GLI ALTI GRADI: SINTESI DELLE LORO FUNZIONI AMMINISTRATIVE CONNESSE CON IL RELATIVO SIMBOLISMO E CONTENUTO ERMETICO
FR.’. C.‘.P.’. 32
Pot:mi Fr.’.lli All’Oriente,
Sublimi ed Eletti Fratelli,
Se un limite, o se vogliamo un ostacolo, si frappone alla ricerca e all’approfondimento dei gradi scozzesi all interno del nostro Sovrano Ordine Iniziatico, ciò è in gran parte imputabile alla ridotta disponibilità del materiale bibliografico pubblicato in lingua italiana ma, soprattutto, allo scarso contributo fornito al rinnovamento storico, filosofico e culturale; più che allo studio in senso lato, alla effettiva rigenerazione delle fonti primarie del Rito.
Per lungo tempo, i testi canonici del Farina, del Porciatti e dell’americano Pike, hanno costituito gli strumenti, pressoché unici, di una ricerca ricca di spunti quanto esigua di attenzione ai documenti originari, ai quali si sono rivolti i fratelli italiani per la loro formazione. Una ricerca risoltasi spesso in elaborazioni che non hanno superato uno sforzo di compilazione che ha riproposto i temi e gli argomenti suggeriti dai testi di riferimento senza tuttavia apportare contributi realmente innovativi sul piano dell’esegesi storica e filosofica.
Più recentemente Vatri1 ha offerto, con la sua opera, nuovi elementi all’indagine inerente i vari gradi dello scozzesismo italiano individuando, proprio nella ricerca sui rituali originari, il punto sensibile da cui ripartire per avviare un rinnovato approfondimento dei contenuti simbolici e ritualistici.
Pur con gli sforzi recenti rimane comunque aperto il tema di una generale riflessione che affronti
— se non risolva – quello che si può definire come il “problema dell’aggiornamento morale, filosofico, esoterico, metafisico, dell ‘attuale speculazione scozzese, come d’altro canto quella massonica in
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generale”. Naturalmente con quanto ciò comporta in termini di ri-definizione simbolica e filosofica dei fondamentali dello scozzesismo attraverso un lavoro autopoietico che può — e deve – essere svolto unicamente all’interno della piramide scozzese poiché, se i rituali, al di fuori del contesto sacrale dei lavori, si possono considerare alla stregua di letture profane, i riti e quanto intrinsecamente li riguarda, sono invece strettamente iniziatici e dunque rigorosamente riservati.
A compiere questo sforzo collettivo ritengo debbano essere ricondotte anche le sollecitazioni rivolte dal Supremo Consiglio ai vari lspettorati Regionali della Comunione Scozzese Italiana affinché si compiano approfondimenti esegetici propedeutici ad una complessiva rivisitazione dei nostri rituali; un lavoro di ricerca che tenga conto della loro sedimentazione storica, ma ne promuova, al contempo, una complessiva revisione alla luce di una maggiore aderenza formale rispetto ai testi originari e al loro portato di natura simbolica e filosofica.
La piramide scozzese viene rappresentata iconograficamente come una struttura geometrica tridimensionale dotata di una base e di una cuspide. Non si vuole qui parlare dell’aspetto morfologico di questa piramide; se cioè si appoggi sul basamento triangolare, come lascerebbe intendere la configurazione della massoneria azzurra o se possieda una base quadrilatera, come essa viene generalmente proposta; né tantomeno se il significato numerologico del n0 33 — che ne costituisce la cuspide sommitale – nasconda qualche rapporto con gli anni del Cristo (e se il percorso di perfezionamento scozzese possa identificarsi con il processo di Imitatio Christi alla stregua di quanto avveniva nell’ermetismo di matrice alchimistica), o se magari — come ritengono alcuni – celi riferimenti alla longitudine di Charleston (dove si costituì il primo Supremo Consiglio), che è situata circa al 330 di latitudine. Ne’, è oggetto di questa breve esposizione comprendere le ragioni del passaggio dai venticinque gradi del Rito di Perfezione ai trentatre che costituiscono l’odierno sistema degli alti gradi nei quali è strufturato il Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Quello che ci interessa maggiormente è comprendere il senso globale di questa architettura simbolica che culmina nei Gradi Sublimi. Di essa ci interessa, in particolare, cogliere due aspetti: il primo è il rapporto tra la Vendetta e la Giustizia, che a più riprese compare nei rituali e nella filosofia di alcuni gradi scozzesi, mentre il secondo è porre in evidenza il riscontro analogico tra il Campo, simbolo centrale del 320 grado, e le sue rappresentazioni in relazione ai suoi significati sul piano simbolico (non tanto riguardo agli espliciti e specifici riferimenti al grado di Sublime Principe del Real Segreto, quanto all’intera organizzazione rituale massonica, e degli ultimi gradi in modo specifico).
