la grande fiammata che si spargerà e farà sprofondare è una perfetta descrizione di quanto accaduto alle Torri Gemelle; i Normanni sono sineddoche di Americani.
C’è poi un’altra centuria sotto osservazione. Trattasi di un’altra quartina autentica di Nostradamus, che suona assai minacciosa a fronte degli attacchi con armi batteriologiche portati in questi giorni agli Stati Uniti. Si parla di una città sul mare con un ponte, e di un attacco condotto con fusti, cioè bidoni, che arriverebbero dal porto. Ecco il testo, comunque:
Nostradamus,libro VIII, quartina XXI
Al porto di ‘Agda’ tre fusti entreranno
Portando l’infezione, non fede e pestilenza
Passando il ponte Mil, mille al primo colpo
Il ponte rompere alla terza resistenza.
C’è tempo per pensarci, e anche per inquietarsi…
POTERE ESOTERICO
Le Twin Towers e il simbolismo delle due colonne del Tempio di Salomone, presenti anche nella sala del Congresso Usa. Il Pentagono e la simbologia guerresca del Dio delle battaglie. La Chiesa segreta della Casa Bianca. I misteri templari del Palazzo di Vetro dell’Onu. La piantina esoterica di Washington. Il significato dell’obelisco. Gli emblemi muratori del dollaro. Insomma: l’America massonica schiera il suo apparato occulto. Che quotidianamente abbiamo sotto gli occhi e non vediamo….
LE TWIN TOWERS
Una porta che guarda a Oriente: questo doveva essere, e fu, il complesso del World Trade Center. Al punto che il suo smaccato simbolismo, di natura tutta laica, ha convogliato gli aerei dirottati contro le due torri gemelle, per colpire anche a livello spettacolare il Grande Satana americano. Ma non di solo laicismo si tratta. La simbologia delle colonne gemelle, e per estensione delle due torri, è antichissima e attualissima al tempo stesso. Fu la prestigiosa studiosa del Warburg Institute, Frances Yates, che nel suo Astrea (in Italia edito da Einaudi) rilevò l’importanza della presenza delle due colonne (o torri) nel segnalare che ci si trovava di fronte all’impero universale. Il sigillo delle due colonne era stato adottato quale simbolo dell’impero planetario da Carlo V, a cui fu sottratto dall’Inghilterra dopo la vittoria sull’Invincible Armada spagnola. Le Torri Gemelle in fiammeDalla regina Elisabetta in poi, le due colonne furono esplicitamente il segnale dell’onnipotenza britannica sul mondo. Poi, il simbolo sembrò interrarsi. Adesso lo si vede spuntare, in forma di bassorilievo, alle spalle del Presidente Usa quando parla al Congresso: torna a rivestire il significato originario di simbolo della superpotenza che domina le terre, i cieli e i mari. Le Twin Towers, costruite secondo la geometria templare che sfrutta il modulo di base della misura aurea (e, come riportato dal Corsera, proprio secondo le misure ideali del piede che rende significativa l’architettura sacra del complesso piramidale di Giza), rivestivano la funzione di esporre a chi arrivava da oriente che si entrava in territorio imperiale. Non è ignoto il ruolo che la Massoneria ebbe, sin dai suoi esordi, nel determinare la simbolica complessiva della nazione nordamericana (tutti i padri della patria americana erano massoni e, in particolare, Benjamin e Washington erano trentatreesimo grado: il massimo livello di carriera muratoria). Jachin e Boaz: le colonne massoniche ispirarono la costruzione delle Twin Towers Ora, le due colonne hanno un preciso significato anche per la Massoneria: in ogni loggia, infatti, le due colonne del Tempio di Salomone orientano lo spazio e le cerimonie della loggia stessa. La tradizione, atavica, trova una sua prima traccia storiografica in Erodoto, che ammette che in Egitto due colonne a forma di torre venivano adorate quali segni della potenza divina. La fonte primaria è però biblica: parlando dell’architetto Hiram, mitico costruttore del Tempio di Salomone, in Re 1 7:21 si dice che “in fronte al Tempio egli pose le colonne: edificò la colonna di destra e la nominò Jachin; edificò la colonna di sinistra e la chiamò Boaz. Il nome massonico delle due colonne coincide con la fonte biblica e con quella erodotea: Jachin per la colonna destra e Boaz per quella sinistra, i due nomi significando “Dio pone / Con forza”. Le Twin Towers, architettura iniziatica e segreta, erano le più alte Jachin e Boaz della storia umana e determinavano lo statuto degli Usa quali nuovo Tempio di Salomone, nuovo Israele, nuovo popolo di Dio.
IL PENTAGONO
Il Pentagono Perché costruire il Pentagono a forma di Pentagono? L’analisi dei simboli si appoggia a un teorema fondamentale, il cui enunciato è che nulla è casuale. Ciò significa non tanto che esiste una volontà da complottista che siede dietro ogni decisione, bensì che i simboli hanno vita propria: facendo parte di un sistema coerente, indipendentemente dalla volontà umana di significare qualcosa di preciso, essi ritornano nella storia sempre con il medesimo senso. Così, per gli storici e antropologi della religione, non c’è da meravigliarsi se il simbolo della croce o dello swastika appaia in tempi e luoghi distanti tra loro: il simbolo è emanazione di un significato unico che appare, sempre con la stessa forma, nel corso della storia umana, la quale è accidentale rispetto alla storia dei simboli. Il Pentagono ha un significato esoterico e templare preciso. Anzitutto perché è la forma geometrica del numero 5: numero legato ad Ares, o Marte, cioè la divinità della guerra. Esso, inoltre, è al centro del pentacolo, che nel corso della storia occidentale ha assunto significati di ordine satanico, ma che è un simbolo esoterico assai significativo e votato alla realizzazione dell’Opera alchemica partendo dal mondo profano. A conferma che gli architetti del Pentagono sapevano bene ciò che stavano costruendo, va rilevato l’orientamento dell’edificio che ospita il cervello militare degli Stati Uniti: esso è allineato con la costellazione del Toro, che astrologicamente presiede ai conflitti militari (è il senso stesso della geografia sacra che, si è scoperto in tempi relativamente recenti, orienta la pianta di Gerusalemme, le cattedrali gotiche, i monoliti di Stonehange e il complesso piramidale di Giza).
LA CASA BIANCA
Una simbologia ingenuamente alchemica; abitanti che in gran parte hanno fatto parte di logge massoniche; un’architettura che si richiama al neoclassico, grondante di significazioni muratorie; un numero civico prestabilito che, secondo le leggi della numerologia, ha significati esoterici ben precisi. Insomma, benvenuti alla Casa Bianca, residenza del Presidente degli Stati Uniti e simbolo vivente dell’affiliazione massonica di un’intera nazione. Da Washington a Lincoln a Truman a Ford a Bush Sr a Clinton, i presidenti Usa non hanno mai nascosto la loro partecipazione alla società frammassona: del che non c’è da scandalizzarsi, poiché non significa nulla se non che, anche in tempi di democrazia liberale, il governo del mondo è di natura prettamente teocratica. È anche per questo motivo che la Jihad islamica viene interpretata dall’interno come assalto alla Cristianità, visto che l’eredità templare ricevuta dai massoni protegge e custodisce la verità esoterica dell’apparizione del Cristo. Le sale interne della Casa Bianca (che è bianca, a detta degli ermeneuti, per elezione dell’Opera alchemica) sono tutte giocate su dominanti cromatiche: c’è la Sala Blu, la Sala Rossa, la Sala Verde, tutte in corrispondenza di precisi passi simbolici dell’ascesi ermetica. I numerologi, poi, sottolineano che il civico della White House, senza alcun motivo, è 1733 in onore del numero 17, fondamentale nell’interpretazione esoterica e cara ai Templari di Rennes-le-Chateau, mentre 33 è il numero dei gradi della Massoneria scozzese, capitanata dal Duca di Kent e vera appartenenza transnazionale degli anglosassoni.
IL PALAZZO DI VETRO DELL’ONU
Il Palazzo di Vetro Perché il Palazzo di Vetro si chiama Palazzo di Vetro? C’è qualche ascendenza alchemica o massonica che ha suggerito di dargli questo nome? Sì. Si comincia dall’esterno: campeggia una statua di San Giorgio che uccide il drago: basta leggersi Il segreto delle cattedrali di Fulcanelli, sommo filosofo alchemico, per scoprire che San Giorgio ha un significato ermetico profondo e codificato. C’è, come è ovvio, una tradizione immensa che denuncia la cosiddetta “cospirazione della Società delle Nazioni e delle Nazioni Unite”: sarebbero organi sovranazionali la cui creazione fu pensata e realizzata da ambienti massonici: ed è ben difficile smentire chi enuncia questa paternità. All’interno dell’edificio si prosegue con alcune impressionanti presenze anticattoliche: un’ossessione fissa per la Massoneria anglosassone, che secolarmente ha ereditato il ruolo di anti-Chiesa Romana (François Mitterrand, massone dichiarato, ebbe a dire: “Noi, la massoneria, siamo a tutti gli effetti ciò che si oppone alla Chiesa”). Infatti, al centro del Palazzo di Vetro c’è una stanza vuota, che non serve a nulla se non a ospitare un dipinto che rappresenta la crocifissione: non del Cristo, però, bensì di una donna (un’altra simbologia prettamente alchemica, che si riallaccia alla tradizione demetrica e che prosegue, nella storia occidentale, con la leggenda della Papessa Giovanna e dell’interpretazione del Cristo-Androgino). Accanto a quella sala, un’altra sala vuota: che però ospita una campana tibetana. Noi stiamo con la tradizione tibetana, ma bisogna specificare che la Massoneria britannica lanciò Il libro tibetano dei morti, il Bardo Todrol, in funzione antievangelica – e con parecchio successo, se è vero che in Europa, nel secolo scorso, si vendettero più copie del Bardo che del Vangelo. Detto questo, ecco perché il Palazzo di Vetro si chiama così: il Palazzo di Vetro è il luogo che custodisce il Graal, meta del viaggio di Parsifal. Va specificato che l’autore di queste righe non è battezzato e non simpatizza per l’apostolato romano.
LA STATUA DELLA LIBERTÀ
L’origine massonica della Statua della Libertà è fuor di dubbio: fu, specificamente, un regalo della massonica Francia alla massonica America, copia dell’icona che campeggia sulla Senna (nella foto, a sinistra quella parigina, a destra quella newyorchese). Secondo la mitologia massonica, le Statue della Libertà simboleggiano la Regina Semiramide e Iside. Il Sole che circonda il capo della Statua è anch’esso un simbolo di origine ermetica: il quale, peraltro, è stato a lungo sotto gli occhi degli italiani, sui vessilli dei massonicissimi Partito Socialista e Partito Social Democratico – insieme al Libro della Legge, che peraltro entrambe le Statue della Libertà reggono in mano. La torcia simboleggia l’illuminazione, la Luce, la Conoscenza: è un segno della Tradizione Primordiale e Unica.
L’OBELISCO A WASHINGTON
L’obelisco di Washington, quello di Parigi e la Tour Eiffel
Uno dei simboli più potenti dell’ascesi alchemica ed ermetica (e, quindi, massonica) è l’obelisco. Il suo significato esoterico è il medesimo di quello che simboleggia la piramide: si tratta della ricongiunzione all’Uno a partire dal quadrato – o da una qualunque figura di superficie – che simboleggia il mondo grossolano a cui apparteniamo fisicamente. In terra massonica, questa simbologia egizia cara agli eredi dei templari ha sempre una vistosa collocazione: l’obelisco di Luxor, costruito 3.200 anni fa, campeggia in Place de la Concorde a Parigi, vicino all’obelisco moderno della Tour Eiffel (Eiffel era massone, per inciso); a Washington, nella città dedicata all’omonimo presidente massone, campeggia un gigantesco obelisco.
