MASSONERIA :
ILLUMINISMO e anche ROMANTICISMO ?
di Renzo Francini
L’Illuminismo è un movimento di pensiero che si estende a caratterizzare una vera e propria epoca della cultura europea, storicamente coincidente con il declino dell’assolutismo e l’affermazione, nel corso del 18° secolo, dei principi costituzionali.
Il fenomeno, il cui nome è indicativo di un processo di rischiaramento razionale nei confronti del precedente oscurantismo, ha indubbiamente influito sul pensiero e sui principi della Libera Muratoria.
L’Illuminismo ha le sue prime origini in Inghilterra, ma trova in Francia il suo sviluppo, e di lì si diffonde come un vento impetuoso su tutta l’Europa investendo e trasformando idee, costumi, forme politiche, letteratura e ogni aspetto della società.
Se guardiamo nel suo complesso l’età dell’Illuminismo,ci colpisce anzitutto la generale indifferenza per i problemi metafisici. Le insistenti ricerche dei secoli precedenti sulle origini dell’uomo, il suo destino, gli attributi di Dio e le leggi da Lui poste alla vita morale e alla storia, l’affannosa lotta di tanti spiriti per costruire una piena armonia tra la vita terrena e gli ammonimenti del cielo, sono ormai definitivamente abbandonati. Si pensa che l’uomo non può né potrà mai conoscere ciò che è al di fuori del suo mondo, oltre i limiti della sua natura e ogni suo tentativo in questo campo non può essere che una costruzione della sua fantasia. Anche l’uomo più dotto non può conoscere che il mondo terreno, quello che cade sotto i suoi sensi e su cui soltanto può esercitare la sua ragione.
L’attenzione deve essere rivolta alla terra, a conoscere meglio l’uomo e la sua struttura, gli elementi che lo circondano, la realtà in cui vive.
Quindi esiste una sola facoltà con cui farsi luce in questa ricerca. Essa è la “Ragione”, di cui sono forniti tutti gli uomini e che è una forza immutabile, la sola che possa conquistare e costruire la verità e renderci certi della conquista.
Solo se ci si libera dalle passioni, dalle mutabili opinioni, dagli egoismi e si sottopone alla pura ragione ogni aspetto della vita é possibile raggiungere la certezza e la verità.
Bisogna ragionare con metodo, con la limpidezza analitica degli scienziati, scomponendo ogni problema nei suoi elementi, movendo dai più semplici, meditando su di essi, allontanandone tutte le fantasie e le superstiziosi fino a cogliere le leggi da cui sono dominate le varie manifestazioni di vita del nostro mondo.
L’Illuminismo perciò esalta la “Ragione” e la solleva sulla società del tempo come la bandiera di una nuova crociata per il rinnovamento del mondo e la felicità degli uomini.
La ragione sottopone l’uomo alla sua indagine, lo spoglia di tutte le incrostazioni che gli errori e le passioni hanno accumulato su di esso lungo i secoli e riafferma la certezza che non vi sonoverità anteriori alla conoscenza che l’uomo acquista nella sua esperienza di vita, che non vi é nulla, nel pensiero e nella realtà umana, che non sia generato dall’uomo. Dappertuttosi attende fiduciosi il sorgere di un’età nuova, di felicità, di giustizio, di benessere, in cui tutti torneranno fratelli e uguali come li aveva fatti la natura e ognuno si sentirà, per questo illuministico cosmopolitismo, cittadino del mondo.
Crolla ogni verità soprannaturale, ogni principio di autorità, le leggi, le istituzioni, la società, la religione, le dottrine filosofiche, ogni credenza e ogni pensiero appaiono costruzioni umane, si liberano da ogni tradizionale origine di una realtà soprannaturale.
Ma se tutto ciò é vero, si chiede l’Illuminismo, perché l’uomo non é felice? Come si può spiegare quel senso di dolorosa insoddisfazione che pervade l’essere umano? Gli illuministi troveranno le risposte nella storia dell’umanità. L’infelicità dell’uomo apparirà dovuta alle forme di vita che lungo i secoli sono state create in un graduale allontanamento da ciò di cui la natura umana ha bisogno. Tutte le istituzioni, le credenze, le leggi, le superstizioni che irretiscono l’umanità, la vita irrazionale e innaturale in cui l’uomo si dibatte,hanno reso infelice l’essere umano nato per la gioia.
Eliminati gli errori, ricostruita la concordia tra la società e la natura umana, tornerà sulla terra un’umanità felice.
Per intendere ancora la posizione illuministica, basterà pensare alla soluzione del problema della morte quale era implicita nel pensiero degli enciclopedici: la Morte non era più l’inizio di una nuova esistenza, un ritorno dell’uomo a Dio, come era stato nella fede tradizionale: l’uomo scompariva invece totalmente, senza nessun residuo di consapevolezza, nell’immenso crogiuolo della materia.
