Il silenzio
Maestro Venerabile, Fratelli carissimi,
tutti noi, in quanto Massoni, abbiamo subito ciò che noi stessi definiamo “morte profana”, la quale ci apre la nuova vita da Iniziati.
Una delle prime prove, se non la prima dell’Apprendista Libero Muratore, a mio avviso, è quella di rispettare e comprendere il perché non gli sia concessa la parola durante i lavori Rituali in Tempio.
Il Silenzio è quindi “l’argomento” che tenterò di approfondire con questo lavoro.
Ho tentato di riordinare con una sequenza spero scorrevole i miei pensieri e alcune personali osservazioni per rendervene partecipi.
Credo, che la domanda più comune che ci si possa essere posti, sia stata: “Perché devo stare in Silenzio? ‘
Siamo infatti tutti abituati dalla cosi detta “Età della Ragione” (?) a disporre in modo abbastanza autonomo dell’uso della parola.
Sarebbe però riduttivo pensare che sia l’unico modo per trasmettere un pensiero, infatti l’eloquenza di un sorriso in qualsiasi parte del pianeta credo sia fuori discussione.
Probabilmente allora, vale la pena provare a considerare che anche il Silenzio possa essere un sistema per imparare a trasmettere la parola o comunque, uno strumento per raggiungere tale scopo.
Per capire meglio o tentare di capire, forse è opportuno regredire con il pensiero alla sera della propria Iniziazione, per rivisitare le emozioni, le immagini e quell’intensa atmosfera magica che d’un tratto ognuno di noi credo abbia vissuto. Una sensazione di sereno disorientamento e smarrimento mi pervase, la mia attenzione era richiamata contemporaneamente all’analisi di un ambiente a me estraneo e a quanto vi accadeva in quegli istanti.
In quella circostanza nulla del reale significato dell’intera Iniziazione, mi fu comprensibile, troppe le emozioni e le novità alle quali i miei sensi venivano sottoposti, probabilmente un’intera vita non è sufficiente per comprendere a pieno il loro significato, ma credo che l’analizzare il Silenzio sia un buon punto di partenza per provarci.
Ritengo infatti, che nell’esecuzione rigorosa e curata nei dettagli dell’iniziazione di un Profano, confluiscano gli elementi e le forze necessarie per tentare di trasmettere un input al futuro Apprendista. L’apparente incomprensibilità del Rituale d’iniziazione, è quindi un elemento fondamentale della sua stessa ragione di esistere.
Sarebbe quindi un errore, attendersi dall’appartenenza ad una Scuola Iniziatica che si rifà ad insegnamenti che si perdono nella notte dei tempi, banali lezioni di comunicazione simbolica o un classico insegnamento didattico.
Molte quindi sono state e sono le riflessioni che il Silenzio mi ha stimolato; in prima analisi infatti può apparire elementare il suo significato: “Lo stato di quiete determinato dalla mancanza di ogni suono o rumore” (Dizionario della lingua italiana – Niccoli ) ed è fuori di dubbio che ciò corrisponda anche al vero ma da una ricerca più approfondita questa Lampante definizione, cela valori e significati simbolici che vedono il Silenzio direttamente o indirettamente collegato anche allo spirito che anima la nostra Istituzione.
E quindi necessario provare a riflettere su quanto il Silenzio sia invece eloquente sia nel mondo Profano che nella nostra Istituzione. Proviamo ad immaginare l’effetto che sortirebbe se durante un concerto di musica classica diretto da un grande direttore ed eseguito da “maestri” musicisti, “parlasse ” uno strumento suonato da uno studente al 1 0 anno che a mala pena conosce il proprio strumento e lo spartito.
Probabilmente creerebbe confusione e distrarrebbe i maestri dalla loro esecuzione oltre logicamente ad emettere suoni che poco hanno a che fare con l’armonia delle note.
Questo perché egli ancora non è “intonato” con il resto del gruppo.
L’analogia potrebbe essere quella di pensare alla Loggia in questi termini, i nostri lavori sono diretti dal Maestro Venerabile, dal 1 0 e 2 0 Sorvegliante, che non seguono uno spartito ma bensì un Rituale e l’armonia regna sovrana perché tutti i Fratelli sono invece “intonati” con quel luogo Sacro che è il Tempio.
Bisogna quindi familiarizzare con il concetto che esistono come nella vita anche in Massoneria delle tappe da fare, cercando di comprenderle a pieno (sempre che ciò sia possibile) per inserirsi volontariamente in quel circuito di pensieri non come un estraneo ma bensì come un altro anello della catena.
Sembra facile a dirsi, ma non 10 è quasi mai in realtà, fino a qualche ora prima la nostra Iniziazione eravamo più o meno abituati ad atteggiamenti vicini a quelli che dovrebbero distinguere un Iniziato da un E quindi necessario, quasi per tutti, un periodo di apprendistato scandito da regole e dal rispetto delle stesse.
