Il simbolismo nel Quadro di Loggia
Venerabile Maestro, Cari Fratelli,
le prime indicazioni che in grado di apprendista furono indirizzate a me e, conseguentemente, a tutti i fratelli componenti la colonna degli apprendisti da un fratello maestro furono le seguenti: guardare il pavimento a scacchi bianchi e neri e il Quadro di Loggia, durante la sua posa in opera da parte del fratello officiante, Maestro dei Riti, oggi purtroppo sminuito di questa sua reale funzione, sostituita da quella di Maestro delle Cerimonie. Qui già le due posizioni sarebbero in una situazione antitetica e discutibile, non fosse altro perché queste due finzioni si differenziano fra loro, e perché in Massoneria ciò che disciplina ciascuna tornata in qualsiasi grado è denominato rituale e non cerimoniale.
Per Rito, infatti, s’intende l’essere conformi all’ordine cosmico, e questa conformità viene disciplinata e quindi garantita dalla comunione con il Grande Architetto per mezzo della meditazione.
Per Cerimonia s’intende, invece, l’aspetto esteriore del Rito, caratterizzato da una grande pomposità e da un vasto spiegamento di tutti i mezzi, atti a conferire sontuosità e a sottolineare l’importanza del Rito vero e proprio.
Ho voluto, con quanto scritto, puntualizzare l’interrelazione tra il Maestro delle Cerimonie e il Quadro di Loggia. Quest’ultimo, è il simbolo che riveste fondamentale importanza; esso fa da supporto, inoltre, per gli altri simboli figurati, che ne determinano la sua composizione. Il Quadro di Loggia è in pari tempo il cuore del Tempio e dell’uomo; in Esso converge l’Influenza Spirituale emanata dal Grande Architetto, e poiché quando ogni credente si trova raccolto in preghiera e quindi in Rito lo fa in un’area circoscritta alle influenze esterne, questo Quadro rappresenta il cuore di tale area in cui il fratello officiante compie il Rito della Tracciatura.
Secondo il Rituale, il Quadro di Loggia viene definito “il Quadro del Tempio, tracciato al centro del pavimento a scacchi bianchi e neri con tratti che si possono cancellare”. L’esecuzione di detto Quadro, sempre secondo il Rituale, sarebbe realizzabile mediante la sua pittura su di una tela, da collocarsi al centro del Tempio per la sola durata dei lavori. Oggi, però, assistiamo nella nostra Istituzione a opinabili prese di posizione per quanto riguarda la tracciatura del Quadro di Loggia. Tali incurie, infatti, vengono alla luce in diverse officine con il mero spiegamento di Quadri di Loggia, la cui esecuzione è già stata predisposta a priori, non si sa da chi, non si sa per quali ragioni, non si sa se secondo giusti canoni. Risulterebbe addirittura un caso di officina in cui il Quadro di Loggia è totalmente assente; non escludo, peraltro, che tale mancanza possa essere estesa ad altre logge.
Un fratello non della nostra Loggia, con cui ebbi occasione di scambiare opinioni in proposito, mi disse che il Quadro di Loggia altro non è se non il progetto di una costruzione. Ciò è indubbiamente vero; non si tratta però di un progetto qualunque, ma di quello unico, riguardante la costruzione simbolica del tempio avallata dal G.•.A
I simboli del Quadro (che per un massone è il Quadro Sacro per eccellenza, poiché rappresenta il Grande Architetto medesimo), sono tutti gli elementi formali da cui si sviluppa l’intero Universo, per cui essi sono propriamente: “il Piano deL G.’. A.’” Ora, dal punto di vista rituale operativo, niente è più importante dell’esecuzione di tale Quadro Sacro, perché in assenza di ciò e quindi in seguito all ‘abbandono completo, totale e definitivo di tale pratica rituale, le nostre facoltà si rilassano, precludendosi qualsiasi possibilità di sviluppo e, conseguentemente, la discesa dell ‘Influenza Spirituale.
Fare perciò una Tornata rituale senza avere tracciato il Quadro Sacro sarebbe come costruire un Tempio senza avere realizzato il progetto.