La struttura del Rito, si configura dunque come una piramide fondata sui tre gradi simbolici della Libera Muratoria azzurra. Il percorso scozzese procede, attraverso gli alti gradi, verso livelli superiori di conoscenza e superiori stati di coscienza evolvendo in una successione di ulteriori trenta gradi che portano il massone — a seconda del merito e della capacità individuale — fino a raggiungere il 330 ed ultimo grado della gerarchia iniziaticai Il loro numero comprende e compendia gradi di Sistemi e Ordini precedenti i quali, a loro volta, erano il frutto provvisorio dell’assorbimento di elementi di diversa provenienza e caratterizzazione storica, simbolica e filosofica.
La genesi del Rito si rivela indubbiamente complessa, ma nel loro organico e complessivo esito finale, i gradini della piramide scozzese tendono, in direzione univoca, verso l’espressione di una realtà composita, e di misteri, la cui esplicazione non può essere compresa senza una specifica e approfondita indagine e assimilazione del portato rituale di ciascuno di essi.
Non sincretismo, ma ordinata sequenza; non “riduzione” a sintesi, ma corpus omogeneo e consequenziale di componenti in sé disomogenei, dove gli elementi di diversità si affiancano e si integrano senza fondersi e senza confondersi, mantenendo intatto — pur nelle corruzioni del tempo – il contenuto simbolico e filosofico della propria diversa scaturigine storica e simbolica.4
La filosofia che sostiene la piramide scozzese, non è certo quella di matrice illuministica che in modo semplicistico generalmente le si attribuisce. E’ invece necessario riferirsi alle antiche scuole iniziatiche, nelle quali la realizzazione metafisica dell’individuo – che va ben oltre la mera conoscenza intellettuale – è il prodotto di una metamorfosi profonda della coscienza e dei conseguenti atteggiamenti e comportamenti. Dimensione morale e dimensione etica si rincorrono, nella vicenda massonica personale, in una serie di trasformazioni interiori che, liberando progressivamente l’individuo dalle scorie attraverso l’acquisizione di nuove conoscenze e nuovi stati, gli consente di perseguire nuove conquiste spirituali. Tanto più questo si avverte quanto maggiore è l’influenza che queste conquiste esercitano sull’individuo con il suo ascendere verso l’apice della piramide.
L’affrontare una riflessione sui gradi sublimi della scala scozzese non può, anche se sommariamente, prescindere dalla presa in considerazione di uno dei temi-cardine del percorso rituale: quello stretto rapporto, cui si accennava, esistente tra l’idea di Vendetta e l’idea di Giustizia, che vengono entrambe richiamate, ovviamente in modo diverso e con diverse implicazioni, nei rituali del 90, del 300 e del 3J0 grado del Rito. Vendetta e Giustizia sono, in effetti, i termini di un discorso che presenta elementi contraddittori, quando non addirittura antitetici, ma coesistenti nei nostri rituali e nelle filosofie dei diversi gradi. E non sempre, nel volgere del tempo, si è dato a ciascuno di essi il medesimo significato.
Dobbiamo perciò aver chiaro a noi stessi quale sia il senso corretto da attribuire al concetto di vendetta per meglio comprendere cosa debba essere la giustizia per un massone scozzese.
Il retaggio ottocentesco, ancora diffuso tra non pochi massoni, di una vendetta che viene intesa nel suo senso più letterale e sanguinano, traspare ancora nei nostri odierni rituali condizionandone, talora, la possibilità di una interpretazione simbologicamente più elevata. Diciamo subito che una tale lettura del concetto di vendetta non può trovare accoglimento, sic et simpliciter, nel 31 0 grado – al quale è demandato il compito di amministrare la giustizia attraverso i Tribunali del Rito – dove si avverte tutta la necessità di filtrarlo attraverso un più alto principio. Se la vendetta si nutre dell’istinto belluino, la giustizia si nutre del diritto e della misericordia fraterna (pìetas massonica).
“Bisogna rimontare quindi alle sorgenti tradizionali ed apparentare ideologicamente il grado agli Ordini ed alle Confraternite antiche, i vendicatori pitagorici o anche i vendicatori d ‘Osiride, presso i quali il pugnale non giuoca che un ruolo emblematico, in quanto la loro vendetta non è altro che la sanzione di un mito: vendetta della luce contro le tenebre, del giorno contro la notte, del bene contro il male, della virtù contro il vizio, della ragione, della saggezza, della scienza contro l’ignoranza, i pregiudizi e le superstizioni”.5
La vendetta, intesa in senso iniziatico, ha bisogno di una compiuta realizzazione metafisica, ma perché ciò possa avvenire essa deve attraversare una fase di sublimazione; cosa che non significa perdono e neppure oblio della colpa, ma comminazione della pena giusta erogata con saggezza, amore fraterno e sempre ispirata da alto principio di giustizia.
Un così elevato principio di giustizia, del resto, non può trovare coerente riscontro in una visione truculenta della vendetta e in un concetto fermo del giudizio, dettato dall’ira e dal sangue, così come appaiono ancora evocati nel 90 e ancor più nel 300 grado del RSAA. Tanto meno, quindi, la vendetta può essere considerata come espressione – o peggio – come strumento della giustizia medesima, di cui i Grandi Ispettori Inquisitori sono ministri; quella stessa giustizia che, se applicata con superiore equità, risolve le lacerazioni e, placando acredini e rancori, crea finalmente le condizioni per portare l’ordine nel Caos.
