RITO DI COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
L’espressione più alta della trasformazione, del rinnovamento, della rinascita, il mito della cornucopia e dell’eterno ritorno, sono garantiti dalla ciclicità dei ritmi cosmo-biologici: ogni cosa che nasce deve naturalmente morire e poi rinascere.
E’ la legge della vita, che si esprime nel principio ternario di nascita-maturazione-morte o, meglio ancora, di nascita-generazione-rinascita; come ogni cosa viva, l’uomo si avvia a morire per poter rinascere dai figli che lui stesso ha generato. Ogni morte è una promessa di rinascita in questo e altri mondi a seconda dei cicli evolutivi.
In tutte le cerimonie popolari che trattano dei rituali legati alla vegetazione, spicca una nota comune: la celebrazione di un avvenimento cosmico mediante la manipolazione di un simbolo della vegetazione. Così, le 12 erbe che vengono offerte nel rito di sacrificio delle erbe rappresentano la forza della vegetazione del periodo autunnale e non è significativo tanto il numero (minimo 12 comunque, a rappresentanza dei mesi dell’anno) quanto l’idea della diversità, della molteplicità, della completezza presenti nel mondo vegetale.
A Damanhur si celebra ogni anno, all’inizio di novembre, il Rito di commemorazione dei defunti; si tratta in effetti di un Rito della Vita e della Morte, dedicato cioè al ritmo dell’esistenza attraverso il succedersi di nascita e rinascita. La fase a cui assistono i nostri ospiti è solo la fase culminante delle celebrazioni: infatti dalla settimana precedente i damanhuriani si preparano al Rito, dapprima attraverso le fasi di purificazione personale, poi attraverso i riti di comunione con il luogo.