BREVE STORIA DELLE DONNE IN ITALIA

Breve Storia delle donne in Italia

 “ Le persone ammesse membri di una loggia dovranno essere uomini buoni e veri, nati liberi, di età matura …., non schiavi, né donne, né uomini immorali……, ma di buona reputazione.

Cosi detta l’art. 3 delle Costituzioni della Massoneria Speculativa Moderna che nel 1723 ne statuirono e regolarono la nascita, dopo la costituzione della Gran Loggia di Londra del 1717. Cosi si apre il libro dei Vigni che parla di donne e massoneria, e non altrimenti iniziamo noi poiché ciò è il punto nodale, il casus belli, la spina in gola di tutti coloro che, a chiacchiere, si dichiarano ossequienti alle Costituzioni di Anderson salvo poi allontanarsene ed abbracciare le donne professando una massoneria mista e modellando a modo loro la “Massoneria Speculativa Moderna”, cui, nella realtà non appartengono, n’apparterranno mai. Altri invece si appellano ad un’inesistente Massoneria o Muratoria Universale, mai esistita e mai codificata, scopiazzano termini, usi, insegne, rituali e riti della Massoneria Speculativa Moderna con il più ignorante disprezzo della filologia. Smemorati, ignoranti od opportunisti, dimenticano anche che nel 1929 le Grandi Logge di Irlanda, Scozia ed Inghilterra ribadirono al punto IV degli “Otto punti di Londra – Principi Basilari per il Riconoscimento” che: “ I membri della Gran Loggia o della singole logge devono essere esclusivamente maschi, ogni Gran Loggia inoltre, non può avere rapporti massonici con nessun genere di logge miste o di corpi massonici che ammettono donne tra i loro membri”. Non è finita qui perché, sul versante sedicente esoterico, i molti che si dichiarano discendenti di Ramsey e delle Costituzioni Federiciane del 1770, dimenticano per altrettanta ignoranza ed opportunismo che lo stesso Ramsey, massone d’ancien regime, con la prolusione del 1738, chiarì ferocemente la sua avversione alle donne.

Molti vorrebbero contrapporre il concetto di tolleranza con massonica con l’intolleranza verso le donne, ma ciò è infantile cosi come lo sarebbe se si contrapponessi quello di carità francescana al fatto che nell’ordine non sono ammesse le donne, purtroppo tra i fautori della massoneria a tutti costi  anche  mista se ne trovano di disposti a tutto, anche all’ignoranza ed al non rispetto delle scelte altrui e che non comprendono l’elitarietà come una libertà ma vedono la massoneria come una cosa di tutti.

Ribadito quanto ormai chiarito da montagne di storici e di esegeti, resta solo il problema se sia giusto insistere per infilarcisi ad ogni costo con la scimmiottatura esteriore e pretendendo autodefinirsi “massonerie”, problema insolubile perché attinente all’amor proprio ed al buon gusto: c’è chi ce l’ha e chi no, chiaramente costoro non l’hanno, né noi abbiamo su di loro lo ius vitae ac neci ma solo uno spiccato senso dell’ironia!

Nelle righe che seguono e che percorrono sinteticamente il cursus del problema non si rilevano particolari motivazioni ad una siffatta scimmiottatura, mentre al contrario avrebbe sicuramente un senso uscire dalle forzature per riaffermare correttamente un percorso proprio, come evidenzieremo nelle conclusioni.

Il problema ”donne in massoneria “ prende corpo, in Italia nel 1967, allorché la Costituente Napoletana prende atto dell’esistenza ed operatività del “Movimento d’Adozione”.

Questo movimento si sarebbe richiamato alle Mopse di origine centroeuropea, ordine operante paramassonicamente a partire dal 1730, e che prese il nome dal nome della razza di cani “Carlino” diffusa in Germania. Sconosciuta la motivazione, forse erano docili o forse la nobildonna che iniziò prediligeva i carlini, poco conta per ora.Verso la metà del secolo, particolarmente in Francia ed in Germania, furono costituite varie società androgine, quasi massoniche, come l’Ordine delle Mopses, l’Ordre des Chevaliers et Chevalieres de la rose  e l’Ordre de la la felicité. Ci sono indicazioni che quest’ultima associazione mista sia stata attiva anche in Liguria, verso il 1745. Nell’anno 1900, a Napoli esisteva un “Antico ed Ortodosso Supremo Consiglio dei 33.: Federazione italiana di R.S.A.ed A. e delle sorelle MOPSE .