Il Quadro Sacro è un’opera d’arte universale, che rappresenta il piano architettonico del il suo prolungamento e quindi i “Principi” su cui poggia la costruzione del Tempio Massonico.
Ci si potrebbe chiedere, ed è più che legittimo: perché l’esecuzione del Quadro rivestirebbe un ruolo di sì primaria importanza? Innanzitutto, come già visto, essa implica un Rito, che determina la trasmissione della Influenza Spirituale da parte del G:.A:.D:.U e la trasmissione delle funzioni di fratello officiante ad un altro fratello, da parte del fratello che ne è stato fino al momento il detentore o depositario.
Tutto ciò è l’applicazione sul piano iniziatico di ciò che parimenti sul piano profano può essere l’applicazione di un mestiere, poiché quest’ultimo in genere procede con l’apprendimento e la presa di possesso delle nozioni e degli elementi principali che costituiscono detto mestiere da parte del novizio; costui, in seguito, comincerà ad applicare questi elementi non più uno alla volta, ma in simultaneità fra loro, dando così luogo all’arte vera e propria costituente il mestiere in cui diverrà esperto, e quindi in grado di comunicarlo a chi ancora non ne fosse in possesso.
Se dunque questa trasmissione a catena viene a mancare a causa della trascuratezza e dell’oblio di coloro che ne sono i detentori, a chi spetterà l’impegno di conservare ciò che è andato perso o che corre questo rischio, per poterlo degnamente trasmettere alla posterità?
L’esecuzione del Quadro di Loggia, che comporta la corretta disposizione degli elementi che lo compongono, è di riflesso, poiché speculativa (dal latino speculum, cioè specchio), una messa a punto degli elementi nel nostro interiore microcosmico, dove per microcosmo s’intende il mondo con tutto ciò che lo costituisce, in questo caso all’interno di noi stessi, in accordo quindi con Severino Boezio, il quale afferma in una sua massima che: “l’uomo è un mondo in miniatura”, e perciò in accordo anche con René Guénon, ritenuto in questo kali yuga tra le massime autorità e i migliori interpreti dell ‘esoterismo tradizionale secondo la dottrina indù. Tale messa a punto degli elementi, giustifica il suo aspetto speculativo nel fatto che essi, riflettendosi nel cuore del Tempio, risultano capovolti, sebbene perfetta ne sia la loro impostazione. Ciò costituisce un ‘altra valida motivazione che giustifica, assieme alle altre, l’importanza del Quadro di Loggia.
Se ci si dovesse dilungare sui simboli, credo sicuramente che ciascuno di essi meriterebbe una trattazione specifica. Forse però non sarà impossibile fare ad essi tutti o in parte un accenno sulle loro funzioni, assieme a qualche piccola considerazione. Credo però sia prima utile fare nel possibile qualche accenno storico al Quadro di Loggia; penso che si possa tranquillamente affermare che le sue origini risalgono al declino della Massoneria operativa tradizionale, e conseguentemente alla presa di posizione della Massoneria speculativa, cioè quella contemporanea. Questa iniziò ad illustrare l’attività massonica operativa mediante simboli rifacentisi alla composizione dell ‘Universo e del suo Costruttore, alla composizione del progetto inerente la costruzione, alle funzioni di coloro che la sovrintendevano nel Suo Nome, alle funzioni dei subalterni dei sovrintendenti che erano principalmente di operare nella costruzione, nonché, agli attrezzi di cui allo scopo essi si servivano.
A questo proposito René Guénon ci dice in Studi sulla Franco-Massoneria e il Compagnonaggio: “I primi responsabili di questa deviazione, a quanto pare, sono i pastori protestanti Anderson e Desaguliers, che redassero le Costituzioni della Gran Loggia d’Inghilterra, pubblicate nel 1723, e fecero sparire tutti i documenti antichi sui quali poterono mettere le mani, perché non ci si accorgesse delle innovazioni che introducevano, e anche perché quei documenti contenevano delle formule che essi ritenevano molto imbarazzanti, come l’obbligo di fedeltà a Dio, alla Santa Chiesa e al Re, segno incontestabile dell’origine cattolica (universale) della Massoneria. Questo lavoro di deformazione, i protestanti l’avevano preparato mettendo a profitto i quindici anni che trascorsero tra la morte di Cristopher Wren, ultimo Gran Maestro della Massoneria antica (1702), e la fondazione della nuova Gran Loggia d’Inghilterra (1717). Tuttavia, essi lasciarono sussistere il simbolismo senza sospettare che esso, per chiunque lo comprendesse, testimoniava contro di loro altrettanto eloquentemente che i testi scritti, che essi non erano d’altronde riusciti a distruggere interamente”.