Questa giustizia giusta prepara la pace e l’armonia e rende possibile il governo dell’onesto e del meritevole.
La vendetta è mia, dice il Signore6 nel Vecchio Testamento. Dunque, il disporne non è nella facoltà umana.
Nelle stesse parole che Dante pone in bocca a Ugo Capeto nel XX canto del Purgatorio, la vendetta è nascosa e racchiusa nel segreto del Principio stesso: O Signor mio, quando sarò io lieto
A veder la vendetta, che, nascosa,
Fa dolce l’ira tua nel tuo segreto?
Non trovate, Pot:.mi, Sublimi ed Eletti Fr:.lli che in questi versi sia totalmente contenuto – e risolto nel modo più elevato – il Nekam A donai, grido di guerra dei Kadosh templari?
Come massoni scozzesi sappiamo bene che ogni progresso nella scala infinita del perfezionamento individuale è in sè transitorio e soggetto ad evolvere verso stati superiori dell’essere, come pure è sottoposto alla costante minaccia della involuzione sospinta dalla controiniziazione che insidia ogni nostro avanzamento.
In questo senso — facendo un passo indietro — si può dire che il 3Q0 grado costituisce un punto di sospensione nel quale l’individuo-massone stabilizza in un paradossale “eterno istante” il suo percorso evolutivo, un dirompente Nec plus ultra, il supermento del quale – simboleggiato dall’abbattimento delle due colonne – come l’oltrepassare la velocità della luce, appare follia alla ragione. L’andarc oltre èinvece possibile, a condizione che si abbandoni ogni materialità ed ogni scoria ad essa collegata, e ci si riconosca in quello stato energetico essenziale che è la materia prima spirituale di cui sono formati gli esseri. Se si comprende questo, appare subito evidente che una vendetta non sublimata costituisce di per sè un asservimento che, in quanto tale, non può consentire un reale superamento delle colonne e, ancor più, il calpestare simbolico di quanto costituisce superstizione e pregiudizio.
L’altro aspetto — anch’esso direttamente collegato alla natura simbolica ed esoterica del 3O~ grado – ci conduce a considerare la natura militare e cavalleresca del Rito Scozzese Antico ed Accettato e il senso iniziatico dì questa milizia.
I massoni scozzesi, al loro ingresso nel Rito, nel quale sono stati accolti per cooptazione in ragione delle loro qualità personali, sono stati soggetto di un rito di investitura cavalleresca. Sono
dunque Cavalieri e ne possiedono tutte le prerogative essendo stata, la loro investitura, conferita in modo regolare da un Ordine Sovrano, ma trattandosi di un Ordine lniziatico, il piano sul quale si estrinseca l’investitura ricevuta è quello prettamente simbolico e spirituale.
Anche la natura militare del Rito, che gli deriva dalla simbolica ascendenza cavalleresca crociata e templare e ne costituisce il tratto distintivo, va interpretata in questo senso. Del resto, non viene esaltato, nell’investitura cavalleresca scozzese un elemento prettamente guerriero dell’investitura cavalleresca tradizionale, ossia la “collata”7, presente invece nel Rito Scozzese Rettificato e nel sacramento cristiano della Cresima. Assenza che, evidentemente, vale anche ad emendare il rito di investitura scozzese, dall’influenza dell’iniziazione sacerdotale, presente nell’investitura cavallesca tradizionale, conferendo al nostro rito quel carattere spiccatamente ghibellino che lo caratterizza in modo essenziale con l’imposizione della esclusiva spada da parte di chi svolge la sovrana funzione di Salomone, nel 40 grado, o da chi officia il rito nei gradi superiori.
I massoni scozzesi sono dunque, nel loro complesso una milizia di cavalieri armati di armi spirituali, di cui quelle metalliche e materiali, che pure, indossano non sono altro che metafora e simbolo.
Importante ci sembra essere la definizione dello scopo di questa armata, alla quale i Massoni dei gradi sublimi sono chiamati a dare il loro massimo contributo secondo le specifiche finalità dei rispettivi gradi.
Al carattere di Guerra Santa si confà il concetto di Guerra dello Spirito che può essere combattuta solo da una milizia santa. O meglio, da una milizia consacrata. Consacrata ad uno scopo, consacrata a valori ideali — di essenza cavalleresca – che ne sostengono la realizzazione in una dimensione metafisica. Il temine Kadosh, cioè “consacrato”, sottende la dedizione totale di sé allo scopo che si è liberamente assunto con il giuramento e accettato con l’investitura del grado.
Senza entrare nel merito di simbologie specifiche e peculiari del 320 grado, cosa è, e quale èdunque lo scopo dell’accampamento templare “composto dagli inziati di tutti i gradt dimoranti in tante tende, in un unico accampamento (…) per intraprendere delle campagne allo scopo di impadronirsi di Gerusalemme e ricostruire il Tempio di Salomone”? 8
Un esplicito riferimento alla natura militare — e militante – dello scozzesismo delle origini può essere ritrovato nelle parole del Cavaliere Andrew Ramsay: “I nostri antenati, i Crociati, riuniti da tutti i luoghi della Cristianità in Terra Santa, in questa maniera vollero riunire in una sola Fratellanza i sudditi di ogni Nazione.” … Una “Nazione spirituale “, come precisa lo stesso Ramsay poco oltre nel suo celebre discorso)
“Noi abbiamo dei segreti; essi sono dei segnifigurativi e delle parole sacre che compongono un linguaggio muto ed eloquentissimo (…). In apparenza, sarebbero parole di guerra che i Crociati si davano l’un l’altro, per garantirsi dalle sorprese dei Saraceni, che si infiltravano sovente travest iti fra loro per prenderli a tradimento e assassinarli.”
