MASSONERIA VEICOLO DI LIBERTA’ ATTRAVERSO I SECOLI
Carissimi Fratelli.
Io sono veramente convinto che oggi noi Liberi Muratori Italiani, uscendo da un difficile e regressivi periodo di crisi, ci troviamo di fronte l’opportunità di vivere, se lo vorremo, una fase memorabile della storia massonica italiana.
Ritengo, infatti, che sia giunto il momento di riprendere e svolgere pienamente, ma con maggiore e più precisa consapevolezza, il nostro incontestabile ruolo di concreti fautori dell’elevazione morale, materiale e spirituale dell’Uomo e dell’Umana Famiglia, professando con rigore e coraggio le nostre in equivoche idealità, le quali non possono che essere, giustamente coerenti e con la Tradizione e con le incancellabili esperienze storiche dalle quali, noi Massoni italiani abbiamo avuto la ventura e la fortuna di essere stati forgiati.
Ora, al fine di cogliere, se possibile, quelle indicazioni che forse potranno consentirci di individuare l’essenza della finalità ideale primigenia, proviamo ad indagare nella storia non recente della Massoneria, e sono certo che da una più approfondita conoscenza del passato, potranno scaturire dei chiarimenti molto utili per comprendere la funzione che la Libera Muratoria ha svolto, e che pure oggi deve svolgere, per non mancare di adempiere i suoi doveri verso l’Umanità.
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La storia del genere umano tracciata dal massone Fr. James Anderson, nel suo Libro delle Costituzioni , pubblicato nel 1723, come ben sapete, non è altro che un panorama dei progressi scientifici e materiali compiuti dall’Uomo, dopo la creazione del mondo, cioè i risultati dell’eterno conflitto fra l’ ignoranza e la libera intelligenza umana; fra ciò che può aver ostacolato l’emancipazione dell’Uomo e ciò che, invece, la può aver favorita.
In questo senso, allora, tutto il progresso evolutivo dell’Umanità può essere visto e considerato come l’effetto del continuo contrapporsi – con risultati certo non prestabiliti – fra l’aspirazione dell’Uomo alla libertà e tutto ciò che, invece, la contrasta.
Mi sembra già una buona indicazione per la nostra ricerca. Ora, però, a noi non interessa indagare, applicando questa chiave interpretativa, fin dai primordi del Genere Umano e seguire tutte le alterne vicende di questa entusiasmante e dolorosa competizione.
Questa chiave, tuttavia, ci consente di individuare un momento storico in cui, un’esigenza organizzativa specializzata per edificare grandi opere, ha consentito, certo involontariamente, il nascere di un tipo di comunità che, moltiplicandosi e diffondendosi, è stata causa comprimaria di eventi molto importanti per il consolidamento di una tendenza la quale risulterà, poi, abbastanza ben riconoscibile nella storia della libertà umana.
Mi riferisco alla nascita delle comunità dei Liberi Muratori le quali, per tutto il Medio Evo, un po’ dovunque in Europa, ebbero il compito profano di costruire chiese, conventi e castelli, ma che in concreto – da un esame più approfondito si evidenzia chiaramente – ebbero pure la non comune funzione di tenere accesala Fiaccola della Libertà, in un terrificante mondo di soprusi, di violenza e di ignoranza,.
Queste comunità di Liberi Muratori, le quali si insediavano nel luogo dove sorgeva la nuova opera solo per il tempo necessario all’edificazione, erano sotto la protezione dei vari committenti e godevano del singolare privilegio di essere quasi completamente affrancate dalle rigide ed oppressive leggi e servitù feudali.
Avevano una loro autonoma organizzazione interna che, tra l’altro, si proponeva di trasmettere con gradualità e segretezza l’apprendimento dell’Arte Edificatoria. L’Arte, naturalmente, comprendeva regole tecniche e modalità di lavoro secondo le quali progettare e costruire, ma anche norme etiche di comportamento esistenziale per il buon governo della comunione.
Queste regole erano insegnate agi apprendisti in gran parte con l’esempio dato dai più anziani, ma pure durante le periodiche riunioni, che si svolgevano sempre ritualmente, e servivamo per dirimere problemi di lavoro oppure si trattava di eleggere un capo, oppure ancora per esercitare il diritto, loro riconosciuto, di amministrare autonomamente la giustizia.
Ebbene, cosa c’era di tanto straordinario in queste fratrie di Liberi Muratori? A noi, forse, può sembrare quasi insignificante ciò che stava germogliando in quelle comunità, ma se lo confrontiamo con le reali ed atroci limitazioni di vario genere a cui era soggetta la maggior parte degli esseri umani nel Medio Evo, si può comprendere meglio come in quelle associazioni, tra mille difficoltà, nell’ambito delle congnizioni culturali del tempo, con le inevitabili anche se ridotte ingerenze del potere laico e religioso, si stava affermando un nuovo concetto di libertà, più o meno consapevolmente, ben prima che assurgesse a simbolo storico della Rivoluzione Francese, basato appunto su di un trinomio di principi ideali incoercibili: libertà individuale, uguaglianza democratica, fratellanza universale.
Naturalmente, poiché niente nella società del Medio Evo, nel mondo occidentale, poteva essere concepito, oppure accadeva al di fuori dell’ambito eclesiastico, pure la vita dei Liberi Muratori aveva, di conseguenza, una forte e comprensibile caratterizzazione religiosa, anche se più o meno ortodossa, perché in effetti, come possiamo apprendere dai documenti lasciati, erano presenti e vigenti concezioni e ritualità iniziatiche di chiara origine precristiana.
Ma un’altra peculiarità assunse, con il tempo, un valore molto importante e contribuì certamente in modo notevole anche all’evoluzione ed alla diffusione dei concetti di affrancamento insiti nel trinomio cui abbiamo fatto cenno.
Questi Liberi Muratori, che erano altamente specializzati nell’Arte del Costruire, non potevano certo assolvere anche tutte quelle mansioni per le quali non necessitavano particolari conoscenze o precise abilità, ma che tuttavia erano indispensabili per l’edificazione. Le Comunità, pertanto e fra l’altro, avevano anche il potere – come di direbbe oggi – di assumere liberamente la mano d’opera necessaria, in loco, scegliendo fra gli abitanti dei borghi o tra i servi della gleba. Questi nuovi assunti, per distinguerli dai veri componenti la fratria, venivano chiamati “accettati” ed avevano gli stessi diritti e gli stessi doveri degli altri: godevano dell’uguaglianza fraterna e dell’aiuto reciproco vigente, ma soprattutto dovevano rispondere di quello che facevano o avevano fatto, solo alla giustizia autonoma della comunione. Coloro poi che tra gli “accettati” dimostravano di possedere le attitudini e le qualità occorrenti, venivano, qualche volta, preparati ed iniziati all’Arte.