La Costituente su proposta del Gran Maestro Francesco de Luca del Grande Oriente d’Italia decise di costituire una “Commissione “ per esaminare il problema del Movimento d’Adozione.

L’Adozione sembrerebbe essere sorta intorno al 1760, all’interno del Gran Orient de France, il quale pensò bene di riconoscerle e metterle “sotto tutela” affidando la guida di quelle logge a massoni uomini, per frenare e controllore comportamenti troppo indipendenti e pericolosi. La prima Gran Maestra, nel 1775, fu Marie Terese d’Orleams duchesse de Borbone sorella del Duca di Chartres, cui seguì la Prinsesse de Lambulle. Ma erano riconoscimenti puramente onorifici, senza contenuti volitivi e decisionali. Alla base di quest’Ordine ci furono, ovviamente le confutazione delle teorie di Ramsey, da cui la massoneria d’oltralpe dichiara discendere, fu per salvare la faccia, in ciò si impegnò un illustre fratello, Choiseul Stainville. Il Movimento, cui accedevano solo i nobili fu, travolto dalla rivoluzione francese e ridimensionato, numericamente, dalla ghigliottina. La tagliente sfumatura di parrucche non lo fece perire del tutto, perché evidentemente, dopo il 1800 se ne potè invaghire, è il caso di dirlo, una donna potente il cui marito ne comprese l’importanza ai fini di governo, e così come fece con i maschietti, le concesse di rilanciarlo. Si trattava di Giuseppina Beauharnais, che lo diffuse in Europa al seguito delle baionette familiari.

In Italia, l’Adozione fu portata a Napoli dalla Duchesse de Chartres frequentatrice di quei salotti e trovò nella Regina Marie Carolina sorella di Marie Antonietta un’alleata; costei, infatti, per nulla folgorata dalla luce massonica, vide in questo movimento e più in generale nel movimento massonico, di cui si fece protettrice, la possibilità di bilanciare con l’influenza del parente austriaco Giuseppe II, massone, il peso dell’ingerenza spagnola di Ferdinando IV e dell’odiato plenipotenziario Tanucci. Più tardi allorché la testa della sorella rotolerà nel cesto parigino, ne diverrà una persecutrice ed anche qui la massoneria, ancien regime e nobile dovrà aspettare, per risorgere l’arrivo di Murat.

Come si vede fino a questo punto le motivazioni sono fatue e marginali, ma da qui in poi mentre fa capolino una salottiera ragion di stato, prende inizio una massoneria femminile italiana, tutta particolare, legata all’essenza nazionale italiana, che, per impegno, tenacia, fattività, merita tutto il nostro rispetto ed ammirazione. Essa rappresenta un caso storico a se stante, atipico ed irripetuto, cui il suffragettismo esotericoide internazionale, per intenderci, alla Blawaski, poco ha a che spartire. Questa tipicità ed unicità meriterebbe un preciso distinguo di rispetto, che nessuna sedicente massoneria femminile, post seconda guerra mondiale, ha saputo fino ad oggi cogliere, anche per mancanza di spessore culturale. In esso si espresse tutta la passione garibaldina, anche troppo vuotamente onorata a volte ma che genuinamente meriterebbe una migliore attenzione storica da parte della massoneria tradizionale maschile, se non in quanto tale, certamente a miglior cura delle memorie nazionali.