Solo in apparenza, dunque, perché secondo le parole di Ramsay, i crociati, che dei massoni sono gli antenati, costituiscono una “nazione spirituale” e le “parole sacre” che essi usano, sono solo in apparenza “parole di guerra”.
Questo, sembra essere uno degli aspetti importanti dell’ideale cavalleresco scozzese, che era ben chiaro nella mente di colui al quale si deve parte importante della genesi dello scozzesismo. Ma le armi non servono d’offesa agli esseri viventi, sono bensì strumento di offesa al vizio e al pregiudizio che attanagliano e rendono schiavi l’individuo e l’umanità. E’ dunque, la nostra, una cavalleria dell’ideale nella quale l’ideale della cavalleria diviene la forza che lega la compagine scozzese e guida l’azione di tutti e di ciascuno. Non armi, non guerra, non sangue, non vendetta, se non in senso figurato e metafisico. Milizia armata, ma di armi spirituali, filosofiche e gnostiche, della cui potenza distruttrice e costruttrice il massone scozzese deve avere piena consapevolezza, se ha asceso meritatamente la scala rituale.
Verso la metà ‘700, Dom Pernety’t, seguendo la lettura di Diodoro Siculo’, si propone di svelare l’origine ermetica dei miti egizi e greci. Riferisce che Osiride è un sovrano che concepisce l’ardito progetto “di rendere l’Universo partecipe della felicità e a tale scopo riunisce una grande armata, non per conquistare il mondo con la forza delle armi, ma impiegando la benevolenza e l’umanità”. Non è difficile ritrovare in questo brano i medesimi elementi che sono all’origine della missione e dello stesso accampamento del 320 grado.
La struttura del Campo è costituita da una geometria composita, formata da poligoni concentrici, tutti di numero dispari e culminanti in un centro che racchiude le sovrane funzioni di governo e di comando. Il perimetro più esterno è un ennagono12 che comprende i gradi simbolici e capitolari, dal 1~ al 1 80; il secondo poligono, più interno rispetto al primo, è un ettagono, oltrepassato il quale, si raggiunge un pentagono, nella cui fascia esterna sono accampati i massoni dei gradi filosofici (o mistici) dal 190 al 3Q0 Infine, nei vertici del triangolo equilatero sono collocate le tende dei Grandi Ispettori e lnquisitori, dei Principi del Real Segreto e dei Cavalieri di Malta “che si sono arruolati per la spedizione”’3. L’ultima figura geometrica è la circonferenza, poligono di infiniti lati, all’interno della quale si trovano le tende dei Sovrani Grandi Ispettori Generali. Al centro della circonferenza, nel punto preciso in cui si intersecano i due bracci della croce di 5. Andrea, si trova la tenda del Sovrano Gran Commendatore.
Tutto il Campo è costellato di tende, bandiere, orifiamme su cui sono riportati gli emblemi araldici dei rispettivi gradi. E facile osservare come la metafora del Campo – che viene considerato come un’Armata di Massoni i quali, suddivisi e regimentati nei diversi gradi, sono acquartierati in attesa del comando che la chiami alla quinta, ultima e definitiva azione ripropone, sotto forme diverse, il tema della Piramide iniziatica dello Scozzesismo.
E’ fuor di dubbio che questo accampamento possieda il carattere militare della cavalleria crociata, anche se su un piano strettamente iconografico vano sarebbe il cercare riscontri con l’accampamento reale, giacché la sua morfologia appare chiaramente dettata.
Rappresentazione simbolica del Campo da un intento simbolico e numerologico la cui disamina esula da questa esposizione.
Lo stesso termine di “crociata”, richiamando il glifo simbolico dell’athanor, al di là dell’apparto allegorico militare che viene posto in scena, si ritiene debba piuttosto riferirsi al suo significato ermetico alchimistico che vuole ciascun massone come strenuo ricercatore di quel lapis che rappresenta la ragione stessa della sua quotidiana battaglia personale, una battaglia che qui viene elevata al rango di guerra santa, di jihad, da combattere assieme agli altri fratelli con i quali si condivide la medesima pugna spiritualis (già invocata, per altri versi, da Bemardo di Clairvaux, compilatore della regola dei Templari ed accompagnatore di Dante nella parte più elevata del Paradiso).
L’oggetto di questa conquista sono Gerusalemme e l’edificazione del terzo Tempio. Ma quale Gerusalemme e quale Tempio sono realmente l’oggetto di questa campagna in armi? Quella massonica non è certo una missione di occupazione territoriale.