Ebbene, questo privilegio di affrancare gli “accettati” dal potere costituito, si dimostrò estremamente importante perché consentì alle fratellanze dei Liberi Muratori di essere un sicuro rifugio per coloro che si trovavano ad essere perseguitati ingiustamente o per questioni politiche.
E proprio nei secoli in cui gli aneliti alla libertà, dal pesante dominio laico e religioso, spingevano i soggiogati alla ribellione, sempre più di frequente, le comunità dei Liberi Muratori, per tradizione liberali ed umanitarie, si mostravano tolleranti ed accoglievano quei perseguitati “fuori legge” che, in effetti, erano solo dei cittadini che avevano il coraggio di dimostrare che non erano disposti ad accettare i soprusi e le violenze dei prepotenti.
Le comunioni dei Liberi Muratori, così, assunsero anche il ruolo di nascondiglio per chi cercava un ambiente comprensivo e congeniale con le nuove idee di libertà, e divennero, poi, nel 1500 e nel 1600 un sicuro punto di riferimento e di appoggio nel gran girovagare per l’Europa, che caratterizzò la vita degli uomini più brillanti del mondo occidentale.
Questo aspetto delle fratrie ebbe, certamente, un’importanza assai rilevante subito dopo la disfatta della Montagna Bianca, a Praga nel 1620, subita dal Re di Boemia, Federico V, elettore palatino, battaglia dalla quale ebbe inizio la guerra dei trent’anni e la ferocissima persecuzione cattolica a tutti queli Rosa-croce che avevano sognata e realizzata, per la breve durata di un inverno, la creazione di uno Stato rosacrociano del cuore dell’Europa.
E nelle Comunità dei liberi Muratori, la Loggia, con il passar del tempo e con il graduale evolversi dei vincoli culturali del Medio Evo, da luogodi riunione nel quale nel quale si affrontavano i problemi tecnici ed artistici del cantiere, con l’occasionale presenza dei committenti o di uomini di cultura che intendevano partecipare e contribuire all’evento creativo in corso, divenne anche l’ambiente in cui si facevano riunioni durante le quali gli “accettati”, che si trovavano a far parte più o meno temporanea della fratria, per ragioni non proprio edificatorie, parlavano di ciò che avevano visto accadere nei vari Stati europei, ed esponevano idee socio-culturali nuove che venivano, poi, fatte oggetto di fraterna e libera discussione tra i presenti.
Le periodiche sedute rituali, quindi, assumevano sempre più di frequente un’importanza esclusivamente speculativa, mirante alla costruzione culturale del singolo individuo e della società. Nelle Logge, diventava sempre più numerosa la presenza degli “accettati”, che erano solo uomini di cultura, rispetto ai Liberi Muratori operativi, anche per effetto, ormai, della decadente funzione di questi ultimi nella storia dell’architettura.
In questo senso, anche lo storico italiano Carlo Francovich afferm:”Sembra che tale processo [di trasformazione], avesse avuto inizio molto per tempo in Scozia e cioè fin dal 16° secolo, mentre in Inghilterra, essi si intensificò a cominciare dal 1607, quando Giacomo I Stuart si proclamò protettore della corporazione [dei liberi Muratori] e nominò Inigo Jones [famoso scenografo di Corte] Maestro della stessa.”
Le Logge allora esistenti, protette dalla Casa Regnante degli Stuart, erano di rigorosa impostazione cristiana, e negli statuti della Loggia di York, del 1704, si trova che era prescritto il giuramento di essere “fedela a Dio ed alla Santa Chiesa”, Ma era inevitabile, come accadrà sempre nella storia dell’Istituzione, che l’insopprimibile spirito di libertà aleggiante nelle Logge, formasse uomini i quali, sensibili alle nuove istanze di democrazia e di emancipazione dal potere assoluto, si trovavano, naturalmente anche, a far parte di quelle correnti politiche che, per mezzo di due rivoluzioni, destituirono definitivamente gli Stuart dal trono inglese.
Con la vittoria degli Hannover, questi massoni, rispondendo all’esigenza di ispirare i loro Lavori Muratori secondo maggiori libertà culturali e sociali, ed anche secondo universalità più aperte, il 24 giugno 1717, costituirono la Gran Loggia di Londra, dando vita ad una precisa organizzazione centralizzata, prima inesistente, che gli storici, poi, hanno chiamato Massoneria Moderna.
Una cosa che appare subito evidente, carissimi Fratelli, è che proprio la nascita della Massoneria Moderna può essere il chiaro esempio di uno dei tanti e continui mutamenti, anche profondi, che le fratrie dei Liberi Muratori hanno sempre apportato alla Tradizione precedente, per adeguarla ai progressi dell’evoluzione culturale contemporanea ferme restando le finalità ideali.
In questo caso, la tradizione rigidamente religiosa e papista, veniva sostituita con un’impostazione molto più aperta e tollerante.Nella Massoneria Moderna, il principio di fratellanza che univa i componenti la Loggia, anche per soddisfare una precisa esigenza politica del momento, prescriveva un’indulgente tolleranza religiosa la quale consentiva di chiamarsi Fratelli fra loro, cattolici, protestanti, deisti, atei, e – come scrive esplicitamente Carlo Francovich – non obbligava il massone “a seguire una religione rivelata, anche se era opportuno che seguisse quella praticata nel suo paese.”
Era sufficiente, infatti, che praticasse quella religione che – come precisa James Anderson nelle sue Costituzioni – “consiste nell’essere buoni, sinceri, modesti, persone d’onore, qualunque sia il credo che li distingue.”
Il principio di uguaglianza che, come abbiamo visto nelle fratrie operative, aveva la funzione di porre tutti nelle stesse condizioni di fronte ai diritti ed ai doveri, ora in questa massoneria, diciamo hannoveriana, fa maturare un aspetto che avrà notevoli conseguenze in senso politico.
