Morale iniziatica o apostasia: tesi ed antitesi sulla Libera Muratoria
Liberté, Fraternité, Egalité
Autore: Athos A. Altomonte
Anche l’interpretazione più exoterica della Libera Muratoria resta fedele alle prospettive morali di queste tre affermazioni. Ma l’iniziato è fedele anche ad altri antichi doveri, come l’amore per la verità, la tolleranza verso il dissimile e l’altruismo. Per il Libero Muratore, dunque, il primo fondamento morale è quello di essere un uomo libero dall’egoismo e dall’ignoranza e cittadino di buoni costumi.
Ma l’affermazione io penso quindi divento quello che decido, suscita ancora il diniego di un’autorità morale che vorrebbe imporre il placet su ogni risoluzione in materia di etica sociale e religiosa. La stessa autorità morale che considera l’individuo imputato e peccatore a priori, che evidentemente considera privo di legittimazione intellettuale, senza discernimento morale ed a cui nega ogni delega spirituale. A questi viene solo riconosciuta la possibilità di una sua mediazione per interposta persona, che lo sollevi dalla sua insipienza e dallo stato di colpa di cui è reo, anche se inconsapevole.
Sottacendo la contraddizione di una proposizione dogmatica posta ad incondizionata garanzia di verità indimostrate, per cogliere il senso in tutto ciò bisogna giungere alla conclusione che non tutti sentono la necessità di pensare, anzi, molti hanno timore “per il vuoto e per lo spazio” che accompagna la libertà di pensiero. Per questo, l’agorafobia psichica e l’ottusità mentale sono le caratteristiche più evidenti in chi aderisce ad ogni sorta di fondamentalismo. Questi non concepiscono la libertà e l’uguaglianza come bene comune, anzi, arrivano a giudicarle un pericolo ed un elemento destabilizzante per i propri criteri e sentimenti. Ma il massone, poiché nato uomo libero e di buoni costumi, non può curarsi di un dissenso a lui estraneo, e nessuna critica potrà mai impedirgli d’affermare le proprie prerogative iniziatiche. Mentre sarà altresì corretto ch’egli preservi gli appannaggi morali della propria etica e dei propri ideali, opponendosi ad ogni azione villana che possa offuscarne i significati. Anche se non sarà mai necessario custodire contenuti iniziatici che non possono apparire chiari ad una mente che non li abbia già ben impressi nella propria coscienza.
In tema di parità e di dignità individuale, i postulati dalla Massoneria non furono una novità assoluta, perché la Libera Muratoria è solo un moderno tentativo di reinterpretare antiche libertà ed antichi doveri[1] che, come nel passato, ancora suscitano l’intransigenza di poteri assolutisti i cui principi elitari vengono posti a difesa di gerarchie che si ritengono indiscusse ed indiscutibili. Ma con l’avvento del libero pensiero, anche le sovranità monarchiche e teocratiche si dovettero confrontare con un consenso che, da formalmente plebiscitario, diventava sempre più incerto e concentrato nelle settrici meno consapevoli della popolazione.
La concezione realista [2] mutò sostanzialmente la coscienza sociale dei cittadini dell’antico quanto del nuovo mondo. In Europa ed in America la parola libertà generò l’impulso per un nuovo concetto di patria. Non più espressione di sovranità elitarie, ma un’idea scaturita dalla coscienza del popolo. Anche in Italia i moti carbonari, d’ispirazione massonica, esaltarono il concetto di libertà trasmesso dall’Illuminismo, propagandolo sino a fomentarvi il Risorgimento repubblicano.
Ma per intendere tutto ciò, basterebbe un’analisi libera da quei pregiudizi che hanno modellato tante prospettive storiche. Ed è proprio falsando una di queste prospettive che si cercò di demonizzare l’ideale della Libera Muratoria sovrapponendovi il tabù di una ipotetica apostasia. Un’accusa fatta da una podestà dottrinale, che di certo non è mai stata un esempio di coerenza con i principi professati dalla propria religione.
Ma ogni discettazione storica contiene sempre dei vizi di forma, il maggiore dei quali è la faziosità di chi è scelto per commentare i fatti di cui il potere è protagonista.
Non fa meraviglia, allora, ritrovare anche la Massoneria italiana avvolta in sentimenti avversi alla sua vera identità iniziatica. Anche se bisogna ammettere che la partigianeria antistorica di quel paese, non fonda le proprie argomentazioni solo sulle evidenti contraffazioni, ma con intelligenza ed arte, usa strali profferti dall’insulsaggine di appartenenti alla parte avversa.
