CONSIDERAZIONI MASSONICHE SUL LIBRO “ALCHIMIA, SIGNIFICATO E VISIONE DEL MONDO”,

CONSIDERAZIONI MASSONICHE SUL LIBRO “ALCHIMIA, SIGNIFICATO E VISIONE DEL MONDO”, di Titus Burckhardt.

Premessa

Desidero prima di tutto ringraziare il Maestro Venerabile per avermi dato l’opportunità di redigere questa tavola, e per i preziosi suggerimenti e consigli che mi ha fornito in fase di stesura.

Sono altresì grato a tutti Voi, Fratelli carissimi, che mi consentite di esternare il presente lavoro, in questo che mi sento di definire il migliore dei contesti possibili, per un uomo occidentale di oggi. Come solitamente avviene nella stesura di una tavola, il miglior beneficiario è l’estensore stesso. Egli è colui che raccoglie in toto i frutti del suo lavoro; frutti tanto maggiori quanto più grandi saranno Stati il suo impegno, la sua ricerca, I ‘autenticità e la sincerità della sua ispirazione.

Per questi benefici, per la crescita che ne ho ricavato, per le emozioni ineffabili che ho provato nel corso della scolpitura, esprimo la mia gratitudine e riconoscenza nei confronti del Grande Architetto dell’Universo, nel cui Nome ed alla cui Gloria noi ci riuniamo, e subito dopo alla Massoneria Universale, arca e protettrice dell’ultima spiritualità in Occidente.

CONSIDERAZIONI MASSONICHE SUL LIBRO “ALCHIMIA,

SIGNIFICATO E VISIONE DEL MONDO” Dl TITUS BURCKHARDT.

Chi siamo, donde veniamo, dove andiamo?

Questo interrogativo ricorre frequentemente tra le colonne del Tempio ma sembra destinato a rimanere senza risposta …

Non che non esista una letteratura chiarificatrice ed autorevole sull’argomento. Basterebbe andare a consultare le opere che il Fr:. René Guénon ha dedicato alla Massoneria dando ad essa tutto il significato di organizzazione iniziatica che realmente ha, e che viene spesso confuso con quello di società filantropica, o con intenti puramente morali, o altro.

Per altra via, cercherò di rispondere al quesito, passando attraverso quell’antica tradizione scomparsa che è l’Alchimia, in virtù dello strettissimo rapporto di parentela che lega quest’ultima con la nostra Istituzione.

Massoneria e alchimia

Si tratta in entrambi i casi di due vie iniziatiche basate sull’esercizio di un mestiere o di un’arte reale, per cui, pur essendo caratterizzate da due metodi diversi, per quanto riguarda le linee generali, gli scopi che perseguono, principi a cui si ispirano, esse si corrispondono pienamente.

Significativa conferma di ci è data dal fatto che la Massoneria ha accolto nel suo seno quello che rimaneva della tradizione ermetica (ne fanno testo le espressioni di derivazione alchemica nel rituale e nel simbolismo massonico) dando così l’attestazione della reciproca affinità.

La fonte

La fonte a cui ho attinto è il libro “Alchimia” di Titus Burckhardt. L’autore, nato a Firenze ai primi del secolo da una nota ed illustre famiglia di Basilea, è uno studioso di dottrine tradizionali che dimostra di conoscere non con l’ottica di un erudito, ma dall’interno, avvalendosi di una rara capacità interpretativa e di un autentico esoterismo.

Gli estratti che seguono daranno la misura e la portata di questo studioso che mi sento di riconoscere come uno dei pochi, anzi pochissimi, maestri del nostro secolo.

Indice degli argomenti

Che cos’è l’alchimia?

Circa lo stato di perfezione dell’uomo.

I Maestri della tradizione alchemica e la funzione dell’insegnamento.

La tradizione alchemica nei confronti di Dio e della religione. Circa il “segreto iniziatico” Conclusione.

N.B.: le scritte in grassetto sono gli estratti originali del libro.

Che cos’è l’alchimia?

Ecco la spiegazione che ci fornisce Burckhardt a questo proposito:

L’alchimia potrebbe essere definita come l’arte delle trasmutazioni del Panima. Tale definizione non vuole minimamente negare che gli alchimisti abbiano conosciuto e messo in atto procedimenti metallurgici quali la purificazione e la lega dei metalli; ma possiamo comunque dire che il loro più vero intento consisteva nella trasmutazione dell’anima, e che i procedimenti in questione non erano per loro che dei supporti esteriori o dei simboli operativi. La testimonianza degli alchimisti è su questo argomento unanime …” (Capitolo: Natura e linguaggio dell’alchimia).

Come non riconoscere immediatamente la concordanza con il lavoro operativo massonico? Stiamo parlando delle stesse cose, e dello stesso identico ordine di realtà. La Grande Opera degli alchimisti è la stessa cosa del Piano del Grande Architetto dell’Universo. E il caso di aggiungere che mentre un alchimista non è per questo necessariamente massone o libero muratore, il massone operativo è invece necessariamente alchimista . Difatti, come si è visto l’alchimia consiste nella trasmutazioni dell’anima, e queste sono ciò che caratterizza ogni processo iniziatico, in qualsivoglia tempo e paese. Per questa sua universalità l’alchimia ha potuto integrarsi in ogni tradizione completa dal punto di vista esoterico; in questo senso essa è tuttora vivente, e lo sarà fino a quando ci sarà un iniziato a calcare le vie del mondo.

Circa lo stato di perfezione dell’uomo

Interessanti gli spunti sullo stato di perfezione dell’uomo, che sembrano dedicati ai fautori dell’evoluzionismo: “I simboli alchemici della perfezione riguardano la concezione di una natura spirituale della condizione umana, il ritorno verso il suo proprio centro e ciò che le tre grandi religioni monoteiste definiscono riconquista del paradiso terrestre.” ed ancora dal punto di vista del suo significato spirituale, la trasmutazione del piombo in oro à né più né meno che la reintegrazione della natura umana nella sua originaria nobiltà ,

Circa lo stato primordiale dell’uomo, che corrisponde allo stato edenico, a cui fanno riferimento tutte le tradizioni, viene data questa descrizione: ” Si tratta di una perfezione non meno inimitabile dell’oro e l’uomo che è riuscito a realizzarla non può più essere paragonato agli altri esseri umani: ogni cosa in lui è adesso ‘originale’ proprio nel senso che il suo essere è ormai pienamente richiamato in vita e unito al suo principio di origine .

È da notare come qui si affermi e si descriva un grado spirituale che era insito nell’uomo primordiale, che è stato progressivamente perduto, ed il cui ritrovamento è precisamente lo scopo ed il fine dell’iniziazione. La certezza di queste asserzioni contrasta con l’atteggiamento inibitorio del dubbio che ricorre frequentemente tra i Fratelli massoni di oggi, ed è foriera di una calda e mirata operatività.

Certamente l’alchimia (come qualsiasi fonte spirituale e tradizionale) non sarebbe passata alla “storia” e non ci avrebbe trasmesso i suoi insegnamenti se i suoi rappresentanti non avessero posseduto autentiche certezze e conoscenze .

I Maestri della tradizione ermetico alchemica e la funzione dell’insegnamento

Senza voler fare un excursus storico preciso, cosa che esula dai fini del presente lavoro, non sarà inutile rammentare qualcuno dei Maestri che ci hanno tramandato l’insegnamento alchemico e dell’ermetismo.

Al fondatore, riconosciuto unanimemente tale, Hermete Trismegisto, il “tre volte Grande”, la cui origine si fa risalire all’antichità greca, periodo di Alessandro Magno, seguono numerose personalità, tra cui Plotino (203-269 d.c.); Heraclio, Imperatore di Bisanzio (metà del VII secolo d.c.), Morienus fine del VII secolo d.c.), Geber VIII secolo), Basilio Valentino (fine del XV secolo), Filalete (XVII secolo).

Vengono considerati alchimisti dall’autore (non nel senso ufficiale del termine, ma grazie alla qualità e ai contenuti delle loro opere) anche scrittori ispirati come Dante Alighieri e William Shakespeare.

Massonicamente mi sento di affermare che queste personalità hanno cooperato nel migliore dei modi per “il bene ed il progresso dell’umanità”.

La funzione di Maestro è fortemente misconosciuta nel mondo profano di oggi, in cui al concetto di autorità (spirituale) si vuole sostituire quello di eguaglianza, negando i diversi livelli intellettuali che esistono, di fatto, tra gli esseri umani. In realtà, quale più nobile ed elevato scopo dell’esercitate un’influenza spirituale e svolgere una funzione di guida e di insegnamento, dal momento che tutti i mali del mondo non sono che il frutto dell’ignoranza?

E chi, se non una organizzazione iniziatica può svolgere questo ruolo, attraverso i suoi Maestri, come è avvenuto con l’alchimia e con tutte le tradizioni del passato? [1]

La tradizione alchemica nei confronti di Dio e della religione

L’autore tocca degli argomenti che sono di estrema attualità. Ecco come si esprime a questo proposito Geber . ‘ . non ho mai rivestito di allegorie o di enigmi l’opera alchemica, ma sempre l’ho trattata in termini chiari e intelligibili, e descritta in tutta sincerità: così come so che essa esiste, così come io stesso l’ho appresa per ispirazione dell’altissimo, gloriosissimo e lodevolissimo nostro Dio, che si è degnato di rivelarmela; Lui, che è il solo a poterla dare a colui che ha scelto c a poterla togliere non appena gli piace …”

Una decisiva chiarificazione a riguardo ci fornisce Burckhardt stesso nel capitolo “le origini dell’alchimia occidentale”: “Converrà chiarire a questo punto, e in maniera categorica, che non può esistere un’alchimia di ‘liberi pensatori’ ostili alla religione, perché la prima necessità di un’arte spirituale consiste nel riconoscere tutto ciò di cui abbisogna la condizione umana – nella sua preminenza, ma anche nella sua precarietà – per raggiungere la propria salvezza Per quanto riguarda le verità più o meno inaccessibili all’antichità precristiana, e che  il cristianesimo si è incaricato di svelare, l’alchimia avrebbe potuto rifiutare di accoglierle nel proprio corpo solo a patto di decretare la propria fine” (potrebbe valere questo come avvertimento anche per la moderna Massoneria, là dove c’è qualche tendenza a pensare che si potrebbe fare a meno della divinità?).

“Errore ancora più grave sarebbe quello di vedere nell’alchimia una religione autosufficiente o un paganesimo più o meno mascherato: un atteggiamento di questo tipo rischierebbe di paralizzare la giusta tensione verso il raggiungimento del magistero interiore. Pur essendo indubbiamente vero che ‘Lo Spirito soffia dove vuole’ e che non è possibile dall’esterno porre dei limiti dogmatici alla sua manifestazione, è altrettanto vero che quello stesso Spirito non può certo ‘soffiare’ là dove, in sé (lo Spirito Santo), si trova scientemente negato in una delle sue rivelazioni.”

Non certo casuale è la concordanza con le nostre costituzioni del 1723 in cui viene affermato che “un massone non può essere un ateo stupido o un libertino irreligioso”!

Da rimarcare altresì l’atteggiamento del punto di vista iniziatico nei confronti della religione (il Cristianesimo non è qui citato che a titolo di puro esempio) il quale punto di vista oltre ad affermare l’esistenza di Dio, e quindi implicitamente la necessità della fede, riconosce la funzione della religione quale imprescindibile mezzo di salvezza. Questo dovrebbe far capire in maniera netta che tra la sfera e quella esoterica di una tradizione, restando il rapporto di superiorità della seconda rispetto alla prima, non deve sussistere opposizione, ma complementarismo.

Circa il “segreto iniziatico”

La sorprendente attualità degli argomenti continua con il “segreto iniziatico”. Scrive l’autore: “L’arte regale presuppone un’intelligenza fuori del comune e una particolare disposizione dello spirito; in assenza di queste due condizioni, la pratica di questo tipo può anche presentare un certo numero di pericoli.”

Scrive l’alchimista medievale Artefio: “Non sapete che la nostra è un’arte cabalistica? Voglio dire che è un’arte che si trasmette solo di bocca in bocca, ed è piena di misteri. E voi poveri stolti, davvero sareste così ingenui da illudervi di poter cogliere dalle nostre labbra, esplicitamente e chiaramente, il più grande e il più importante dei segreti; davvero così ingenui da prendere le nostre alla lettera

E Sinesio, vissuto probabilmente nel IV secolo: “I veri alchimisti si esprimono esclusivamente per simboli, metafore ed immagini, affinché solo i santi, i saggi e le anime illuminate possano capirli”.

E Geber da parte mia insegnerò il nostro Magistero in modo tale che nulla ne sia nascosto ai Saggi, pur senza cessare di essere oscuro agli spiriti mediocri. Quanto agli stupidi e ai folli, non potranno capirci niente …”.

Conclusione

Mi auguro con la presente tavola di avere dato un valido contributo per rispondere alla domanda “chi siamo, donde veniamo, dove andiamo?” e di aver suscitato nei Fratelli degli utili spunti di riflessione.

Consiglio, a chi volesse approfondire l’argomento, la lettura del libro di Burckhardt, edito da U. Guanda – Parma

TAVOLA DEL FR.’. E. My,


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