PINOCCHIO: SIMBOLISMO MASSONICO ED ESOTERICO”
Posted by altaterradilavoro on Mar 24, 2020
“Pinocchio: Simbolismo Massonico ed esoterico”
Forse non tutti sanno che il “Pinocchio” di Collodi è un racconto iniziatico velato sotto forma di favola per bambini. Già il nome Pinocchio è un’allusione alla ghiandola pineale, cioè la manifestazione fisica del “terzo occhio”: pin-occhio (occhio–pineale).
Un pezzo di legno, un burattino per l’appunto, a cui viene insufflata un’anima e prende vita, ma che con varie prove (iniziatiche) riuscirà alla fine a diventare un “Bambino Vero”. Facile comprendere che il pezzo di legno animato, dotato di vita quindi, ma senza Volontà in quanto burattino, è un’allegoria del sé inferiore; mentre, il Bambino Vero (Bambin Gesù-Cristo) rappresenta la nascita del Cristo nell’uomo o Sé Superiore. Naturalmente, il grillo parlante, il gatto e la volpe (corpo astrale e corpo mentale), e tutti i vari personaggi e le situazioni del racconto hanno anch’essi un significato “esoterico”.
Pinocchio è un opera ricca di simboli, archetipi e significati occultati nella gradevole maschera della fiaba.
Le Avventure di Pinocchio, è una favola ideata nel 1883 da Carlo Collodi, il cui vero nome era Carlo Lorenzini. E’ la storia di un burattino animato che dopo molte peripezie. Riesce a realizzare il sogno di diventare un bambino in carne ed ossa. Oltre a essere una delle fiabe più diffuse al mondo, Pinocchio è un capolavoro di simbolismo massonico-esoterico e meta-comunicazione, grazie ad un soggetto e una trama capaci di racchiudere molteplici chiavi di lettura.
CARLO COLLODI
Carlo Lorenzini nacque a Firenze nel 1826. Iniziò il suo percorso letterario scrivendo su un giornale satirico da egli stesso fondato: Il Lampione, periodico che dopo il lancio incorse nella censura e venne chiuso. Ad un certo punto la sorte gli sorrise, e da disoccupato scrittore Collodi fu assunto presso diversi ministeri italiani, collaborò alla stesura di un vocabolario e fondò una nuova rivista, La Scaramuccia, grazie alla quale iniziò ad occuparsi di composizione teatrale. In quel periodo la sua carriera assunse una piega singolare. Accettò – infatti – un incarico ministeriale in qualità di censore teatrale, così che nel giro di una stagione da censurato diventò censore. Dal 1875, dietro incarico dell’editore Paggi, si occupò della traduzione per l’Italia delle più note fiabe francesi. Fu così che apprese l’arte della composizione fiabesca. Nel 1881, sul primo numero del Giornale per i Bambini – progenitore dei periodici per ragazzi – fu pubblicata la prima puntata della sua celebre favola, con il titolo: Storia di un Burattino. Tutte le puntate sarebbero state raccolte due anni dopo, nel 1883, in un volume dal titolo Le avventure di Pinocchio. Quella di Lorenzini fu una vita piuttosto normale, se si esclude il rapporto ambivalente con la censura, ed il fatto che fosse un massone.
COLLODI E LA MASSONERIA
Nel saggio Pinocchio, Mio Fratello, il massone Giovanni Malevolti scrive di Collodi in questi termini:
“L’iniziazione di Collodi nell’ordine della massoneria, sebbene non sia riscontrabile da documenti ufficiali, è universalmente risaputa. Aldo Mola, un non-confratello che è generalmente definito come storico ufficiale della Massoneria, ha espresso con certezza che Collodi facesse parte della famiglia massonica. Inoltre molti eventi della vita di Collodi confermano questa tesi. Innanzitutto la creazione nel 1848 di una pubblicazione intitolata “Il Lampione”, che, come egli stesso affermava, ‘illuminava’ tutti coloro che fossero nelle tenebre. E poi l’estrema ammirazione che nutriva nei riguardi di Giuseppe Mazzini (massone e rivoluzionario di primissimo piano).”
“Ci sono due modi di leggere Le avventure di Pinocchio”, prosegue Malevolti. “La prima è quella che chiamerei “profana” con cui il lettore, molto probabilmente un bambino, impara a conoscere le disavventure del burattino di legno. La seconda è una lettura fatta di simboli, in chiave massonica.”
Le chiavi di lettura della favola collodiana sono perlomeno tre. Una di stampo massonico, la seconda di stampo pedagogico, e la terza di stampo politico-reazionario.
CHIAVE DI LETTURA MASSONICA
Protagonista iniziale della storia dopo la parentesi di mastro Ciliegia è mastro Geppetto, umile falegname solitario il quale non avendo figli, decide di crearsene uno, intagliando una marionetta da un grezzo pezzo di legno. Il suo burattino ha sembianze umane, ma è ovviamente privo di vita.
Geppetto simbolizza il Demiurgo di Platone e dello gnosticismo. La parola ‘demiurgo’ deriva dal greco: ‘creatore, artigiano.’ In termini filosofici il Demiurgo è il ‘dio minore’, l’entità che crea esseri imperfetti assoggettati alle insidie della vita materiale.
Geppetto realizza di avere bisogno dell’aiuto del Grande Dio (Grande Architetto) affinché infonda nella marionetta il soffio vitale per diventare un “bambino vero” o – in termini esoterici – un uomo illuminato.
La fata Turchina, emissaria e simbolo del Grande Dio, scende sulla Terra per conferire a Pinocchio una scintilla della Mente Universale, il “Nous” degli gnostici, attraverso il dono della vita e del libero arbitrio. Sebbene sia vivo, però, Pinocchio non è un ancora un bambino vero, ma resta un burattino di legno. Le scuole misteriche insegnano che la vita vera inizia solo dopo l’illuminazione. Prima di essa, la vita non è che lento decadimento.
Quando Pinocchio chiede se sia diventato un bambino la Fata gli risponde: “No, Pinocchio. Il desiderio di tuo padre si avvererà solo se saprai meritarlo. Mettiti alla prova con coraggio, sincerità e passione, e un giorno diventerai un bambino vero”.
I temi dell’autonomia e dell’auto-miglioramento si ispirano ai dettami massonici: la salvezza dello spirito è qualcosa che deve essere meritata attraverso auto-disciplina, conoscenza di se e forza di volontà. I massoni simboleggiano questo processo con i simboli del Grezzo e del Levigato.
“Nella filosofia massonica il Grezzo è un’allegoria dei non-iniziati; le persone prima dell’illuminazione. Il Levigato incarna un massone che si adopera per ottenere una vita onesta e si sforza di ottenere l’illuminazione.”
Loggia Massonica della Pubblica Istruzione,
Proprio come nella mentalità massonica il processo di illuminazione è simboleggiato dalla trasformazione del Grezzo nel Levigato, Pinocchio inizia il proprio viaggio come un pezzo di legno grezzo e cercherà di smussare i suoi angoli per diventare finalmente un bambino vero. Nulla gli è dovuto. E’ necessario che in lui abbia luogo un processo interiore-alchemico che lo renda degno dell’illuminazione. Deve vivere la vita, lottare contro le tentazioni, e – con l’aiuto della sua coscienza (impersonata dal Grillo Parlante), deve trovare da solo la strada giusta. Il primo passo è quello di andare a scuola (che nella interpretazione massonica è simbolo di conoscenza).
LE TENTAZIONI DEL SUCCESSO E DELLA VITA PROFANA
Sulla strada di scuola Pinocchio incontra il Gatto e la Volpe, che gli propongono la comoda strada del successo, attraverso lo spettacolo. Ignorando gli avvertimenti della coscienza decide di seguirli, e finisce per essere venduto a Stromboli(Mangiafuoco), il burattinaio. Pinocchio conosce così il costo dell’apparente successo: non può tornare dal padre (il Creatore), e i guadagni che produce finiscono tutti nelle tasche di Stromboli(Mangiafuoco), il quale si dimostra cinico e brutale.
Dopo aver conosciuto la vera natura della ‘strada facile’, Pinocchio si rende conto del triste stato in cui si trova: è schiavizzato come un animale ed in balia di un burattinaio crudele.
Tornato sulla retta via, incontra Lucignolo, un ‘poco di buono’ che lo invita ad accompagnarlo nel Paese dei Balocchi, luogo senza scuola né leggi ove i bambini possono bere, fumare e distruggere qualsiasi cosa a piacimento, il tutto sotto l’occhio vigile del Cocchiere.
Il Paese dei Balocchi in chiave massonica simboleggia la vita profana fatta d’ignoranza, ricerca della gratificazione immediata e soddisfazione dei più bassi impulsi. Il cocchiere incoraggia tale condotta in quanto è il miglior metodo per creare degli schiavi. I ragazzi che si abbandonano a tale stile di vita si trasformano in asini e vengono poi mandati a lavorare in una miniera. Una cupa rappresentazione delle masse ignoranti
Quando Pinocchio inizia la sua trasformazione in asino, in termini esoterici si avvicina al lato di se più bestiale, chiaro riferimento letterario al racconto di Apuleio ‘La Metamorfosi’ (L’Asino d’oro), un classico studiato nelle scuole misteriche.
L’INIZIAZIONE
Scampato alle disavventure del Paese dei Balocchi, Pinocchio torna a casa per riunirsi a suo padre, ma la casa è vuota. Scopre che Geppetto è stato inghiottito da una balena. Così il burattino decide di saltare nel mare per farsi ingoiare a propria volta dalla balena, e ritrovare il proprio Creatore. Questa è la sua iniziazione, in cui – una volta prigioniero della balena – sceglie di fuggire dal buio della vita ignorante (simboleggiata dal ventre della balena) alla illuminazione.