Per organizzare la sua disinformazione sui moti massonici, la Chiesa di Roma si è avvalsa della mediocrità iniziatica di pochi e maldestri massoni che, per raggiungere il potere profano, hanno curato i propri interessi in collusione con una nutrita schiera di “servitori dello Stato e della Chiesa”.
Ma pochi esempi di malaffare perpetrati da un esiguo numero di aderenti non possono degradare la realtà iniziatica sottintesa dalla Massoneria che, nell’esoterismo del suo catechismo, aveva già previsto la perversione morale in cui potevano cadere alcuni tra gli anelli più deboli della Catena iniziatica.
La morale della maestranza massonica si fonda sul comportamento immorale di “Cattivi Compagni” che, per proprio profitto, uccisero il Maestro Hiram [3], il progenitore e messia spirituale di tutti gli Edificatori del Tempio sacro.
Ma per intendere i segni della moralità massonica non è necessario seguire le critiche provenienti da un sistema chiuso. Basterebbe, invece, riportarsi in una visione posta tutta all’interno della Massoneria e confluendo verso un punto d’osservazione che per un iniziato è quello del suo esoterismo.
[1] commenti su diritti e doveri della via iniziatica
La regola dice che l’iniziato deve restituire sotto forma di servizio al bene comune, tutto la conoscenza e le capacità che gli sono state elargite dalla Catena iniziatica che lo ha formato, permettendogli di progredire nel proprio cammino evolutivo. Mancare a questa regola comporta un carico negativo difficilmente valutabile ad occhi superficiali.
Originariamente l’iniziazione era una, ed era rivolta ai membri più attivi e consapevoli della famiglia umana.
Nel tempo i contenuti dell’iniziazione furono frammentati in numerosi e particolari dettagli. Questo rispondeva all’esigenza di semplificare un senso che una mente comune non poteva trattenere, se non trasformando la propria struttura ordinaria in quella di una personalità straordinaria.
La frammentazione contribuì a volgarizzarne il senso dell’iniziazione, rendendone irriconoscibili i contenuti facendo scomparire la sua unicità. Ma osservando a ritroso è ancora possibile riconoscere la singolarità iniziatica, ricomponendo tre frammenti ormai trasformatisi.
Un segmento ideale univa la condizione sacerdotale a quella scientifico-misterica ed a quella guerriera, componendo un unico flusso di potere scienza e coscienza. L’iniziazione guerriera fu la prima a separarsi da quella misterica-sacerdotale. E la possanza che scaturiva dalla sacralità e dalla saggezza fu spezzata dall’interesse di una casta che volle creare una propria supremazia sovrana basata sulla forza più che sulla volontà e l’intelligenza. Che da allora, in quell’ambito apparirono solo marginalmente.
Non è necessario dilungarsi sulla proliferazione di sottoprodotti estrapolati da quanto rimase. Il frammento misterico della scienza iniziatica degenerò nel magico e poi questo si perpetuò nella superstizione e nel magismo popolare. Il frammento sacerdotale, invece, degenerò nei culti antropomorfi dalle religioni popolari, fatti con deità ad immagine ed a misura d’uomo e delle sue passioni. La conclusione da questo primo balzo all’ingiù è che l’iniziazione, prima unita in un vertice di animismo illuminato, finì per coagularsi in un pendice d’immaginifico sempre in bilico tra mito e leggenda popolare.
Ma nonostante le proliferazioni dei mulinelli ideologici, il viatico iniziatico continuò a trasmettersi sostanzialmente integro. Ed anche se per assecondare il mutare dei linguaggi furono adottati termini diversi, la sua specificità rimase uguale nel tempo.
Composta da tre compartimenti, questi sono l’uno l’evoluzione dell’altro, ma solo l’ultimo, però, conduce all’iniziazione.
Le condizioni che dovrà affrontare l’adepto sono quelle dell’aspirantato e della probazione che si esalteranno in un apice di consapevolezza interiore chiamato iniziazione.
Dapprima l’adepto (novizio, apprendista o postulante che sia) deve essere “mondato” dai modelli che costituiscono le sue abitudini, protetto da se stesso e dalla sua educazione. E solo un’aspirazione tenace gli fa sopportare le tensioni di un fase distruttiva che modificherà il punti di vista della sua vita. In un secondo tempo, l’adepto dovrà dare prova della chiarezza dei propri intenti e questo è il periodo di probazione, finito il quale, se gli verranno riconosciuti i meriti necessari, egli avrà titolo per incamminarsi sul percorso dell’investitura iniziatica che gli verrà riconosciuta dai suoi interlocutori di maggior grado.