La massoneria femminile italiana rappresenta l’altra anima dello spirito risorgimentale, mai abbastanza narrata, quella tessitura familiare, amicale, umana che sorresse la fiamma unitaria allorché tremolò, impedendole in più occasioni silenziosamente e fedelmente di spegnersi. Nascono “ le Giardiniere ” le sorelle dei Carbonari che svolgeranno con puntualità e precisione il fondamentale lavoro di retrovia fino a tutta la I Guerra Mondiale. Essi si riunivano e riunivano nei loro giardini e famoso fu quello di Matilde Visconti Dembowsky, legata al Foscolo, o Teresa Gonfalonieri che ispirò la prima loggia femminile della Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana di Ceccherini, come vedremo, per non parlare di Cristina Trivulzio di Belgioioso, ed in seguito Giulia ed Enrichetta Caracciolo Cicala ed ancora la Principessa Eugenia Angela Huber Mengozzi che fu tumulata massonicamente nel cimitero del Verano, tomba su cui, di tanto in tanto, un fiore massonico anche unisex non guasterebbe; con costoro riprese forza l’Adozione, in senso filologico, e cui esse seppero dare caratteristica nuova.

 Già nel 1944 con il decreto del 15 Maggio, Garibaldi aveva deciso di ufficializzare la presenza femminile nel suo Supremo Consiglio di R.S.A.A..

La fotografia massonica italiana di allora si presentava con quattro grossi ceppi:

A)     Palermo, con Garibaldi ed il suo Supremo Consiglio di R.S.A.A. legittimato anche dagli Stati Uniti.

B)     Con il Grande Oriente d’Italia originato dai francesi gia dal 1805 a Milano (con la contestuale fusione con la Gran Loggia Generale d’Italia) ma gestito da Torino.

C)     Con il Grande Oriente di Toscana a Firenze

D)     Con il Grande Oriente di Napoli                    

E’ vero, nasceva la loggia Ausonia, ma l’Italia non era massonicamente unita e, scorrendone la storia fino all’odierno ridicolo, si può dire che non lo sarà forse mai! Come risolvere allora la questione femminile cui i maschietti, avevano firmato cosi tante e cosi importanti cambiali morali, avevano firmato? Palermo e Napoli erano favorevoli all’ingresso, Torino e Firenze invece contrarie, mentre Camillo Finocchiaro Aprile non perdeva occasione per influenzare gli animi, con la propria autorevolezza, a favore delle sorelle. Costoro non avevano come avversari solo l’ondivaghismo maschile, erano in pieno scontro con la Chiesa cattolica ed il portavoce Civiltà Cattolica non perdeva occasione per attaccarle con accenti dall’ira al ridicolo. Garibaldi si impegna nella loro organizzazione, fonda la loggia madre ” Vessillo di carità ed Anita “ nel 1864, in Piemonte fonda la loggia “ Eleonora Pimantel “e questa vicinanza non fa che acuire il livore e l’ostilità della Chiesa verso le donne massone. Essa temeva che potesse franare il fronte familiare, che venisse meno o s’incrinasse la figura della “donna famiglia” sottomessa e complice trait-d’union tra società e Chiesa e non risparmiò alcun bersaglio, particolarmente aggredita da Civiltà Cattolica furono le contesse Giulia Caracciolo Cicala dei Principi di Torino e sua sorella Enrichetta: L’ostilità si accrebbe allorché le sorelle italiane decisero di seguire tutti i processi sociali dell’epoca dall’emancipazionismo della milanese Anna Maria Mozzoni a favore di una liberation femminile contro superstizione e bigottismo al pacifismo laico universale fino ineluttabilmente all’anticlericalismo della libertà di coscienza. Tutti questi aspetti banalmente e superficialmente indagati sul fronte della massoneria tradizionale, ridotti a formule svilite prodromi della scissione del 1908, andrebbero seriamente indagati, non solo nell’aspetto corticale dei rapporti parlamentari, ma nelle loro valenze sociali, in cui le donne d’allora non furono seconde a nessuno. Come pensare di chiarire il rapporto tra Massoneria Chiesa con il monocolo maschile, e non piuttosto come fenomeno culturale dell’intera società dall’ora, cui la Chiesa dette solo l’ennesima risposta di potere. Solo cosi potrebbe essere chiarito in modo esaustivo l’aggressione che la Chiesa portò alla Massoneria, fin dai tempi in cui intese colpire i suoi geni dall’Umanesimo fiorentino alla Controriforma e via nelle guerre di religione che insanguinarono l’Europa e per cui oggi chiede parzialmente perdono.