Accogliendo fra le Colonne del Tempio, ugualmente Fratelli, il nobile ed il borghese, con la possibilità di parlare, di votare liberamente insieme, e di aiutarsi reciprocamente in Loggia e nel mondo profano, essi rendevano concreta ed operante una concezione democratica che, nel resto dell’Europa era sconosciuta oppure fortemente osteggiata.
La Massoneria Moderna si presenta dunque come una vera precorritrice, nel professare le idee nuove che incominciavano ad affermarsi nel mondo culturale contemporaneo; essa si presenta con le caratteristiche di una corporazione universale, o meglio – come dice il Francovich – “una confraternita morale che unisce tutti gli uomini di buona volontà, d’ogni paese, d’ogni lingia, d’ogni razza, d’ogni condizione sociale, indipendentemente dalle loro opinioni politiche e religiose, per affermare gli ideali di libertà e di progresso, che tra lotte e contrasti di vario genere, si andavano forgiando nella società inglese alla fine del 17° secolo ed agli inizi del 18°.
Con questa impostazione aperta e favorevole allo spirito innovatore del tempo, la Massoneria Hannoveriana prese a diffondersi in tutta Europa, raccogliendo in ogni dove, in seno alle proprie Logge, gli uomini più impegnati nell’emancipazione dell’Umanità dalle resistentissime soggezioni socio-politiche e culturali che si erano instaurate durante il Medio Evo.
“Nell’ambito di questa Massoneria, eminentemente filantropica – cito ancora da Francovich – con implicazioni notevoli di carattere politico e sociale, continuano a sussistere, in seno alle Logge, nuclei di occultisti e di alchimisti alla ricerca della pietra filosofale, della panacea e del contato immediato con il mondo degli spiriti.”
Ma questi gruppi, che daranno poi sempre una loro connotazione specifica alla Massoneria in alcuni ambienti ed in certi momenti storici erano costituiti – ritengo si possa ben dire – da coloro che, per motivi connessi la loro maturità individuale e non avendo seguita e compresa la dinamica evoluzione cui è sempre soggetto ciò che concerne l’Uomo, erano rimasti, purtroppo, fermi nel tempo, all’uso di strumenti e di concetti, ormai superati, che erano stati invece veramente rivoluzionari – anche per l’affermazione di nuove metodologie di sperimentazione sistematica – quando Marsilio Ficino, nel 1462, li portò a conoscenza degli uomini colti, nel mondo occidentale, con la diffusione in latino del “Corpus “Ermeticum”, erroneamente attribuito ad Ermete Trismegisto.
Strumenti e concetti che, però, conservavano, ancora nei primi decenni del 1600, gran parte della loro carica innovativa, come chiaramente emerge dal pensiero rosacrociano espresso nei famosi e noti “Manifesti”.
Intanto, nel suo diffondersi in Europa, la Libera Muratoria giunge anche in Italia. Gli storici si trovano d’accordo nello stabilire che, molto probabilmente, la prima Loggia importante in Italia viene eretta a Firenze tra il 1731 ed il 1732.
Questa Loggia, dipendente dalla Gran Loggia di Londra e quindi con precise tendenze hannoveriane, diventa presto il centro del movimento di promozione culturale che in tutta la Toscana aveva preso l’avvio, sotto il governo, criticabile ma certamente assai tollerante, dell’ultimo dei Medici: Gian Gastone. In un clima di speranza e di fermenti ideali, la vita muratoria fiorentina dava generosamente il suo non trascurabile impulso per favorire una maggiore libertà intellettuale.
“I componenti la Loggia – ci fa sapere Francovich – erano per lo più indifferenti al problema religioso, oppure, in prevalenza professavano il culto della ‘Religione Naturale’, dando al nucleo latomistico fiorentino un deciso carattere deista.”
Come poi andarono le cosa, carissimi Fratelli, lo sapete molto bene e ritengo quindi questo semplice accenno sufficiente a ricordare con quale orientamento nacque la Massoneria in Italia, ed a quale Tradizione eventualmente ci si dovrebbe riferire quando proprio di Tradizione Italiana si volesse parlare.
Ma ritornando invece alla caduta degli Stuart dal trono d’Inghilterra, va ricordato il fatto che, nel 1649, dopo la decapitazione di Carlo I Stuart, la sua vedova Enrichetta, accogliendo l’invito del Re di Francia, si rifugia nel castello di Saint Germani insieme a molti seguaci ai quali riusciva difficile continuare a vivere rimanendo in Inghilterra. Tra questi cortigiani, alcuni, affiliati alle Logge giacobite londinesi di impronta cattolica, costituirono una Loggia proprio a Saint Germani dando così inizio alla vita massonica francese che, in tal modo, nasceva sotto gli auspici cattolici degli Stuart. La diffusione della Massoneria statista in Francia fu notevole.
“Ma le Logge allora – come osserva Carlo Francovich – da chiunque fossero fondate erano aperte a tutti i Fratelli: Ciò non toglie che in esse, rispettando almeno formalmente le regole imposte dalla fratellanza, si combattesse con sottigliezza, dall’una e dall’altra parte, per ottenere il controllo della Società: Ed è chiaro che, con il passar del tempo, con il rafforzarsi della dinastia hannoveriana sul trono d’Inghilterra, i massoni protestanti, potendo contare sugli aiuti del governo inglese, oltre che sulla validità dei loro principi più liberali, e valendosi anche delle diserzioni, sempre più numerose, nel campo stuartista, finissero per affermarsi in varie Logge, anche se fondate dal partito avverso.” Ed è così che nel 1729 si giunge ad una più precisa distinzione, eminentemente politica, fra i due tipi di Massoneria in Francia, si ha cioè una scissione nella quale gli hannoveriani costituiscono una loro Loggia che, nel 1732, otterrà il riconoscimento ufficiale della Gran Loggia di Londra.
Ma un più netto divaricamento dei due rami latomistici in Europa, si ebbe con la comparsa sulla scena storica, della “discussa e misteriosa figura del cavaliere Michel Ramsay” il quale dapprima deista, poi convertito al cattolicesimo, iniziato a Londra nel 1730, pronunciò a Parigi, nel 1737, il discorso con il quale – come scrive Francovich – “l’avventuriero scozzese assegna nuove finalità alla Libera Muratoria e ne traccia una nuova storia.”