Fin qui, ogni adepto ha il diritto ad essere guidato e deve obbedire solo al dovere verso se stesso e verso la propria crescita intellettuale e morale. Ma giunto all’investitura iniziatica egli s’immedesima anche in doveri verso l’esterno e del genere che meglio si armonizzano con i principi del proprio Ordine o Istituzione.
Raggiunta la “maggiore età esoterica” egli ha il dovere di sottomettere quanto gli è stato trasmesso all’interesse comune. Senza ritenere proprie, anche se meritate per tanto lavoro personale, nessuna delle facoltà raggiunte con l’espandersi della propria coscienza. Per lui, dunque, dopo tanto ricevere inizia il tempo del fare per dare. Ma non a caso.
L’iniziato, infatti, inserisce le proprie capacità al servizio di un piano maggiore, invisibile a quanti vivono solo del proprio presente. Un piano restato eguale nei tempi ma le cui strategie vengono trasformate senza sosta, a seconda dei momenti storici e delle necessità sociali. Un progetto di chi riconosce il fluire silenzioso dell’onda invisibile su cui galleggiano i destini dei popoli e delle nazioni
[2] v. realismo filosofico e r. idealistico. Platone
[3] Hiram Abiff, il messia degli Edificatori di Templi.
A seconda del cammino scelto, gli antichi misteri prevedevano per il postulante prove di diversa natura. Ogni cammino iniziatico svelava un Mistero ed ogni mistero esprimeva una scuola ed il suo Tempio elettivo.
Come nell’antichità, anche la cerimonia d’iniziazione a maestro Libero Muratore (3° grado della Piramide Massonica composta di 33 gradini) rappresenta la rinascita spirituale che, nell’adepto, avviene all’atto della sua elevazione a maestro. Ma la sua rinascita iniziatica è correlata alla resurrezione in lui dello spirito del Maestro. Una resurrezione spirituale rappresentata, simbolicamente, con uno psicodramma rituale.
Ma per risalire alle fonti del mito, bisogna considerare che ogni Scuola iniziatica e religiosa (le due entità originariamente erano inscindibili), ben oltre i tempi dei Costruttori delle Piramidi, usavano manifestare la sacralità della propria origine in quello di un avvento portentoso di natura antropomorfa che era la raffigurazione exoterica del passaggio ad un nuovo stadio del progresso umano.
L’avvento comunemente usato è quello di un dio o semidio fattosi uomo portatore d’ideali innovativi. Nato da donna ma senza padre perché, in un sistema arcaico e patriarcale, la mancanza di una figura maschile evidenziava, nell’immaginario comune, com’egli fosse privo dell’influenza terrena di un padre esemplificandone l’origine divina delle sue facoltà. Questo facendo di lui una guida in possesso di qualità straordinarie venuta per educare, mondare ed iniziare l’umanità. Un esempio spirituale che, però, veniva tradito dalle passioni dei suoi beneficiati. Mortificato, sacrificato ed ucciso per timore del benefizio immateriale di cui era portatore, che si opponeva al malefizio delle passioni terrene.
Ma il bene che alimenta il Progresso umano risorge sempre nel cuore di chiunque varchi la soglia della spiritualità. L’ingresso ad una via iniziatica velata nella configurazione sacra di un Tempio. Una costruzione che, in realtà, è la rappresentazione interiore del mondo terreno.
Ogni tradizione, nei ciclici e ricorsi della storia, attesta il passaggio di un nuovo messia. Restauratore e divulgatore di un modello spirituale unico, accomunante e perenne.
Il Maestro Hiram, allora, orfano di padre, rappresenta anch’esso idealmente un uomo partecipe alla spiritualità dell’Opera dell’universo. Dispensatore di saggezza e Maestro d’Arte, il Maestro Hiram promulga ad “Operai, Compagni e Maestri” del mondo i segreti della costruzione cosmica ed universale. Con una abilità che potranno infondere nell’architettare i manufatti delle sacre rappresentazioni. Hiram, allora, è il maestro spirituale dei Costruttori che incidono nella pietra l’immagine del sacro. Anch’egli tradito ed ucciso dall’insipienza di cattivi discepoli, diventa il messia di una realtà interiore racchiusa nelle forme di un Tempio creato ad immagine di una Gerusalemme celeste che è il modello materiale per edificare, in terra, virtù celesti dimenticate.
Athos A. Altomonte
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