Il non comprendere a pieno le motivazioni di tanto rigore, potrebbero portare all’insorgere di frustrazioni o sensazioni di insofferenza che danneggerebbero sicuramente il rapporto particolare che contraddistingue i Fratelli, oltre al mancare al primo appuntamento: inserirsi.
Ma è proprio con la Tolleranza e la Ragione che ci si deve distinguere come Iniziato, ia mia sensazione è che in Massoneria poco o nulla sia lasciato al caso, intendo dire che a tutto ciò che ci viene chiesto di fare vi è una o più ragioni che il singolo può andarsi a ricercare.
In una società che viene descritta come arida di iniziative ed obbiettivi, direi che la nostra condizione volontaria di Iniziati, ci ponga nelle condizioni di sentire uno stimolo per tentare di realizzare un passo verso il cambiamento.
Partendo da questo personale presupposto, tutto mi risulta più chiaro e stimolante, una porta aperta verso la ricerca interiore e il perfezionamento.
Sono rimasto affascinato e contemporaneamente colpito analizzando il Silenzio (per quanto sicuramente lo abbia fatto in modo ancora troppo superficiale); innumerevoli le strade e i pensieri che si intrecciano tra di loro come i fili di una ragnatela, e noi come il ragno potremmo riuscire a tessere con quella precisione architettonica i nostri pensieri.
Durante l’iniziazione, il Profano privato del senso della Vista, simbolicamente è invitato a realizzare il suo stato di buio intellettuale, contemporaneamente viene stimolato un altro senso: l’udito.
L’uso della parola gli viene concesso dal Maestro Venerabile unicamente per rispondere a quesiti.
Questo apparente stato coercitivo di privazione risulta invece essere ai miei occhi un insegnamento.
Il futuro Apprendista, il termine lo chiarisce da se, deve apprendere e quindi dovrà dimostrare il proprio reale intendimento di rinascita da uomo purificato ed essere disposto all’apprendimento dell’Arte Reale. Colui che deve apprendere lo deve fare anche in Silenzio.
Sempre durante l’iniziazione, il neofita viene invitato a prestare una Promessa Solenne sulla coppa delle libagioni, un altro Simbolo collegato al Silenzio e all’inevitabile tradimento che ne risulterebbe dal non rispettarlo. Successivamente gli viene insegnato il Segno, anche lui collegato al Silenzio: Preferisco aver tagliata la gola, che rivelare i Segreti dell’Istituzione.
I Fratelli quindi sono invitati a cogliere e far propria l’arte del saper controllare la parola.
L’uomo saggio sa controllarsi e non parla a “sproposito”.
D’altro canto i compiti dell’Apprendista risultano essere molto chiari, egli deve Ascoltare, Imparare, Obbedire, Mantenere il Segreto, Rispettare la Legge; deve insomma, come recita il catechismo del suo grado, Vincere le sue passioni, Sottomettere la sua Volontà. A tal proposito la posizione di Squadra e Compasso durante i lavori nel grado, indicano con chiarezza questo percorso.
Ed è altresì comprensibile, anche se dibattuta, la possibilità dell’Apprendista di interrompere il suo stato di silenzio, durante i lavori Rituali, su concessione e a discrezione del Venerabile , solo per porre quesiti.
Raramente mi è accaduto di ricevere risposte o chiarimenti diretti, un secondo intervento di un Fratello potrebbe celare, magari simbolicamente, un indizio.
L’ Apprendista è così invitato a proseguire individualmente un percorso di ricerca e approfondimento di quanto udito durante i lavori. L’isolamento per quanto possa apparire, non è totale.
Saper controllare la parola e rispettare il Silenzio, credo sia l’equivalente del trovare un equilibrio con noi stessi e con gli altri, può significare un primo passo molto importante verso un cambiamento anche radicale della persona, saper riordinare le idee e i pensieri, essere insomma sulla strada verso l’armonia interiore e contemporaneamente verso una crescita spirituale.
Capita a volte di trovarsi sulla vetta di una montagna, in mezzo al mare o comunque isolati dal caos della vita quotidiana e soffermarsi ad apprezzare oltre alla
perfezione della natura anche l’incredibile sensazione di pace e armonia che si fondono con il Silenzio.
Questo solitamente provoca un senso di tranquillità e benessere che invadendo il nostro essere ci consente meditazioni che, almeno personalmente, diversamente sarebbero meno profonde.
Mi sovviene di conseguenza, di trovare un collegamento tra Silenzio e Armonia.
I mesi successivi alla mia Iniziazione e al mio Silenzio
in Loggia, sono stati sicuramente una delle esperienze più particolari della
mia vita.
L’iniziare a imparare stando in Silenzio, e cercando di intuire il mondo nel quale ci “catapultiamo” lavorando con il Rituale, è affascinante e impegnativo ma contemporaneamente estremamente didattico.
La principale sensazione che per prima feci mia, fu quella di essere stato messo comunque nelle condizioni di erudirmi, apprezzando e valorizzando con il Silenzio anche la promessa fatta in merito al Segreto.