“Ramsay infatti – prosegue Francovich – respinge nel suo discorso l’interpretazione corporativa della Massoneria; respinge le premesse borghesi ed egualitarie della Libera Muratoria inglese per attribuirle una discendenza aristocratica e cavalleresca.”
“Secondo Ramsay – continuo a citare Francovich – la Massoneria è sempre esistita ed ha continuato ad esistere in Oriente quando in occidente si era perduto il ricordo della dottrina segreta che in essa si perpetuava, Furono i Crociati, andati al seguito di Goffredo di Buglione, che riscoprirono nei sotterranei del Tempio di Gerusalemme, le leggi dell’antica confraternita. Essi decisero di ricostruirla anche in Europa, dopo che fossero tornati ai loro rispettivi Paesi. L’Ordine godette della protezione del Re d’Inghilterra e soprattutto dei Re di Scozia, Ma durante le guerre di religione che sconvolsero l’Europa, nel 16° secoli, la Massoneria subì notevole decadenza: i Fratelli dimenticarono le vere finalità dell’Ordine. Solo in questi ultimi anni – diceva Ramsay – si è ricominciato in Inghilterra e soprattutto in Scozia, dove la confraternita ha meglio conservato la purezza della dottrina segreta, un lavoro di riorganizzazione della Libera Muratoria che ha cominciato a fiorire anche in Francia. Secondo l’oratore, toccava ora ai massoni francesi assumere la direzione della fratellanza e guidarla verso le sue vere finalità.”
Ecco dunque, carissimi Fratelli, che la Massoneria si diffonde in Europa presentandosi però, grosso modo, prevalentemente sotto due aspetti principali.
Da una parte c’è chi dà preminenza ai principi di tolleranza religiosa e l’idealità muratoria è caratterizzata da uno spirito egualitario e filantropico, apertamente sensibile alle nuove idee illuministiche; dall’altra c’è, invece, chi mira alla costituzione di una Massoneria eminentemente aristocratica, con accentuate aspirazioni spiritualistiche, la quale specialmente negli alti gradi, tra il moltiplicarsi dei culti esoterici, coltiva, non sempre disinteressatamente, l’alchimia, la magia e la teosofia. I principi di questo secondo aspetto della Massoneria, “ad opera degli emigrati stuartiani e giacobini, e poi per mezzo delle Logge militari dell’esercito francese, sciamarono per tutta Europa ed attecchirono soprattutto in Germania” dove, dopo il 1750, sviluppando l’indicazione mitica del Ramsay, i Riti massonici acquisirono, ad opera di tre scaltri e spregiudicati personaggi, un nuovo Rito, quello del Cavalieri Templari.
Basandosi sulla leggenda che i Templari si sarebbero, attraverso i secoli, occultati nella Libera Muratoria, veniva ora proposta la ricostituzione dell’antico Ordine, nell’interesse dell’Umanità, ma anche con il preciso scopo di rivendicare il possesso delle favolose ricchezze, territoriali ed immobiliari, del Sacro Ordine.
Lestofanti, avventurieri e mitomani di vario genere, sedicenti depositari delle conoscenze segrete note ai “Superiori Sconosciuti”, tra contrasti e raggiri personali, teatrali messe in scena, e con promesse mirabolanti, riuscirono a diffondere ed a far prosperare questa Massoneria, di impronta nettamente mistica ed occultistica, come si è detto, particolarmente in Germania, fino al 1764 quando avvenne l’unificazione con un gruppo latomistico similare, del quale fu adottata anche la denominazione di “Stretta Osservanza”, proprio per distinguersi dalle Logge inglesi, hannoveriane, ritenute di blanda osservanza.
Intanto a Lione fa la sua comparsa un altro personaggio che avrà un’importanza considerevole per la Massoneria occultista europea, si tratta di Jean Baptiste Willermoz. “Costui – ci dice Francovich – valente e facoltoso mercante di tessuti, era un ardente seguace delle dottrine e dell’organizzazione fondata da Martines de Pasqually.”
“Pasqually, aveva creato la setta occultista degli Élus Coëns [sacerdoti eletti], secondo la cui dottrina, il ‘Grande Adamo’, ultima e conclusiva emanazione degli esseri creati da Dio, desiderando a sua volta di essere demiurgo, avrebbe provocato con il suo orgoglio la sua caduta, da dominatore degli esseri celesti e terreni, nella forma mortale del Secondo Adamo o ‘Homme de désir’. Soltanto mediante il mezzo esteriore dei Gradi degli Élus Coëns, e mediante il mezzo interiore della ‘Via attiva’, l’uomo decaduto potrà tentare la reintegrazione nello stato primitivo del Grande Adamo, La ‘Via attiva’ consisteva in un rito occultista basato sulla magia, che comprendeva un allenamento fisico simile a quello yoga; esso doveva causare, se rettamente eseguito, uno stato di estesi durante il quale l’adepto poteva mettersi in contatto con l’al di là. Tale contatto, nato da uno speciale stato di grazia, veniva, da Pasqually e dai suoi adepti, chiamato la ‘cosa’, ed avveniva nell’ultima classe di questo rito.” “Se l’esperimento riusciva – continua a spiegare Francovich – l’iniziato entrava in diretto contatto con Dio che si manifestava con apparizioni di luci, di contatti a fior di pelle o addirittura con la visione di una presenza angelica.”
I seguaci di Martines de Pasqually, tra i quali il Willermoz, avevano assistito ad esperimenti del genere ed erano rimasti molto impressionati, e quando nel 1773 il Martines partì per le Antille definitivamente, gli Élus Coëns continuarono a tenersi in contatto, proseguendo i loro tentativi negli esperimenti tergici, anche se, fino alla partenza del Maestro, nessuno e nemmeno il Willermoz, aveva raggiunto il contatto con Dio, che invece era previsto, come si è sentito, all’ultimo grado della quarta classe.
Gli Élus Coëns, ben presto però, si divisero in due gruppi distinti. Uno, quello guidato da Willermoz, che nel 1774 confluì nella Stretta Osservanza, con il preciso scopo – in gran parte realizzato – di strumentalizzare l’organizzazione dell’Ordine Templare, indirizzandolo verso il particolare spiritualismo martinesista. L’altro, un gruppo con a capo Louis Claude de Saint Martin, ex segretario personale di Martines de Pasqually, ultimo grado “Possente Sacerdote” del rito martinesista, il quale dà vita ad un altro sistema esoterico spiritualista in cui, rinunciando in parte alla magia come strumento di contatto con il mondo divino, pur conservando il concetto mitico della “reintegrazione” basilare nella dottrina del Martines, si affidava a pratiche di misticismo del tutto interiorizzato per conseguire la massima, finale, elevazione verso la divinità.