Ciò induce ad una ulteriore riflessione sulla natura spirituale di questa conquista. Dobbiamo evidentemente rifarci a Giovanni, che nel libro dell’Apocalisse descrive in questo modo la Gerusalemme Celeste: “La città è un quadrato, e la sua lunghezza è uguale alla larghezza. Egli (l’Angelo, n.d.a) misurò con la canna la città: dodicimila stadi105 e la lunghezza e la larghezza come pure la sua altezza sono uguali” (21,16). (…) ‘¼. e la cittàèdi oro puro … “(21.18).
Cubica, nell’Apocalisse, è dunque la città di Dio, quella Gerusalemme Celeste, espressione diretta della divina architettura. Quello stesso cubo che abbiamo imparato a conoscere come simbolo di perfezione e come modello ideale del nostro lavoro latomistico, figura perfetta tratta dall’informe caos della materia e che oggi riconosciamo invece come prefigurazione di un nuovo e superiore ordine spirituale.
Il cubo, come origine e come fine, come duplice idea dell’immanenza propria della Natura e, allo stesso tempo come Civitas dei nella quale si cela la più elevata trascendenza metafisica, può dunque compiutamente esprimere i due termini sacrali entro cui ogni cosa terrena e spirituale si compie.14 E’il lapis che si realizza, nella sua perfezione superiore. 15
Il Tempio dello spirito e la Gerusalemme, città perfetta, abitata da esseri spirituali, uomini iniziati e giusti, questo è il fine della guerra santa che ci siamo impegnati a combattere fino all’ultimo al comando e all’obbedienza del Sovrano che regge l’Ordine.
Credo sia possibile individuare, nei tre gradi apicali, un sistema temano (o trinitario), che costituisce la sintesi estrema dei motti e dell’emblema del Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Come è facile comprendere, il simbolismo del Campo offre innumerevoli spunti alla riflessione sui temi simbolici di cui troviamo riscontro anche in ambito letterario e figurativo (da cui trarrò alcuni esempi) nè si pretende qui di esaurirli tutti.
Alla struttura militare e spirituale del Campo ci sembra opportuno avvicinare, come contrappunto analogico, la spirituale e mistica Rosa che Dante descrive nel 300 canto del Paradiso, con le parole di Beatrice, ovvero, “colei che procura beatitudine “:
«Mira
quanto è ‘i convento de le bianche stole!
Vedi nostra città quant’ ella gira;
vedi li nostri scanni sì ripieni,
che poca gente più ci si disira.
E ‘n quel gran seggio a che tu li occhi tieni
per la corona che già v’è su posta,
prima che tu a queste nozze ceni
sederà Palma, che fia giù agosta,
de l’alto Arrigo, ch ‘a drizzare Italia
verrà in prima ch’ella sia disposta.”
E all’inizio del canto successivo, il Poeta scrive
“In forma dunque di candida rosa
mi si mostrava la milizia santa”
Più chiaro di così! Anche il carattere di Santa Milizia è esplicitato. Proprio qui, nel centro della rosa mistica che riunisce gli spiriti beati, fraternamente uniti in un superiore affiato spirituale è collocato il seggio regale destinato ad accogliere l’anima di Arrigo, il Sovrano nel quale Dante aveva posto le residue speranze di un nuovo sogno ghibellino.
Nel Campo scozzese, come nella Rosa mistica (ma si potrebbero citare molti altri esempi), sono presenti due elementi complementari: una schiera e un centro regale.
Entrambi, come in un mistico alveare, a vicenda si corrispondono d’affetto, sostegno e protezione. Dat Rosa Mel Apibus (la Rosa dà il miele alle api) è scritto nel disegno che compare sul frontespizio di un 16 noto testo della tradizione rosicruciana , e con questo allegorico significato l’ape regina compare
circondata dalle operaie nel pannello decorativo bronzeo del basamento della statua equestre del Granduca Ferdinando I De’ Medici (che reca la significativa scritta MAIESTATE TANTUM), posta in piazza della 5.5. Annunziata a Firenze, opera del carrarese Pietro Tacca.
Al tema del Santo Impero, che si connette direttamente alla piramide scozzese e al simbolismo del Campo, ma anche all’idea di una società futura di matrice tradizionale, un richiamo al grande luniganese Arturo Reghini (che fa riferimento a Dante) mi sembra a questo punto doveroso. Egli scrive:
“La concezione imperia/e dantesca, come del resto ogni concezione monarchica e gerarchica tradizionale, si basa sopra la concezione monistica iniziatica dell’universo. Alla monade pitagorica corrisponde politicamente l’unicità e l’unità dell’autorità somma di governo, ossia la monarchia nel senso etimologico del termine ,,I7
Ci sembra opportuno avvicinare a questa idea ghibellina, che Reghini sostiene apertamente, anche i versi che Dante dedica alla profezia del Veltro, il quale farà morir con doglia la lupa, simbolo di ogni nefandezza, e
‘Questi non ciberà terra né peltro,
ma sapienza, amore e virtute,
e sua nazion sarà tra feltro e feltro.”
Inf.I
La profezia di un dominio universale fatto di sapienza, amore e virtù, che si ritrova chiaramente esposto anche nel De Monarchia, anticipa e presuppone quella pace universale per la quale le armate massoniche stanno preparandosi a combattere la battaglia finale.