Il Campidoglio Capitol Hill, il moderno colle del Campidoglio che riprende la tradizione pagana di Roma, è il luogo su cui sorge il Congresso degli Stati Uniti, un autentico tempio massonico. Dai disegni della gara indetta per la progettazione del Congresso alle ultime finiture, traspare l’intento di ricreare in terra americana i Pantheon: templi pagani dedicati al culto plurimo in celebrazione dell’unità di tutte le tradizioni – un tema gnostico che caratterizza la dottrina massonica. Il Campidoglio venne edificato secondo ritmi architettonici che presuppongono una lettura a partire dalla misura aurea. Esso si inserisce armonicamente all’interno della mappa urbanistica di Washington, che è un autentico capolavoro di geografia sacra. Nell’aula del Congresso, sulla parete a cui guarda l’assemblea, campeggia il sigillo imperiale delle colonne del Tempio di Salomone, Jachin e Boaz.
IL DOLLARO
La banconota da 1 dollaroFiumi d’inchiostro e di bit sono stati scritti sull’esoterismo massonico che occupa in ogni sua parte la banconota da 1 dollaro statunitense (ultima e forse più prestigiosa esegesi, quella dello scrittore Don DeLillo in Underworld). E, in effetti, bisognerebbe spendere parecchie parole per esaurire l’argomento. Ci possiamo limitare a fare notare i simboli massonici più evidenti che occhieggiano (è il caso di dirlo) dalla banconota. L’icona più celebre è la piramide mozza, che termina con l’occhio di Horus o del Grande Architetto: è il simbolo più complesso e riassuntivo dell’intera dottrina muratoria. La leggenda si ricollega alla vendetta di Horus su Set, che aveva ucciso Osiride: nella battaglia tra dèi egizi, Horus perse l’occhio. Si tratta del simbolo ermetico della Conoscenza e del ritorno all’Uno inqualificato. La piramide occhiuta, per ironia della sorte o meno, apparve sulle banconote nel ’33 – il 33 è il numero sacro della Massoneria. Fu il massone Roosvelt a volerlo. In precedenza, era simbolo notissimo anche in Europa, dove ebbe la sua epitome sotto gli Illuminati di Baviera guidati da Weishaupt, che apparve sulla scena mondiale nel 1776: l’anno della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti, data iscritta sotto la piramide. Il gufo nella banconota da 1 dollaro Il detto massonico NOVUS ORDO SECLORUM allude all’apparizione del Nuovo Messia, che stabilisce un Nuovo Ordine nel mondo – è, peraltro, la formula inaugurata sulla scena politica contemporanea da George Bush Sr., massone e iniziato alla società segreta Skull & Bones, che ha raccolto oltreoceano l’eredità degli Illuminati di Weishaupt. Le stelle all’interno del dollaro sono disposte in modo da formare una stella di David: allusione all’America quale nuovo Israele, nuovo popolo di Dio, che ha una lunga tradizione nella vicenda dei cosiddetti “israeliti britannici”. Il gufo, altro simbolo importante di carattere massonico, si affaccia accanto alla cifra dell’1 – che significa, senza mediazioni, l’Uno da cui tutto viene e a cui tutto ritorna (cfr. l’immagine qui a destra).
IL SIGILLO USA
l sigillo USAI padri della patria statunitensi fecero di tutto per arrivare alla dichiarazione d’indipendenza con una federazione composta da 13 stati federati. Il 13 è un numero sacro massonico, composto dal numero della perfezione mondana (12) e dal numero dell’Uno a cui tutto tende. La simbologia diviene esplicita nella lettura del grande Sigillo della nazione americana: 13 sono le stelle che sovrastano il capo dell’aquila (a forma di stella di David); i due motti, di natura massonica, E PLURIBUS UNUM e ANNUIT COEPTIS, contano 13 caratteri ciascuno; l’aquila stringe nelle zampe 13 foglie di ulivo con 13 olive da una parte (a proposito: perché l’Ulivo politico italiano si chiama così?), e 13 frecce dall’altra. Sul retro del Sigillo, c’è la solita piramide monca con l’occhione divino, per un totale di 13 ordini orizzontali di pietre. L’aquila non rientrava nel progetto iniziale del Sigillo: al suo posto campeggiava la Fenice, simbolo alchemico, nella versione del disegnatore e architetto massone William Barton che realizzò il simbolo nel 1782.
LA CORTE SUPREMA
La Corte Suprema
l Tempio dei trentatreesimi gradi della Massoneria di Rito Scozzese è l’edificio che occupa la Corte Suprema, il massimo organo giudiziario della nazione americana, superiore addirittura al Presidente. All’ingresso del tempio massonico della Corte Suprema, vigilano due sfingi: simboli di origine egizia che furono fatti propri dalla tradizione massonica dopo Ashmole, il fondatore della massoneria cosiddetta “teorica”, in contrapposizione alla massoneria “pratica” dei costruttori di cattedrali e templi antichi. Il sole nascente all’ingresso della CorteIl sottotimpano, in corrispondenza dell’ingresso della Corte (nell’immagine a destra), rappresenta il sole nascente che, come specificato precedentemente, è un simbolo esoterico massonico fondamentale, rappresentando la meta dell’ascesi alchemica che conduce alla Luce e, al tempo stesso, una figurazione della deità egizia Horus. Ovviamente, i membri della Corte Suprema sono 13: un numero che, come si è visto a proposito del Sigillo degli Stati Uniti, ha un preciso significato esoterico che i padri della patria americana disseminarono nella simbologia nazionale.
Jefferson’s Memorial di Saint Louis Quella fotografata qui a fianco è la Grande Porta d’Oriente del Jefferson’s Memorial di Saint Louis, nel Sud degli Stati Uniti, con due immagini collaterali di luoghi che ricalcano la struttura massonica di Tempio e loggia. Tutta la sistemazione urbanistica di Saint Louis corrisponde effettivamente alla logica della geografia sacra con cui furono costruite le cattedrali alchemiche e che sfrutta polarità e vibrazioni energetiche di origine cosmica. Simboli massonici nei logo delle corporation Come accade a molte corporation Usa, la simbologia massonica degli esordi della nazione americana ha contagiato anche i brand delle multinazionali. La contaminazione è evidente e conclamata in casi quali la CBS (che ha l’occhio di Horus come marchio), la Apple (la mela dell’Eden morsicata), AOL (anche qui, l’occhio di Horus), Columbia Pictures (la Minerva che ispira la Statua della Libertà e nasconde Iside, la piramide e il sole di Horus). L’arco d’oro del Jefferson’s Memorial Mc Donald’sha invece ispirato il simbolo della diffamatissima catena di fast food globali di Mc Donald’s. La catena, originaria dell’Illinois, è stata tra l’altro più volte accusata dai dietrologi di avere esercitato influenze a livello massonico per imporsi come una delle grandi corporate statunitensi. La gif animata presente sul sito ufficiale Mc Donald’s è ben più che esplicita: si vede addirittura il “libero muratore” che ripulisce l’arco.
WASHINGTON DC
La planimetria di Washington DC, capitale degli Stati Uniti dedicata al presidente massone George Washington, è stata sottoposta a miliardi di interpretazioni simboliche ed esoteriche. La stella di David a WashingtonVa detto che a ideare la mappa urbanistica di Washington DC fu l’architetto francese massone Pierre Charles L’Enfant, che realizzò disegni originali di Jefferson e dello stesso George Washington. Praticamente tutti i simboli basali della dottrina massonica trovano una collocazione precisa e intenzionale nel corpo della città: dal pentagramma alla squadra, dalla stella di David al segno solare, le vie principali di Washington disegnano i sigilli alchemici, mentre i vertici dei simboli sono quasi sempre localizzati in punti chiave quali la Casa Bianca o il Congresso o la Corte Suprema. Gli angoli delle vie confluenti a quelle principali misurano quasi sempre 33°, mentre l’inclinazione della mappa permette di osservare un percorso lineare del sole da est a ovest nel momento preciso dei solstizi, proprio come a Stonehange.
Bush e il Parlamento magico – All’inizio gli hanno dato del matto. Poi le sue tesi sono state accolte con sufficienza e scetticismo snob. Alla fine, però, il teorema del grande politologo Giorgio Galli ha trovato conferme storiche e documentali: la politica si è sempre appoggiata alle potenti correnti dell’irrazionalismo, della magia, dell’occultismo. Intervista a un intellettuale scomodo e controverso.
GALLI: “DEMOCRAZIA ESOTERICA”
Giorgio GalliNel tuo intervento sulla rivista “Pluriverso” (Politica e New Age, marzo 1997) hai parlato del rapporto tra crisi della democrazia rappresentativa e riemergere di antiche culture “irrazionali” o pre-razionali. Ci si chiede se il rapporto tra crisi della democrazia rappresentativa e riemergere di antiche culture potrebbe essere storicamente casuale. Non credo che sia casuale: credo che ci sia una relazione tra i due fenomeni, che la democrazia rappresentativa così come ha funzionato dal Seicento in poi abbia realizzato il massimo delle sue possibilità e, come dice Robert Dahl, o si amplia o tende a restringersi in una “repubblica di custodi”, e questo è un fenomeno. Giorgio Galli: HITLER E IL NAZISMO MAGICO. L’altro fenomeno è il crescere dell’interesse per quelle che vengono definite culture alternative (astrologia, alchimia, ecc.). Ecco, il fatto è che l’esaurirsi della forma storicamente più razionale di gestione politica viene a coincidere con il riemergere di queste culture e naturalmente può essere ritenuto un fatto casuale, io credo invece che ci sia una relazione tra i due fenomeni. […] Nel mio saggio Cromwell e Afrodite. Democrazia e culture alternative (Kaos Edizioni, Milano 1995) esamino le due forme di democrazia che la cultura politica occidentale ha sperimentato, cioè la democrazia assembleare della polis ateniese e la democrazia rappresentativa nata dalla rivoluzione contrattualistica del Seicento e poi sfociata nello stato di diritto. In entrambi questi casi il terreno era di scontro, ma non tra istanze razionali e irrazionali, bensì nel senso che la democrazia, per semplificare, è stata una risposta alla sfida di culture alternative e ribelli a forte presenza femminile. Ho precisato questo per dire che secondo me all’origine la democrazia era un terreno di scontro che non permetteva la coesistenza di queste due istanze, cioè le istanze razionali e quelle definite irrazionali. Credo invece che questa formulazione, cioè il terreno di incontro mediato da regole liberali, possa valere per il futuro, credo che possa essere una delle modalità con le quali la democrazia rappresentativa supera la crisi attuale e la supera anche per riconoscere dignità alle culture alternative che stanno riemergendo. Così intesa, questa è una prospettiva positiva che sostituisce la situazione originaria che era quella di uno scontro assolutamente non mediato, nel quale le istanze razionali della modernizzazione hanno tentato di distruggere e hanno sicuramente emarginato le culture tradizionali. E allora, per il futuro, si potrebbe dire giustamente che la democrazia perderebbe senso e contenuto con il prevalere assoluto dell’una o dell’altra di queste istanze, riducendosi a una lotta tra comitati di affari rivali. Sono d’accordo che potrebbe esserci questo rischio e che il futuro è appunto legato alla possibilità della coesistenza, mediata da regole liberali, tra queste due istanze.
[…] Sarebbe proponibile per esempio, a tuo giudizio, una ricerca filosofica sulla tradizione mantica, sull'”attualità epistemologica” di questa tradizione in rapporto a nozioni e teorie scientifiche d’avanguardia?
