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SPUNTI DI RIFLESSIONE SULLA RAPPRESENTAZIONE DELLA SCALA NELLA TAVOLA DI TRACCIAMENTO DEL PRIMO GRADO
di M.B.; l
Un tentativo di analisi del significato simbolico della scala in ambito massonico può partire dalla sua rappresentazione più comune in Loggia: la scala è un elemento messo in grande rilievo nella tavola di tracciamento (o quadro di Loggia) del primo grado.
Ricordo qui brevemente che le tavole che noi utilizziamo comunemente, sono solo uno dei molti tipi di quadri che sono stati e continuano ad essere utilizzati dai Massoni speculativi. Le nostre tavole sono di origine vittoriana, opera del pittore Harris.
La tavola di tracciamento ricomprende tutti gli elementi simbolici presenti in Loggia. Di più, la loro disposizione allude chiaramente alla riproduzione di una Loggia, e la presenza di lettere che indicano i punti cardinali rendono questa conclusione inequivoca. Appena oltre allo scranno del MV -oriente di Loggia-, parte una lunga scala che conduce a una luce sfolgorante posta in cielo.
La presenza di angeli sulla scala rende agevole l’identificazione della scala con quella del sogno di Giacobbe (Genesi 28.11). Giacobbe, in marcia verso la Mesopotamia, si corica a terra per dormire, con la testa posata su una pietra che funge da guanciale. Durante il sonno egli fa un sogno in cui vede il cielo aprirsi e una scala mettere in collegamento terra e cielo: in alto sta l’Eterno. La scala è percorsa da angeli. Dopo il sogno, Giacobbe grida: “Questa è proprio la casa di Dio…questa è la porta del cielo”.
La scala è presente in numerose culture Tradizionali come tramite tra cielo e terra, e al tempo stesso come rappresentazione del cammino di ascesa/ascesi dell’iniziato.
La qualificazione simbolica di congiunzione tra il piano mondano e quello celeste, fa sì che la scala sia presente nell’architettura dei templi di molte Tradizioni: si pensi agli ziggurath mesopotamici, o ai teocalli messicani.
In questo, la scala ricalca la matrice archetipica dell’albero, dell’albero della vita ovvero dell’asse del mondo, il punto in cui il mistico cerca l’unione intramondana e la congiunzione con il principio divino. La scala spiraliforme ne è un esempio molto pregnante, che ricalca la danza derviscia che conduce alla trance mistica.
E’ interessante notare come la scala di Giacobbe sia presente nella regola monastica di Benedetto (circa 535). La regola prende spunto da questo simbolo per una catechesi morale incentrata sul tema dell’umiltà:
“Fratelli miei, se vogliamo raggiungere la vetta più eccelsa dell’umiltà e arrivare rapidamente a quella glorificazione celeste, a cui si ascende attraverso l’umiliazione della vita presente, bisogna che con il nostro esercizio ascetico innalziamo la scala che apparve in sogno a Giacobbe e lungo la quale questi vide scendere e salire gli angeli.
Non c’è dubbio che per noi quella discesa e quella salita possono essere interpretate solo nel senso che con la superbia si scende e con l’umiltà si sale.”
Esempi non dissimili si ritrovano nei rituali massonici: le tre figure femminili rappresentate nella nostra tavola di tracciamento sono le tre virtù teologali, ovvero le virtù che permettono l’avvicinamento a Dio. Fede, Speranza e Carità sono le figlie di Sophia, secondo Iacopo da Varazze che cita in proposito la chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli. La fede è rappresentata da una figura muliebre recante un calice. La seconda figura reca un’ancora, a significare la fermezza, precondizione della Speranza. Infine, la Carità, rappresentata da una donna che reca per mano un bimbo. Il dare senza attesa di ricevere, come fa la donna che allatta il bimbo, illustra la carità intesa come amore, secondo l’insegnamento di San Paolo.
Ogni sforzo di elevazione sul piano spirituale si accompagna ad un analogo avanzamento sul piano della conoscenza. Ecco che la scala diviene simbolo del lavoro sul se che è componente precipua della Massoneria speculativa. L’indeterminatezza della meta di questo viaggio non importa agli occhi di colui che lo abbia intrapreso con fermezza.