Sulla bellezza ed altre considerazioni …
“Siate solleciti nell’ascoltare
profondi nel riflettere
e lenti nel parlare.
Carissimi fratelli, le due tavole lette in altra tornata dai fratelli Scch e d SIV hanno scatenato in me una fortissima sensazione di piacere ed uno stimolo altrettanto forte nel trasmettervi quanto c’è non nella mia mente, ma nel mio cuore: cercherò quindi, con queste poche righe ed a distanza di anni dalla mia ultima tavola, di farlo.
Quando, dopo anni di Massoneria, ancora guardo il mio io ardire ed amare, piangere e ridere, passare dallo sconforto profondo alla gioia sfrenata, allora mi chiedo: è giusto tutto ciò? Cos’è la passione che mi prende, mi avvolge e mi lusinga? Che sia solamente MAYA?
Facilmente, leggendo testi tradizionali, c’è il rischio di avventurarsi in una visione teorico/fideista o, ancor peggio, in una presunzione settaria ed intrisa di manicheismo.
Facilmente, leggendo testi diversi, si può vedere tutto in modo scientista, progressista, animista e, chi più ne ha, più ne metta.
In altre parole, ognuno di noi, in base ad esperienze, studi, abitudini sociali e famigliari, quando entra in Massoneria vede, e soprattutto sente, la via iniziatica in modo diverso: è forse il vero vantaggio di essere in questa Istituzione perché, nei limiti delle regole massoniche e grazie alla TOLLERANZA, tutti possono procedere nella loro ricerca interiore (V.I.T.R.I.O.L), tutti possono creare o crearsi il dubbio (altra sana necessità), tutti possono mettere sul pavimento a scacchi del Tempio il loro lavoro affinché gli altri ne assaggino l’amaro o il dolce calice . . come vedete ho scritto assaggino e non bevano, ed è proprio questo un punto importante, perché NESSUNO potrai mai bere veramente nel calice di un altro fratello, ognuno di noi nella sua normale solitudine prenderà, con il tempo, consapevolezza in se stesso allargando la sua visuale senza pregiudizi si sorta ed abbattendo il castello dei preconcetti mentali. Nel Tempio ognuno dà quello che può e come può e non deve essere sindacato da nessuno se dà di più o di meno degli altri: forse che anche qui si debba valutare e giudicare gli altri con i parametri della vita profana? Qui tutti partecipano ognuno nel proprio modo di essere, ognuno con la sua presunta o vera semplicità, Ying e Yang, principio di passività e d attività, maschile e femminile, coagulazione di elementi diversi per raggiungere forme di armonia misteriose e divine, scintilla per “ricordare” e lavorare.
Tempi, insomma, come fulgido esempio di microcosmo rappresentante il più grande Tempio del G.’.A.’.D.’.U.’.; officina di anime del relativo e del duale che con la partecipazione al lavoro di gruppo, comunque estremamente variegata e personalmente insindacabile, cercano l’assoluto in se stesse.
Io ho cercato e sto continuando a cercare. Nel Tempio ho capito la validità del silenzio e mi sforzo a volte di non parlare per impedire al mio IO razionale e mentale di farsi felice di crogiolarsi nel suo egoismo, nella sua ambizione di apparire, di sentirsi amico e partecipe degli altri. Certamente anche ciò è discutibile, ma questo è quanto io sento di fare con la presunzione che mi contraddistingue come uomo libero e di ancora poche virtù.
Un sano egoismo a volte mi distanzia e, purtroppo, solo ancora in pochissime occasioni mi fa intravedere qualcosa, è il mio cuore che vede e trasmuta le mie azioni nella convinzione di essere io una parte di voi, una parte del tutto: ecco ciò che mi succede quando l’intuito prevarica ormai sull’analisi e diventa una sintesi immediata, flash di un RICORDO, vera voce di me.
In questo contesto il concetto di bellezza assume una valenza importante rappresentando, esotericamente, un mezzo spirituale in mio aiuto per giungere alla contemplazione, al ricordo, all’estasi.