Anche qui Collodi si ispira ad un classico della letteratura di iniziazione spirituale: il Libro di Giona. Si tratta di un mito riscontrabile sia nel cristianesimo che nell’islamismo ed ebraismo, oltre ad essere un caposaldo studiato in tutte le scuole misteriche.
Dopo mille difficoltà Pinocchio sfugge infine al buio dell’ignoranza. Emerge dal ventre della balena come risorto, come Gesù Cristo. Ora è un bambino vero, un uomo illuminato che ha spezzato le catene della vita materiale per abbracciare il suo se superiore. La Grande Opera è stata compiuta.
CHIAVE DI LETTURA POLITICA – PROPAGANDISTICA
Chiunque abbia confidenza con la comunicazione occulta può intuire tra le righe della favola di Collodi la presenza di alcuni messaggi subliminali. Questa chiave di lettura colloca la favola nel novero delle ingerenze politiche propagandistiche prescolari.
“È stata tua la colpa allora adesso che vuoi?
Volevi diventare come uno di noi,
e come rimpiangi quei giorni che eri
un burattino ma senza fili
e adesso invece i fili ce l’hai!
E’ Stata Tua la Colpa, E. Bennato
IL BURATTINO
La prima differenza dalla lettura massonica risiede nel concetto di ‘libertà.’ La metafora dell’individuo libero si riscontra nella iniziale incarnazione del personaggio, burattino grezzo, vitale, curioso e propenso ad assecondare le proprie attitudini.
Tale estrema libertà lo rende tuttavia un diverso; un non appartenente alla comunità. La sua diversità è dipinta come un elemento negativo al quale sia necessario rimediare reprimendo l’individualità, obbedendo all’Autorità ed entrando a far parte della tribù.
IL GRILLO PARLANTE
Questa visione non identifica Il Grillo Parlante con l’interiorità del personaggio. Il Grillo non è il simbolo della coscienza di Pinocchio poiché fin dal momento in cui la Fata gli infonde il soffio di vita, il burattino dimostra di possedere già una coscienza. Una coscienza “caotica”, basata sulla curiosità, la vitalità, il disordine e la creatività
Tuttavia secondo il Grillo Parlante possedere una coscienza caotica equivarrebbe a non possederne alcuna. Dunque il Grillo prescrive a Pinocchio di snaturare la propria indole per potere diventare un bambino come tutti gli altri.
Il simbolismo del Grillo Parlante ha perciò una valenza differente rispetto all’altra lettura. Rappresenta la voce della Autorità; di chi è preposto a martellare le menti giovani fino a che non assumano una determinata forma che sia funzionale al meccanismo sistemico. Il Grillo sfoggia un linguaggio forbito ed è inappuntabile nell’abbigliamento. Rappresenta le voci che chiunque è destinato a udire fin dalla più tenera età. Famigliari, insegnanti, istituzioni che sopprimono l’individualità per semplificare l’adattamento al sistema.
LA SCUOLA
Di conseguenza l’abecedario e la scuola, piuttosto che mezzi salvifici incarnano la cultura dominante, cioè uno degli strumenti con cui il sistema plasma le individualità per ottenere la loro omologazione
“Vai, vai, e leggili tutti
e impara quei libri a memoria
c’è scritto che i saggi e gli onesti
son quelli che fanno la storia
fanno la guerra, la guerra è una cosa seria
buffoni e burattini, non la faranno mai!… “
E’ Stata Tua la Colpa, E. Bennato
LUCIGNOLO, IL GATTO E LA VOLP
Considerandoli da un punto di vista più ampio è evidente come tali personaggi incarnino il concetto di ‘estranei’: i non appartenenti alla tribù (composta dal Grillo, Geppetto e la Fata Turchina). Ogni estraneo in cui Pinocchio incorre nelle sue peripezie è infatti un personaggio negativo; ognuno di essi tenta di sopraffarlo o di approfittare della sua buona fede.
Qui il messaggio ripropone un cliché riscontrabile in molte fiabe: la necessaria sfiducia da nutrire verso tutto ciò che non sia preventivamente avallato dal giudizio dell’Autorità.
LA TRASFORMAZIONE
Ironicamente – dunque – l’elemento meta-comunicativo finisce per seminare nell’inconscio del lettore profano un concetto opposto rispetto a quanto suggerisce la lettura superficiale del testo.
Adesso non fai un passo se dall’alto non c’è
qualcuno che comanda e muove i fili per te
adesso la gente di te più non riderà
non sei più un saltimbanco
ma vedi quanti fili che hai!… “
E’ Stata Tua la Colpa, E. Bennat
Da individuo libero e diverso (grezzo burattino), il personaggio finisce per conformarsi agli schemi comuni, dopo avere smussato con sofferenza gli angoli della sua diversità, convinto di avere così raggiunto la libertà, quando in realtà è accaduto l’opposto.
CONCLUSIONE
Fin dal 1881 – anno in cui fu pubblicata in Italia e via via nel resto del mondo – la favola di Pinocchio è entrata a far parte della cultura prescolastica di molti giovani cittadini.