Non si capiranno mai i fatti di oggi se non si porteranno alla luce le colpe di ieri, ed è facile notare come si sia creata ad arte, merito anche la diffusissima ignoranza dei massoni italiani, l’immagine di una “Massoneria sospesa nel vuoto” senza capo ne coda, frequentata dai Gelli ed i Santovito, facile caprio ad ogni buona occasione.

Tutti i sopradetti momenti e passaggi storici che troveranno eco e distorsione nei partiti politici cosi detti “ socialisti” dei primi del novecento e più ancora nei loro revivals dopo la seconda guerra mondiale, rendono uniche le “massoni italiane” quindi non si può pensare di non procedere ad una loro rivalutazione e valorizzazione, non tanto come riscatto all’interno di una dicotomia massonica, bersi come faticosa affermazione di un ruolo paritetico femminile nel più ampio processo storico nazionale.  Non si può,  per strumentale odio alla Massoneria  come dialettica laica,  sotterrare la storia di questo paese, e se lo si è fatto fin’ora  mi auguro siano le donne per prime a riscoprire se stesse. Va certamente sottolineato che ad un progressivo intorpidimento dei massoni italiani che li condurrà ad essere vittime di Giolitti, Pio X, Fera e via dicendo sempre peggio, fece da contraltare, allora, un forte attivismo femminile che cercò di salvare l’Anticoncilio di Giuseppe Ricciardi a Napoli, cosi come, contro il tenace gallismo romantico di quei tempi, la proposta per il voto alle donne di Salvatore Morelli. Dall’esteri si guardava all’Adozione con più aperto interesse come si deduce dall’invito che le fu rivolto nel 1867 di partecipare al congresso di Ginevra cui segui la costituzione del Comitato Pacifista Italiano.

Il 24 Aprile del 1872 le sorelle italiane incassano il “tradimento dei maschietti”, non tanto nel prevalere dei criteri tradizionali, che ribadiva il no al loro ingresso nella Massoneria, ma per come fu gestito. Il loro comportamento leale in fase risorgimentale e l’effettiva partecipazione al consolidamento di una massoneria italiana cosi caratterizzata, alibi morale usato allora a dopo, non meritava i comportamenti illusori e le anticamere cui con cui esse furono umiliate. Esse furono tenute fuori dalla Costituente, in un modo subdolo, che forse fece sentire molto furbi gli ipocriti che lo attuarono ma che sul piano dei rapporti umani lascia l’amaro in bocca.  Forti di un mai formalizzato riconoscimento dell’Adozione, che con l’esclusione di Giuseppe Garibaldi era stato sempre rimandato da una commissione all’altra, le sorelle furono lasciate nell’anticamera di Palazzo Argentina a Roma. Rimaste senza appoggi per l’assorbimento del Grande Oriente di Napoli da Parte del Grande Oriente d’Italia, indebolite dalla frantumazione del Supremo Consiglio del R.S.A.A di Palermo, di cui interessava solo il Riconoscimento Americano, la Massoneria Italiana cosi ricostituita sanciva la loro inammissibilità. Come ripeto, nulla da eccepire sul piano dottrinale, e alcunchè da eccepire sul piano sostanziale, ma molto sul piano formale anzi direi affettivo tra persone che avevano collaborato fino a ieri, ma a mio avviso il procedere fu ipocrita, forse maschilista, certamente vigliacco. On la morte della Principessa Eugenia Angela Huber Mengozzi, avvenuta a Livorno nel 1877 cessa di fatto il movimento di Adozione, nel 1881 muore anche Giulia Caracciolo e ed il Grande Oriente d’Italia, di fronte all0eco provocato dalla loro scomparsa e dall’impegno della loro vita, per meglio onorarne la memoria, il G.O.I non seppe far altro che negare l’evidenza dei fatti, opponendo dei “non sapevamo e se c’eravamo dormivamo” seguiti da una serie di farseschi processi miranti a seppellire un illustre periodo storico. Non ci dobbiamo meravigliare se le istanze femminili si rivolsero da quel momento in poi alla Francia dove il Droit Humain aveva gia attecchito in virtù di una malintesa istanza di uguaglianza universale. Dobbiamo anche annotare che il tipo di ipocrisia espressa dalla massoneria italiana, diventerà sempre più frequente nei comportamenti del Grande Oriente d’Italia, salvo rare eccezioni, grande solo di nome.