[…] Quanto alla proponibilità di una ricerca filosofica sulla tradizione mantica, una volta impostato il progetto bisognerebbe poi vedere quali siano gli argomenti, le indicazioni da tradurre in un lavoro sistematico di recupero della tradizione mantica, perché in realtà questo problema, cioè il problema della prevedibilità dei fenomeni è uno dei problemi di fondo delle scienze sociali, che hanno preso a modello la rivoluzione newtoniana e la sua evoluzione, la fisica del ventesimo secolo. Le scienze sociali hanno accettato questo modello e si sono imbattute nella grande difficoltà di poter fare ciò che fanno le scienze cosiddette naturali, cioè individuare e sperimentare un processo previsivo. Le scienze sociali sono riuscite a fare questo in misura molto più limitata delle scienze naturali. Uno dei problemi che sono emersi nella scienza politica americana dopo il crollo del sistema imperiale sovietico consisteva appunto nel fatto che nonostante gli strumenti previsivi perfezionatissimi a disposizione di quegli istituti di ricerca sociale – che avevano quasi in tempo reale tutto ciò che veniva pubblicato nell’Unione Sovietica – si fosse arrivati a individuare forti elementi di crisi nel sistema prevedendo tuttavia una crisi dal corso relativamente lungo, mentre nell’arco di pochi mesi del 1989 si sono svolti eventi rapidissimi e traumatici che gli studiosi statunitensi, malgrado i loro rapporti con le istituzioni e con la Cia, non erano riusciti a prevedere. E mentre Fukuyama proclamava la fine della storia, nell’ambito della scienza politica il problema era dato dal fatto che pur disponendo di strumenti razionali perfezionatissimi non si fosse riusciti a prevedere il fenomeno più clamoroso della seconda metà del secolo, cioè il crollo del sistema imperiale sovietico. Essendo dunque le scienze politiche in questa situazione problematica in quanto scienze previsive, credo che il recupero della tradizione mantica sia un recupero sul quale tanto più occorre riflettere quanto più c’è questa crisi della scienza politica come scienza della previsione.
Un tema che emerge dal tuo già menzionato intervento su “Pluriverso” – e probabilmente anche dal tuo nuovo libro di prossima pubblicazione presso l’editore Tropea – è quello dell’inaffidabilità della maggior parte dei cosiddetti “operatori dell’occulto” ai quali, almeno una volta all’anno, fa ricorso in Italia circa un quarto della popolazione adulta con diritto di voto. Solo il venti per cento sarebbero, a tuo parere, “operatori culturali corretti”. Quali potrebbero essere i criteri di definizione di questa “correttezza”, e si potrebbe immaginare una forma di riconoscimento pubblico che faccia diminuire il numero dei manipolatori? A quanto pare il ricorso all’occulto si fa strada anche e soprattutto nelle alte sfere sociali. Ma è accettabile che la diffusione di metodologie esoteriche fra i ceti superiori porti all’imposizione dall’alto di procedure “non razionali” nel processo di produzione (come l’uso della grafologia o dei tarocchi per la selezione del personale)?
Negli ultimi anni ho conosciuto molti di questi operatori – quel venti per cento è un mio calcolo ipotetico, deriva dall’esperienza personale, da ricerche di cui ho notizia. Il problema dunque – come ho avuto modo di dibattere con Piero Angela, in particolare sull’astrologia, ma si potrebbe estendere il discorso alle culture alternative in generale – è che in un periodo non di crisi ma di grande affermazione della scienza, le culture cosiddette irrazionali non vengono affatto emarginate. Assistiamo a un fenomeno apparentemente difficile da capire: la scienza si afferma ma il numero di coloro che si affidano a culture irrazionali aumenta. Evidentemente la scienza non è in grado di rispondere a tutte le domande della personalità, e le istanze cosiddette irrazionali delle culture tradizionali rispondono a domande profondamente radicate nell’uomo, domande che non possono essere collocate nell’ambito di superstizioni in via di scomparsa. Non è affatto così, ci sono ricerche come quella di Introvigne che mettono in rilievo come negli ultimi decenni la pratica dell’occulto, che era diffusa soprattutto in ceti a basso livello di reddito e di istruzione, si diffonde invece ora in ceti ad alto livello di reddito e di istruzione. Vediamo quindi che lo sviluppo e la valutazione positiva della scienza coincidono con la crescita del numero di persone che cercano risposte a domande essenziali fuori dall’ambito della scienza ufficiale, e questo è un dato di fatto da prendere in considerazione. Di fronte a questo fenomeno, secondo me, il vecchio atteggiamento da liberale ottocentesco, per così dire (“è tutta superstizione”) non ottiene risultati. Aumenta continuamente l’audience delle trasmissioni di Piero Angela, ma nello stesso tempo aumenta il numero di praticanti delle culture dell’occulto. E non è detto – sarebbe una ricerca interessante – che le stesse persone che apprezzano l’ottimo lavoro di divulgazione scientifica di Piero Angela, capace di rispondere ad alcune domande della cultura e della vita, non siano spesso proprio quelle che si rivolgono poi alla cartomante per rispondere a un altro tipo di domande. Prendere in considerazione questo stato di cose è più importante che stigmatizzare la crescente manipolazione. Dunque, più che misurare quanti operatori dell’occulto siano affidabili e quanti no, si tratta di mettere in luce questo fenomeno senza dire – come fa Piero Angela – che tutti gli operatori delle culture alternative sono manipolatori, perché continuare a dirlo non influisce sul fenomeno che risponde quindi a esigenze profonde. Bisogna piuttosto tener conto delle domande alle quali un numero crescente di persone trova risposta in ambiti dove si può essere facilmente manipolati. Per me quindi – e questo è il senso del mio ultimo lavoro – si tratta di proporre questo approccio e di sviluppare in tal modo una coscienza critica anche in chi crede all’occulto, perché a me pare che più si insiste a parlare di manipolazione, più il numero di queste persone tende ad aumentare creando una divaricazione magari nella stessa persona, che potrebbe rivolgersi alla scienza per certi aspetti e a occultisti da strapazzo per altri, pur avendo un elevato livello culturale. Direi che la linea di fondo del mio lavoro è proprio questa: e infatti un altro capitolo di indagine riguarda per esempio certi personaggi della politica italiana che consultano abitualmente astrologi, cartomanti, veggenti, e che in genere non lo ammettono, creando la stessa divaricazione di cui parlavo prima e che può essere presente a livello di massa. Si vede e si apprezza una trasmissione di Piero Angela e poi ci si prenota da una cartomante. Si tratta invece di cogliere il fenomeno nella sua essenza, perché solo mettendolo correttamente in luce potremo mettere in guardia e aiutare chi si rivolge agli operatori dell’occulto. Questo è tanto più probabile se si valuta con comprensione il comportamento di queste persone, invece di giudicarlo in modo sprezzante come se si trattasse di superstiziosi ignoranti. Più li si accusa, più è facile che accettino, quasi come risposta indignata, la manipolazione. Invece una corretta informazione sul fenomeno potrebbe essere un rimedio a questa situazione. Io non ho in mente criteri di definizione di questa correttezza, però posso dire che avendo conosciuto forse un centinaio di operatori mi sono fatto l’idea che venti sono degni di stima e ottanta no, ma questa è un’esperienza personale. Non credo che il problema si possa risolvere con albi professionali: bisogna piuttosto sensibilizzare un’opinione pubblica che comunque è già al corrente, dato che un quarto degli italiani si rivolge a queste categorie di professionisti. Qualche tempo fa, su “Sette” (l’almanacco settimanale del Corriere della sera) è stata pubblicata una ricerca secondo la quale il 38 per cento degli italiani crede che le previsioni astrologiche abbiano una loro validità: è una percentuale superiore alle mie aspettative. Ma se ci sarà un dibattito aperto e senza pregiudizi su questo problema, si potrà anche parlare di criteri di correttezza. Nel mio nuovo libro si ricorda tra l’altro che Olivetti, considerato forse il più illuminato degli imprenditori italiani, credeva nell’astrologia e per assumere dirigenti a certi livelli di responsabilità chiedeva persino l’ora natale per fare la carta dei cieli. E’ proprio questo che secondo me non è assolutamente lecito senza informare la persona: credo cioè che si possa anche fare una selezione del personale basata su queste metodologie “esoteriche”, purché siano conosciute e accettate dalla persona che dev’essere selezionata. Conosco astrologi che rifiutano per principio di fare ricerche dalle quali può dipendere l’assunzione di una persona al lavoro… e ripeto ancora: non è corretto selezionare il personale in questo modo, a meno che la persona dichiari di non avere niente in contrario. Ci dev’essere consenso e informazione, altrimenti è violazione della privacy.
Giorgio Galli, docente di Storia delle dottrine politiche presso l’Università degli Studi di Milano, è uno dei maggiori politologi italiani. Oltre a classiche indagini di scienza politica, incentrate soprattutto sulla recente storia politica italiana (Storia del partito armato, Storia dei partiti politici europei, I partiti politici italiani, Mezzo secolo di Dc, tutti pubblicati da Rizzoli), Galli ha intrapreso ricerche più complesse e originali sull’intreccio fra vicende e dottrine storico-politiche e una serie di tradizioni e culture che il moderno ha più o meno relegato nel grande contenitore dell’irrazionale o del pre-razionale. Studi dapprima snobbati e che ora costituiscono la branca più interessante della cosiddetta ricerca controstorica. I suoi testi, in merito, sono: Occidente misterioso. Baccanti, gnostici, streghe, i vinti della storia e la loro eredità (Rizzoli 1987, ripubblicato aggiornato nel 1995 da Kaos Edizioni col titolo Cromwell e Afrodite. Democrazia e culture alternative), Hitler e il nazismo magico. Le componenti esoteriche del Reich millenario (Rizzoli 1989), Politica ed esoterismo alle soglie del 2000 (con Rudy Stauder, Rizzoli 1992), Le coincidenze significative. Dalla politologia alla sincronicità (Solfanelli 1992), La politica e i maghi. Da Richelieu a Clinton (Rizzoli 1995). L’intervista che pubblichiamo è reperibile in Informazione filosofica, dic. 1997.
La Destra a stelle e strisce – “Millenarismo, Terra Santa e nuova destra statunitense” è un articolo di Miguel Martinez, esperto di esoterismo islamismo e dietrologia, che con il suo sito Kelebek ha realizzato la fonte informativa più attendibile e precisa sul retroterra religioso che sta sfociando nel confronto bellico Usa-Islam.
LA RELIGIONE AMERICANA
Millenarismo, Terra Santa
e nuova destra statunitense
di Miguel Martinez
Bill Clinton«Un raggio mortale, i cui effetti sono così terrificanti che il governo americano non ne ha ancora ammesso l’utilizzo nelle proprie forze armate, deve […] essere consegnato ad Israele. Questo accordo a sfondo tecnologico è stato firmato dal Presidente Bill Clinton e dall’allora Presidente dei Ministri Shimon Peres. Clinton contava sul sostegno degli elettori ebrei residenti in America al momento della sua rielezione, nel novembre scorso.
Shimon PeresL’arma laser è ritenuta ‘troppo inumana’ da alcuni militari statunitensi e momentaneamente non deve essere ceduta alle forze militari statunitensi […]. Essa può […] essere utilizzata per mettere fuori combattimento truppe di migliaia di persone, accecandole irreversibilmente in pochi secondi. Gli strateghi del Pentagono sostengono che il terrore provocato dal possibile uso di questo raggio mobile silenzioso che nell’uomo ha di regola l’effetto di dissolvere i bulbi oculari, potrebbe scatenare il panico nelle truppe nemiche, costringendole a capitolare».
Questo brano si trova citato su una rivista fondamentalista evangelica, Midnight Call / Chiamata di Mezzanotte nell’edizione italiana: la rivista, su carta patinata e ben illustrata, esce anche in inglese, italiano, tedesco, olandese, francese, portoghese, spagnolo, ungherese, bengali e coreano. L’opera missionaria ha diffuso “centinaia di milioni” di pubblicazioni in tutto il mondo, in particolare nell’Est europeo.