Ecco dunque un’ulteriore anello di collegamento con il Silenzio: Il Segreto. Il rispetto di entrambi ci viene chiesto come impegno per l’appartenenza all’Istituzione.
Può apparire banale, se taccio non rivelo, ma il divieto della parola limitato ai lavori in Tempio all’Apprendista, viene successivamente esteso in un passo finale del rituale di chiusura dei lavori in 1 0 grado, a tutti i Fratelli con la promessa di segretezza sui lavori compiuti, è necessario saper amministrare il Silenzio nella vita profana con senso di responsabilità ed intelligenza. Tutti noi sappiamo che in qualsiasi libreria è possibile acquistare libri eloquenti su quanto da noi taciuto, ma il vero significato a mio avviso si rivela nella Morale e nelle Virtù che ognuno di noi deve ricercare.
Sta poi al singolo approfondire, studiare, confrontare, lavorare insomma la propria pietra per eliminare quelle impurità profane che impediscono di percorrere la via Iniziatica con serenità e profitto.
Ad occhi profani probabilmente risulterebbe molto più semplice (ma non in Massoneria) se ci fosse un maestro che ci guidasse in questo percorso, erudendoci su questo o quell’argomento, Simboli, significati Esoterici e quant’altro ma il bizzarro è che i Fratelli accogliendoci nell’Istituzione la sera dell’iniziazione, ci hanno fornito e mostrato proprio in quell’occasione tutti gli strumenti per lavorare, lo hanno fatto rendendoci parte integrante della Loggia con il Rituale, i Simboli, il Tempio.
Deve quindi essere un percorso individuale dove ognuno ha la possibilità applicandosi di divenire un libero pensatore senza seguire Dogmi o Verità rivelate.
Quindi non deve essere vista (la privazione della parola) come un castigo o quant’altro, ma anzi come un dono, fatto da una Scuola Iniziatica che con questo “strumento” ci permette se ben utilizzato di lavorare su noi stessi come diversamente, probabilmente, non potremmo fare, con Metodo, Perseveranza e Vigilanza ma anche insegnandoci che la cosciente gestione personale del Silenzio ci aiuta sicuramente a valorizzare e rispettare il Segreto.
Anche nel mondo profano la privazione della parola è sinonimo di prevenzione contro sproloqui che poco hanno a che vedere con l’argomento trattato, la differenza sostanziale a mio avviso è che la saggezza della nostra Istituzione la porta inevitabilmente a prevenire piuttosto che a curare.
11 Silenzio può essere Fedeltà, Saggezza, Ordine, Astuzia, Rispetto e contemporaneamente Tradimento, Ignoranza, Caos, Stupidità, Disprezzo …
Dunque anche il Silenzio è soggetto ad una considerazione dualistica; è affidato alle mani del singolo a lui la scelta e la gestione coerente di uno strumento così delicato.
Il valore del Silenzio ed il rigore che impone sono motivo di riflessione, penso a tal proposito a quando durante la commemorazione di un defunto si invitano i presenti ad osservare in piedi qualche istante di raccoglimento, egli regola il termine della giornata per i militari, è sinonimo di austerità e rispetto nei conventi, chiese e templi, è amico della solitudine e compagno della riflessione è parte integrante della vita di uomini e donne che portando un handicap, comunque sono attivi nella società e ancora molte altre cose, ma soprattutto è uno strumento che ci accompagnerà nella nostra vita a tratti forse invadente e in altre circostanze prezioso.
Vorrei in ultimo riallacciarmi al precedente riferimento con il Segreto, il Silenzio infatti si potrebbe vedere come una cassaforte all’interno della quale celiamo i più reconditi segreti personali, le confidenze, tutto quanto rivesta particolare importanza e che con gelosa cautela proteggiamo da tutto quanto potrebbe nuocere loro.
Un passo degli Antichi Doveri, riguardante il comportamento di un Massone in presenza di profani, cita: “Sarete cauti nelle vostre parole e nel vostro portamento affinché l’estraneo più accorto non possa scoprire o trovare quanto non è conveniente che apprenda …”
Credo quindi che moralmente ognuno di noi sia stato investito di una grande responsabilità se è corretta la mia analisi, l’autorizzazione alla parola è una prova ben più ardua che quella di tacere, ci viene infatti chiesto di dimostrare di conoscere la Giustizia e saper amministrare da uomini Liberi e di Buoni Costumi la fiducia che è stata riposta in noi.
La conoscenza del Segreto che giustamente viene rivelata con i passaggi di grado, è quindi collegata al Silenzio con invisibili fili che solo la ragione e l’ordine psicologico possono vedere.
L’amministrazione corretta del Silenzio e del Segreto sono quindi a mio modesto avviso un dovere e non una scelta facoltativa.
Non sono certo, Maestro Venerabile e Fratelli carissimi di essere riuscito nell’intento di comprendere il Silenzio senza commettere errori, è sì vero che sbagliando si impara, ma temo anche di poter aver perso un’altra buona occasione per fare Silenzio.
TAVOLA DEL FR.’. C. Blb,