Mentre questi erano, sommariamente, gli eventi che segnavano gli sviluppi, le trasformazioni e le proliferazioni della corrente massonica a contenuto eminentemente spiritualista, cosa stava accadendo della corrente che abbiamo designato, per intenderci, hannoveriana?
Pure essa si stava difondendo in tutto il continente europeo ed in America, rimanendo coerente con l’impostazione del 1717: professando, in senso innovatore, i principi di libertà, uguaglianza e fratellanza, mantenendosi aperta tanto alla borghesia quanto alla nobiltà, praticando la tolleranza religiosa intesa come superamento delle divisioni ecclesiali e dei vincoli dogmatici. Senza promettere l’esistenza e la rivelazione di segreti strabilianti, impostava la vita muratoria su di un piano più concreto che, tenendo conto dello spirito dei tempi, favoriva l’iniziazione e la formazione di uomini atti a meglio comprendere le emergenti esigenze di libertà socio-politica, uomini che erano sensibili e disposti anche a lottare con sacrifici, quando erano convinti di agire per l’affrancamento dell’Uomo.
Particolarmente in Francia, in Austria ed in Italia la Massoneria hannoveriana ebbe un’importanza determinante nel tener viva e nell’alimentare la Fiaccola della Libertà che sempre più illuminava il mondo occidentale.
Basta citare, a sostegno di quanto ora affermato, solo due esempi di attività latomistica, fra i più significativi per il contributo dato, con uomini e con idee, allo sviluppo democratico dell’Europa, prima della Rivoluzione Francese.
“Nel complesso – ci fa sapere Carlo Francovich – la Libera Muratoria austriaca rimase fedele ai principi basilari delle Logge inglesi: tolleranza religiosa, fratellanza ed uguaglianza fra gli associati, confondendo in tal modo la propria attività con quella del più ampio movimento illuminista, che trovò nelle Logge una forma organizzata atta a promuoverne la diffusione.”
“Il primo iniziatore delle riforme illuministe a Vienna, il famoso Gerhard van Switen, medico di corte, era un Libero Muratore.” “Gli venne affidato, tra l’altro, l’incarico di riformare l’ordinamento scientifico e scolastico austriaco”, “riuscì a liberalizzare gli studi ed a promuovere ovunque il moto delle riforme, Intorno a lui si formò un gruppo selezionato di illuministi e di liberi muratori che rinnovarono la vita culturale del vecchio impero.”
A Vienna “questo gruppo di illuminati massoni – prosegue Francovich – raccolti intorno al van Switen, ebbe il suo centro organizzativo nella Loggia ‘La Vera Concordia’, I Fratelli di questa Loggia erano più preoccupati dei problemi culturali e sociali che non dei miti massonici, essi rispondevano ai nomi di Bierkenstok, di Riegger, di Eybel che, rispettivamente , nel campo della pedagogia, del diritto canonico, dell’etica sociale, promossero e vissero la lotta contro l’oscurantismo, combattendo sia contro le più stolte superstizioni popolari, sia contro i radicali pregiudizi del Tomismo, per cui riuscirono, tra l’altro e non senza sforzo, ad abolire i roghi delle streghe.”
Altra Loggia di rilievo internazionale e di impostazione hannoveriana fu, per esempio, quella che, con il nome “Le Nove Sorelle”, venne fondata a Parigi nel 1776, “con l’idea – ci dice ancora Francovich – di riunire un’élite qualificata di intellettuali per promuovere l’evoluzione delle scienze nei vari campi della cultura, della vita sociale, politica ed economica.”
Appartennero a questa Loggia le maggiori intelligenze del secolo, a cominciare dal suo fondatore, l’astronomo Lalande, al D’Alambert, al Mably, a Voltaire, a Quesnay, a Franklin, e Jefferson, a Pestalozzi.
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Ecco, carissimi Fratelli, sia pure sommariamente e con una trattazione forse anche troppo schematica, quale è stata la storia della Libera Muratoria prima e dopo il 1717, fino quasi alla Rivoluzione francese. Ecco, cioè, la storia della nostra Istituzione, più o meno ipotizzata nel mito e documentabile nella realtà, partendo dalle Corporazioni del Liberi Muratori, unico ceppo, comunque, dal quale sono germogliati poi i due aspetti principali, di cui si possono avvertire le tracce anche nella Massoneria dei nostri tempi.
Ebbene, miei cari Fratelli, che lezione è possibile ricavare da questa breve indagine sulla nostra “Tradizione”?
Qual è dunque la “VERA” finalità ideale della Libera Muratoria?
Quale possiamo ritenere che sia la “vera Tradizione al di fuori della quale non vi è Massoneria”, cui fanno riferimento perentoriamente alcuni nostri Fratelli?
Forse la Tradizione stuartiana, spiritualista, con le sue ascendenze nobiliari tra i Crociati ed i Templari, e con le sua aspirazioni all’elevazione dell’Uomo per mezzo del misticismo e dalle magia?
Oppure la Tradizione hannoveriana, tollerante in fatto di religione, con nella impronta democratica e borghese, fortemente impegnata politicamente ed ispirata ai principi del razionalismo illuminista?
Ebbene, carissimi Fratelli, a me sembra che da questa schematica e certo incompleta ricerca storica, emerga, prima di tutto, un fatto molto importante e cioè che fin dal tempo delle fratrie, la Libera Muratoria ha dimostrato sempre una precisa apertura ideale nei riguardi della libertà umana, ed una apprezzabile sensibilità per quanto concerne l’evoluzione socio-culturale, confermando, se ce n’era bisogno, che la Massoneria è un’Istituzione iniziatica formata da uomini al fine di risolvere coerentemente problemi umani.
In effetti quindi, carissimi Fratelli, risulta evidente che tutta la nostra Tradizione Muratoria – e l’Art.1 della Costituzione ce lo conferma – ha mirato sempre, qualunque espressione abbia scelto, ad un solo obiettivo primario, e cioè alla graduale emancipazione dell’Uomo e dell’Umana Famiglia, anticipando, o cercando di anticipare, pedagogicamente, il riluttante progredire della società profana.
