IDEALI CAVALLERESCHI: VIZI E VIRTU’ UMANE
Commomorazione per il decennale della R.’. L.’. G.GARIBALDI n° 1436 Or.’. di FOLLONICA
Mi piace immaginare la Libera Muratoria come un “corso d’acqua luminoso e colorato” che scorre, con un movimento lento, perennemente verso un non-luogo, alimentato da affluenti che hanno trasportato, nel corso dei millenni, tutti i valori più alti del pensiero umano. Quest’ultimi si sono stratificati, con il passare del tempo, nel suo alveo dorato. I pesci che in questo magico fiume, nuotano liberi, sono anch’essi imbibiti di questi ideali rivolti al bene e al progresso dell’Umanità. Il Pensiero Libero Muratorio, infatti, rappresenta il punto di convergenza di tutte i principi più virtuosi che sono stati espressi dagli uomini di tutti i tempi, da quando hanno cominciato a manifestare la loro vera essenza: quella “umana”; cioè ad avere “cura” (curam in senso latino/amore) di sé stessi, degli altri e del mondo. L’acquisizione di questa “responsabilità morale” — come la definiva Charles Darwinè stata uno dei meccanismi che ha garantito la continuità e la sopravvivenza delle specie Homo. Il Pensiero Libero Muratorio è, quindi, il concentrato della parte migliore del pensiero del mondo Occidentale e Orientale: di quello greco-romano, giudaico-cristiano, medievale, rinascimentale, illuminista, romantico, fino a quello moderno e post-moderno. ln Occidente, ad esempio, il cristianesimo delle origini ha introdotto il “sistema” religioso della Carità e dell’Amore, valori poi declinati, molti secoli dopo, nel “sistema” laico illuminista nel celebre motto: Libertà, Uguaglianza e Fratellanza.
Gli ideali della Libera Muratoria si richiamano a quelli Cavallereschi, a partire dalle gesta dei Cavalieri del re Carlo Magno (Imperatore del Sacro Romano Impero; incoronato in San Pietro dal Papa Leone III nel Natale dell’800) definiti anche Palatini (termine che deriva da Palatium, perché stavano dentro il Palazzo reale; rappresentavano la guardia nobile del Re ed avevano la funzione di proteggerlo militarmente) fino a quelle dei Cavalieri Templari (Ordine Religioso Cavalleresco Cristiano Medioevale che aveva il compito di difendere i luoghi santi e proteggere le persone che, da tutta Europa, si recavano in pellegrinaggio in Terra Santa – al Santo Sepolcro a Gerusalemme- perché venivano frequentemente assalite dai musulmani, subendo perfino crudeli atti di cannibalismo (D. Esposito, La Chanson de Jèrusalem: l’epopea dei Crociati cannibali. Carocci editore, 2023). La nascita dell’Ordine dei Templari avvenne dopo la prima crociata, attorno al 1100, che si concluse, dopo un mese e mezzo di assedio, con la conquista di Gerusalemme, fino ad allora in mano ai turchi. Le gesta eroiche e gli ideali nobili cavallereschi si diffusero ampiamenti in tutta Europa, specialmente in Francia, in Spagna ed in Italia. Un altro contributo fu apportato dai poemi cavallereschi francesi del ciclo Carolingio, come la Chanson de Roland (scritto nella seconda metà del XI secolo) e da quelli del ciclo Bretone, che trattavano del Re Artù, della tavola Rotonda, della. ricerca del Santo Graal. Quest’ultime leggende furono riprese nell’Italia meridionale dai cantastorie a Napoli e dal Teatro dei Pupi in Sicilia. Un’ulteriore divulgazione di questi ideali fu apportata – a partire dalla seconda metà del XV secolo, in pieno Rinascimento- dai tre grandi poemi cavallereschi italiani: l’Orlando Innamorato, scritto da Matteo Maria Boiardo della corte degli Estensi a Ferrara; l’Orlando Furioso scritto dal Ludovico Ariosto, anch’esso della Corte di Ferrara e la Gerusalemme Liberata (1575) scritta dal sorrentino Torquato Tasso. Il ciclo della letteratura cavalleresca, si chiuse definitivamente, un secolo dopo, nel 1615, con la pubblicazione Don Chisciotte scritto da Miguel de Cervantes (capolavoro della letteratura mondiale; il romanzo più venduto con 500 milioni di copie). Infatti, la finalità del romanzo, come dichiara esplicitamente nel prologo lo stesso autore, fu quello di ridicolizzare il mondo cavalleresco medioevale tramite il “folle” personaggio di don Chisciotte. Merita di essere menzionato, perché viene spesso evocato nei Nostri lavori, anche il leggendario Ordine dei Cavalieri Rosacroce: una confraternita apparsa in Germania intorno alla prima metà del 1600, di probabile derivazione templare. Le prove storiche della reale esistenza di questo Ordine sono scarse. ln letteratura esistono solamente tre pubblicazioni, definiti “manifesti”: (Fama Fraternitatis, Confessio Fraternitatis e le Nozze chimiche). Il primo si riferisce alla sua nascita e al suo fondatore Christian Rosenkreutz; il secondo è un appello ai sapienti dell’Europa per una riforma universale di tipo utopistico su tutti i campi dello scibile umano, dalle arti alla scienza, dalla filosofia alla teologia, per il miglioramento dell’umanità; il terzo illustra un processo di perfezionamento dell’uomo basato sulla simbologia alchemica.