Sono d’accordo quando il fratello Scch dice: espressione artistica forse significa proprio armonizzarsi per via intuitiva con misteriosi parametri di valore assoluto. Per questo possiamo pensarla come una via di realizzazione.”
Quindi è bello per me ciò che esprime, al di là delle dualità, un aspetto divino. Non esistono più oggetto e soggetto; la percezione della bellezza comporta slancio ed equilibrio, sensazioni musicali d’armonia, cibo per la mia intelligenza ed amore per il mio cuore: è mirabilmente bello qualsiasi strumento che permetta il risveglio della coscienza, della consapevolezza di essere IO in me stesso, così si scostano i veli che mi impediscono di vedere dentro il mio cuore.
La bellezza è individualmente oggettiva: scatena in ognuno di noi sensazioni e sentimento. A me da pace perché libera le mie energie positive, mi toglie i dubbi e mi aiuta a ricordare, come in un attimo di sintesi, di unione, il ritorno nell’UNO cosmico sia possibile. Anche questo è solo un esempio di come tutti i lati del caleidoscopio delle verità relative ed individuali iniziando a girare diventino UNO, o meglio si reintegrino nell’unità.
Nella Tavola Smeraldina si legge: “il più basso è simile in tutto al più alto ed il più alto è simile in tutto al più basso e questo perché si compiano i miracoli di una sola cosa”.
Ho riportato questa frase per spiegare con altre parole da prima la vera valenza della bellezza. Essa rappresenta, in tutti i suoi aspetti terreni ed umani, il simbolo che ha mantenuto parte della potenza dell’archetipo e permette il ricordo: da qui, nel momento in cui sono in armonica meditazione e spiritualmente concentrato, qualsiasi strumento (di bellezza) utilizzato, sia esso il tramonto del sole nel bosco, sia esso il quadro particolare o sia il corpo della persona che. giace con me, sia insomma qualsivoglia altro elemento, mi permette di fissare in me il mio stato primordiale, mi permette di raggiungere la consapevolezza della solitudine in me, di essere in mezzo a voi ed in voi, di essere IO al di fuori del mondo del cambiamento.
Tutto si chiarisce ed il mio corpo/mente deve vivere nell’illusorio reale e dibattersi ogni giorno per le reciproche dipendenze fra attivo e passivo, fra spinte materiali ed aneliti spirituali.
IO invece, o meglio il SÉ che è dentro di me, o meglio È me SONO/SIAMO. IO eterno dualismo ed immutabile oltre ad ogni dualismo.
Ho ripetuto nei capitoli precedenti diversi concetti con alcuni esempi e vorrei ancora cercare di trasmettervi una sensazione provata per lungo tempo in passato. C’era, nel mio cuore, un dolore forte, conseguenza intensa e necessaria dello strappo fra corpo/anima e puro spirito/Assoluto, dove i primi ricevono la malinconia della solitudine ed i secondi la calma e la consapevolezza. Ora questo dolore sta svanendo perché anche Maya si sta allontanando e la battaglia che giornalmente combatto è condotta con distacco e serenità.
Ecco, cari fratelli, questi sono i miei campi di ricerca e ricucire lo strappo mi ha provocato e continua a provocarmi stati d’animo diversi sui quali a volte sorrido; “gli altri” possono vedere nella mia forma apparente ed esteriore un essere o molto superficiale o molto presuntuoso: che sia giusto che quanto è dato a vedere sia solo ciò che gli altri riescono a vedere?!
Nel mondo si ritiene il bello per il bello,
ed è male; si
ritiene il bene per il bene,
ed è male,
L ‘Essere e il Non-Essere si generano;
il difficile ed il facile si perfezionano;
il lungo ed il corto si adeguano;
l’alto ed il basso si rovesciano;
il suono e la voce si armonizzano;
il prima ed il dopo si seguono.
Perciò l’uomo saggio
attua il non agire nelle cose,
pratica il non dire nell’insegnamento.
Compie ogni cosa e non dice niente.
Produce e non possiede,
agisce e non pretende,
realizza l’opera e non vi si affeziona.
E proprio perché non vi si affeziona,
non se ne allontana
(Tao Te Ching)
TAVOLA DEL FR.’. S. Frrnt,