IMPEGNO DEL FRATELLO NELLA PROFESSIONE

IMPEGNO DEL FRATELLO NELLA PROFESSIONE “

Sicuramente sono molte le professioni in cui oltre all’aspetto

professionale è importante anche l’aspetto umano spesso mi

sono chiesto quanto e come debba prevalere anche di poco l’uno sull’altro. Questa domanda me la sono posta da quando una paziente  mi disse:” si cura più con un sorriso che con una medicina” avvenne qualche tempo fa quando mi accingevo a visitare questa paziente e quella mattina questa si accorse immediatamente del mio stato d’animo ,infatti senza parlare appena finì di pronunciare quella frase la presi per un braccio e la condussi nella altre due stanze di visita mostrandole che un paziente era intubato in prognosi riservata e doveva essere trasferito in rianimazione e l’altra  paziente i cui familiari avevano  richiesto l’estrema unzione essendo molto credente. Solo allora le dissi:” in questa situazione non credo ci sia molto da sorridere , venga mi dica cosa è successo”. Quando ripenso a questo episodio sicuramente ho qualcosa di cui non andare fiero. Dicevo che molte sono le professioni in cui l’aspetto umano ha il suo peso basti pensare ai commercianti che fanno di tutto per instaurare un feeling con il cliente e questo non va visto solo come un espediente a scopo meramente utilitaristico Torniamo al tema della serata e dico che sono molte le analogie tra medicina e massoneria: c’è un giuramento professionale e un codice deontologico, nella professione medica; c’è una promessa solenne al momento dell’iniziazione, sia il giuramento e il codice deontologico  che la promessa solenne hanno dei punti in comune: giuramento recita ……. di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà ….

art.3 del codice … doveri del medico sono la tutela della vita nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazione alcuna. promessa solenne: …di avere sacri la vita, la libertà,  l’amore e la dignità di tutti . come si vede in ambedue si parla di principi morali, di umanità di solidarietà di libertà e inoltre il codice deontologico non prevede nessun tipo di trasgressione delle leggi dello stato e ugualmente nella promessa solenne si recita: … di rispettare scrupolosamente la carta costituzionale e le leggi che alla stessa si conformino … e guardate che il codice deontologico è il nostro vangelo professionale, il nostro punto di riferimento, perché non è una costruzione astratta, moralistica o feticistica ,ma e’ una traduzione puntuale, a tratti molto sofferta , di principi etici che sono fortemente presenti nella nostra comunità sociale, di grandi valori, di grandi principi civili. sono principi che servono molto nella nostra società in costante, continua, rapida trasformazione; una società che si riempie di culture di sensibilità di profili confessionali diversi si è pensato a lungo che il concetto di salute fosse definibile in termini negativi come “assenza di malattia” in realtà l’uomo ha definito “salute” lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale.  La medicina (e il medico) se vuole veramente conoscere l’universo–uomo dovrà adottare principi e metodiche che consentano di conoscere meglio l’interezza che è fatta (è bene ricordarlo, perché sembra che ce ne siamo dimenticati!) non solo di aspetti scientifici, ma anche psicologici, etici e socio economici. Nelle organizzazioni le risorse umane hanno un’importanza prioritaria e questo è più che mai giusto nel sistema socio sanitario dove si erogano servizi alla persona. Negli ultimi anni molteplici cambiamenti hanno interessato il sistema sanitario comportando per i professionisti un notevole sforzo di adattamento. in questi anni, sono sempre più frequenti i vissuti di devalorizzazione, stress, incertezza, demotivazione, frustrazione, senso di solitudine riferiti da coloro che si trovano a lavorare nelle organizzazioni, come anche il bisogno di riconoscimento