Quando – nel 1940 – Walt Disney decise di dedicare il suo secondo lungometraggio alle avventure del burattino collodiano, la favola di Pinocchio era già estremamente diffusa nella cultura pop di molte nazioni. Il cartone disneiano contribuì però a renderla un vero e proprio must per le giovani generazioni di tutto il mondo; una storia che sotto forma di narrazione verbale, scritta, disegnata, recitata continua a raggiungere una ragguardevole porzione di popolazione mondiale.
Personalmente ho ulteriormente sviluppato questa prospettiva interpretativa trovando evidenti conferme a questa tesi. Possiamo enucleare tre linee di approfondimento dell’opera: Pinocchio quale fiaba alchemica accennante ad una trasformazione interiore e ontologica dell’essere umano; Pinocchio quale gioco di architetture-itinerari estetizzanti-magici e mitologici, Pinocchio quale insieme di parabole religiose e cristiane.
Per il primo aspetto risulta evidente che moltissime sono le concordanze fra la struttura stessa dell’opera e i suoi tratti salienti con le immagini-tipo e le dimensioni dell’alchimia: Il burattino appare quale materia grezza universale già piena di vita propria che viene plasmata da un demiurgo-architetto e la Fata appare quale Iside-Grande Madre, signora della api, delle trasformazioni e degli animali.
Il legno stesso è segno della nave e del viaggio e Pinocchio passa più volte attraverso i quattro elementi della natura alla ricerca perenne della quintessenza! Viene infatti bruciato dal fuoco nei piedi e rischia di essere del tutto bruciato per opera del gatto e la volpe nel bosco di notte, naufraga due volte nell’isola della Fata e nel ventre del Pesce, vive l’esperienza dell’aria due volte: appeso alla quercia grande e volando sul colombo!
Si tratta quindi sempre di “prove iniziatiche” dove il nostro protagonista rischia spesso al morte e ciò gli apre nuove vie e stadi di maturazione interiore.
Per non parlare della trasformazione asinina simile a quella di Apuleio. Ogni caduta segue una crescita, un allontanamento e un ritorno, in un viaggio senza vero spazio e vero tempo, ma un viaggio mentale che segue un percorso a spirale e ciclico!
Frequenti sono i segni simbolici: il serpente, il cane, il pesce, fino ad arrivare alla manifestazione evidente dei significati occulti contenuta nella ricetta magica per “moltiplicare l’oro”: acqua – terra e un pizzico di sale. Ma è di facile conoscenza che il sale significa lo spirito, l’acqua significa la mutazione/anima volatile e la terra significa il corpo o il cuore.
È chiaro quindi che la centralità dell’oro (zecchini), nascosta sotto il fragile ma abile velo essoterico del denaro borghese, significa la ricerca della sublimazione spirituale, della pietra filosofale, della palingenesi interiore.
Altre volte il velo si ala: quando il burattino, incatenato come un cane (le trasformazioni simboliche avvengono anche in pesce e colombo) sospira nella notte: “Oh se potessi rinascere un altra volta..!”
Uno dei temi centrali è quello della rinascita infatti! Il mutar pelle per manifestare l’Essere.
Secondo la successiva prospettiva di tipo letterario-magico-mitologico c’è da confermare il fatto che l’opera è ricca di risonanze simboliche, sia classiche che medioevali.
Ad esempio il “pescatore verde” ricorda molto Polifemo (la vita selvaggia e asociale nella sua brutalità e unidimensionalità elementare), il burattino si mette gli zecchini sotto la lingua quando corre nella notte e ciò ricorda immediatamente l’obolo a Caronte (e questo ci conferma come un altro tema essenziale sia l’esperienza attiva della morte), il campo dell’inganno della volpe e del gatto si chiama “campo dei miracoli”.
Si intende dire che sussistono molti parallelismi e come una rete invisibile ma sensibile di relazioni fra i personaggi e le situazioni che creano un’atmosfera magica e suggestiva. Ad esempio c’è un parallelismo fra l’oscurità della selva dove vive la Fatina e l’oscurità del ventre del pesce: due notti rischiarate da una luce magica!
Infine, sconvolgenti sono le trasformazioni della fata: da bambina-fantasma a bambina sorellina, da donna viva e poi come morta a mamma di Pinocchio.
Altri parallelismi/contrapposizioni sussistono fra mastro ciliegia e il pescatore verde (omicidi per ignoranza) e fra l’omino e Mangiafuoco (il finto buono e il finto cattivo). Ma anche nella scelta dei nomi utilizzati è chiara l’impronta mitologica: da “Melampo” ad “Alidoro” fino alla capra che ricorda quella del monte Ida che allattò Zeus!
Filosoficamente l’opera è tutto un teatro dialettico abilissimo fra il libero arbitrio e il destino, fra la volontà e la necessità, fra il sogno e la vita. Finisce infatti in modo prodigioso: una storia tutta onirica si conclude nell’unico sogno “veramente” raccontato, un sogno teurgico e taumaturgico che libera l’essere dal legno e lo restituisce alla sua vera dimensione. Un sogno che ricorda quelli incubati nei Templi di Asceplio o Demetra.
Dal punto di vista religioso è innegabile che anche in tale dimensione i riscontri sono molteplici e profondi: Geppetto è falegname come Gesù, e lo crea senza una donna. La fata è simile a Maria per il suo intervento provvidenziale e per la sua strumentalità a Geppetto, mentre il pesce è simbolo cristiano e ci ricorda il battesimo e la morte-rinascita.
Dopotutto la storia di Pinocchio è la storia della ribellione e del ritorno al Padre: è un’espansione della parabola del figliuol prodigo.
Pinocchio vive tutti i misteri della salvezza, dal battesimo alla croce: appeso alla quercia grande, attraverso lo Spirito santo (il Colombo).
Un capolavoro che non stanca mai e che è così grande da poter accogliere le più differenti interpretazioni senza esaurirle.
Ce lo dicono gli stessi massoni questo, infatti sul sito della loggia Hochma 182 leggiamo quanto segue in un articolo dal titolo ‘Pinocchio: una storia iniziatica’:
‘La fiaba di Pinocchio, notissima in tutto il mondo, in quanto tradotta in moltissime lingue, è una fiaba tutta italiana. Scritta da Carlo Lorenzini, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Carlo Collodi (la cui appartenenza alla Fratellanza non è avallata da documenti ufficiali, ma confermata dal suo pensiero e dalle frequentazioni massoniche), ha incantato e continua ad incantare bambini ed adulti, aldilà della preparazione letteraria del lettore; infatti può essere intesa secondo gli schemi della pur semplice impostazione favolistica oppure interpretata nei suoi significati più reconditi o velati. Essa costituisce una significativa metafora della vita e della evoluzione spirituale. Descrive infatti il cammino dell’individuo dalla sua nascita fino alla maturità.
La crescita di Pinocchio, dalla sua nascita e fino alla trasformazione in bambino vero, contiene tutti i sentimenti ed i travagli dell’animo umano: l’innato affetto reciproco tra genitore e figlio, l’impertinenza del figlio verso il genitore, l’animo indulgente del genitore verso il figlio, l’animo del bambino, che, seppure innocente, non sa resistere alle tentazioni cacciandosi in un sacco di guai e coinvolgendo in ciò anche chi gli vuole bene.
Tutto questo agli occhi del profano inconsapevole, ma da iniziato il significato è profondamente diverso.
I contenuti esoterici nelle “Avventure di Pinocchio” sono numerosi, e ad una attenta lettura la “favola” nasconde significati molto più profondi di quelli che può cogliere un bambino. Gli eventi favolistici nascondono significati e simbolismi che si rivolgono a chi è in grado di interpretarli.
Si scopre subito una favola nella favola, una favola diversa dove il “burattino” deve apparire con tutti i suoi difetti, ed è costretto a superare tutti gli ostacoli che gli si presentano per diventare “Uomo”.
Dal legno-materia prima, allorché è lavorato a regola d’arte, emerge Pinocchio, burattino sì, ma che deve farsi uomo, e che pertanto contiene già uno spirito umano inserito nel suo corpo ligneo.
Il burattino percorre dunque un percorso iniziatico che lo deve condurre ad una profonda trasformazione di tutti i piani del suo essere.
Trasformazione resa possibile con il morire da profano e rinascere quale iniziato.
Pinocchio viene impiccato, ma risorge… ed ecco la sua “morte iniziatica” .
Pinocchio dopo essere stato impiccato è costretto a bere un calice di bevanda amara (simbolo dell’amarezza dei rimorsi provocati da un non adempimento degli impegni assunti) da tre medici che simbolicamente rappresentano il Maestro Venerabile, I e II sorvegliante ed ai quali è dato il compito della “cura” materiale ma soprattutto spirituale.
I simboli della Libera Muratoria sono molti e significativi: dallo scalpello ed il maglietto di Geppetto, i cappucci neri dei conigli che si avvicinano al burattino che non vuole ingoiare la medicina amara, il cappio con cui il Gatto e la Volpe appendono Pinocchio alla Quercia grande, la barba di Mangiafuoco che come un grembiule ne copre il petto e le gambe.
Nell’incontro di Pinocchio con gli altri burattini, essi lo definiscono “fratello” e quando il burattino giunge nel teatro viene accolto con clamore.
“E’ il nostro fratello Pinocchio […]vieni a buttarti tra le braccia dei tuoi fratelli di legno!”.
La congregazione di burattini è capitanata da Mangiafuoco, minaccioso ma dal cuore compassionevole, così come ogni buon Maestro, che si prende cura dell’Apprendista. Egli,infatti, prima rimprovera e minaccia Pinocchio affinchè questi possa comprendere l’errore fatto, ma poi, commosso, gli ridona la possibilità di continuare il suo percorso, regalandogli le cinque monete che il burattino sperpererà incautamente.
Pinocchio compie diversi Viaggi attraverso gli elementi naturali per diventare Uomo; oltre ad attraversare l’elemento acqua e l’elemento fuoco, viaggiando sul dorso del colombo attraversa l’elemento aria, e poi tocca l’elemento terra quando approda alla sua agognata Spiaggia, nelle vesti di un Pinocchio stanco ma sicuro e ormai pronto a rinascere sotto le sembianze di un Uomo.
Nel ventre della balena che l’aveva ingoiato, Pinocchio sembra trovarsi nella Camera di Riflessione: al buio per prepararsi al percorso di rinascita. Quindi forse non è un caso che appena usciti dal ventre/Camera di Riflessione, sul dorso del tonno, allievo e maestro insieme, quest’ultimo facendogli superare il “mare” dell’inconscio, lo fa approdare finalmente alla spiaggia che rappresenta il prendere coscienza di se’ e l’addentrarsi nella via iniziatica.
Ed è così che il Burattino-Profano rinasce Uomo-Iniziato.
Un altro simbolo massonico è in relazione allo spoliazione dai metalli, da parte del profano durante il rito di iniziazione, dovendo questi consegnare tutto il denaro, in metallo o banconote, i gioielli e gli oggetti metallici in suo possesso. Questa spoliazione simboleggia l’abbandono dell’attaccamento alle idee preconcette e il distacco da ogni passione prima di entrare nella loggia. La stessa cosa avviene a Pinocchio nel momento in cui semina nella terra le monete d’oro , per la qual cosa dovrà continuare il suo percorso al di là dell’attaccamento ai beni materiali e alle abitudini fuorvianti. Solamente alla fine della cerimonia iniziatica i metalli vengono restituiti; allo stesso modo il burattino, verso la fine del racconto, dona i suoi quaranta soldi di rame che, appena diventato ragazzo, gli verranno restituiti trasformati in monete d’oro. In questo modo, il suo patrimonio viene moltiplicato, impreziosito e restituito come avvenuto arricchimento spirituale.
Poseguendo l’analisi della simbologia massonica, notiamo “la benda”, che copre gli occhi dell’iniziando. Ciò significa che il profano non sa vedere e ascolta troppo spesso le parole del mondo per cui, avendo bisogno di una guida, egli si afferra consapevolmente all’individuo che gli si presenta. Dal momento in cui l’iniziazione porta alla Luce, la benda gli verrà tolta contestualmente.
Un simbolo pregnante del Tempio massonico è la volta stellata, ove sul soffitto del tempio sono raffigurati il cielo, la notte e le stelle. Ciò rappresenta il cosmo, in tutte le religioni, e ha lo scopo di infondere serenità di spirito e di stimolare non tanto il sogno quanto invece la meditazione. La volta stellata dei Templi massonici è, quindi, emblema di universalità e di trascendenza perchè non frappone ostacoli tra il micro ed il macrocosmo della spiritualità universale. In Pinocchio, troviamo l’evocazione di ciò nel Campo dei Miracoli o Campo della stella, più volte citato, ove si evidenzia la possibilità di una trasformazione: è qui, infatti, che il burattino perde i metalli (monete).
Dietro la storia del burattino che cerca di diventare umano vi è una storia spirituale profonda che affonda le sue radici nelle scuole di Mistero e di Occultismo. Attraverso gli occhi di un iniziato, la raffigurazione del burattino che doveva diventare buono e redarguito spesso con prediche sul “non mentire”, diventa per l’uomo la ricerca dell’illuminazione e della saggezza. I commenti brutalmente onesti sul contesto sociale in cui si muove Pinocchio sono una raffigurazione cupa del nostro mondo moderno che prescrive, forse, un modo per sfuggire alle sue trappole
La sua storia può essere paragonata a quella dell’uomo: Pinocchio viene creato dal legno, quindi dall’elemento naturale. Egli stesso, dalla sua nascita, ha un solo desiderio: non essere più un burattino di legno, ma diventare un bambino in carne ed ossa. Un Uomo vero.
In effetti il burattino è l’emblema della passività, di colui, cioè, che è manovrato da qualcun altro, di colui che non è protagonista attivo nella propria Vita, ma che dipende dagli eventi che tirano le sue fila, che non agisce quindi da uomo libero.
La Fata, la sua Anima, interviene spesso per tirarlo fuori dai guai e, con l’aiuto di una bacchetta (anch’essa di legno) lo trasforma, infine, in bambino, l’ Uomo vero.
Pinocchio è tutt’altro che una semplice favola; è un capolavoro sempre attuale e così grande da poter accogliere le più differenti interpretazioni senza mai esaurirle. E’ una parabola massonica.
Un’altra conferma la troviamo sulla rivista massonica ‘Il Risveglio Iniziatico’ (Anno XXII, n° 3, Marzo 2010) sulla quale è presente un articolo dal titolo ‘Pinocchio esoterico’ in cui c’è una parte intitolata ‘Pinocchio Massone’ in cui si legge:
‘Eh, già! Potrebbe essere sorprendente ma la lettura in tal guisa mi sembra interessante da sottoporre, anche perché mette a nudo la cultura massonica alla quale apparteneva il Collodi.
Pinocchio vien fuori dal lavoro che compie mastro Geppetto, sgrossando un pezzo di pino: la similitudine con il lavoro che deve fare un Apprendista d’arte, sgrossare la pietra grezza per farla diventare cubica, è evidente.
Nella locanda dove si trovava, viene svegliato da “tre colpi” alla sua porta; i fatidici tre colpi d’Apprendista e, nella storia, affronterà i quattro viaggi dell’iniziazione attraverso i quattro elementi.
“Il campo dei miracoli” o “campo delle stelle” ricorda la volta stellata del Tempio ed il burattino ne viene introdotto dal gatto, cieco, e la volpe, claudicante. Il recipiendario, in Massoneria. entra in Tempio, per chiedere la “luce”, bendato, cieco come il gatto del racconto, e col piede sinistro scalzo, claudicante come la volpe.
Pinocchio si muove su piani orizzontali, da apprendista e compagno, e solo una volta su quello verticale, da maestro, quando sale sull’albero per nascondersi agli assassini. Qui, forse, il Lorenzini ha avuto in mente di richiamare la setta di Djebel Ansarieh detta degli “Assassini”, i cui membri erano grandi consumatori di Yhashish, da qui il nome, la quale era l’equivalente dei nostri Templari e, si è scoperto più tardi, avere conoscenze esoteriche, gradi e ritualità molto simili ai monaci guerrieri cristiani.
Nella tradizione massonica, che fa riferimento allo scozzesimo, le colonne del tempio sono sormontate ciascuna da duecento melagrani, quattrocento in tutto, guarda caso la fata turchina confeziona quattrocento panini e prepara duecento tazze di caffè e duecento tazze di latte: il bianco e nero del pavimento a scacchi posto all’interno del Tempio. Il burattino deposita i metalli, gli zecchini d’oro, seppellendoli. Questo è quello che fa un recipendario prima di essere ricevuto come Apprendista d’Arte.
Pinocchio va diverse volte “in sonno”, ciò avviene sempre prima di un passaggio iniziatico: quando gli bruciano i piedi ed è, quindi, impedito nel movimento e poco prima di essere impiccato alla quercia e, soprattutto,quando diventa, finalmente, uomo.
Arrivato alla corte di Mangiafuoco chiama i nuovi amici burattini fratelli ed è cosa reciproca. Infatti, quando giunge nel teatro viene accolto con le seguenti parole “È il nostro fratello Pinocchio. Vieni a buttarti tra le braccia dei tuoi fratelli di legno”.
A capo di tutto Mangiafuoco, apparentemente temibile e terribile, il quale brandisce una frusta che assomiglia, a dir il vero, alla spada fiammeggiante del Venerabile Maestro che la afferra a protezione della Loggia e del suo segreto.
Egli la usa per portare ordine nel teatro-Tempio e, dopo una sommossa e ristabilito l’ordine, concede il perdono, la gratificazione e la salvezza. Mangiafuoco minaccia e incute terrore al burattino ma quando ritiene che Pinocchio si fosse emendato degli errori fatti, gli consegna cinque monete e lo lascia libero di continuare il suo percorso.
Il numero delle monete ricorda la stella fiammeggiante, simbolo dei Compagni d’arte, a presupporre, probabilmente che, avendo superato le precedenti prove, il pezzo di pino meritava un aumento di salario.
Successivamente Pinocchio viene inghiottito da un pescecane e, seguendo una luce, ritrova nella pancia del pesce, dove è sistemato un tavolino con una candela dentro una bottiglia di cristallo verde, papà Geppetto.
Tutto fa presupporre al gabinetto di riflessione: il tavolino, la candela, gli scheletri dei pasti del pescecane, il sale dell’acqua marina, il nero del capace stomaco del predatore dei mari. Il verde della bottiglia, invece, rimanda al colore sacro del Graal e dello smeraldo. Lo smeraldo richiama alla mente le “Tavole di smeraldo” di Ermete Trismegisto, testo importantissimo in Massoneria, ma il verde è, anche, esotericamente, il colore dell’acqua. Lo spietato pescatore del racconto è, infatti, verde ma anche verde è il serpente che sbarra la strada a Pinocchio, riprendendo così una fiaba iniziatica del noto massone Goethe.
Dopo quest’altra avventura, avendo salvato dalla morte il suo creatore e iniziatore, mastro Geppetto, essendo passato, ancora una volta, nel gabinetto di riflessione (la prima volta vi era già stato quando, dal buio della condizione di materia vegetale inerte, ottenne la “luce” divenendo materia vegetale senziente) egli ottiene il definitivo aumento di salario: ora lavorerà in verticale e non più in orizzontale. E’ diventato UOMO’ E’ evidente dunque l’influenza occulta-massonica nel romanzo di Pinocchio. Una ragione in più quindi per fare stare i vostri bambini lontani da Pinocchio.
Raccontate ai bambini le storie presenti nella Bibbia e non le favole profane, e trasmettetegli gli insegnamenti sani presenti nella Bibbia.
Chi ha orecchi da udire, oda.
«Un bambino che legga con tutto il cuore questo libro ne esce trasformato. Diventa un’altra persona di cui non è lecito parlare».
Che genere di altra persona?
«Una persona con una mentalità da martire. In quale altro libro si insegna al bambino a diffidare di tutte le autorità terrene? E chi altro può vivere disdegnando quasi completamente la giustizia umana?».
«Ovviamente Pinocchio è la storia di un’iniziazione. Come le Metamorfosi (Asino d’oro) di Apuleio. Il latino del grande retore diventa una lingua infantile quando narra l’epifania di Iside, la madre universale, colei che compare nei sogni se si sogna rettamente… Che poi in Collodi è la fata dai capelli turchini, la prefigurazione della capra sullo scoglio nel mare in tempesta, che compare nel libro molto più tardi, e che pure ha il pelo azzurro».
Perché Collodi rappresenterebbe Iside come capra, oltre che come fata?
«Iside, nel mondo pagano, è la grande mediatrice, rappresentante di tutto il mondo animale, o meglio dell’indistinzione tra animale e umano».
In effetti in Apuleio il protagonista è trasformato in asino.
«Certo. Il che significa semplicemente che provengono dalla cultura di base della cerchia massonica cui Collodi apparteneva. Vede, una loggia di Firenze, al tempo di Collodi, non era luogo di modesta cultura. Certe letture erano comuni, elementari addirittura. La massoneria ferveva di una rinascita del pitagorismo antico ».
Vuol dire che la letteratura antica era un codice?
«Era linguaggio elettivo per comunicare all’interno dell’ambiente massonico. E lì le cose su cui si posavano gli occhi si trasmutavano. C’è un passo di Marco Aurelio: “Ricordati che colui che tira i fili è questo Essere celato in noi, è Lui che suscita la nostra parola, la vita nostra, è Lui l’Uomo… Cosa ben più divina delle passioni che ci rendono simili a marionette e nient’altro”. Si attaglia alla storia del burattino, ne è la chiave».
Ma allora «Pinocchio» è un libro per bambini o una parabola massonica?
«Entrambe le cose, è questo il miracolo. La semplicità della lingua toscana in Pinocchio nasce dal fatto che Collodi sta trasmettendo una verità esoterica è non può che esprimerla così, come la narrerebbe a un bambino. È il ritegno di chi sta parlando di cose indicibili che produce questo particolare linguaggio, in Collodi come in Apuleio».
In questa chiave esoterica, che significa il nome Pinocchio? e Lucignolo? e il Gatto e la Volpe?
«In latino pinocolus significa pezzetto di pino. Per un pagano è l’albero sempreverde che sfida la morte invernale. Lucignolo è un Lucifero miserello, a misura di puer, cioè di pre-iniziato, e il Gatto e la Volpe sono Legbà e Shù, grandi personaggi della mitologia africana che si ritrovano anche nel Vudù. Allora si leggeva, e di libri sul Vudù l’America di fine Ottocento era piena. Qualche massone d’oltreoceano poteva avere informato Collodi. La vita di loggia è molto strana, è segreta e piena di incontri».
Vuol dire che «Pinocchio» non può comprendersi del tutto senza conoscere la massoneria?
«No, voglio dire che Pinocchio continua un’antichissima tradizione sotterranea della letteratura italiana. In rapporto ai rituali massonici si chiarisce il significato della poesia medievale – Federico II, Dante e Cavalcanti – così come l’esoterismo della Rinascenza in tutti quei grandi che vissero l’integrazione di Bisanzio nella cultura occidentale ai tempi del concilio di Ferrara e Firenze e intorno a Enea Silvio Piccolomini, un grande gnostico: pensi alla lettera veramente esoterica che scrisse al sultano ottomano, al neopaganesimo di Pienza… Tutti, anche gli alti prelati sanno che dal culto di Iside deriva la Madonna, che la leggenda dei magi testimonia come l’atto fondante della cristianità sia l’innesto dello zoroastrismo, come può vedersi, proprio vicino a Pienza, nei rilievi della pieve di Corsignano!».
La prego, torni a «Pinocchio».
«Pinocchio, come dicevo, continua la lignée esoterica, gnostica, isiaca e neopagana, nel senso più spirituale, che è al centro della nostra letteratura».
Il che varrebbe a dire che la grande letteratura italiana è essenzialmente massonica?
«Varrebbe a dire che spesso noi italiani ci lamentiamo di non avere una letteratura all’altezza, ad esempio, di quella inglese o tedesca. Ma il fatto è che la nostra migliore letteratura, quella laica, è sotterranea e segreta, perché a differenza degli inglesi e dei tedeschi ha dovuto sottrarsi alla censura dell’ala meno illuminata e elitaria della cultura cattolica».
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