MASSONERIA MADE IN USA

Massoneria made in USA

Ciò che differenzia nettamente la storia della Massoneria nei Paesi di lingua inglese e soprattutto negli USA da quella della Massoneria latina è in primo luogo il fattore numerico. Data la capillare diffusione dell’istituzione, a partire dagli anni Trenta del 1700 (oggi si contano negli Stati Uniti quarantanove Grandi logge, con più di tre milioni di affiliati), non la si è potuta in linea di massima gravare di tutte le diffidenze che nella percezione collettiva si associano al termine ‘setta’, compreso il ricorrente sospetto di cospirazione contro l’ordine costituito. Inoltre la pluralità delle confessioni religiose ha evitato che un lungo contrasto con la Chiesa di Roma producesse gli effetti dannosi verificatisi nei Paesi cattolici.

Theodore Roosevelt (1858-1919), uno dei presidenti massoni degli USA. Nel corso del suo mandato (1901-1908) ne allargò l’influenza nell’America Latina, appoggiando di fatto la tendenza del capitale statunitense a imporre nel continente il cosiddetto ‘imperialismo del dollaro’. Tale tendenza, dai tempi di J. Monroe (presidente dal 1816 al 1824 e a sua volta affiliato alla Massoneria), nascondeva reali interessi economici monopolistici dietro l’immagine di un Paese che difendeva la libertà dei popoli dal colonialismo europeo.

Ciò ha comportato un più stretto e più trasparente intreccio tra la storia massonica e quella collettiva e la frequente identità dei vertici della gerarchia massonica con quelli del potere politico, civile ed economico. Basti ricordare che, vera e propria officina naturale della leadership del Paese, la Massoneria statunitense ha annoverato tra i suoi affiliati ben quattordici presidenti.

Ma anche negli USA la Massoneria non ha potuto sottrarsi al confronto con la storia e non affrontarne le contraddizioni. Se ne può per esempio ricordare il pronunciamento contro il Comunismo, nel 1948, che contrasta con il principio secondo il quale l’istituzione in quanto tale non può e non deve politicamente schierarsi. Perplessità ancora maggiori suscita la questione dei rapporti con la popolazione di colore. Per quanto giunta a dissociarsi da organizzazioni come il Ku Klux Klan, non si può dimenticare che, almeno dell’ala moderata, di esso fece parte quell’Albert Pike (vedi il capitolo Massoneria ‘romantica’) cui si deve la sistemazione dei gradi scozzesi ancora adottata negli USA. La tradizione razzista di alcuni Stati pesa ancora nella composizione delle relative logge, composte esclusivamente da bianchi anche se non vi sono preclusioni formali all’ingresso dei neri. Questi ultimi, d’altra parte, preferiscono confluire nelle Grandi Logge per sola gente di colore tutte denominate ‘Prince Hall’, dal nome di chi, alla fine del Settecento, fondò la prima (oggi sono trentanove).

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *