Degli ammonimenti nel Gabinetto di Riflessione e del Testamento del Profano
Venerabile Maestro, cari Fratelli,
uno dei primi incontri avuti dal profano ne bussare alle soglie dell’istituzione per chiedere la Luce è, per l’appunto, con il gabinetto di riflessione in cui egli compie il primo viaggio simbolico attraverso le viscere della terra e, poiché terra siamo e terra ritorneremo, questo incontro potrebbe essere rappresentativo del riflesso del viaggio di introspezione nella propria coscienza sostenuto dal profano nella sua fase preiniziatica.
Qui incontrerà degli ammonimenti: V.I.T.R.I.O.L., celebre aforisma degli alchimisti attribuito a Basilio Valentino dal seguente significato acrostico: Visita Interiora TerrŒ, Rectificando Invenies Occultum Lapidem.
Su V.I.T.R.I.O.L., sul suo aforisma e su ciò che nasconde la sua immagine ci sarebbe, credo, da stilare un’unica trattazione, Per questo voglio provare ad accennare solamente.
«Dalla metà del secolo XVII l’emblema è stato associato, per concordanza dei contenuti alla “Tavola di smeraldo” (Verba secretorum Hermetis) da alcuni autori tedeschi (Basilio Valentino, Glauber, Stolcius, ecc.) e fu pubblicato al principio o alla fine del testo 6.
Tuttavia, pur essendovi espressi gli stessi concetti basilari dell’alchimia, essi rappresentano due momenti diversi della corrente ermetica, essendo la “Tavola di smeraldo” apparsa per la prima volta nel secolo VIII in un lavoro tradotto dal greco in arabo: Sirr al-baliqua o Mistero della Creazione (il primo documento conosciuto che parla di un’iscrizione trovata nella tomba di Ermete incisa su una “Tavola di smeraldo”); mentre la prima pubblicazione del sigillo ermetico è quella dell’Aureum Vellus del 1598. Inoltre questo piccolo poema che si sofferma sui simboli contenuti nell’emblema sembra essere all’origine dell’immagine, inscindibili l’uno dall’altro e probabilmente dovuti allo stesso autore, un alchimista paracelsiano e, chissà, forse lo stesso Trismosin
Sotto questo aspetto si potrebbe vedere nel Leone e nell’Aquila, che figurano nella parte inferiore del sigillo, una relazione con le famose tinture del Leone Rosso e dell’Aquila Nera del Trismosin riportate nella prima parte dell’Aureum Vellus, come anche nei versi che precedono la ricetta del Leone Rosso in cui l’invito alla ricerca interiore e alla discesa nelle profondità di se stessi , un’allusione al motto acrostico del V.I.T.R.I.O.L. che circonda il disco.
L’acrostico del V.I.T.R.I.O.L. crea un legame con un altro cimelio dell’arte ermetica, la “porta magica” di Piazza Vittorio a Roma, come risulta da un’epigrafe del
La funzione del simbolo è presente ovunque il particolare rappresenti I ‘universale, non come sogno od ombra, bensì come rivelazione viva ed immediata di ciò che non può essere indagato. (Goethe).
Nessun essere umano, nemmeno Leonardo o Michelangelo, può svegliarsi una mattina e decidere: adesso disegno un simbolo. Dunque chi ha “creato” questi simboli? Un fratello di quest’officina ha dato una definizione molto interessante che riporto integralmente: Gli oggetti presenti nel tempio sono chiaramente vettori di messaggi simbolici che ci arrivano da un tempo più o meno lontano. Chi è il mittente? O meglio, chi sono i mittenti? Secondo me, uomini illuminati che hanno voluto in qualche misura farci partecipi della loro esperienza e trasmettere un insegnamento finalizzato a consentirci il progresso lungo un percorso di conoscenza. A volte li chiamiamo col nome collettivo di “tradizione’ .
Il simbolo, ci ricorda l’etimologia, è un’entità che congiunge, riunisce; di cui noi possediamo una metà. Dunque noi disponiamo di mezzo ponte su un fiume che desideriamo oltrepassare. In qualche raro caso avremo dei barlumi che ci permetteranno di vedere l’altra metà del ponte; in quel preciso momento il simbolo funziona e diventa reale. In pratica, agisce.
Non si tratta, quindi, di decifrare un cruciverba particolarmente complicato, ma di stimolare la nostra concentrazione nei confronti dello studio e della meditazione sui simboli: cosi si dovrebbe provocare un’onda di ritorno che permetta la progressiva “trasmutazione” nell’individuo.
Molte tradizioni riportano questo tipo di azione, non solo passiva come oggetto di riflessione, ma attiva come entità in grado di generare una trasformazione. Ci troviamo davanti alla più misteriosa delle funzioni del simbolo. Non chiedetemi come, perché, in che modo agisca questo effetto, rivolgetevi a Fratelli più grandi di me.
Ritengo, però, che per degli Iniziati, questo sia il significato più profondo: il significato da indagare.
Inizialmente noi sappiamo solo compitare, quindi riconosciamo le lettere, e non le parole o le frasi. Il nostro dovere è quindi di meditare ed ascoltare, in silenzio, i racconti di viaggio degli altri viandanti. Con il loro aiuto ed il nostro studio dobbiamo cercare di mettere insieme le lettere fino a formare frasi compiute che ci permettano di seguire una strada.
Una volta capito questo bisogna poi anche percorrerla e sicuramente non è la parte più facile.
TAVOLA DEL FR.’. S. Clnn,
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