Il Dalai Lama e Bill Clinton: due capi religiosi…La missione trasmette i suoi programmi via radio, con antenne anche in Armenia sul Monte Ararat. Nel mondo ispanofono, essa trasmette ogni mese circa 1900 programmi tramite più di 120 ripetitori “dalla Terra del Fuoco fino agli Stati Uniti e alla Spagna”.
Perché questa rivista si interessa alle più recenti armi in uso all’esercito israeliano? Non è certamente per criticare Israele: come affermava il defunto fondatore della “missione”, l’unica cosa importante è che “l’America aiuti Israele in maniera incondizionata”.
La rivista commenta la notizia dell’arma troppo “inumana” così: «Ci si può immaginare con grande facilità che quest’arma sarà utilizzata alla fine dei giorni, quando Israele sarà minacciato di distruzione da tutte le nazioni».
La conferma proviene da Zaccaria 14,12: «Questo sarà il flagello con cui il Signore colpirà tutti i popoli che avranno mosso guerra a Gerusalemme: la loro carne si consumerà mentre stanno in piedi, i loro occhi si scioglieranno nelle orbite, la loro lingua si consumerà nella loro bocca».
IL CRISTIANO-SIONISMO
Un aspetto poco noto del conflitto israelo-palestinese è il massiccio coinvolgimento del movimento cristiano fondamentalista, statunitense o di derivazione statunitense. Un coinvolgimento che si è intensificato con la crescente politicizzazione della “destra religiosa” a partire dagli anni ’70, ma che risale a molti decenni fa: «[la creazione di Israele] semplicemente non avrebbe avuto luogo senza il sostegno e gli incessanti sforzi dei Cristiano-sionisti durante l’ultimo secolo e questo. È stato questo sodalizio che ha reso possibile lo Stato di Israele e una Gerusalemme unificata.» Benyamin Netanyahu, allora capo dell’opposizione, si rivolse con queste parole a una platea di cristiani a Gerusalemme nel 1995.
L’impegno dei cosiddetti “cristianosionisti”, che raccolgono circa cinquanta milioni di simpatizzanti all’interno dell’unica potenza rimasta attualmente sulla terra, assume molte forme, dalla pressione sistematica sui candidati nelle elezioni affinché si schierino incondizionatamente a favore di Israele, al servizio volontario nell’esercito israeliano in mansioni umili per liberare soldati per il combattimento; dai gemellaggi tra chiese statunitensi e le colonie militanti impiantate da ebrei fondamentalisti e non nei Territori Occupati, a trasmissioni radiotelevisive in cui si invita non solamente alla conversione, ma all’accettazione di Israele nelle “sue frontiere stabilite da Dio”, un concetto piuttosto ampio.
Troviamo così (ma si potrebbero citare molti altri esempi) in un libro cristiano-sionista una menzione favorevole dell’opera del rabbino Israel Ariel, fondatore dell’ “istituto del Tempio” a Gerusalemme (l’Istituto prepara la “ricostruzione” del Tempio e il rinnovo degli antichi sacrifici animali) e autore di un Atlas of the Land of Israelits Boundaries According to the Sources (“Atlante di Israele; le sue frontiere secondo le fonti”): «Un’opera progettata in quattro volumi, che sostiene che le frontiere originarie della terra promessa ad Abramo si estendono da ovest ad est da un punto nei pressi attuale canale di Suez fino al Golfo Persico, e da nord a sud dal nord della Siria lungo il fiume Eufrate fino a una linea di frontiera che va da Eilat sul Mar Rosso fino al confine con la Persia. Entro queste frontiere ricadono oggi i paesi dell’Egitto, della Giordania, della Siria e porzioni dell’Iraq e dell’Arabia Saudita. Secondo Ariel, quando il Tempio sarà ricostruito e tutti coloro che si trovano fuori dalla terra di Israele faranno ritorno, queste terre forniranno lo spazio necessario per l’aumentata popolazione.»
David Koresh, il Nuovo Messia trucidato coi suoi fedeli a WacoMOON, WACO E LA POLITICA
La New Right statunitense ha le sue origini più immediate in una serie di riunioni tra Richard De Vos (fondatore del sistema di vendite piramidali Amway), gli esperti politologi Paul Weyrich e Richard Viguerie e il magnate delle assicurazioni Arthur De Moss con esponenti religiosi come Bill Bright (presidente dell’attivissima Campus Crusade for Christ), Jerry Falwell e il famoso “reverendo” Sun Myung Moon.
Sarebbe ingenuo pensare che il movimento sia nato “a tavolino”: possiamo parlare piuttosto di abili organizzatori che hanno saputo dotare di mezzi di espressione e di azione una grande realtà potenziale.
Ma i motivi anche concreti per cui la New Right coincide largamente con il cristiano-sionismo non devono essere trascurati. Le funzioni politiche dell’alleanza con Israele sono infatti evidenti: si doveva creare un sostegno di massa alla congiunzione tra gli obiettivi dello Stato di Israele e le esigenze dell’apparato militare e produttivo statunitense; su un piano prettamente elettorale, il cristiano-sionismo permetteva di neutralizzare il liberalismo della comunità ebraica; infine, l’appoggio allo “Stato ebraico” permetteva di spendere a destra ciò che in molti paesi è un capitale ritenuto di “sinistra”: quello dello sho’ah.
Allo stesso tempo però il cristianosionismo fa leva su fattori profondi della cultura statunitense, tra cui la storica autoidentificazione come “popolo eletto”: “La ‘natura selvaggia’ sostituiva il deserto nell’identificazione dei Pellegrini con le peripezie degli ebrei verso la ‘terra promessa’[…]. Era l’inizio dell’olocausto degli indiani d’America, che vennero sistematicamente sterminati dai Puritani, i quali si ritenevano il nuovo popolo d’Israele ed erano quindi legittimati a distruggere i nuovi Cananei che attaccavano la nuova terra promessa”.
Ma questa identificazione è stata resa possibile anche dall’assenza di una propria credibile tradizione storica: nella cultura americana, la storia mitica non può che coincidere con quella biblica, come dimostra la diffusione della “sindrome di Gerusalemme” nel mondo evangelico: la sindrome di Gerusalemme è quel peculiare fenomeno delirante che ha colpito diverse migliaia di visitatori alla Città santa negli ultimi decenni, curati in un apposito reparto dell’ospedale cittadino.
Nel 1983 ne fu colpito Vernon Howell, un chitarrista ventiquattrenne del Texas, forse predisposto dalle sue esperienze con l’LSD. Howell era membro di una piccola setta il cui fondatore era tornato a sua volta da un viaggio in Israele nel 1959, dichiarandosi il “segno” che avrebbe inaugurato l’Apocalisse. I membri credevano che al momento decisivo sarebbero stati rapiti da una mano celeste e portati in Israele. Anche Howell ebbe una “esperienza” in Israele che lo avrebbe portato, alcuni anni dopo, a prendere il controllo della setta, dandole come simbolo la bandiera dello Stato di Israele, e a proclamarsi “David Koresh”, il Messia ritornato. Un Messia con il monopolio delle donne del movimento, bambine comprese, e dotato di un arsenale di armi da guerra. Il maldestro tentativo dell’FBI di perquisire la sua fattoria a Waco risultò nella più grande e disastrosa operazione militare sul suolo americano dopo Custer, con oltre 80 morti.
LA TEOLOGIA NUCLEARE
Il dato politico e quello immaginario si razionalizzano poi tramite il dato teologico dell’imminenza della battaglia di Armageddon. Come dice il predicatore Jerry Falwell, »ad Armageddon ci saranno circa quattrocento milioni di uomini che faranno corona all’olocausto finale dell’umanità! Proprio per questo non dobbiamo mai dimenticare com’è bello essere cristiani! Noi abbiamo un futuro meraviglioso davanti a noi».
Il segno teologico che scatenerà gli avvenimenti ultimi sarà il ritorno degli ebrei nella loro terra, secondo un’interpretazione particolare di diversi brani tratti sia dall’Antico che dal Nuovo Testamento.
Non si tratta del millenarismo classico, pauperistico o mistico delle tradizioni europee; bensì di un momento in cui si scatena in maniera spettacolare e anche cinematografica la violenza del Giudizio, istituendo un “Regno congiunto” di cristiani rinati ed ebrei sulla terra; un “Regno” in cui le complesse contraddizioni della vita reale saranno risolte dai regnanti con “verghe di ferro”.
»Messia regnerà dal trono ristabilito di Davide a Gerusalemme. Risorto, Re Davide sarà coreggente assieme a Cristo. Israele occuperà una posizione di gloria e dominio [rulership] sulle nazioni del mondo. I cristiani rinati si riuniranno a Messia e ai dirigenti di Israele nell’amministrare il regno di Dio sulla terra. Siamo in marcia verso Sion!».
Nel brano citato all’inizio di questo articolo, tratto da Chiamata di Mezzanotte, vediamo i diversi elementi all’opera. Il punto di partenza è una lettura politica della cronaca, o meglio di una notizia spettacolare, e non poteva essere diversamente in una società altamente mediatizzata. Probabilmente il lettore cattolico si sarebbe aspettato un’interpretazione in senso pacifista dei pericoli costituiti da nuove armi. Invece gli autori dell’articolo trovano in questo dato un elemento esaltante, come lo trova anche il predicatore neozelandese Ramon Bennett: «Israele probabilmente utilizzerà le proprie risorse nucleari come ultimo ricorso. È risaputo che Israele possiede centinaia di missili con testate atomiche e uno dei più grandi arsenali del mondo. I suoi nemici saranno abbattuti nella piena furia di una delle armi più terribili note all’uomo. Sono passati i tempi in cui l’uomo rispettava la rettitudine, la verità e la giustizia. Oggi essi [sic] rispettano la ricchezza, il potere e la forza militare».
«Le forze che odiano gli ebrei senza rendersene conto stanno preparando lo scenario per le grandi guerre bibliche dei futuro, in cui gli eserciti di molte nazioni saranno presi nel vortice di un inferno nucleare che li consumerà».
Un brano che conclude con l’affermazione: «Look up! Rejoice! Redemption draws near!» (Alza gli occhi! Gioisci! La redenzione si avvicina!).
Le armi laser vengono associate a un brano biblico; in questo caso (Zaccaria 14,12) un brano preso assolutamente fuori contesto, se è vero -come sostiene il biblista Paolo Sacchi – che si riferisce agli scontri tra gli esuli tornati a Gerusalemme da Babilonia e gli ebrei rimasti sul posto. Ma poco importa, perché la conclusione rimane predeterminata e associa da una parte lo spettacolo apocalittico alla drammatizzazione di un obbligo politico a cui è vincolata la salvezza.
Chi invece si mette dall’altra parte, cioè contro Israele, chi ha denunciato, perseguitato e accusato gli Ebrei, ha rifiutato aiuto al popolo di Dio, verrà escluso dal regno di Dio e condotto al castigo eterno.
E’ curioso notare come il cristianosionismo riutilizza in chiave solo apparentemente nuova il tradizionale razzismo della destra americana, che non va letto come fenomeno statico, ma come storica incorporazione di vecchie minoranze a spese di quelle nuove: il nucleo anglosassone ha così assorbito prima le altre immigrazioni protestanti, poi quelle cattoliche, mentre a partire dalla Seconda Guerra Mondiale ha accolto anche quella ebraica, creando però ogni volta nuovi nemici.
Come afferma il predicatore David Allen Lewis, «Se il sionismo è razzismo, allora Dio è razzista perché Egli è l’autore del sionismo».
In un’affascinante sovrapposizione di mitemi politici, biblici e razziali, Ramon Bennett (uno dei pochi cristiani ad aver potuto ottenere la cittadinanza israeliana) associa i biblici nephilim agli arabi: «I nephilim erano infatti i sottoprodotti fisici dell’unione tra carne e spirito. E come una prova che gli spiriti di questi esseri continuano a vivere sulla terra, vorrei dire che io, personalmente, conosco un arabo musulmano che è nato con sei dita su ciascuna mano. Anche suo figlio è nato con sei dita, e così suo padre e i padri di suo padre prima di lui. Ora considerate quanto segue: “Ci fu di nuovo guerra a Gath, dove c’era un uomo di alta statura, che aveva sei dita su ciascuna mano e sei dita su ciascun piede, ventiquattro di numero; ed anche egli era figlio di un gigante (2 Samuele 21,20)”. Sì, il conflitto è spirituale, e gli spiriti che si oppongono sono potenti e malvagi.»