Il campo, nel quale è radunata una milizia di Pace e non di guerra, costituisce dunque, il simbolo riepilogativo non solo di un grado, ma di tutta la piramide scozzese, il Castrum sacrale, la cittadella armata nel quale la milizia massonica si ritrova unita e compatta sotto la guida del Monarca che regge gerarchicamente tutta l’organizzazione rituale.
Se i tre gradi simbolici sono la base della piramide, i tre sublimi gradi amministrativi ne costituiscono la sommità. Se il bianco apprendista apre il percorso iniziatico, il bianco Sovrano lo conclude, ma non lo esaurisce definitivamente, poiché il viaggio sulla strada del perfezionamento non trova giammai la sua fine. La nuova consapevolezza riapre il ciclo e ricolloca l’individuo-massone in quel circolare moto eternamente rigenerativo dell’essere che è iconograficamente e simbolicamente rappresentato in modo magistrale dall’Uroboros.
Gli ultimi tre gradi sono detti amministrativi, ma come possono davvero esserlo se essi hanno il compito di condurre il massone scozzese fino all’estrema elevazione, fino a quel vertice il cui solo raggiungimento consente la visione finale della piramide nella sua completezza e il progetto che sottende la sua mirabile architettura?
Il sistema trinitario posto al vertice della piramide massonica, compendia e ripete quello globale presente nei vari livelli della struttura piramidale riassumendone le diverse iniziazioni e investiture.
Vuole, la Tradizione, che le antiche iniziazioni fossero connesse alle tre diverse funzioni della gerarchia sociale, quella guerriera, quella sacerdotale e quella regale, cui corrispondevano tre diverse modalità di conferimento rituale: l’investitura, l’ordinazione e l’unzione. A questo contesto tradizionale non viene generalmente ricondotta la quarta modalità, propria delle corporazioni di mestiere, l’iniziazione artigiana, cui invece appartengono e sono iniziati i Liberi Muratori della Massoneria Azzurra e dei quali il Maestro Hiram è il rappresentante più insigne ed emblematico. Ma se i tre gradi apicali del RSAA portano titoli che trovano riscontri obbiettivi con l’investitura cavalleresca e con l’unzione regale, nulla hanno a che vedere con l’ordinazione sacerdotale.
Ciò non significa – ovviamente – l’assenza di una intrinseca dimensione spirituale all’interno dell’unzione sovrana, ma la affranca da quella sacerdotale sottolineando come la dimensione spirituale, non costituisce esclusività dell’iniziazione sacerdotale, ma si estrinseca in modo autonomo in entrambe le iniziazioni tradizionali, sacerdotale e sovrana, senza che vi sia gerarchia e subordinazione fra le stesse.
D’altra parte, di questo avviso è anche Dante, e di questo ci rende conto ancora una volta il Reghini il quale scrive che nel “De Monarchia, Dante, asserendo e dimostrando la necessit4 la fatalità ed il diritto dell’Impero romano universale, si opponeva recisamente alle pretese di predominio ed anche di semplice ingerenza papale, affermando che l’autorità imperiale dipende direttamente da Dio (De Monarchia, Iii, 13, 16) e che i due luminari Ql Sole e la Luna che figurano anche nei nostri Templi), non rappresentano il Papa e l’Imperatore, la Chiesa e l’Impero (e quindi non si può, con tal illegittimo paragone, fare brillare l’imperatore di luce 4flessa), ma che, ad ogni modo pur ammettendolo, la Luna non dipende dal Sole (De Monarchia, III, 4), e che l’imperatore deve al Papa reverenza filiale e non più (De Monarchia, III, 4, 16). 8
I titoli di Inquisitore, Principe e Sovrano, invece, esprimono e rappresentano – all’interno di uno stesso sistema tradizionale – una gerarchia all’interno della quale troviamo corrispondenza analogica con la funzione giudiziaria del 310 grado, quella militare del 320 e quella sovrana, (coesiva e unificante), del 330• Queste tre funzioni si compendiano nelle facoltà sovrane del sapere, del volere e del potere.
Ciò, tuttavia non costituisce un’incongruenza, ma una precisa indicazione della natura intrinseca del Rito Scozzese. La presenza di riferimenti rituali a Federico lI, (espressione dell’unzione sovrana) iacques de Molay (dell’investitura cavalleresca) e Hiram Abif (dell’iniziazione artigiana), non è priva di significato, a questo proposito.
Recuperando la dimensione artigiana, fondamentale nella Massoneria Azzurra (e dunque anche del Rito Scozzese, di cui — come base – è parte essenziale), ciò che il Rito stesso nella sua generalità viene a configurare, è un sistema organizzato su base artigiana, militare e sovrana che definisce una società iniziatica retta da una chiara e inequivocabile struttura monarchica, informata dalla saggezza di un ordinamento giudiziario ispirato da un alto principio di giustizia, che i Grandi Ispettori e lnquisitori hanno il compito di amministrare, e sostenuta da una gerarchia che i Principi del Real Segreto hanno il compito di organizzare.