Il Droit Humain viene fondato nel 1893 da Maie D’erasmes e fu cosi che dopo un periodo di intenso proselitismo, fu possibile per Lavina Holl, fondare a sua somiglianza la prima grande loggia femminile. Nel 1912 riunendo le logge Anita Garibaldi e Ausonia entrambe di Torino ed Anita Garibaldi di Firenze e con l’aiuto di molti fratelli del G.O.I ella fondo la :

Gran  Loggia  Mista Simbolica Italiana

di cui fu Gran Maestra la stessa Lavinia Holl’ e Gran Maestra Aggiunta Anna Franchi. Un ipocrita GOI  che pochi anni prima umiliava le sorelle italiane arrivava a concedere loro Palazzo Giustiniani  per la Prima Assemblea Generale tenutasi 4 Febbraio 1913 pur avendo ribadito l’anno prima nella Costituzione del 1912, l’impraticabilità della costituzione di logge femminili e tassativamente proibito rapporti  con le donne e promiscuità con esse. Con questa costituzione  e con la fondazione a Milano della loggia Faemina superior  a Milano riprende vigore il confronto con la Chiesa sul laicismo ed ad un progressivo appiattimento  dei massoni maschi  fa da riscontro un rinato attivismo femminile. Forte è il loro impegno nel sociale,  contro la povertà e viva la loro partecipazione  nell’assistenza ai feriti  e mutilati durante e dopo la Grande Guerra. La violenta maturazione e socializzazione che segui a questo evento europeo sembrava far maturare un’istanza di legittimazione e riconoscimento all’interno della  dell’Istituzione, che la Holl non aveva mai cessato di rappresentare  ai fratelli, ma l’avvento del Fascismo e quanto con esso segui spense le speranze di tale iniziativa seppellendola per oltre vent’anni  assieme a tutte le “Menore” maschili.

Abbiamo detto ventenni, lo spazio di una generazione, ma è stato anche lo spazio-tempo al di là del quale è rimasta una massoneria, pur se colpevole in molte cose, certo animata da grandi ideali che non furono solo quelli del Risorgimento ed al di qua del quale  la desolazione morale, il furbismo, l’opportunismo, il materialismo hanno fatto da padroni  hanno dominato il palcoscenico, per cui  costruire templi alla virtù  non fu più la sintesi sublime,  l’imperativo categorico del testamento del De Architectura Vetruviano, cosi superiormente interpretato da  Palladio  e dalla Royal Society, da Ashmole, Wren, Daniele Barbaro. Wotton, Inigo Jonnes e Salomon de Caus, ma una frase senza significato ed anche un po’ ridicola da pronunciare. Se i massoni ante guerra  a volte non avevano brillato e titubato, ben poco ci sarà da aspettarsi dalla razza badogliana, comunistoide, clericale, centralista, filoCIA, che ci ha regalato la Seconda Guerra Mondiale, quindi, cosi come  non esaltante è narrane la storia degli uomini, neppure lo è per quella delle donne, entrambe pur sempre sostenute da una spes ultima dea terram reliquit.  

Va detto che la Gran  Loggia  Mista Simbolica Italiana sembra tutt’oggi ancora operante, ragion per cui l’abbiamo mantenuta nell’elenco, non sappiamo però, tenuto conto della generale  caduta di qualità della massoneria, se detto ordine pur nella sua singolarità massonistica operi come in passato.