Ruggero di Castiglione, storico contemporaneo, nel Corpus Massonicum sostiene ampiamente René Guénon nei concetti sopra esposti sul simbolismo. Nei simboli tracciati nel Quadro della nostra Loggia si rileva però quanto segue: il cordone di cui si parla è composto da sette nodi. Come mai allora nel rituale di apprendista ve ne sono tre, ed in quello di compagno cinque?
Esiste per esso un’unica disposizione valida per tutti i gradi, oppure ciascun grado ha una disposizione sua propria di appartenenza? Il pavimento a scacchi bianchi e neri è previsto all ‘interno del Tempio; come mai, allora, lo si fa risultare all’esterno, cioè nella sala dei passi perduti e quindi prima dei tre gradini che conducono al Tempio stesso? I gradini che conducono al Tempio sono rispettivamente tre, sia nel rituale di apprendista che in quello di compagno, e così vengono riportati nel grado di apprendista; nel grado di compagno sono invece previsti in numero di cinque, messi in modo tale da formare una scala ricurva che, secondo il rituale, dovrebbe condurre alla camera di mezzo. Questi gradini si riscontrano in certi Quadri di Loggia in numero di sette indipendentemente dal grado. Tutto ciò induce a perplessità circa la loro giusta disposizione numerica: tre, cinque o sette gradini? Nel delta che sovrasta la porta del Tempio è prevista una scritta che rappresenta il nome dell’Ineffabile. In pratica, tuttavia, inspiegabilmente essa manca. Le due colonne, secondo il Libro della Sacra Legge, erano vuote e prevedevano entrambe sia il globo, probabilmente con funzioni differenti, sia le melegrane; infatti, per quanto riguarda l’arredamento del Tempio, il primo Libro dei Re si esprime come segue: “Così Hiram terminò di eseguire tutte le commissioni di Salomone per il Tempio del Signore: due colonne; due globi per i capitelli delle colonne; due reticolati da rivestirne i globi dei capitelli delle colonne; quattrocento melegrane per i due reticolati, due fili di melegrane per ogni reticolato.” (1 0 Re, 7/40-42).
Circa l’ordine dello stile architettonico con cui vengono eseguite le colonne e i capitelli, esso potrebbe essere l’emblema di un’unica realtà, espressa però in differenti forme. A quest’ordine non viene accordata l’importanza che gli è dovuta.
La pietra grezza e la pietra squadrata vengono poste rispettivamente a lato della colonna alla quale si riferiscono, la prima a lato della colonna degli apprendisti, la seconda a lato della colonna dei compagni. Si potrebbe pensare, anche se non è evidente, all’esistenza di una terza pietra posta all’oriente del Tempio, la quale non è più pietra ma opera compiuta.
Sulla pietra grezza sono collocati un maglietto e uno scalpello incrociati, che forse erroneamente vengono raffigurati sotto il compasso e la squadra; sulla pietra squadrata è prevista l’ubicazione di una tavola da tracciare, anch’essa mancante. La pietra squadrata, inoltre, dovrebbe terminare con una piramide sulla cui punta è posta una scure.
Vediamo inoltre la luna a sinistra e il sole a destra, più sotto una stella a cinque punte, un compasso e una squadra posti secondo il grado lavorativo. Accanto ad essi vi dovrebbe essere un regolo e una leva; ai loro lati, che sono anche quelli delle due colonne, la presenza del filo a piombo per la colonna B, unito anche ad una squadra per la colonna J. Non sono visibili le tre finestre poste rispettivamente a levante, a meridione e a ponente aventi specifica funzione di cui così parla il Libro Sacro: “Si fecero al Tempio delle finestre con grate sporgenti fisse.” (1 0 Re, 6/4).