Simili affermazioni non coinvolgono l’intero mondo evangelico. Nella “esperienza” della rinascita in Gesù la teologia razionale assume una posizione del tutto secondaria. All’interno di chiese che pure si riconoscono reciprocamente, troviamo posizioni estremamente diversificate, che vanno dal millenarismo filosionista all’amillenarismo apolitico; (18) ma anche il postmillenarismo, che sostiene la necessità di costruire il Regno in terra attraverso la militanza e quindi dà scarsa importanza ai brani profetici della Bibbia.
E se esiste un continuum che va dagli “apocalittici” di Waco a predicatori amici del Presidente degli Stati Uniti, non si può parlare, almeno nella maggioranza dei casi, di veri e propri fenomeni “settari” nel senso di gruppi totalitari.
Ma come in ogni religione, l’associazione tra obiettivi politici e valori assoluti implica facilmente il rischio del passaggio da una ricerca del divino alla violenza politica, o almeno al sostegno alla violenza politica altrui, in questo caso una violenza delegata alla potenza militare di uno Stato mediorientale. Uno Stato paradossalmente spesso più moderato di quanto vorrebbero i suoi sostenitori. Infatti, Chiamata di Mezzanotte commenta così l’assassinio di Rabin: «Ha fatto e dato moltissimo per il suo Paese, specialmente come soldato [ … ]. Quali grandi vittorie gli furono donate da Dio! Rabin conquistò molte terre che Dio aveva promesso al suo popolo. I nemici tremavano dinanzi all’esercito israeliano comandato da Yitzhak Rabin! Ma cosa fece Rabin [ … ] in questi ultimi anni? Iniziò con lo stipulare un compromesso col nemico [ … ]. Non avviene forse lo stesso con molti Cristiani: iniziano la vita con tutte le vittorie nella fede di Gesù [ …]. Ma improvvisamente questi fratelli e queste sorelle non conseguono più nessuna vittoria. Lo si vede dai loro volti: non riescono più a sorridere, proprio come successe a Rabin in questi ultimi anni [ … ]. Perciò torna ora al Signore [ … ] fintanto che sei ancora in tempo (non aspettare troppo se non vuoi ripetere l’errore di Rabin)».
L’élite economico spirituale – Maurizio Blondet, il massimo dietrologo italiano, sulle pagine de L’Avvenire sintetizza lo scenario del Potere tecnocratico, palco occulto dei Rockfeller: è l’esito nefasto della religione a stelle e strisce, intrisa di massoneria, malthusianesimo e alta finanza…
A muovere i fili del vertice
un gran burattinaio di nome Cfr
di Maurizio Blondet
Henry Kissinger: CFR, Trilateral Commission e Bilderberg Club ne fanno il re del mondo”Sostenere la crescita e ridurre le disparità: una cornice per il nostro futuro mondiale”. Trasuda fiducia e ottimismo il titolo ufficiale del World Economy Forum. Da far appisolare fra sereni sbadigli il migliaio di potenti riuniti che ascoltano, a Davos, i panel e le conferenze dei relatori. Un’oasi di pace. Un po’ strana, nelle ore in cui Alan Greenspan, il capo della banca centrale Usa, allenta d’urgenza il credito (a rischio di far infuriare l’inflazione) per scongiurare all’economia americana un crac, e Condoleeza Rice ha appena formato un gruppo congiunto fra National Security Council e il Consiglio Economico della Casa Bianca per “occuparsi di crisi economico-finanziarie”, evidentemente imminenti.
Non fatevi ingannare. Il tono edulcorato fa parte della “lingua di legno” di quel tipo di consessi iper-capitalisti. L’ha messo in chiaro, a Davos, Jacob Frenkel capo supremo della Merrill Lynch: “Non parleremo di recessione. Parleremo di rallentamento di una crescita insostenibile”.
Poiché “crescita sostenibile”, nel linguaggio della nomenklatura multinazionale, è un eufemismo per crescita-zero, il “rallentamento” di tale crescita è proprio la recessione.
L’adozione di questo fraseggio rosa rivela la dipendenza culturale del Forum di Davos dal Council on Foreign Relations, fabbrica di tutta questa terminologia tranquillante. È stato Zbigniew Brzezinsky, capo del Council negli anni ’70, a inventare questa lingua, dove gli aggettivi limitano i sostantivi: “crescita sostenibile” per dire meno crescita, “democrazia funzionante” per dire meno democrazia (“Per funzionare, la democrazia necessita di una certa apatia dell’opinione pubblica”, sancì Zbig).
David RockefellerIl Council on Foreign Relations (Cfr) fu creato nel 1918 dalla famiglia Rockefeller per contrastare le tendenze isolazioniste degli americani, contrarie (ovvio) agli interessi delle multinazionali Usa. Organizzato come un altissimo ufficio-studi, semi-segreto, e pagato dal contribuente americano in quanto Fondazione Culturale, il Cfr studia strategie “globali” che invariabilmente la Casa Bianca, poi, adotta come direttive di politica internazionale. Nel ’39, fu il Cfr a suggerire l’entrata in guerra degli Stati Uniti. Nel dopoguerra, lanciò il Piano Marshall e la convivenza pacifica con l’Urss (allora il Council era anch’esso pianificatore e statalista, rooseveltiano); oggi preme per la liberalizzazione globale di capitali e merci.
Le direttive, studiate dal Cfr in riunioni riservatissime, vanno poi fatte digerire a più vaste platee di politici, imprese e decisori sparsi nel mondo. A questo servono consessi come quello di Davos, aperti (si fa per dire) a un numero più ampio di potenti minori, e persino ai nuovi “imprenditori” russi.
Non stupisce dunque apprendere che a fondare nel ’71 il World Economy Forum di Davos è Klaus Schwab, poco noto docente di business administration, allievo entusiasta di Jean Jacques Servan-Schreiber. Oggi dimenticato, Servan-Schreiber è stato un futurologo ascoltatissimo. Negli anni ’60 previde che l’Europa avrebbe dovuto alzare un muro verso l’Est, per impedire ai nostri lavoratori di fuggire nel paradiso sovietico, dove trionfava il pieno impiego e lo sviluppo senza ombre. Tuttavia la sua fama non ne soffrì: Servan-Schreiber, oltre che miliardario, era una creatura di Jean Monnet. L’uomo che, per conto dei Rockefeller, dei Lazard e delle altre banche americane, distribuiva a suo arbitrio i fondi del Piano Marshall. L’intoccabile che con quei fondi impose l’Unione Europea come la conosciamo oggi, burocratica, sovrannazionale e tecnocratica.
C’è bisogno di dire che il Forum di Davos, ente privato, agisce con contributi della Commissione Europea (cioè nostri?). Ne fanno parte come membri un migliaio di grandi imprese, ma nel comitato che conta siedono entità come Nestlé, Time Warner, JP Morgan Chase, Sony e PepsiCo. Oggi, il Forum rende note ai suoi soci minori decisioni prese da tempo dal Cfr. L’anno scorso, il Cfr ha elaborato un “Progetto per la vulnerabilità finanziaria”, ossia un progetto (con simulazioni) per capire come gestire, nell’interesse delle banche, un possibile crack della Borsa americana. Questo, a Davos, viene presentato come “Sostenere la crescita”.
Quanto al “ridurre le disparità”, sono mesi che Flora Lewis, autorità del Cfr, scrive che il liberismo globale deve “ridurre le iniquità” e diventare “più inclusivo”, a scanso di rivolte sociali imprevedibili.
I Teschi governano – La società segreta Skull & Bones ha prodotto almeno tre presidenti degli Stati Uniti. Si dichiara erede della tradizione dei Templari e degli Illuminati. È un’affiliazione massonica d’élite. George Bush Sr. è il suo figliol prodigo. Storia e misteri del Nuovo Ordine Mondiale…
LA COSPIRAZIONE SKULL AND BONES
Skull and Bones secondo HollywoodE’ bastata una boiata pazzesca come I Teschi, l’indecente e risibile filmetto di mezza estate, per riportare ai fasti di un tempo la società segreta di cui Hollywood ha inscenato la parodia. I Teschi di celluloide sono affiliati a una sètta iniziatica, che permette loro l’accesso a un giro di conoscenze vertiginoso, mentre una pioggia di grano investe le loro fortunate esistenze. Si sussurra (nei titoli di testa) che tale organizzazione segreta abbia espresso ben tre Presidenti degli Stati Uniti. Fantasie morbose di un cinefilo cazzuto? Tutt’altro. I Teschi esistono davvero e fanno qualcosa di più che esistere: cospirano. La sigla corretta di questa paramassoneria è Skull and Bones: teschio e ossa incrociate, emblema ben noto a chiunque si sia nutrito nell’infanzia di letteratura sui pirati (scoprite più avanti il perché). Sede di origine e di iniziazione: l’università di Yale, dove la Skull and bones opera come affiliazione universitaria. Presidenti degli Stati Uniti espressi: uno di sicuro, George Bush; un altro quasi sicuro, il figlio di George Bush; di altri si vocifera (i nomi? William Howard Taft, Franklyn D. Roosvelt, Henry S. Truman: illazioni senza prove, tuttavia). Skull and BonesResta il fatto che – a parte i Presidenti – zone fondamentali dell’apparato di Stato americano vengono costantemente occupate da Teschi. I loro volti sfuggenti e le loro formule segrete ricorrono in scandali, attentati, cospirazioni più o meno note. Il loro sistema esoterico li riallaccia direttamente alla tradizione templare. Il loro credo è uno strano socialismo elitario e tecnocratico, sotto l’egida della Corona inglese, a cui pare che giurino eterna fedeltà. Benvenuti all’inferno, clarenciani: qui comincia una storia di zolfo, bare, teschi e fondi monetari internazionali…
CHI E COSA SONO
Templari, pirati e tecnocrati – La storia inizia a Yale, quando Yale ancora non si chiamava così. Una vicenda affascinante, un’avventura nel tempo, costellata da segreti, complotti, templari, riti segreti, bare, presidenti Usa che uccidono presidenti Usa, capi della Cia, esponenti della Corona britannica. Cerimonie segrete e luoghi di culto misteriosi, affiliati che si calano in bare: ecco chi sono e cosa fanno i Teschi…
Skull and Bones secondo HollywoodDue statue identiche, perfettamente identiche: misteriosamente identiche. Una sta a Yale e l’altra sta davanti alla porta d’ingresso della Cia. E’ uno dei simboli più evidenti dell’intreccio segreto che lega la setta Skull and Bones all’apparato statale americano. Non a caso uno dei membri più prestigiosi della società dei Teschi, George Bush sr., è stato capo della Cia e, poi, presidente degli Stati Uniti. Per inciso, le statue a Yale e alla Cia ritraggono Nathan Hale, uno dei collaboratori di Washington.