Tutto il resto, rendiamocene conto, è secondario. 0, per meglio dire, diventa semplice strumento con cui, se utilizzabile, raggiungere il fine primo ora indicato.
Ed a proposito di questo prestigiosissimo compito di anticipazione, miei cari Fratelli, si può ben affermare con orgoglio che, la Libera Muratoria di Palazzo Giustiniani, nelle sue formulazioni di principio, è riuscita ad assolverlo molto egregiamente. Tanto è vero che basta avere la pazienza di leggere un po’ meno distrattamente i nostri Rituali, per comprendere quanta saggezza precorritrice in essi hanno condensato i nostri illustri predecessori; ma, soprattutto, renderci conto che, a differenza di tutte le altre grandi istituzioni operanti – dalle chiese ai partiti – le quali, oggi, affannosamente ricercano una loro identità accettabile ed adeguata al momento di crisi generale, la nostra Istituzione, la Massoneria dispone già di una precisa identità anticipatrice: rispettosa della Tradizione rituale e delle nostre ricchissime esperienze storiche, è perfettamente idonea oggi a soddisfare le deluse necessità di affrancamento dell’Uomo contemporaneo.
Basta far tornare alla mente, per esempio, quanto il Maestro Venerabile, durante l’Iniziazione al grado di Compagno d’Arte, Vi raccomandò: “La mente deve indagare liberamente in ogni campo della conoscenza evitando qualsiasi dogmatismo limitatore”, per comprendere, senza incertezze, quale è e quale deve essere l’impostazione basilare della Libera Muratoria oggi.
Ma se mi consentite di fare una, spero lecita, anticipazione per qualcuno di voi, vorrei a maggior conforto, citare alcune locuzioni pronunciate durante l’Iniziazione al 4° Grado del R.S.A.A., che vale veramente la pena di ricordare perché, oltre che evidenziare l’evoluzione concettuale del R.S.A.A. dal 1700 ad oggi, sono di una validità così universale e di così elevato contenuto dottrinario, da porsi veramente al di sopra di ogni possibile ambiguità interpretativa.
“La suprema e perpetua preoccupazione della Libera Muratoria, – dice il Potentissimo Re Salomone, Presidente di quella Camera Rituale – è l’abbattimento di tutti gli idoli, di tutti i pregiudizi, di tutte le superstizioni, di tutte le menzogne. Fratelli miei – l’ideale dei Liberi Muratori è la verità. Ogni concezione dell’Uomo è progressiva e di conseguenza relativa. La Libera Muratoria non ammette alcuna concezione come definitiva.” “Essa impone il dovere di cercare la verità. Abbiate quindi un solo culto, quello della verità.”
Ecco, secondo me, le fondamenta esistenti sulle quali abbiamo il compito di erigere, fraternamente uniti la nostra Costruzione.
Il tempo, bisogna rendercene conto, in realtà non si è mai fermato e non si ferma, e la Massoneria, carissimi Fratelli, è un’Istituzione viva, la cui funzione storica è di partecipare con uomini e con idee alla Costruzione della Società, e non ci possono essere dubbi che per consentirgli di svolgere la sua funzione di VEICOLO DELLA LIBERTA’ attraverso i secoli, non si può accettare che sia immiserita da finalità limitanti, e tanto meno che venga soffocata da concezioni dogmatiche ed irrazionali che hanno perduto, nel presente, la loro validità di supporto e di incitamento a progredire, per l’Umanità.
Niente di ciò che riguarda l’Uomo si può ritenere strettamente immutabile, ecco l’avvertimento del Saggissimo Re Salomone.
Da tutto questo, allora, carissimi Fratelli, discende anche, accettabile e ragionevole, che nessuna delle due espressioni principali in cui abbiamo constatato si è manifestata la Massoneria dal 18* secolo in poi, può avere attualità immutabile, tanto da venir pedissequamente professata oggi.
Ve lo ripeto, miei cari Fratelli: ciò che indica veramente la Linea della Tradizione Muratoria da seguire è e rimane l’identità universale pervenutaci e simbolicamente sintetizzata nel Trinomio dell’Affrancamento.
Sono invece proprio i mezzi, cioè gli strumenti e le forme da usare per la costruzione di questa idealità universale che debbono, mutare, proprio come si succedono nel tempo – gli stessi Rituali ce lo insegnano – i vari stili architettonici.
Questi stili e questi strumenti – proprio come si è potuto constatare quando è nata la Massoneria Moderna – debbono essere rispondenti e tener in debito conto le tendenze, le nuove acquisizioni conoscitive, il mutare dei valori semantici conseguenti ed il continuo variare delle condizioni ambientali in cui i Liberi Muratori sono chiamati, ogni giorno, concretamente a “progettare” e “costruire”.
La Libera Muratoria, pertanto, se intende rifarsi alle idealità tradizionali, deve tornare ad essere una unica Scuola di Costruttori di Cultura, deve cioè insegnare ai propri Adepti l’uso degli strumenti adeguati e necessari per la Squadratura e la Levigatura dell’Uomo, strumenti dai quali, oggi, non possono rimanere esclusi, pena l’anacronismo culturale, gli “utensili” scientifici più avanzati, come – per citarne alcuni – la teoria delle comunicazione, la cibernetica, la teoria dei tipi logici, la biologia molecolare i quali, concepiti nella prima metà circa del nostro secolo, già ora si annunciano come i più idonei per aiutare l’Umanità ad uscire da quello che, per intenderci, può essere definito un altro “Medio Evo”, ad uscire cioè dall’Evo del Meccanicismo dei Copernico, dei Galileo e dei Newton, dal quale oggi stiamo faticosamente, ma più rapidamente di quanto si possa pensare, emergendo.
Nel realizzare questa Scuola di Liberi Muratori, validi costruttori di Uomini e di Società, la Massoneria dovrebbe però tendere, con il massimo impegno possibile, alla formazione, tra le Colonne del Tempio, di Uomini Liberati e Liberi, cioè di Uomini aperti, responsabili, eticamente ineccepibili e culturalmente impegnati, che abbiano vinto la loro battaglia interiore contri i noti uccisori di Hiram: l’ignoranza, il fanatismo e l’ambizione, ed il cui supremo ideale sia, coerentemente, l’emancipazione dell’Uomo e dell’Umana Famiglia.