Di questi elementi fin qui descritti alcuni mancano, altri sono male impostati. Tutto ciò fa pensare, oltre all’oblio dei simboli e della loro funzione, alla loro inversione, e poiché, in tali condizioni qualunque cosa non può che avviarsi alla dissoluzione, il Quadro di Loggia, in quanto cuore dell’uomo e del Tempio, riflette tale caotica situazione negli intelletti.
Sarebbe mio desiderio potermi esprimere in modo esauriente, circa la funzione dei simboli del Quadro di Loggia, che costituiscono non solo il Piano del ma anche il Suo linguaggio. Ognuno di essi, come già visto, richiederebbe una specifica trattazione, corrispondente allo spiegamento delle facoltà di ciascun simbolo, così come per ciascun essere nella sua evoluzione; mi limiterò perciò a fare, ad essi tutti o almeno in parte, qualche accenno su ciò che io vedo rappresentato, posticipando più ampie vedute a migliore occasione in altra sede.
Il cordone indica l’Unione Universale della Fratellanza; i suoi nodi, detti “nodi d’amore”, sono simboli di “tutto ciò che non muore”, che è appunto il significato di “amore”, in relazione a tutto ciò che rappresenta la verità e che con essa s’identifica.
Il pavimento a scacchi bianchi e neri rappresenta il Bene e il Male in tutte le cose, distribuiti in modo uguale o differente.
La Porta del Tempio può rappresentare, sia nel Tempio esteriore che nel nostro Tempio interiore, la barriera che si frappone fra questi due aspetti, governandoci così dalle cattive influenze.
Il Delta Sacro, che sovrasta la Porta del Tempio con il nome dell’Ineffabile, indica ovunque la Sua presenza, la Sua potenza, la Sua scienza. Le due colonne, secondo il Libro della Sacra Legge, avevano un significato – oltre che artistico anche simbolico espresso nei loro nomi Jachin e Boaz che, presi insieme, vogliono dire “Egli” (Dio) dà stabilità con “forza”.
La presenza dei due globi indica la relaziona tra due diverse realtà: una terrestre – si potrebbe anche dire corporea -, l’altra celeste, e conseguentemente spirituale, e la loro complementarità.
Le melegrane sono indice, oltre che della Fratellanza Universale, dello spiegamento distinto delle nostre facoltà; per questo motivo, infatti, credo che i grani rossi che le compongono nei vari comparti siano separati da quelle pellicole bianche che determinerebbero, appunto, tale distinzione.
La pietra grezza e la pietra squadrata sono la nostra anima in due condizioni differenti, la prima implicante un lavoro di sgrossatura; la seconda un lavoro di definizione e perfezionamento.
Il maglietto e lo scalpello rappresentano, rispettivamente, la potenza e l’intensità con cui viene condotto il lavoro sulla nostra pietra.
La tavola da tracciare sembra avere, invece, la funzione di supporto per gli schemi costituenti l’alfabeto massonico.
La scure, posta al vertice della piramide costituente la pietra squadrata, può indicare la volontà umana di fendere la pietra dopo averla definita, per scoprire il tesoro che essa contiene.
La Luna ed il Sole rappresentano rispettivamente la prima il nostro mentale, che è animato dalla luce solare; il secondo è l’intelligenza, cioè la Luce vera e propria che nel mentale si riflette.
Il compasso e la squadra sono indicativi il primo dell ‘ampiezza spaziale, con cui l’intelletto recepisce il messaggio divino del e la seconda della definizione della prospettiva, al fine della migliore e corretta interpretazione di questo messaggio.
Il regolo e la leva servono a misurare l’intensità della forza applicata per rimuovere gli ostacoli, e a fare forza per rimuoverli.
Il filo a piombo, dissociato dalla squadra, indica l’Influenza Spirituale che noi riceviamo; associato alla squadra, anche qui definisce la Sua prospettiva e la regola.
Questa è dunque l’ottica secondo la quale interpreto le funzioni del Quadro di Loggia e dei simboli che lo compongono.
L. Orlnd, 25 maggio 1995 e.•.v.•. (1 0 Grado)