Contro questo totale annullamento insorge la spiritualità romantica con un affannato ritorno alle indagini sul destino dell’uomo, sulla sua origine, sul perché della vita in una rinnovata ansia di infinito e di eterno, nell’aspirazione di sollevare l’uomo al di là della breve parabola della sua esistenza, di riconquistargli un valore eterno, una sopravvivenza perenne.
Il pensiero romantico è animato da questo sentimento, da quest’ansia di riattingere un valore universale che superi la limitatezza in cui l’Illuminismo aveva chiuso la realtà umana. In sostanza questa é un’ansia religiosa che domina tutta l’età romantica.
Il Romanticismo non sorse improvviso, ma quasi nella “pienezza dei tempi”, nell’ultima decade del 18° secolo. La sua patria d’origine fu la Germania e questo Stato fu per il Romanticismo ciò che la Francia era stata per l’Illuminismo.
Il Romanticismo, nelle sue espressioni più evidenti, si manifesta anzitutto come opposizione all’Illuminismo, anche se in sostanza ne fu uno sviluppo e conservò molte delle conquiste ideali realizzate dagli Enciclopedisti.
L’uomo singolo non vuole essere riassorbito nel complesso della “massa”, confondere le linee della sua personalità con quelle comuni a tutti i suoi simili. Per questo motivo nell’età romantica l’attenzione sarà rivolta al sentimento più che alla ragione, perché i sentimenti appariranno un personalissimo possesso, capace di sollevare la nostra inconfondibile individualità sulla comunità, mentre la Ragione continuerà ad apparire un elemento universale e perciò comune a tutti gli uomini.
Questa impetuosa affermazione dei valori individuali, spiega la frequente apparizione nell’età romantica di figure eroiche che vogliono sollevarsi al di sopra dei limiti stessi della realtà umana. È l’epoca dei martiri degli ideali che consacrano l’esistenza e sacrificano la loro vita alla Patria, alla Libertà, alla Giustizia.
L’aspirazione ad attribuire un valore sempre più alto all’individuo, ad esaltarne la grandezza e la bellezza spirituale, trova dinanzi a sé, come limite, una concezione illuministica che sembrava volesse annullare ogni conato di libera affermazione della individualità. L’Illuminismo aveva finito con il considerare l’uomo come uno degli elementi della natura, chiuso da un complesso il leggi meccaniche che non gli era concesso di superare.
L’uomo aveva perduto l’antica fede nella propria origine e nella propria meta divina, nasceva e moriva come una pianta sciolto da ogni vincolo della trascendenza, privo da ogni speranza di una successiva vita immortale.
Tornando al Romanticismo, questo periodo deve essere considerato come uno dei più fecondi della storia umana. Non soltanto ha creato una nuova ricchissima letteratura, sulla quale si innalzano alcune grandissime figura di poeti, ma ha sollevato i popoli europei verso forze più alte di vita politica e sociale in nome della coscienza nazionale, della Libertà e della Giustizia.
È da queste aspirazioni a durare oltre la breve parabola della propria vita, che il Romanticismo cerca di crearsi una sopravvivenza nella realtà terrena, in sostituzione della eternità dei cieli promessa dalla tradizione cristiana e ne deriva quindi il sentimento nazionale e la nuova concezione della storia.
L’uomo prova il bisogno di essere sicuro che i suoi sentimenti, gli affanni e le speranze, le lotte e le tristezze della sua breve giornata non cadranno nel nulla, non si spengeranno con lui, che non sarà stato vano il suo passaggio sulla terra. Perciò egli vede nella comunione dei sentimenti che lega fra loro gli uomini di una stessa terra, la base indistruttibile di un valore che non può tramontare e che vivrà perennemente, come un sacro dono, con le generazioni successive. Sorge così la religione della Patria,l’immortalità della gloria col sacrificio anche della propria vita.
Esaltazione dell’individualità ed esigenza religiosa sono dunque i due complessi elementi che dominano le spiritualità romantica nello sforzo di superare i limiti in cui il pensiero del settecento aveva chiuso la visione del mondo.
Inoltre, l’ansia religiosa che pervade tutta l’età romantica, chiarisce l’intimo significato delle molteplici soluzioni a cui giunge il pensiero umano, l’arte, la letteratura di quell’epoca; l’individualismo da cui muoveva la spiritualità romantica si espresse soprattutto in questo anelito religioso verso l’eterno e l’infinito, in questo sforzo di superare la morte e l’oscurità.
E proprio la morte torna continuamente, come motivo centrale, nel pensiero e nell’arte, ora nel tentativo di allontanarne la potenza distruttrice e superare l’annullamento eterno, ora nel desiderio di trovarvi pace e riposo ai propri affanni.
Questi brevi cenni sulle due teorie di pensiero forse un poco ci riguardano. A noi il compito di valutare l’influenza che le stesse hanno esercitato sullo sviluppo delle nostre idee e del nostro modo di vivere e di proporsi nella società civile, con lo scopo di tendere sempre e comunque ai principi di Libertà, di Uguaglianza e di Fratellanza.
Follonica 00-00-00 ETVT