La storia della società segreta Skull and Bones inizia a Yale, la prestigiosa università statunitense. Fu fondata nel 1832, da William Russell e Alphonso Taft, e risulta essere emanazione americana di logge massoniche tedesche, legate al culto degli Illuminati, dei Rosacroce e della tradizione templare. Insieme a tredici non allegrissimi commilitoni, Russell e Taft stabilirono codici e ritualità rispettati fedelmente fino a oggi. Un momento di una cerimonia d’iniziazioneOgni anno, quindici studenti particolarmente meritevoli vengono cooptati nell’associazione dei Teschi, ricevono un’iniziazione in stile massonico (vengono calati in una bara, coperta da un telo nero effigiato con un teschio e due femori incrociati: il noto simbolo dei pirati è mutuato dalla tradizione massonica, di cui la pirateria inglese fu un importante braccio operativo, tanto da avere tra i suoi più significativi condottieri un Gran Maestro massone come Sir Francis Drake). Ecco come viene descritto un rito iniziatico massonico (le testimonianze dirette asseriscono essere identico a quello della Skull and Bones):
Avevo gli occhi bendati, indossavo indumenti abbondanti, di colore bianco, e semplici pantofole al piede (l’espressione usata è «a piede scalzato»), ma avevo il ginocchio sinistro nudo e, sullo stesso lato, il lembo sollevato della tunica mi scopriva il torace. A mia insaputa, mi era stato infilato un cappio intorno al collo e la corda pendeva lungo il corpo. Così vestito, e spogliato di qualsiasi oggetto metallico, ero pronto per essere ammesso nel tempio”.
L’iniziato viene calato in una baraAll’interno del tempio, l’aspirante massone viene calato nella bara ricoperta dalla bandiera piratesca. Dopo di che si dà inizio a un complesso percorso attraverso la loggia:
“Ripresa la cerimonia, la guida mi fece percorrere l’intero perimetro del tempio, arrestandosi tre volte per presentarmi come «umile aspirante immerso nelle tenebre». Benché inaccessibile alla mia vista, il pavimento al centro del tempio aveva un mosaico di piastrelle bianche e nere: sul lato orientato a est era posta la cattedra del maestro venerabile, mentre quelle del primo e del secondo sorvegliante, più basse, si trovavano sui lati orientati rispettivamente a sud e a ovest”.
E’ l’ultimo atto: scambi rituali di formule accolgono il nuovo adepto. La solenne cerimonia di affiliazione avviene all’interno della Tomba, l’inquietante palazzina che fa da sede alla Skull and Bones, e che è efficacemente riprodotta nel film di Rob Cohen.
Conti bancari alle stelle, contatti inimmaginabili ad altissimo livello (politico, finanziario, militare e istituzionale): la Skull and Bones promette (e mantiene) quest’orizzonte di gloria ai suoi adepti. Basti scorrere i cognomi prestigiosi che sono presenti nei segretissimi (ma non poi tanto, evidentemente) albi d’oro dei Teschi: Lord, Whitney, Taft, Jay, Bundy, Harriman, Weyerhaeuser, Pinchot, Rockefeller, Goodyear, Sloane, Stimson, Phelps, Perkins, Pillsbury, Kellogg, Vanderbilt, Bush, Lovett. Per chi non li conosce, basti dire che si tratta della spina dorsale del Potere Americano.
* Da Knight e Lomas, La chiave di Hiram, Mondadori.
LA COSPIRAZIONE
Dal Tempio a George Bush – L’incredibile Sospetto: i Teschi hanno in mano il pianeta. Come? Esprimendo, tra le altre cariche affiliate alla Skull and Bones, il Presidente degli Stati Uniti. La denuncia adombra ulteriori sospetti: i Teschi controllano la Cia? Chi ha deciso la morte di JFK era un Teschio? Chi erano gli Illuminati di Baviera? Le accuse e le trame oscure: i Teschi sono davvero i Padroni del Mondo?
George BushMilano, 1998. All’Istituto di Studi Politici Internazionale c’è un vorticare di guardie del corpo, di oscuri vip in finanziera, di poliziotti in incognito, di gente dei Servizi Segreti. E’ pomeriggio, un tiepido sole allenta la stretta del gelo. All’improvviso, da una macchina blindata nera, scende George Herbert Walker Bush, ex presidente degli Stati Uniti ed ex capo della Cia. E’ il più noto affiliato alla Skull and Bones a livello planetario.
Un’ora più tardi, George Bush (la statura ben più esorbitante dell’immaginabile e un colorito insanamente rubizzo in volto) sta parlando a una ristrettissima platea (tra i vip, Leonardo Mondadori, il circolo di Cuccia al completo, giornalisti economici e politici), alla presenza di altrettanto illustri conferenzieri (ci sono l’ex segretario Onu Perez De Cuellar, c’è l’ex premier svedese Carlsson, in teleconferenza parlano l’ex presidente sovietico Gorbaciov e il segretario Nato Solana). Insomma, pare una riunione di alto protocollo tra vecchie glorie e famose carcasse, quasi tutte in odore di massonerie varie. Tutto scivola tranquillo, mentre questo vecchio gotha della tecnocrazia mondiale si parla addosso: le Ong per contrastare le nazioni, il bipartitismo, i tecnici in politica, eccetera eccetera.
All’improvviso, in platea, si alza un giornalista americano – biondino, magro, compitissimo. Si qualifica: è un certo Spanhaus. Lavora per un’imperscrutabile testata che si chiama Eir, Executive Intelligence Review. Spannhaus non è in grado nemmeno di formulare la domanda, perché George Bush si alza, evidentemente alterato, e inizia a urlare, chiedendo l’intervento della sicurezza, strepitando per la presenza di uno dell’Eir in platea. Lyndon LaroucheQuindi, puntando l’indice verso il pubblico, asserisce: “Lyndon Larouche è un pazzo”. Nella sala dapprima cala lo sconcerto, poi una timorosa e silenziosa reverenza si impadronisce del pubblico. Il giornalista americano viene cacciato dall’onorevole consesso.
Basta farsi un giro in Rete alla ricerca di Lyndon Larouche (nella foto) per comprendere i motivi che hanno spinto George Bush all’indecente comportamento. Larouche e la sua testata Executive Intelligence Review sono i principali accusatori della tecnocrazia americana, che asseriscono essere agli ordini della Corona d’Inghilterra. Secondo Larouche & co. la Skull and Bones è la fabbrica più prestigiosa di cervelli al servizio del Complotto anglosassone. E George Bush è la punta di diamante di questa produzione. E’ stato Larouche a svelare che Bush fu iniziato a dodici anni a una società segreta che fa da anticamera alla Skull and Bones. E’ stato Larouche a pubblicare i nomi più noti dell’affiliazione di Yale. E’ stato Larouche a provare evidenti connessioni tra la Massoneria anglosassone e la Skull and Bones. Il povero Larouche e i suoi collaboratori hanno pagato caro quest’opera di controinformazione. Larouche e i suoi sono stati accusati di tutto: antisemitismo, nazismo, comunismo, aderenze con diversi servizi segreti, complotto, xenofobia, maoismo. Hanno passato in carcere diversi anni ciascuno. Nonostante ciò, Larouche continua a denunciare Bush, Soros e le loro malefatte. Anche facendo rivelazioni importanti sull’esoterismo allo zolfo delle sette a cui apparterrebbero queste anime candide.
Simboli massonici sul dollaroDel resto, la società segreta dei Teschi (che in realtà si fanno chiamare “Ossa”) è in odore di tradizione massonica un po’ da sempre. L’ipotesi che vuole il suo fondatore, William Russell, appartenere all’ordine degli Illuminati tedeschi è abbastanza fondata. Gli Illuminati di Baviera, la setta fondata il primo maggio 1776 e capitanata dal Gran Maestro Adam Weishaupt, è una delle più storiche occorrenze della tradizione templare. Su questa loggia si è favoleggiato di tutto: che fosse a capo di una Cospirazione Totale, che fosse custode delle reliquie del Cristo, che fosse erede diretta del Nuovo Ordine del Tempio fondato dopo il rogo dei Templari ordinato da Filippo di Francia. Chi studia il propagarsi della tradizione massonica in epoca contemporanea, comunque, concorda generalmente sulla continuità esistente tra Illuminati di Baviera e Skull and Bones.
La teoria del complotto non si arresta certo alle formalità esoteriche. Va ben oltre: parte del complotto ordito dai Teschi (erede diretto di quello Templare) sarebbe la te(cn)ocrazia che ha nel Fondo Monetario Internazionale la sua istituzione più potente. Dopotutto, una delle accuse ai Templari non era proprio quella di avere praticato un immondo Culto della Moneta? E perché, in fin dei conti, su ogni dollaro una piramide massonica sormontata da un occhio osserva il mondo?
PRIMA DEI TESCHI: I TEMPLARI
Storia di un enigma che ha ispirato fantasie cospiratorie e cospirazioni fantastiche. Veri depositari del segreto Un cavaliere Templarecristico. Eretici e sodomiti. Premassoni antipapa. Custodi della verità dell’Occidente. Insomma, dei Templari tutto è stato detto e scritto (da Umberto Eco a Luther Blissett, da Mircea Eliade a Jacques Le Goff). Ma chi furono questi cavalieri del Santo Sepolcro: custodi del Graal, fondatori della finanza o lobby di potere? Roghi, magia nera, il Graal, la Sindone e il culto della Moneta: un’incredibile vicenda che percorre la Storia e approda a una strana profezia…
Col Pendolo di Foucault Umberto Eco ne ha fatto un rommanzo avvincente, per quanto poco letterario. Recentemente Marco Buticchi, con Profezia, è tornato a narrarla nuovamente. E’ la storia delle storie, qui in Occidente: il mistero dei Templari attraversa le epoche, incorona re e governanti, e forse tenta di uccidere Papi. Chi sono, come muoiono e come rinascono i Templari? Che rapporti condividono con la Massoneria? Lottano contro il Vaticano? Hanno in mano gli Stati Uniti? La cronologia di questa sconcertante avventura del Tempio nel tempo. E il mistero che li lega alla Sindone..
Cronologia: la storia del Tempio
1008 Datazione dei più antichi scritti della Bibbia ebraica
1118 Fondazione dell’ordine dei Poveri cavalieri del Cristo e del tempio di Salomone
1120 I Templari rinvengono i manoscritti segreti
Jacques de Molay1244 Nascita di Jacques de Molay (a fianco, un suo ritratto)
1292 Elezione di Jacques de Molay alla carica di gran maestro del Tempio
1305 Scomunica di Robert Bruce
1306 Robert Bruce è incoronato re di Scozia
1306 Arresto di tutti gli ebrei residenti in Francia
1307, venerdì 13 ottobre Sterminio dei Templari voluto da Filippo il Bello
1307 Crocifissione di Jacques de Molay; creazione della Sacra Sindone
1308 Arrivo della flotta templare in America
1314, 19 marzo Jacques de Molay è mandato al rogo a Parigi
1314 Trionfo degli scozzesi nella battaglia di Bannockburn grazie all’intervento delle milizie templari
1328 L’Inghilterra riconosce la Scozia come nazione indipendente
1329 13 giugno Riconoscimento pontificio di Roberto I e dei suoi successori come sovrani legittimi di Scozia
1330 Diretto a Gerusalemme per portarvi il cuore imbalsamato di Roberto I, muore William Saint Clair
1357 Prima pubblica esposizione documentata della Sacra Sindone
la cappella di Rosslyn1440-1490 Costruzione della cappella di Rosslyn. Introduzione del grado di apprendista accettato e di maestro del marchio da parte di William Saint Clair, primo gran maestro e fondatore della massoneria
1534 Scisma della chiesa anglicana dalla chiesa romana cattolica apostolica
1583 Giacomo Stuart è incoronato Giacomo VI di Scozia
1598 Costituzione del sistema delle logge massoniche sulla base del primo codice Schaw
1599 Pubblicazione del secondo codice Schaw
1599 Prime minute ufficiali redatte da una loggia massonica
1601 Il primo codice Saint Clair dichiara i Saint Clair gran maestri massoni
1601 All’età di 35 anni Giacomo VI è iniziato alla loggia di Scoon e Perth, n. 3 nell’attuale registro della Gran loggia di Scozia
1603 Ascesa al trono di Inghilterra di Giacomo VI di Scozia (Giacomo I di Inghilterra)
1604 Francesco Bacone introduce il grado di compagno d’arte massonico
1605 «Congiura delle Polveri» preparata dai cattolici contro la monarchia e il parlamento, posta in atto dal nobile cattolico Guy Fawkes
1625 Ascesa di Carlo I al trono di Inghilterra
1628 Il secondo codice Saint Clair conferma il conte di Rosslyn alla carica di gran maestro massone
1633 Ristrutturazione dell’abbazia di Holyrood voluta da Carlo I in vista dell’incoronazione al trono di Scozia; incorporazione di tombe massoniche, compreso il sepolcro del conte di Sutherland, nella parete settentrionale
1642 Inizio della guerra civile inglese
1646 Conclusione della fase chiave della guerra civile a Oxford
1646 Iniziazione di Elias Ashmole in una loggia appositamente convenuta a Warrington
1649 Esecuzione capitale di Carlo I
1649 Proclamazione della repubblica, alla cui testa è posto Oliver Cromwell
1650 Distruzione del castello di Rosslyn; né Cromwell né Monk abbattono la cappella
1652 Primo incontro tra Wilkins, Ashmole e Wren
1660 Restaurazione della monarchia; lo scettro è offerto a Carlo II
1662 Creazione della Royal Society of the Advancement of Science per opera dei massoni
1672 Iscrizione di Isaac Newton alla Royal Society
1677 Carlo II fa inserire il simbolo della corona del Sacro arco reale, originariamente usato dal padre Carlo I nella lotta contro il parlamento, all’entrata della dimora di Holyrood
1714 Prime minute registrate dalla Gran loggia di York
1717 Fondazione della Gran loggia unita d’Inghilterra
1721 Elezione del primo gran maestro di sangue blu, John, duca di Montagu, nella Gran loggia inglese
1725 Creazione della Gran loggia d’Irlanda
1726 Prima menzione in un documento ufficiale di una cerimonia del terzo grado in Scozia
1737 Istituzione della Gran loggia di Scozia; gran maestro è eletto William Saint Clair
1738 Pubblicazione della prima bolla papale contro la massoneria
1747 Primo charter di regolarità emesso dalla Gran loggia di Scozia nei confronti di una loggia militare itinerante
1752 Affiliazione di George Washington nella loggia di Fredericksburg, nella città omonima
1758 Conferimento della bolla di regolarità alla loggia di Fredericksburg da parte della Gran loggia scozzese
1789 George Washington è nominato primo presidente degli Stati Uniti d’America
1790 Il principe del Galles del casato di Hannover è eletto primo gran maestro di Inghilterra
1792 Donazione del Book of Constitutions a George Washington a Boston
1945 Scoperta del nascondiglio dei Vangeli gnostici a Nag Hammâdi
1947 Scoperta dei manoscritti di Qumran
1951 Inizio della campagna di scavi a Qumran
1955 Il Rotolo di rame è svolto e decifrato: contiene un inventario di tesori nascosti
1988 L’esame al Carbonio 14 della Sacra Sindone rivela una cronologia non antecedente il 1269
1991 Primo accesso pubblico all’intera collezione dei rotoli del Mar Morto
La Sindone dei Templari?
La chiave di HiramChristopher Knight e Robert Lomas sono due massoni che si sono messi a fare gliarcheologi della storia templare. Sono autori de La Chiave di Hiram, un libro a tesi in cui sostengono di avere ricostruito la vicenda templare nel corso degli ultimi settecento anni (la cronologia qui sopra riprodotta è mutuata e modificata dal loro testo). Ecco come motivano la loro tesi sulla Sindone, che sarebbe il lenzuolo funerario di Jacques De Molay e non del Cristo:
“La ricostruzione, passo dopo passo, delle circostanze dell’interrogatorio di de Molay è stata possibile grazie a un’importante prova conservatasi nei secoli. De Molay fu trasportato nella dimora di Geoffrey de Charney avvolto ancora nel sudario della tradizione qumranico/massonica che era stato sottratto al tempio di Parigi. Qui il lenzuolo fu lavato, ripiegato e riposto in un cassetto. Esattamente cinquant’anni dopo, e cioè nel 1357, questo pezzo di lino di quattro metri fu ritrovato e messo in mostra a Livey, per ragioni non specificate, forse in occasione del cinquantenario della tortura. Indiscutibile, comunque, è che si trattasse di una reliquia di interesse pubblico. Al termine dell’interrogatorio il corpo ardente di de Molay era stato trasferito in una cella sotterranea fredda e umida, dove gli umori delle ferite (sudore mescolato a sangue acidotico) erano fluiti tutt’intorno, macchiando il lenzuolo nei punti di contatto dove la pressione era maggiore. In seguito al trauma subito, il corpo di Jacques de Molay aveva «dipinto» l’immagine della sua sofferenza sul sudario «massonico».
La SindoneI familiari di de Charney rimossero il panno in cui era avvolto il gran maestro, medicarono le sue ferite e si presero cura di lui per tutti i mesi necessari a riportarlo a uno stato di salute discreto. Il lenzuolo, come si è detto, fu riposto in un cassetto e dimenticato. Il nipote di Geoffrey de Charney, chiamato anch’egli Geoffrey, cadde ucciso dagli inglesi durante la battaglia di Poitiers nel 1356, un anno prima dell’esibizione del sudario, probabilmente recando con sé nella tomba la verità sull’origine del lenzuolo.
Quella visibile sul tessuto era un’immagine incredibilmente nitida: reagendo chimicamente con l’incenso usato all’epoca come agente sbiancante, ricco di carbonato di calcio, l’acido lattico contenuto nel sangue del ferito aveva impresso i tratti fisici di de Molay sul sudario. Il lungo naso, i capelli lasciati crescere fino all’altezza delle spalle con la scriminatura in centro, la folta barba biforcuta e la corporatura di un uomo sano, alto circa un metro e ottanta, tutto insomma combacia perfettamente con la descrizione nota dell’ultimo gran maestro dei Templari.
Le prime persone a vedere il panno lo associarono alla vicenda a loro ben nota di Gesù, credendo appunto di riconoscervi le sembianze di colui che più di 1300 anni prima aveva subito un destino simile. Oggigiorno il lenzuolo, detto la Sacra Sindone, è conservato a Torino. L’immagine che i cristiani hanno imparato ad amare come il volto del proprio Dio riproduce in realtà le fattezze di un uomo torturato e assassinato nel nome di Dio, non già dai romani ma per volontà di un sovrano francese avido di denaro e con la collaborazione della chiesa cattolica. Tanto e a lungo si è indagato sulla provenienza della Sacra Sindone. Ebbene, noi crediamo di poter offrire una soluzione a questo mistero proprio perché non l’abbiamo cercata. Nel corso del nostro studio su Hiram, la prova del sudario rappresentava per noi soltanto un tassello che serviva a completare l’intero affresco, laddove le molteplici teorie emerse in passato hanno sempre in qualche modo negato l’uno o l’altro aspetto dell’insieme. Nel 1988 il Vaticano diede il permesso perché fossero condotte delle analisi scientifiche in tre diversi istituti specializzati nell’esame al Carbonio 14. Il responso unanime fu che la Sindone risale a un’epoca non precedente il 1260 d.C. Se consideriamo che essa fu usata per qualche anno, possiamo benissimo affermare di essere sulla pista giusta.
Per ironia della sorte, i risultati delle analisi al carbonio furono pubblicati il 13 ottobre, lo stesso giorno dell’anno in cui de Molay era stato arrestato e crocifisso! Le possibilità che si trattasse di una coincidenza erano una su 365. Come non chiedersi, allora, se tale circostanza non nasconda in realtà un altro significato?”.
OLTRE I TESCHI: IL BILDERBERG CLUB
Si sa chi sono, ma a fatica: la lista dei loro nomi trapela con difficoltà, visto che tengono riunioni segretissime. Si sa anche cosa fanno: decidono che ne deve essere del pianeta. Sono i Padroni del Mondo, un’élite ristrettissima composta da personalità importanti a livello politico ed economico: sono il Bilderberg Club, la versione internazionale della Skull and Bones. La stampa e le tv non ne parlano, ma da anni Costoro vanno avanti a riunirsi e a decretare le sorti dei cazzi altrui. Tra i Potenti: Kissinger, Rockfeller, Holbrooke, la Regina di Olanda. E anche sospettabilissimi italiani: Gianni Agnelli ed Emma Bonino, quella che voleva diventare “President” – proprio come Bush…
COS’E’
L’arrivo dei BilderbergerL’ultima riunione che qualcuno sia riuscito a documentare si è svolta in Scozia, al Turnberry Hotel di Ayrshire. La data? Il 14 maggio 1998. C’erano 120 personaggi dell’alta finanza. Della lobbistica più esoterica e misteriosa e potente del mondo. Della politica. Della nobiltà. Era al completo, il Bilderberg Club (nella foto, l’arrivo al Turnberry Hotel di alcuni membri dell’élite). Considerato il gruppo che continua la tradizione tecnocratica della famigerata Trilateral Commission (qualcosa di molto vicino al Sistema Internazionale delle Multinazionali denunciato negli anni di piombo), il Bilderberg raccoglie menti che stringono tra di loro oscure relazioni. Una specie di quintessenza del governo mondiale. Un tavolo su cui possono mangiare soltanto i Potenti o, meglio, Coloro che muovono i Potenti come burattini.
Il principe d’Olanda apre i lavori del primo meetingNel suo rapporto Congressional Record, il senatore americano Javits descrive le origini di questa società dei potentati: “Retinger, il fondatore, entrò in contatto col principe d’Olanda Bernhard, per proporgli la costituzione di un comitato che avesse all’ordine del giorno le condizioni dell’alleanza atlantica. Fu trovato l’accordo, altre altissime personalità europee aderirono e si istituì il Gruppo insieme alla controparte statunitense”. Il primo incontro “si tenne al Bilderberg Hotel di Oosterbeek, in Olanda, dal 29 al 31 maggio 1954” (nella foto a fianco, un’immagine dell’incontro). Da allora, il Club dei potenti è noto come Bilderberg Group.
Chi sono i Bilderberger? Si tratta di un think-tank composto da gente che fa parte anche dei vertici del Council on Foreign Relations, della Trilateral Commission e di altre consimili istituzioni filoatlantiche. L’agenda degli appartenenti a questa affiliazione tecnocratica è sempre piena: partecipano agli incontri del G-8, del Fondo Monetario Internazionale, del World Economic Forum, oltre che essere ammessi ai più alti vertici degli Stati che interessano il dominio occidentale sul pianeta.
Cosa si fa alle riunioni del Bilderberg? Si massoneggia. Nel senso che si prendono decisioni che investono milioni di ignari cittadini dell’occidente industrializzato, si strutturano protocolli che – in breve – sono destinati a influenzare la vita di chiunque. Dalla lotta al tabacco all’esaltazione del fumo, dalle privatizzazioni in qualche Stato alle statalizzazioni in qualche altro, dall’imposizione di economie nuove alla demolizione delle vecchie, dal proibizionismo alla legalizzazione delle droghe: tutto e il contrario di tutto, con due costanti che definiscono l’essenza anglosassone e la formulazione esoterica del gradevole “comittee”. Henry Kissinger, uno dei boss del Bilderberg Le costanti sono: un malthusianesimo che si traduce nell’ideologia iperabortista del “birth control”, che tende all’imposizione di un governo planetario amministrato da élite (guarda caso, quasi sempre con pesante puzzo di loggia addosso); e un materialismo che, via via, assume i connotati di violenta polemica anticattolica o antispiritualista in genere. Sono, in pratica, le due grandi direttrici che guidano la politica massonica e, più in particolare, ispirano l’affiliazione segreta della Skull and Bones. La quale, peraltro, costituisce la porta d’entrata al Bilderberg per chi ci arriva dagli Stati Uniti. I quali hanno permesso a gente incredibile di partecipare alle riunioni segrete del Club: da Kissinger a Bush, da Carter a Clinton, da Casey a Brezinsky.
Bilderberg BoninoE chi arriva dall’Italia? Siamo talmente sfigati che potremmo supporre l’inesistenza di un italiano ai tavoli moganati del Potere. Invece, non è così. Siedono tra gli adepti del Bilderberg cinque italiani. Di uno, già si sapeva: è Gianni Agnelli, ed è abbastanza logico che una poltroncina gliel’abbiano riservata. Di un secondo, si poteva sospettare: si tratta di Tomaso Padoa Schioppa. Di Franco Barnabè e del presidente della Fondazione Mattei, Siniscalco, non ce ne frega niente. Ma che al Bilderberg Club abbia l’onore di accedere anche Emma Bonino, beh, questa è una sorpresa. Forse che la politica dei Radicali italiani, negli ultimi trent’anni di attività, si sia ispirata ai principi di questa élite di stampo anglosassone e tecnocratico? C’è abbastanza materiale per rifletterci sopra…
I NOMI
Gianni AgnelliIl Bilderberg Club rinnova spesso i nomi dei suoi 120 componenti. La lista che viene qui fornita, secondo i giornalisti di Parascope/Matrix (ma non sono i soli a fornirla in Rete), è quella ufficiale del meeting scozzese tenutosi nel 1998. Date un’occhiata per controllare chi c’è: garantite sorprese. Tra le conferme italiane: Gianni Agnelli. Tra le sorprese tricolori: Emma Bonino. Davvero, libertaria liberista Emma: complimenti…
Bilderberg Meeting
Turnberry Hotel, Ayrshire, Scotland
May 14-17, 1998
List of Participants
CHAIRMAN:
Carrington, Peter (GB): Former chairman of the Board, Christies International PLC; Former Secretary General, NATO
HONORARY SECRETARY GENERAL:
Halberdstadt, Victor (NL): Professor of Public Economics, Leiden University
PARTICIPANTS:
Agnelli, Giovanni (I): Honorary Chairman, Fiat S.p.A.
Allaire, Paul A (USA): Chairman, Xerox Corporation
Almunia Amann, Joaquin (E): Secretary General, Socialist Party
Balsemao, Francisco Pinto (P): Professor of Communication Science, New University, Lisbon; Chairman, IMPRESA, S.G.P.S.; Former Prime Minister
Barnevik, Percy (S): Chairman, ABB Asea Brown Boveri Ltd
Bayar, Ugur (TR): Chairman, Privitization Administration
Bernabe, Franco (I): Managing Director, ENI S.p.A.
Bertram, Christoph (D): Director, Foundation Science and Policy, Former Diplomatic Correspondent, Die Zeit
Beugel, Ernst H. van der (NL): Emeritus Professor of International Relations, Leiden University; Former Honorary Secretary General of Bilderberg Meetings for Europe and Canada
Black, Conrad (CDN): Chairman, The Telegraph plc
Bonino, Emma (INT): Member of the European Commission
Brittan, Leon (INT): Vice President of the European Commission
Browne, John (GB): Group Chief Executive, British Petroleum Company plc
Bruton, John (IRL): Leader of Fine Gael
Buchanon, Robin (GB): Senior Partner, Bain and Company Inc. UK
Burda, Hubert (D): Chairman, Burda Media
Carvajal Urquijo, Jaime (E): Chairman, Dresdner Kleinwort Benson S.A. (Spain)
Cavalchini, Luigi G (I): Permanent Representative to the European Union
Cem, Ismail (TR): Minister of Foreign Affairs
Chretien, Raymond A.J. (CDN): Ambassador to the U.S.
Chubais, Anatoli B. (RUS): Former First Vice Prime Minister; Chairman RAO EES
Clarke, Kenneth (GB): Member of Parliament
Collomb, Bertrand (F): Chairman and CEO, Lafarge
Courtis, Kenneth S. (INT): First Vice President, Research Department, Deutsche Bank Asia Pacific
Coutinho, Vasco Pereira (P): Chairman, IPC Holding
Crockett, Andrew (INT): General Manager, Bank for International Settlements
David, George A. (GR): Chairman of the Board, Hellenic Bottling Company S.A.
Davignon, Etienne (B): Executive Chairman, Societe Generale de Belgique; Former Vice Chairman of the Commission of the European Communities
Deutch, John M. (USA): Institute Professor, Massachusetts Institute of Technology, Dept. of Chemistry. Former Director General, Central Intelligence Agency; Former Deputy Secretary of Defense
Dion, Stephane (CDN): Queens Privy Council for Canada and Minister of Intergovernmental Affairs
Donilon, Thomas (USA): Partner, O’Melveny & Myers; Former Assistant Secretary of State, and Chief of Staff, U.S. Department of State.
Ellemann-Jensen, Uffe (DK): Chairman, Liberal Party
Engelen-Kefer, Ursula (D): Deputy Chairman of the Board of Management, Deutscher Gewerkschaftsbund, DGB
Feldstein, Martin S. (USA): President and CEO, National Bureau of Economic Research Inc.
Fischer, Stanley (INT): First Deputy Managing Director, International Monetary Fund
Forester, Lynn (USA): President and CEO, FirstMark Holdings Inc.
Gadiesh, Orit (USA): Chairman of the Board, Bain and Company Inc.
Gregorin, Jean-Louis (F): Member of the Board of Directors, Matra Hachette
Gezgin Eris, Meral (TR): President IKV (Economic Development Foundation)
Goossens, John (B): President and CEO, Belgacom
Grierson, Ronald (GB): Former Vice Chairman, GEC
Grossman, Marc (USA): Assistant Secretary, U.S. Department of State
Guetta, Bernard (F): Editor in Chief, Le Nouvel Observateur
Hague, William (GB): Leader of the Opposition
Hannay, David (GB): Prime Ministers Personal Envoy for Turkey; Former Permanent Representative to the United Nations
Hoagland, Jim (USA): Associate Editor, The Washington Post
Hoegh, Westye (N): Chairman of the Board, Leif Hoegh and Co. A.S.A.; Former President, Norwegian Shipowners Association
Hoeven, Cees H. van der (NL): President, Royal Ahold
Hoge, Jr., James F. (USA): Editor, Foreign Affairs
Hogg, Christopher (GB): Chairman, Reuters Group plc
Holbrooke, Richard C. (USA): Former Assistant Secretary for European Affairs; Vice Chairman, CS First Boston
Horta e Costa, Miguel (P): Vice-President, Portugal Telecom
Ishinger, Wolfgang (D): Political Director, Foreign Office
Issing, Otmar (D): Member of the Board, Deutsche Bundesbank
Jenkins, Michael (GB): Vice Chairman, Dresdner Kleinwort Benson
Johnson, James A. (USA): Chairman and CEO, FannieMae
Jordan, Jr., Vernon E. (USA): Senior Partner, Akin, Gump, Strauss, Hauer & Feld, LLP (Attorneys-at-Law)
Kaletsky, Anatole (GB): Associate Editor, The Times
Karamanlis, Kostas A. (GR): Leader of the Opposition
Kirac, Suna (TR): Vice Chairman of the Board, Koc Holding A.S.
Kissinger, Henry A. (USA): Former Secretary of State; Chairman, Kissinger Associates Inc.
Kohnstamm, Max (INT): Senior Consultant, The European Policy Center
Kopper, Hilmar (D): Chairman of the Supervisory Board, Deutsche Bank A.G.
Korteweg, Pieter (NL): President and CEO, Robeco Group
Kovanda, Karel (CZ): Head of Mission to the Czech Republic to NATO and the WEU
Kravis, Henry R. (USA): Founding Partner, Kohlberg Kravis Roberts & Co.
Kravis, Marie-Josee (USA): Senior Fellow, Hudson Institute Inc.
Leschly, Jan (USA): CEO SmithKline Beecham plc.
Levy-Lang, Andre (F): Chairman of the Board of Management, Paribas
Lipponen, Paavo (FIN): Prime Minister
Lykketoft, Mogens (DK): Minister of Finance
MacMillan, Margaret (CDN): Editor, International Journal, Canadian Institute of International Affairs, University of Toronto
Manning, Preston (CDN): Leader of the Reform Party
Masera, Rainer S. (I): Director General, I.M.I.S.p.A.
Matthews, Jessica Tuchman (USA): President, Carnegie Endowment for International Peace
McDonough, William J. (USA): President, Federal Reserve Bank of New York
Nass, Matthias (D): Deputy Editor, Zie Deit
Netherlands, Her Majesty Queen of the (NL)
Olechowski, Andrzej (PL): Chairman, Central Europe Trust, Poland
Ollila, Jorma (FIN): President and CEO, Nokia Corporation
Padoa-Schioppa, Tommaso (I): Chairman, CONSOB
Papandreou, George A. (GR): Alternate Minister for Foreign Affairs
Prendergast, Kieran (INT): Under-Secertary General for Political Affairs, United Nations
Prestowitz, Clyde V. (USA): President, Economic Strategy Institute
Puhringer, Othmar (A): Chairman of Managing Board, VA-Technologie AG
Purves, William (GB): Group Chairman, HSBC Holdings plc.
Pury, David de (CH): Chairman, de Pury Pictet Turrettini and Co. Ltd.
Randa, Gerhard (A): Chairman of the Managing Board, Bank of Austria
Rhodes, William R. (USA): Vice Chairman, CitiBank, N.A.
Robertson, George (GB): Secretary of State for Defence
Rockefeller, David (USA): Chairman, Chase Manhattan Bank International Advisory Committee
Rodriguez Inciarte, Matias (E): Vice-Chairman, Banco de Santander
Roll, Eric (GB): Senior Advisor, SBC Warburg Dillon Read
Rothschild, Evelyn de (GB): Chairman, N M Rothschild and Sons
Schremp, Jurgen E. (D): Chairman of the Board of Mangagement, Daimler Benz A.G.
Seidenfaden, Toger (DK): Editor in Chief, Politiken A/S
Siniscalco, Domenico (I): Professor of Economics; Director of Fondazione ENI Enrico Mattei
Solana Madariaga, Javier (INT): Seceretary General, NATO
Sousa, Marcelo Rebelo de (P): Leader of the PSD Party
Storvik, Kjell (N): Governor, Bank of Norway
Suchoka, Hanna (PL): Minister of Justice
Summers, Lawrence H. (USA): Deputy Secretary for International Affairs, U.S. Department of the Treasury
Sutherland, Peter D. (IRL): Chairman, Goldman Sachs International; Chairman, British Petroleum Company plc.
Taylor, J. Martin (GB): Group Chief Executive, Barclays plc.
Thoman, G. Richard (USA): President and CEO, Xerox Corporation
Udgaard, Nils M. (N): Foreign Editor, Aftenposten
Vasella, Daniel (CH): CEO Novartis
Vink, Lodewijk J.R. de (USA): President and CEO, Warner Lambert Company
Virkkunen, Janne (FIN): Senior Editor in Chief, Helsingin Sanomat
Vits, Mia de (B): General Secretary, ABVV-FGTB
Vranitzky, Franz (A): Former Federal Chancellor
Vries, Gijs M. de (INT): Leader of the Liberal Group, European Parliament
Wallengerg, Jacob (S): Chairman of the Board, Skandinaviska Enskilda Banken
Whitman, Christine Todd (USA): Governor of New Jersey
Wissmann, Matthias (D): Federal Minister for Transport
Wolfensohn, James D. (INT): President, the World Bank
Wolff von Amerongen, Otto (D): Chairman and CEO of Otto Wolff GmbH
Wolfowitz, Paul (USA): Dean, Nitze School of Advanced International Studies, Former Under Secretary of Defense for Policy
Yost, Casimir A. (USA): Director, Institute for the Study of Diplomacy, School of Foreign Service, Georgetown University, Washington
ADMITTED REPORTERS
Micklethwait, John (GB): Business Editor, The Economist
Wooldridge, Adrian (GB): Foriegn Correspondent, The Economist
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{30-11-2001}