: le difficoltà di relazione e comunicazione . questo quadro è particolarmente vero per coloro che lavorano in sanità, ciò implicando  un oneroso lavoro con la sofferenza, la malattia , la morte e un lavoro psicologico non visto e misconosciuto . molte sono le problematiche di ordine strettamente medico e quelle sia di ordine medico e umano che dobbiamo affrontare ogni qualvolta montiamo in turno .  gli alcolisti, i barboni, I tossicodipendenti quando per esempio ci chiedono anti dolorifici e ci arrabbiamo molto ora non è che dobbiamo dargli la morfina , ma perché arrabbiarsi? perchè la rabbia ?! in quel momento dobbiamo provare a considerare la cosa dal loro punto di vista . cosa sarebbe successo se io fossi nato in quella casa , con mamma drogata , padre alcolista e violento , senza soldi , senza alcuna forma di scolarizzazione … dove sarei se avessi fatto quella vita ? quindi mostrare tolleranza  altro principio caro al nostro essere massoni . e quante volte dobbiamo fare ricorso alla tolleranza oggi il paziente viene e sottopone la sua sintomatologia , la sua patologia , le caratteristiche del suo stato clinico ,molto spesso viene già con una serie di informazioni in tasca , ha sentito la televisione, ha letto i giornali ,il settimanale con la pagina salute , è andato in internet. spesso viene con la ricetta propria di quello che vuol fare accettiamo cosi come è ? credo proprio di no tolleranza fratello tolleranza è opportuno ragionare con la persona. Il rapporto malato-medico ,sin dai tempi di Ippocrate, si basa su di un dialogo fra due persone , fatto di ascolto, di rispetto, di interesse ; un autentico incontro tra due uomini liberi , incontro tra una fiducia (quella del malato)e una conoscenza (quella del medico) un grande antropologo Byron Good evidenzia la dimensione del rapporto medico-paziente quando afferma che la relazione tra il medico ed il paziente non è incontro tra un saper alto (il medico) e uno basso (il paziente) , tra un sistema di conoscenze ed uno di credenze , ma una somma di due narrazioni. al medico compete raccontare la medicina, la sua complessità tecnologica, le sue straordinarie potenzialità’ di curare e sconfiggere malattie terribili ma anche i suoi limiti, i suoi insuccessi, le sue fallibilità i conflitti etici che accende, la ricerca dell’equità che può smarrire, smarrendo per questa strada, se stessa.  Il rispetto di questi principi, in particolare quello di autodeterminazione del paziente, non sottrae ma aggiunge valore morale e tecnico professionale all’agire del medico soprattutto quando, nelle cure di fine vita, o di pazienti affetti da patologie irrimediabilmente progressive e devastanti, pone limiti a quelle pratiche diagnostiche – terapeutiche ritenute inutilmente invasive del corpo e della persona, magari capaci di guadagnare del tempo alla morte ma incapaci a far vivere con dignità la morte. Questo significa riconoscere al morente la forza e la capacità di fermare una medicina inutilmente velleitaria ed aggressiva, da richiamare invece al compito assolutamente proprio di alleviare le sofferenze facendosi carico del disagio fisico, psichico e relazionale della malattia a prognosi infausta e della morte, non meno di quanto si faccia carico della salute e della guarigione per la vita. quindi il diritto ad una buona morte è fondamentalmente quel diritto al riconoscimento della dignità della persona che fortemente sollecita l’insieme dei doveri nei confronti del morente in capo a tutti coloro che gli sono vicini per relazioni affettive, è dunque un processo di riappropriazione della propria morte, che costituisce un evento unico e irripetibile così come la vita. In questo senso a noi medici compete avere sempre un progetto di cura della morte perché troppo spesso la domanda di terminare la vita è in realtà una disperata richiesta di aiuto a vivere con più’ dignità, con meno sofferenza la propria morte. In entrambi i mondi, sia profano (medico) che massonico dobbiamo operare con grande attenzione, con impegno a capire ed a migliorare. come la massoneria anche la medicina persegue i principi di amore fraterno, soccorso e verità. Il percorso iniziatico ci aiuta a maturare pensieri, riflessioni, non solo sulla condizione di uomo, di medico e di massone, ma anche sul rapporto con chi soffre. Deve esistere un buon rapporto tra scienza e etica, da porsi alla base dell’evoluzione della ricerca e della medicina, oltre che della massoneria, il tutto per il miglioramento della vita dell’uomo sia per la salute del corpo che della mente. La medicina e la massoneria sono nate con l’uomo, ed in entrambe l’uomo ricerca la conoscenza, sviluppa teorie e tende alla loro successiva applicazione pratica. Dallo sviluppo tecnologico e scientifico il medico deve essere in grado di leggere le problematiche antropologiche e morali che sorgono.

Quando sei di fronte ad un paziente che arriva al fine vita si devono prendere decisioni molto difficili , sia per la persona direttamente coinvolta , sia per tutti i suoi cari . Purtroppo non sempre si riesce a passare all’oriente eterno velocemente e con dignità ed è proprio il progresso biomedico e biotecnologico ad allungare questa delicata e tormentata fase.

Probabilmente non tutti o meglio la maggior parte non condivideranno la mia considerazione che è del tutto personale: sono convinto che prolungare la vita, in presenza di malattie terminali, senza più aspettativa e speranza, porti solo ad allungare l’agonia ed una mera sopravvivenza. Dopo anni di professione quando sono davanti a questi pazienti sento un gran vuoto una consapevolezza di impotenza  ora con l’aiuto di strumenti, terapie e macchinari  siamo in grado di mantenere in essere, anche per lungo tempo, le funzioni vitali, in modo artificiale, ma ciò non ha significato sulla qualità della vita ( se ancora così si può chiamare ) e mette in grande difficoltà la possibilità di scelta sia del malato terminale che dei suoi cari; ma quale atteggiamento ha il massone in queste situazioni di rapporto tra malattia e vita? Ognuno avrà la sua risposta; per me l’eutanasia ha come obbiettivo di ridurre la sofferenza, tendendo alla morte senza dolore e con dignità. per altri l’eutanasia è omicidio; e qui il dibattito si infiamma: per Veronesi medico–oncologo dichiara che ogni persona ha diritto di autodeterminarsi. (modello di eutanasia tipo Olondese dove da anni è già ammessa anche ai minori a partire dai 12 anna altri si sono espressi: “il medico salva la vita, non uccide” ed altri ancora  bisogna essere “liberi di vivere e morire”. Il problema dell’eutanasia esisteva già ai tempi di Ippocrate tanto è vero che nel giuramento troviamo: “non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, ne’ suggerirò un tale consiglio”.  Il dibattito sull’eutanasia è difficile problematica io ritengo che: in ogni situazione in cui la morte è inevitabile è necessaria la somministrazione di farmaci che tolgano o quanto meno riducano il dolore e accompagnare così il paziente alla morte con minore sofferenze  possibili e soprattutto con dignità, perché si deve vivere con dignità e con pari dignità morire. Noi massoni crediamo nella libertà e nella dignità della persona, libertà di pensiero riconoscendo le opinioni degli altri e mettendo in discussione le nostre.

Il gran maestro Virgilio Gaito ebbe a dire:” la massoneria si può paragonare ad una facoltà di medicina: questa non ha come programma quello di intervenire per porre rimedio alle malattie che colpiscono gli uomini, bensì solo ed esclusivamente quello di formare buoni medici ai quali e solo a loro, spetterà poi il compito di guarire i pazienti”

Concludo: chi va per mare naviga chi sta a terra giudica

A.G.D.G.A.D.U.

                                            Fr.’.  A .D. S.

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *