UN TRIANGOLO
Abbiamo visto tre punti simbolici concernenti la rosa in un approccio psico-spirituale, dunque un triangolo, con:
al 1° punto, la rosa come simbolo del desiderio spirituale di realizzazione del Sé;
al 2° punto, la rosa come simbolo del “saper dare” e del “saper ricevere”;
al 3° punto, la rosa come simbolo dell’apertura del cuore.
Tre punti simbolici che favoriscono la sensazione dell’unità. Tre in Uno.
– Sensazione di unità che può essere tradotta anche da questa rosa al centro della croce.
– Sensazione di unità in se stesso, mediante l’armonizzazione dei differenti componenti del nostro essere.
– Sensazione di unità col nostro ambiente, con la nostra cerchia immediata poi più lontana, con la natura, il mondo minerale, vegetale, animale, ma anche con i mondi superiori.
– Sensazione di unità con coloro che vivono lo stesso ideale mistico e, a questo riguardo, noi conosciamo il ruolo svolto dall’Egregori.
– Sensazione di unità con gli esseri alla ricerca spirituale in senso generale.
– Sensazione di unità con l’insieme dell’umanità con la quale siamo solidali a livello delle gioie e delle pene.
– E un giorno, sensazione di unità con l’infinità…
L’unità attraverso l’Amore e la Conoscenza, aiuta a edificare nuovi valori.
A tutto ciò ci invita il simbolo della rosa che irradia nel senso spirituale del termine, ma anche nel senso psicologico con i cambiamenti dei valori e dei comportamenti che questo induce nel mondo del pensiero e, beninteso, nel senso quotidiano con le applicazioni pratiche, concrete, pragmatiche nella vita di ogni giorno. Dunque una irradiazione sui tre piani spirituale, psicologico e quotidiano.
Conclusione
Si può dire che il cammino spirituale e la psicologia del profondo che vi si riferisce (cioè quella che tiene conto della dimensione spirituale), introducono il concetto di viaggio interiore. Ognuno ha in sé una particella dell’immensità cosmica, dell’infinità, e cerca di ritrovare questa armonia possibile con il Cosmico. Il viaggio interiore consiste in questo ritrovarsi con se stesso, in questo matrimonio alchemico interiore, in questa unificazione, effettuato un circuito completo che, come Ulisse, ci riporta al punto di partenza, ma con una coscienza più grande e con le molteplici esperienze che avranno segnato le nostre vite successive come altrettante tappe necessarie.
Il cammino iniziatico è un immenso viaggio d’Amore come quello intrapreso da tutti gli alchimisti e noi tutti siamo, come dice l’Ordine, degli alchimisti spirituali. È un immenso poema d’Amore per la vita, in questa ricerca dell’Assoluto, un viaggio attraverso i piani di coscienza, le stelle (perché no?), attraverso il quotidiano che rimane il nostro vero Laboratorio, per scoprire passo a passo la realtà cristica dell’Amore e della Luce, un po’ come diceva Jacob Boehme quando affermava che siamo di natura terrestre e che in seno a questa natura dobbiamo scoprire la nostra esistenza celeste.
Socrate, poi Platone, al loro tempo, desideravano stimolare gli uomini al fine di risvegliare in loro le tracce delle conoscenze accumulate lungo il viaggio dell’anima in modo che potesse servire da fonte interiore di verità. La tradizione iniziatica, come hanno fatto Socrate, Platone e molti altri, poggia sul fatto che le risorse di saggezza, d’amore e di conoscenza si nascondono nelle profondità dell’essere e sono proprio queste a svilupparsi in modo significativo quando sarà permesso loro si esprimersi totalmente. Nel mondo della psicologia contemporanea, sono sempre più numerosi quelli che ammettono questa realtà, da cui i tentativi di modelli psicologici o psicoterapeutici a scopo spirituale per rispondere ai nostri bisogni moderni.
Nel 1889, Edouard Schuré, autore del libro “I grandi Iniziati”, così scriveva nel capitolo su Pitagora: “Questa sarà, secondo noi, la via del futuro, rendere alle facoltà trascendenti dell’anima umana la loro dignità e la loro funzione sociale riorganizzandole con l’aiuto della scienza e su basi universali aperte a tutte le verità. Allora la scienza rigenerata arriverà, ad occhi aperti, a quelle sfere in cui la filosofia speculativa erra con occhi bendati e a tentoni. Sì, la scienza diverrà chiaroveggente e redentrice a misura che aumenteranno in essa la coscienza e l’amore dell’umanità”. (La scienza con coscienza e non più la scienza senza coscienza).
Allora la rosa, la cui importanza storica non è più da dimostrare, sarà un autentico simbolo della più grande coscienza di essere e di istruzione spirituale. Cosa desiderare di più per l’umanità del XXI secolo della speranza di vederla espandere il proprio campo di coscienza e la sua capacità d’amore?
Per concludere, un’ultima immagine simbolica: nei manoscritti alchemici dei secoli passati, la rosa è stata spesso identificata come il Fiore dei Saggi e nel corso dei loro matrimoni mistici la rosa rossa era conferita al re e la rosa bianca alla regina. Fissiamo questa immagine nel pensiero in quanto Fiore dei Saggi e come simbolo di apertura della coscienza.
La coscienza è una questione di qualità e non di quantità, della tecnica che si conosce e il Fiore dei Saggi si riconosce, beninteso, dalla sua qualità…