Questa connotazione militare e, ripetiamo, militante, è fortemente sottolineata, per quanto riguarda il carattere monarchico-imperiale, dal simbolismo dell’aquila bicipite e della corona. La spada
-emblema cavalleresco per eccellenza — connota il carattere militare, mentre la divisa Deus Meumque Jus, quello giudiziario.
L’emblema scozzese Ordo ab Chao chiarisce ulteriormente questo stesso processo aggregativo nel suo dinamico divenire. Il dominio sul caos presuppone la capacità di determinarne l’Ordine; di ricostituire, cioè, lo stato di perfezione primordiale – ma anche lo stato di perfezione finale – rispetto ai quali tutto ciò che è intermedio non può che essere, pertanto, necessariamente transeunte. Nel magma del divenire, in ciò che è frammentato, disperso e transitorio, è contenuto quanto è necessario per ricostituire l’Unità. Ciò che è materiale e ciò che è immateriale, la materia e l’energia; il corpo e lo spirito.
Dagli elementi sconnessi e decomposti l’Architetto sa trarre l’opera conclusa, l’Opus magnum, nel momento stesso in cui, note e applicate le leggi della costruzione, le sa ri-tradurre in ordine architettonico.
Legge e Ordine. Ecco ricomparire di due termini chiave del 310 e del 320 grado, senza i quali non si può conquistare la sovranità sul proprio Essere. Questa è la battaglia finale, individuale e collettiva, alla quale si apprestano le schiere dei Massoni scozzesi.
In questo senso, il Campo appare un simbolo di valore globale, paradigmatico, non solo dell’organizzazione militare e della struttura filosofica dell’Ordine Sovrano, ma come strumento necessario a chiarirne anche lo scopo reale (nel duplice senso di Vero e Sovrano) della Massoneria Scozzese.
E’ interessante anche riconoscere nel centro topografico (e simbolico) del Campo, la scaturigine di quella “realizzazione discendente” (di cui tuttavia non disponiamo degli strumenti necessari per parlarne) che recupera la nota interpretazione guénoniana dell’emanazione da un nucleo spirituale.
Mezzo e fine dell’agire massonico, il Rito Scozzese compendia e riempie di senso tutto il percorso attraverso i gradi della conoscenza e della coscienza. La visione del Campo ne rende esplicita l’escatologia.
Ancora Dante, questa volta nel 330 canto del Paradiso descrive la “Visio Dei” come contemplazione di quell’ “alta luce che da sé è vera”. Luce, in sé vera. Dunque, Luce come metafora dietro la quale si dischiude la contemplazione della verità. Il fine ultimo non è quindi quello morale, sociale, politico o anche genericamente spirituale, che solo a questo punto si rivelano in tutta la loro apparenza, ma la contemplazione e l’immedesimazione con la Verità Suprema.19
E cosa può esservi di più alto, nell’esistenza dell’uomo iniziato, se non l’abbagliante e stupefacente contemplazione diretta della Verità?
NOTE
1)Di Giuseppe Vatri segnaliamo “1805-2005 Duecento anni di rito scozzese antico e accettato in Italia”, “I Rituali dell’Antica Maestranza”, “I Rituali della Massoneria rinnovata”, “Il Rito Scozzese da Nazionale a Universale (1802-1907)”, Ed L’età dell’Acquario.
2) V.Vanni “I gradi superiori del R.S.A.A — Ricordo di A.D., un ex saggissimo della Valle dell’Arno”, http://www.grandetriade it/gradisuperiori.htm
3)Come sappiamo, la gerarchia rituale del Rito Scozzese Antico ed Accettato è ordinata in quattro “insiemi”, secondo una successione che, partendo dai primi tre gradini del tradizionale cammino muratorio, si dipana attraverso gli “alti gradi” ponendo progressivamente mete più avanzate al massone scozzese: Questi insiemi sono costituiti dai Gradi simbolici — o primitivi – (dal J0 al 30) (Massoneria Azzurra), dai Gradi di Perfezionamento ( dal 40 al 140) e da quelli Capitolari (dal 150 al 1 80) (che insieme costituiscono la Massoneria Rossa), dai Gradi Filosofici (dal 190 al 3O~) (Massoneria Nera) e infine dai Gradi Sublimi (dal 310 al 330) (Massoneria Bianca)
4) Traduzioni e trascrizioni hanno spesso apportato elementi spuri all’interno dei rituali attualmente in uso, che una ricerca rigorosa potrebbe emendare, pur conservando memoria documentale delle vicende linguistiche che hanno contribuito a modificare parzialmente la forma di alcuni di essi.
5)Armand Bédarride 330, Le livre d’lstruction dii Chevalier Kadosh, ed. Teletes
6) Deuteronomio, 32, 35
7) La “collala” era un atto rituale con il quale il recipierìdario veniva colpito sulla nuca con il piatto della spada. Essa simulava il taglio della testa e, come tale, rimandava a San Giovanni Battista, protettore della Massoneria, che venne appunto “decollato”. Jean Tourniac (Principes etproblèrnes spirituels dii Ri/e Ecossais RectjJìé, Dervy, 1985, pagg. 111 e seg.) ricorda che la collata è sempre stata ritenuta un “cambiamento di testa”, ovvero un cambiamento dello stato spirituale del neo-cavaliere. E significativo, a questo proposito che l’elevazione al grado di Maestro, nell’ambito del Rito Scozzese Rettificato, preveda espressamente che sia infetto un violento colpo sulla nuca del candidato.