Nel 1946 nasce a Napoli   la:

Federazione Italiana dell’Ordine Massonico Internazionale Misto del Droit Humain

Il cui primo congresso si tenne l’anno dopo.

Due anni dopo,nel 1949, vide la luce, con grande manifesta soddisfazione di Finocchiaro Aprile, all’ombra protettiva di Palazzo Brancaccio della Massoneria Universale di  R.S.A.A. Sovrano Gran. Comm. Spasiano Maestro Raffaele  Ridolfi, la:

Gran Loggia Nazionale  Femminile d’Italia

Dopo la mozione votata del Congresso massonico femminile tenutosi in Roma il 18.03.1951 E.:V.:…. Omissis……

Art.1°) E’ autorizzata la creazione di un Triangolo di Sorelle massone investite del 33.: ed ultimo grado in Italia col comando di erigere e costruire  una Piramide scozzese femminile;

Art.2°) A comporre il predetto Triangolo sono chiamate le Pot.: Sorelle AMELIA DONVITO, ELETTRA RUFFOLI e BICE RINALDI, fondatrici della massoneria femminile dei gradi simbolici in Italia che saranno investite nelle forme del rito.

Art.3°) A  rappresentare i Grandi Ignoti nel Governo del Rito e dell’Ordine femminile in Italia, sedente in Roma, sono designati gl’Ill.: e Pot.: Frr.: FINOCCHIARO APRILE 33.:, SPASIANO MARIO 33.: e EZIO GARIBALDI 33:.

Tutti furono chiamati da Ferruccio Parri a costruire una “ nuova società “ , tutti sembrarono voler accorrere, sia chi ancora la vedeva anticlericale, che solo laica, che cattolica e centralista e conseguentemente affaristica, chi CIA, ma tutti sembravano ansiosi che prevalesse lo spirito di unificazione e con esso anche il superamento della dicotomia uomo-donna, od almeno cosi si dovrebbe poter tradurre dall’iniziativa che vide riuniti i rappresentanti del R.S.A.A, del Droit Humain, del marinismo e della Massoneria Femminile; sembro a tutti essere ad un passo da ……., Piazza del Gesù era favorevole, il GOI meno propenso, ma meno ostile, poi arrivarono gli americani a cambiare le carte, con la loro idea di unificazione, l’assorbimento di Palazzo Brancaccio lasciò orfana la Gran Loggia Femminile d’Italia e le Eastern Stars, (Stelle d’Oriente) create negli USA sin dal 1860 i Rotarys i Lions presero a plasmare differentemente la società italiana. Mentre le Stelle d’Oriente prendevano possesso fatuamente di Palazzo Giustiniani, e la Gran Loggia Nazionale Femminile d’Italia esalava l’ultimo respiro, la Serenissima Gran Loggia Nazionale di R.S.A.A, di Ceccherini, leggasi Piazza del Gesù apriva ufficialmente alle donne con l’ingresso in essa del Gruppo siciliano di Zuccarello (Vecchio 33 del Supremo Consiglio della FEDERAZIONE MASSONICA UNIVERSALE di R.S.A.ed A. del 1945.forse lontano erede del Supremo Consiglio garibaldino) Questa famiglia che già aveva statuito l’iniziabilità delle donne, era quasi esclusivamente costituita da Fratelli siciliani.Essa aveva avuto Sede prima in Via Sardegna, poi in Viale delle Milizie e infine in Viale Regina Margherita al n. 270. Così in seno a Ceccherini nasceva la loggia Teresa Gonfalonieri. In seno a Ceccherini nasceva un gruppo capeggiato dalla giornalista GIOVANNA OLMI, la prima donna a coprire ruoli direttivi entro la Serenissima. I fatti del 60/61 all’interno della Serenissima portarono le donne ed i resti della a Gran Loggia Nazionale Femminile d’Italia a seguire le sorti ghinazziane e con lui e la sua Gran loggia d’Italia ad entrare sempre più nell’orbita francese, esclusione fatta per i trasfughi di Milone di estrazione dalla Teresa Gonfalonieri, fu proprio la presenza femminile presso la Gran Loggia d’Italia ad impedire la realizzazione degli accordi tra Ghinazzi e Gamberini(GOI). Falliti questi accordi Ghinazzi si immerse sempre più nel massonismo francese, ma viste le critiche di  eccessiva sudditanza delle donne che gli furono rivolte da più parti, del resto egli  non era Garibaldi, non possiamo definire quell’avventura, anche se nel tempo si è venuta mitigando,  come l’ideale realizzazione delle istanze femminili.