Ed è con questi Uomini Liberati e Liberi che la Massoneria, veramente unica ed universale nel mondo, potrebbe essere allora in condizione di affermare, con sicurezza, la propria identità universalistica, metapolitica e metà religiosa, riuscendo anche a dare un valido contributo alla corretta soluzione dei problemi esistenziali dell’Umanità.
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Ma purtroppo, carissimi Fratelli, noi massoni italiani siamo ben lontani, per ora, dal poter impostare, in modo costruttivo, questo genere di discorsi.
Oggi, bisogna ammetterlo, è molto più importante, anzi indispensabile, accontentarci di affrontare proprio quegli argomenti la cui indefinibilità rende palese lo stato di confusione patologica che abbiamo raggiunto, allontanandoci pericolosamente dallo spirito e dal contenuto dottrinario dei nostri Rituali.
A questo proposito, mi sembra sia abbastanza evidente e comprensibile la genesi della nostra dolorosa situazione, certamente originata, in gran parte, anche dalla martellante ripetizione di frasi assolutamente prive di ispirazione muratoria.
Non si può, per esempio, senza conseguenze gravi, continuare ad affermare per anni, che bisogna spalancare le Porte del Tempio a tutti, purché siano umili, tolleranti e benevolenti; che la costruzione del “Tempio interiore”, per ogni singolo Fratello, è assolutamente libera ed arbitraria; che la Massoneria ha sempre accolto, e quindi deve continuare ad accogliere, indistintamente “progressisti e forcaioli”.
Ora, a prescindere dalle obiezioni immediate che si possono formulare contro dichiarazioni del genere, le quali sono state, oltre tutto. Esibite sconsideratamente anche al mondo profano, quello che a me sembra opportuno è. Soprattutto, evidenziare, in questo caso, la necessità di cambiare completamente l’impostazione del problema.
Nel proselitismo, per esempio, non deve essere, secondo me, la Massoneria che accetta chiunque, qualunque cosa pensi purché solvibile, per il raggiungimento di scopi personali dei quali poi in effetti l’Istituzione si disinteressa quasi completamente.
Sono invece proprio i postulanti che, oltre ad avere adeguate qualità etico-culturali, debbono accettare i principi che danno una precisa identità alla Libera Muratoria, e debbono pure sapere che una volta iniziato, hanno il dovere di impegnarsi al miglioramento di se stessi, per l’affermazione di quelle finalità di affrancamento che da sempre la Massoneria Universale indica al mondo intero.
Per quanto riguarda poi l’accettazione di “progressisti e forcaioli”, mi sembra pertinente a questo proposito, ricordarvi una frase che tutti avete sentito pronunciare dal Maestro Venerabile, quando cercava di spiegare, a voi iniziandi, i principi fondamentali della Libera Muratoria: “La tolleranza – vi disse allora il Venerabile – che noi consideriamo la prima virtù del Libero Muratore, permette ad uomini di carattere e di condizioni diverse, di sedere fraternamente in questo Tempio e di lavorare per gli stessi scopi, col più assoluto, affettuoso, reciproco rispetto.” Notate bene, carissimi Fratelli: “…di lavorare per gli stessi scopi…” Ebbene, questi scopi non possono essere altri che quelli chiaramente espressi dal Saggissimo e tre volte Potente Re Salomone: “L’abbattimento di tutti gli idoli, di tutti i pregiudizi, di tutte le superstizioni, di tutte le menzogne”, ed “un solo culto: quello della verità.”
Ecco perché, secondo me, è stato il risultato di una malintesa tolleranza considerare sullo stesso piani di validità muratoria, tanto le opinioni che stanno decisamente dalla parte dell’Uomo e della sua elevazione, quanto quelle idee che sono in modo clamoroso contrarie alla sua emancipazione.
Perché mi sembra molto evidente come sia ben difficile che possano “lavorare per gli stessi scopi”, tanto coloro i quali in una ideale mistica dell’Umanità cercano di migliorare se stessi nell’area della libertà e della consapevolezza, quanto coloro che, invece, identificano il miglioramento di se stessi con l’aspirazione alla supremazia sugli altri oppure alla mortificazione nel soprannaturale, contrastando comunque, oppure ancora aggravando irrazionalmente la soluzione dei problemi reali dell’Umanità.
Ed a proposito della tolleranza massonica, di cui in questi ultimi anni tanto si è parlato e scritto, in modo ambiguo e sconcertante, essa non può di certo venira interpretata come una passiva accettazione di qualsiasi opinione altrui, e nemmeno mi sembra, può coincidere con la, sempre disattesa, regola evangelica di offrire l’altra guancia a chi ti colpisce.
Ed allora, stando così le cose, quando si cita, ad esempio, la frase del Fr. Voltaire sulla libertà di espressione: “Io sono di opinione completamente contraria alla vostra, ma sono pronto a morire purché voi abbiate il diritto di professarla”, bisognerebbe che, per correttezza e per completare il concetto, si aggiungesse pure un’altra espressione del nostri illustre Fratello, il quale precisava che “per meritare la tolleranza bisogna che gli uomini comincino con il non essere fanatici.”
Perché se è vero che vivendo di libertà non è concepibile la limitazione della libera espressione altrui, anche se questi è di opinione diversa dalla mia, tutto ciò non significa che, pur lasciando la libertà di professare una certa idea, io rinunci a sostenere la mia; e se l’altrui pensiero tende a sopprimere la libertà di espressione, oppure è contraria al libero sviluppo umano dell’Uomo, non mi si dica di tacere, di non dissentire e di non argomentare in modo da far comprendere a tutti come certe predicazioni, anche ammantate di umanitarismo politico o religioso, sono in effetti, contrarie alla consapevole responsabilizzazione esistenziale dell’Uomo.
E, secondo me, poiché il Libero Muratore deve essere, appunto, il responsabile padrone della sua vita e del suo futuro, dei suoi vizi e delle sue virtù, della sua mente e dei suoi sentimenti, ritengo sia abbastanza chiaro quali debbano essere i limiti della sua tolleranza verso quelli che, con il loro fanatismo dogmatico, minacciano concretamente l’altrui libertà di opinione e l’altrui libera ricerca della verità.
A questo punto mi sembra abbastanza interessante citare, come esempio, una frase del Dott. Giovanni Caprile della Compagnia di Gesù, in cui è detto cosa altri, diversi da noi massoni, intenda per libera ricerca della verità e quali siano i dubbi e le incompatibilità che sorgono nei riguardi della Massoneria da parte di chi è vero credente nella “Verità Rivelata”.