8) Dalla premessa al rituale di Sovrano Principe del Real Segreto, 1967
9)Dal celebre “Discorso” tenuto dal cavaliere André-Michel Ramsay (1686-1747), il 26dicembre 1736, presso la loggia parigina Louis d’A rgent di Parigi, di cui era oratore, in occasione dell’ingresso di nuovi iniziati
10)Dom Antoine-Joseph Pernety, Les Fables égyptiennes et grecques dévoilées et réduites au m&me principe, avec une explication des hiéroglyphes et de la guerre de Troye (1758). Rèédition: La Table d’èmeraude, Paris, 1982 (prima ed. Parigi 1758). Dom Pernety, dopo aver abbandonato gli abiti benedettini fu chiamato a Berlino da Federico 11 di Prussia a ricoprire la carica di conservatore della biblioteca. Rivestì un ruolo di primo piano nella costituzione degli llluminiati di Avignone, cui il RSAA deve il suo 28~ grado).
11)Diodoro Siculo (Atò&opoq, Di6dòros; Agyrion, ca. 90 a.C. — ca. 27 a.C.), storico greco-siceliota, autore della Bibliotheca historica, una monumentale storia universale dalle origini del mondo alle campagne di Cesare in Gallia e in Britannia, giunta a noi incompleta.
12) L’ennagono è presente anche nell’architettura militare connessa alle città ideali del tardo rinascimento. La città di Palmanova, costruita dai veneziani a partire dal 1593, ne è un esempio, ma al di là di questa coincidenza non vi sono altri riferimenti.
13)Dal rituale del 32° grado
14) Proprio parlando della Gerusalemme Celeste, Dio stesso la definisce
(Apocalisse 21,3) e poco oltre, a rimarcare il significato assoluto dei due chiarisce: “Io sono l’il/fa e l’Omega, il principio e la fine” (Apocalisse, 21,6).
15)Ci sia consentita una digressione: vogliamo richiamare l’attenzione dei Carxmi Fr:.lli scozzesi sull’analogia esistente tra l’Emblema XXXVI dell’Atalanta fugiens di Michael Majer ed i monoliti volanti che compaiono nel film 2001 Odissea nello spazio del massone Stanley Kubrick, (singolare anche l’assonanza Cubo-Kubrick, quasi un nomen-omen). Non dice forse la Tavola Smeraldina, attribuita a Ermete Trismegisto, che “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per la meraviglia di una cosa unica”, ed ancora “Sale dalla terra e discende dal cielo, e riceve la forza dalle cose superiori e dalle cose inferiori”?
16) DaI frontespizio del Summum I3onum, ioachim Frizius (Robert Fludd), Frankfurt, 1629
17) Scrive inoltre Reghini: “E per l’impero e contro la Chiesa lavoravano e combattevano i Templari, istituiti per la liberazione dell’empio, distrutti dalla Chiesa Cattolica per questo motivo (e non per i pretesti addotti ad infamarli e renderli invisi), e di cui il 30S grado della gerarchia del Rito Scozzese Antico ed Accettato continua la tradizione rituale. L’impero fu l’aspirazione e la meta anche dei Rosa-Croce. Nella famosa Confessio attribuita ad Andrea Valentino è detto che «un governo dovrò essere istituito in Europa come quello di Damear in Arabia, dove soltanto dei savii governano», concetto che, se non è preso dalla Generale Rffòrma dell’Universo dai Sette Savii della Grecia e da altri letterati pubblicato di ordine di Apollo contenuta nel Ragguaglio di Parnaso del Boccalini, è certo assai affine ad esso. Ed anche oggi in varie di quelle organizzazioni che si riattaceano con più o meno genuino diritto e derivazione ai Rosa Croce il capo dell’Ordine è denominato: Imperator.
Nella Massoneria <~scozzese» il concetto del «Santo impero», oltre ad apparire nel modo su in-dicato nel 18.t e nel 30S grado si trova anche al vertice della piramide (che ne è il simbolo muratorio) poiché sopra di esso si basano il 321 ed il 331 grado. I Principi del Real Segreto che formano il Concistoro del 321 grado dell’attuale gerarchia, e che prima del 1786 costituivano il 251 ed ultimo grado del Rito di Perfezione, rappresentano infatti la grande armata che deve scendere in campo per liberare il Tempio di Gerusalemme dalle mani degli infedeli, e per costituire il Santo Impero, che non è altro, secondo dicono antichi rituali, che il Regno della Ragione, della Verità e della Giustizia.”
Arturo Reghini, IL SANTO IMPERO,http://www.hyssopus.org/cms/files/Reghini%2011 %20 Santo %20 lmpero . pdf
18)Arturo Reghini, ILSANTO IMPERO, http://www.hyssopus.org/cms/files/Reghini,%2011%2OSanto%20 lmpero .pdf
19)Giovanni, il più gnostico degli evangelisti scrive: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». (Giovanni 8,32)