Forse questo, forse la constatazione di maggiori e migliori affermazioni delle donne in terra d’Oltralpe, si arrivò ad opera di queste e di alcune italiane tra cui Marisa e F

ranca Bettoia, Lia Bronzi Donati proveniente dal gruppo Magherini Graziani, Gisele Faivre ed altre alla costituzione della:

Gran Loggia Femminile d’Italia

Con la benedizione palese delle sorelle d’Oltralpe guidate da Yvonne Dornés. Come per i maschietti, anche per le bambine la vita fu, in quei periodi altrettanto burrascosa e fra tiri incrociati, noi come Centro di Studi non abbiamo ritenuto, per il momento, approfondire tra i documenti, quali furono le vere ragioni del dissidio che subito agitò le fondatrici di questa rispettabile famiglia alla vigilia dell’ufficiale  riconoscimento francese; per ora prendiamo atto che le due, che già operavano separate, si separarono definitivamente causa un ventilato eccessivo riavvicinamento della Bettoia all’ambiente fiorentino del GOI.

Lia Bronzi Donati  con l’appoggio della Dornès costituti la:

Gran Loggia Tradizionale Femminile d’Italia

La cui sede fu posta in Piazza del Gesù al N° 49 a Palazzo Altieri. che venne “riconosciuta” con regolare “trattato” della Grande  Loge  Feminine  Francaise. Il 24 Maggio 1980. Il primo anno fu Gran Maestro Carla del PO, in seguito Lia Bronzi  Donati  Il Convegno che si svolse nel 1980 vide, a fondamento dei diritti femminili, l’insulso violento attacco all’art. 3 delle Costituzioni di Anderson, che nascose nient’altro che  un banale attacco alla Gran Loggia Unita d’Inghilterra. Sotto la spinta fattiva della Donati, della Sartini, della Bettarini, quest’Obbedienza  prosperò fino a costituire nel 1989 un:

Supremo Consiglio Femminile d’Italia

Mutando anche il proprio titolo in:

Gran Loggia Simbolica Femminile d’Italia

Successivamente, nel 1996  Il Supremo Consiglio Femminile d’Italia e la Gran loggia Simbolica femminile d’Italia si fusero dando vita all’

Ordine Massonico Femminile d’Italia

Alla guida del quale è indicata Laura Botti. Tra il 1993 ed il 1996 l’attività di queste sorelle risultò essere sospesa e forse a questo si deve il fatto che il riconoscimento francese è oggi appannaggio della neonata (1989)

Gran Loggia Massonica Femminile d’Italia

Alla guida della quale si pose prima Roberta Bianchi ed oggi Linda Leuci, l’ambiente fiorentino in cui detta Obbedienza opera potrebbe far pensare ad un revival della Gran Loggia femminile d’Italia di bettoiana memoria.

Quest’Obbedienza merita secondo noi un po’ d’attenzione poiché sembrerebbe voler realizzare quanto da tempo da noi auspicato nei riguardi della posizione della donna in massoneria, cui accenneremo più ampiamente nella conclusione.All’uopo si riportano separatamente le notizie circa il Convegno di Strasburgo.

Da ultimo e proprio ultimo accenniamo all’ Ordine delle  Sorelle del Nilo. Un ordine femminile nato il 1975 ed aggregato al Grande Oriente Italiano di Pietro  Maria Muscolo che ne fu il fondatore, di cui parliamo anche se con la morte di costui, ci sembra relegato ai margini e non che prima sia mai stato centrale, se non fosse altro perché su di lui si appuntò l’attenzione della stampa al tempo del  “rapimento” o falso rapimento di Michele Sindona,  fra le tante ipotesi che si indirizzarono sul Gruppo Muscolo. 

