BREVI CONSIDERAZIONI SU DI UN SUGGESTIONE COLTA IN UNA TAVOLA DI ISTRUZIONE
Venerabile Maestro, Cari Fratelli,
la sempre più incalzante impressione di degenerazione che invade ogni livello di società, di declino di ogni principio che possa avvicinarci al Grande Architetto, mi ha indotto a riprendere l’argomento del “Risveglio” già introdotto tempo addietro da un nostro Fratello nella propria tavola, con la seguente asserzione: “Permettetemi di esordire con un concetto molto importante: io non insegno, tutt’al più io risveglio”.
Desidero esprimere gratitudine a questo Fratello, poiché con l’introduzione di questo tema, oltre a sottolineare una funzione che ritengo propria di un iniziato, mi ha stimolato ad approfondire alcune considerazioni.
Innanzi tutto il fatto che ciascuno abbia in se il Tutto, fondamentale riflesso del Principio Divino che esiste in tutti gli esseri, e per mezzo del quale essi possono aspirare alla propria salvezza spirituale. Tutti gli esseri sono, chi più chi meno, vittime delle spire insidiose e asfittiche di questo mondo degenerato, nel quale si può identificare simbolicamente il serpente della Genesi per l’atmosfera cui esso dà luogo. Gli esseri infatti non hanno più una specifica Tradizione a cui fare riferimento, in quanto le Tradizioni stesse sonno degenerate. Dicendo Tradizione mi riferisco a tutto ciò che è appannaggio di un popolo e costituisce elementi completi e integrali di importanza vitale, il cui carattere può essere solo Sacro e legittimato dal Grande Architetto; questi elementi assicurano alla Tradizione il suo regolare funzionamento.
Viviamo dunque in tempi caotici; i segni del disordine appaiono nella mancanza evidente di tradizioni, e gli uomini, slegati dalle loro origini, sono influenzati in vari modi da correnti di influenza che conducono a offuscamento, torpore, assopimento e corruzione sia interiormente che esteriormente.
Si assiste allora a uno squilibrio della mente e della ragione come pure dell’anima e dei suoi sentimenti. Tale squilibrio è l’inevitabile conseguenza dell’obnubilamento della luce intellettuale. È ad essa che si fa riferimento in un particolare momento dell’apertura dei lavori massonici che viene ripetuto in ogni tornata rituale: “Che la Sapienza illumini il nostro Lavoro”.
Vi è da pensare che in tempi così caotici più che mai sia necessario un riequilibramento e una restaurazione, riproponendo a tutti coloro che ne sono interessati, la meditazione su simboli che hanno fortunatamente conservato la funzione implicita di risvegliare in noi stessi le nostre effettive possibilità spirituali in vista di detta restaurazione -, ampliandole ed esternandole per operare in modo reale ed effettivo al piano del Grande Architetto dell ‘Universo.
Questo lavoro è quanto si propongono di fare le istituzioni iniziatiche; attualmente, in particolar modo, la Massoneria durante i suoi convegni rituali – le Tornate -: “Per edificare Templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al vizio e lavorare al bene e al progresso dell’Umanità”. Questo progresso è da intendersi prevalentemente spirituale, pur avendo quest’ultimo inevitabili riflessi su tutto quanto è di ordine subalterno.
In un passato ormai lontano credo che anche i luoghi di culto e di meditazione avessero probabilmente questo compito, sicuramente oggi non più operativo, se non addirittura perduto, lasciando così sempre più spazio a parodistiche imitazioni dei Riti veri e propri, come le cerimonie delle ormai numerose sette di ogni genere che infestano il mondo.
Le funzioni erano espletate da persone ordinate ad esse e a tutt’oggi sopravvivono ancora nella Massoneria, unica istituzione ancora tradizionale nella quale gerarchicamente vengono consumati gli antichi Riti.
Per Rito intendo una comunione prevalentemente essenziale con il Grande Architetto, comunione il cui supporto è la forma dei simboli. Per Cerimonia, invece, intendo tutto ciò che, sovrapponendosi al Rito vero e proprio senza però alterarlo, ha lo scopo di impressionare sentimentalmente coloro che non sono in grado di concentrarsi sull’aspetto essenziale del Rito, al fine di mantenere il rispetto della pratica e anche la conservazione di quest’ultimo. Infatti è il “Rito” che consente effettivamente di beneficiare di una vera e propria “Influenza Spirituale”. Quanto al potere reale della Cerimonia, qualora sia svincolata dal Rito che la può giustificare, è in tutta evidenza un mero apparato esteriore. Il nostro essere individuale, a simulazione del Tempio, viene eretto mattone su mattone, squadrato pietra su pietra, affinché la sua costruzione proceda secondo la volontà del Grande Architetto, coinvolgendo ogni nostra facoltà a immagine delle Tre Colonne e dell’Officiante del Tempio Massonico.
I Lavori Massonici avvengono in Templi ad essi consacrati, luoghi che presentano caratteristiche tali da determinare, appunto, il “Risveglio” in noi stessi da questa realtà in via di degenerazione, sollecitando la ricerca verso la salvezza spirituale.
Tali caratteristiche sono rappresentate da vari e molteplici simboli, il più importante dei quali, ritengo, è il “Quadro di Loggia”, detto anche “Quadro mistico”. Esso è in pari tempo il cuore sia dell’uomo che del Tempio stesso, e rappresenta, con i suoi elementi simbolici, l’Influenza Spirituale caratteristica del Grande Architetto dell’Universo.
Nessun altro luogo, pertanto, come molti sarebbero invece propensi a ritenere, potrebbe essere adatto allo scopo – assenti i simboli -, poiché cono proprio i simboli che allontanano in fase rituale, influenze profane di qualsiasi ordine, che interferirebbero negativamente sul Rito. Il Rito, in quanto Sacro, contrasta inequivocabilmente il profano.
Il Lavoro, che si compie quindi con i mezzi simbolici che tali luoghi mettono a disposizione, è precisamente il fine che essi si propongono, quello cioè di risvegliarci rendendoci coscienti del Sacro ruolo Spirituale della nostra istituzione iniziatica che talvolta taluni purtroppo tendono a dimenticare.
TAVOLA SCOLPITA DAL FT.’. L. Orlnd,