Dialogo fra Scienza e Fede
di Saverio Mitidieri
Primo Gran Sorvegliante del G.O.I.
La Massoneria non si occupa di fede, perché questa è di pertinenza delle religioni e – ormai è ben noto a tutti – la Massoneria non si esprime sulle questioni teologiche. Parimenti la Massoneria non si occupa di scienza in senso stretto, quando per scienza si voglia intendere la ricerca accademica di laboratorio o lo studio specifico delle leggi che regolano la vita materiale dell’universo. Quando però per scienza si intenda la ricerca del vero, ovunque esso si trovi, e della conoscenza in senso lato, allora la Massoneria rientra a buon diritto nel novero delle discipline scientifiche, appoggiandosi alla ragione per i propri studi, ma non rinnegando la fede di ogni suo singolo adepto.
Pur se scienza e fede, come ha dimostrato la storia, sono due categorie disomogenee, ciò non toglie che talvolta esse abbiano preteso di invadere il campo di competenza altrui. Questo è avvenuto, specie nelle religioni, quando si è cercato di disegnare un cosmo conforme al proprio credo e alle proprie sacre scritture, e, a volte nelle scienze, quando si è preteso di negare risolutamente tutto quello che non era riproducibile in laboratorio e misurabile con i criteri delle leggi naturali conosciute – e ciò si è verificato specialmente presso taluni regimi politici che hanno imbrigliato gli scienziati nelle loro dottrine materialistiche.
Da qualche tempo si assiste oggi al tentativo di conciliare l’inconciliabile, in particolare nelle questioni di bioetica, che si tenta di risolvere tramite comitati misti di scienziati e religiosi. In tal modo si verifica la situazione paradossale in cui religiosi si esprimono sulla scienza, tentando di delinearne confini e limiti d’intervento, e gli scienziati a opporsi alla pretesa di essere posti sotto la tutela dell’etica religiosa. Di qui, ovviamente, la rottura del patto di non belligeranza che tacitamente si era stabilito nel corso di questi ultimi secoli, che hanno visto crescere prepotentemente il progresso scientifico ed hanno testimoniato molte scuse da parte della Chiesa.
Quello che nel diritto è il metodo principe – e non soggetto a discussione – che nessuno debba ragionevolmente giudicare imputati o situazioni in qualche modo legati alla propria persona o ai propri interessi, viene irragionevolmente messo da parte quando sub judice ci siano problematiche connesse alla bioetica. E non basta certamente, per risolvere le controversie, la presenza di scienziati (che siano anche credenti) o di religiosi che siano addentro ai problemi della scienza. Non basta perché, nella realtà delle proprie coscienze, a decidere ed esprimere giudizi è quella parte – o scientifica o religiosa – che è preponderante nella mente di chi giudica. Questo perché le due grandezze, scienza e fede, essendo disomogenee e non facilmente conciliabili tra loro, tendono a sopraffarsi l’un l’altra, così che l’una, la più forte in quel dato individuo e in quel momento particolare, diventa leader e relega l’altra parte in un angolo, salvo poi a cedere il posto all’altra quando il “pericolo” (tra virgolette) sia passato. L’inconciliabilità degli opposti, potrebbe essere il titolo di questo psicodramma personale.
Per fortuna non sempre è così! A volte capita che, non la ragione, ma la ragionevolezza prenda il campo nella disputa tra le due rivali. E ciò avviene solo e soltanto quando né scienza né fede siano gli ideali prevalenti in una singola persona. Requisito è che questa debba possedere in eguale misura il rispetto per la scienza e la tolleranza per la fede, ma non essere paladina dell’una o dell’altra parte. Condizione rara, ma non impossibile, essa si verifica in prevalenza tra gli uomini che, pur avendo in sé patrimoni di scienza e sentimenti di fede, promuovano un’etica laica della vita, equidistante ed imparziale nei confronti dell’una e dell’altra concezione.
Evidentemente questa rara e fortunata combinazione si stabilisce proprio tra le persone che, ricche della propria fede personale, hanno coltivato in sé il senso della ragione e della ragionevolezza, incapaci di ledere l’uno e l’altro diritto, quello di ragionare in libertà e quello della libertà nella propria fede. Questo avviene così tanto di frequente nel massone e nelle logge massoniche da poter identificare proprio nella Massoneria il giudice naturale nelle controversie di ordine etico, il baluardo contro il dogmatismo fideistico – che talvolta è cieco, come ha dimostrato la storia (vedi Galileo e tanti altri) -, ma anche contro l’arroganza della scienza – che non tutto è in grado di conoscere e valutare, a causa della propria congenita limitatezza.
Per concludere la Massoneria ribadisce il suo messaggio di speranza: è possibile conciliare l’inconciliabile, per gli uomini di buona volontà, quando si sappia cercare in sé le ragioni della vita, si sappia riconoscere ed apprezzare le leggi materiali del creato, e si voglia percorrere il sentiero infinito della Luce, che porta inevitabilmente alla conoscenza dell’unico Vero.