L’art. 11 dell’atto costututivo stabilisce per questo ordine la possibilità di costituire logge di sole donne.

Va detto che se se i sedicenti successori “uomini” di costui non hanno rilevanza alcuna sotto il profilo filologico massonico, non è quasi certamente pensabile che lo possano avere le donne che già di per se non hanno rilevanza massonica alcuna.

Conclusioni

Con riferimento quanto già accennato nella Breve Storia di Piazza del Gesù, la nostra convinzione circa la posizione femminile nella massoneria  pur accettando il punto di vista del Droit Humain e sostanzialmente di tutti i gruppi femminili in genere circa la legittimità  da parte delle donne ad un identico percorso di perfezionamento, non giunge all’identiche conclusione cui giunse il Droit Humain. Noi pensiamo che non si possano disattendere due aspetti, il primo e che non si possa prescindere da quanto dettato dalle Antiche Costituzioni, altrimenti rischiamo di andare fuori tema, pertanto fino a che non vengano mutate  esse rappresenteranno  lo spartiacque tra massoneria e massonismo, il secondo  è che proprio sotto il profilo della dottrina massonica cosi come quello della scienza naturale  la donna va considerata complementare all’uomo e viceversa. Da tali primarie osservazioni consegue che la strada da seguire è quella della complementarietà, con tutto ciò che di positivo essa comprenda, e non quella,  fino ad oggi percorsa, della conflittualità  e dell’alternativa.

Si può certo comprendere che per  i tempi in cui nacque il problema uomo-donna in massoneria, si era in momenti di vero e proprio affrancamento da secoli di brutte abitudini e che di conseguenza di reazione in reazione, esso si sia inoltrato nei sentieri impervi del confronto, della liberation, del suffragettismo ed infine femminismo , anche del più ottuso, è anche vero che a ciò abbia contribuito non poco lo stesso comportamento maschilista sia nella reazione tradizionalmente prevaricatrice che nell’arrocco pavido e sorpreso di tanto ardire.

Riteniamo che i tempi siano maturi al cambiamento , che sia opportuno per la società e per i figli che si scenda dal ring e ci si sieda al tavolo del dialogo responsabile per un mondo che non accetti alcuna  prevaricazione dell’uno sull’altra e cominciando ad emarginare le posizioni  eccessivamente sbilanciate e neppure ipotizzabili dai più esasperati orizzonti della genetica.

Ciò facendo scopriremmo che la strada da percorrere, che è sempre stata di fronte al nostro naso sia quella della “complementarità” all’interno della quale vi è la migliore salvaguardia delle reciproche diversità e finalità naturali.

Complementarità  è il terreno del colloquio, del rispetto e dell’arricchimento reciproco, in cui esprimere le rispettiva valenze in termini reciproci e paritetici, senza scadere come successo nel disconoscimento  ed della negazione della complementare diversità.

Noi pensiamo che nel rispetto dei rispettivi ruoli sociali  derivanti dalle rispettive diversità funzionali, morali e spirituali nulla possa ostare ad un Massoneria di sole donne, complementare ad un Massoneria di soli uomini, operanti entrambe, sia pure  nella diversità strutturale dei percorsi,  ma confluenti entrambe  verso gli stessi ideali e solo così capaci di realizzare la vera  la syn-pathos del cammino umano.

La complementarità non significa fare per forza e pedissequamente le stesse cose, ma giungere agli stessi traguardi,  pur per sentieri difformi in quanto entità diverse, con equilibri corporei e spirituali diversi, realizzando così il coronamento di un’identità oggettiva finale a miglior e maggiore  compimento della complementarietà fatta sintesi.

Noi come centro di studi siamo per il suggerimento di percorsi rispettosi, non conflittuali, non banalmente alternativi o dicotomici,   che si congiungano nel raggiungimento  di comuni obbiettivi ideali. 

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