“Resta da chiarire – dice il Dott. Caprile – la questione di fondo, che non è secondaria per noi cattolici: come debba intendersi la gnosi, che è un po’ l’anima della formazione spirituale del massone, e se, e dentro quali limiti, possa essere compatibile o meno con la sincera professione cattolica, se cioè va presa come strumento di approfondimento o come affermazione dell’autonomia della ricerca dell’uomo, senza ammettere che la salvezza viene dalla Grazia di Dio attraverso Cristo e la sua Chiesa.”
Io condivido, a questo proposito, il ragionevole desiderio di chiarezza del Dott. Caprile, e ritengo pure che sarebbe doveroso ed onesto, da parte della Massoneria, fugare possibili dubbi su questioni di fondo, le quali anche per noi sono certamente non secondarie.
Personalmente, ritengo che si potrebbe dire, senza esitazioni, al Dott. Caprile, che per noi massoni la gnosi, cioè la ricerca della verità, non può essere altro che l’autonoma, libera e sofferta esplorazione dell’Universo, disponendo solo delle proprie capacità umane, e dell’unico sistema fornito dalla natura agli esseri viventi per avere conoscenza, espresso dalla semplice e modesta norma della prova e dell’errore.
Il Dott. Caprile, quindi, e tutti quelli che eventualmente intendono bussare alla Porta del Tempio, sono ben liberi di farlo, e la decisione riguarda unicamente la loro coscienza, ma è giusto che sappiano esplicitamente prima di essere ammessi, che per noi massoni la salvezza dell’Uomo non può essere che nell’accrescimento della sua autonomia globale, e cioè nella sua emancipazione dai legami di dipendenza irrazionale che ne limitano lo sviluppo umano; ed in quanto alla “Grazia di Dio attraverso Cristo e la sua Chiesa”, salvo il rispetto della libertà di opinione per quanti lo accettano come unico mezzo di salvezza, il massone, a mio avviso, non può che considerarla decisamente riduttiva rispetto al livello di libertà che intende raggiungere e professare.
Ora, poiché nella nostra Famiglia italiana non siamo tutti d’accordo su queste impostazioni, non secondarie, perché molti sono ancorati a tradizionalismi provenienti, come si è constatato, da altri tempi e da altre storie, molto importanti in quei momenti, ritengo sia proprio il caso di affrontare molto onestamente la situazione e chiedo, pertanto, che si parli chiaramente ed approfonditamente su questi argomenti[GN1] , sia perché in mancanza di chiarezza è inevitabile la confusione o peggio, sia perché se intendiamo veramente ritornare ad avere una precisa identità, secondo le inequivocabili indicazioni dei nostri Rituali, e se vogliamo “lavorare fraternamente insieme per gli stessi scopi con il più assoluto, affettuoso e reciproco rispetto”, è indispensabile cercare di sanare le ambiguità dottrinarie e di accantonare le sopravvivenze culturali anacronistiche.
Carissimi Fratelli, è venuto il momento in cui bisogna convincerci che non potremo mai essere in condizione di contribuire a porre le basi dell’evo futuro e di affrontare in modo produttivo i nostri temi peculiari, che sono, in effetti, i grandi problemi della società in cui viviamo, come, per esempio, la difesa dei diritti dell’Uomo, oppure l’ecologia, intesa in senso globale, se prima non facciamo proprio nell’Ordine, tra di noi, un po’ di ecologia culturale, combattendo i nemici di sempre: l’ignoranza, la superstizione e l’idolatria.
Perché si può essere anche molto comprensivi nel riconoscere l’importanza storica ed attuale, per le masse e per il singolo, delle varie chiese politiche e religiose, e nel capire come possano essere molti coloro i quali, trovando angoscioso o troppo difficile vivere, responsabili di se stessi, senza inganni e senza pregiudizi, hanno bisogno di sottomettersi a protettivi e mortificanti poteri, terreni o soprannaturali, nel disperato tentativo di superare i propri disagi esistenziali.
Ma diventa, invece, molto difficile – perché secondo me impossibile – conciliare l’idea che i Massoni debbano costituire la parte più avanzata e più libera dell’Umanità e, nello stesso tempo, possano appartenere ai grandi greggi formati da individui che, lungi dall’essere uomini liberi, accettano acriticamente e senza discutere delle “verità”, solo perché formulate dal Potere o dalla Divinità.
Ecco perché ritengo indispensabile la chiarificazione e la puntualizzazione dei concetti che formano il supporto basilare del contenuto affrancante, precisamente espresso nei nostri Rituali.
Ecco perché ho sempre ritenuto e ritengo tuttora fondamentale la definizione di cosa debba intendersi con la parola libertà, nei suoi vari livelli di emancipazione e nelle sue varie accezioni, prima di poter affrontare un discorso rigoroso e soddisfacente sulla Massoneria.
E se credete che stia sbagliando, ditemi francamente dove e perché; aiutatemi a comprendere il mio errore e ve ne sarò grato. Ma per favore, parliamone. Perché sarebbe comunque molto bello, interessante e costruttivo, tutti insieme portare a compimento questo dialogo fra noi, come accadeva nelle antiche fratrie, in Loggia, scambiandoci le conoscenze acquisite, per poi contribuire meglio, uniti fraternamente, alla non ancora esaurita missione che abbiamo ereditato, di tenere viva, in un mondo di soprusi, di violenza e di ignoranza, la Fiaccola della Libertà attraverso i secoli.
Affrontiamolo dunque, con maturità, seriamente e pacatamente, questo dibattito generale per riaffermare, come si è già detto, l’inequivoca identità della Libera Muratoria Italiana.
Sgombriamo, per quanto possibile, il nostro animo dalle ambiguità, dalle contraddizioni, dalle dipendenze, dalle illusioni, e sarà certamente più facile, allora, unificare gli strumenti del nostro Lavoro Muratorio, e sarà più facile anche coordinare la fabbricazione del Tempio dell’Umanità, secondo un progetto umano nel quale siano amorevolmente rispettate le antiche, e pur sempre validissime regole architettoniche con le quali si misura l’affrancamento dell’Uomo: la libertà individuale, l’uguaglianza democratica, la fratellanza universale.
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