Noi, Iniziati Libero Muratori, sentiamo ancora vivi nel nostro animo gli ideali cavallereschi medioevali, come: il Coraggio, la Lealtà, l’Onore, la Fedeltà (nei confronti non solo del Re ma anche nei confronti della propria fede religiosa), la Nobiltà d’animo, la Cortesia, l’Umiltà, la Difesa dei più deboli, la Liberalità (disprezzo per il denaro), la Magnanimità (donare anche prima che ti sia chiesto), la Comprensione e la Tolleranza. Sono questi i valori che gli adepti Liberi Muratori hanno perseguito fino dalle loro origini; l’appellativo stesso di “Gran Maestro” evoca il più alto membro nella gerarchia di un Ordine Cavalleresco o Militare. Per questo motivo il Nostro Ordine Iniziatico viene definito un “Ordine Cavalleresco”… un Ordine Militare”; perché anche Noi, come i Cavalieri Templari che difendevano, con il cuore e la spada, il “Tempio di Gerusalemme”, difendiamo il nostro “Tempio Interiore”. E, questa battaglia è sempre in corso… una lotta quotidiana che avviene all’interno della nostra coscienza: tra il bene e il male, tra il giusto e l’ingiusto, tra il vero e il falso, per fare sì di arrivare al trionfo del bene, del giusto e del vero. E, l’arma che noi usiamo per la lotta si chiama “Libero Arbitrio”: quella capacità che dimora nella nostra coscienza e che ci permette di scegliere tra il bene e il male. Purtroppo, oggi il male nel mondo… il male nell’animo umano… sta dominando sempre più sul bene e la nostra battaglia, sia interiore che esteriore, sta diventando sempre più dura. L’uomo post-moderno sembra aver smarrito completamente le virtù cavalleresche che hanno, indirettamente, influenzato anche tutti gli aspetti profani socioculturali. È venuto meno il Coraggio, specialmente nelle nuove generazioni – la cosiddetta generazione Z: nativi dal 1997 al 2012- di affrontare le difficoltà del vivere, che richiedono, invece, per essere superate un impegno e un sacrificio costante. L’uomo oggi non vuole più prendersi delle responsabilità e non contrasta la realtà ostile, non si oppone alle devianze esistenziali. Si sente tutto sommato a suo agio nel suo sentirsi identico a tutti gli altri. E venuta meno la Nobiltà d’animo, la “cortesia”, la “magnanimità”, la “difesa verso i deboli”… il “rispetto per il prossimo”, l”‘agire retto” (ortopràssi) nei confronti di se stesso e degli altri…è venuto meno il “senso di fratellanza”. L’esempio più triste e eclatante, che ferisce quotidianamente la nostra coscienza, è l’orrore della guerra, un vero e proprio “Infantilismo bellico”- come lo ha definito Papa Francesco, nel suo appello all’Unione Europea, lanciato in Ungheria il 28 aprile 2023, sullo sfondo del nazionalismo crescente e della guerra in Ucraina-. Oggi nella società domina l’individualismo, il narcisismo egocentrico, e chi ascolta solo il proprio “ego” tende a pensare solo a sé stesso, desidera solo ciò che può fargli piacere e agisce unicamente per il proprio interesse. Al contrario i Cavalieri medievali agivano uniti uno accanto all’altro, difendendosi contro un nemico comune; essi non agivano in modo individuale ma in modo collettivo. Assistiamo oggi ad un Materialismo Selvaggio…altro che “liberalità”, oggi domina l’ossessione, tutta fanciullesca, del denaro. Viviamo in una crisi di civiltà dominata dal potere onnipresente del profitto. ln più si associa un”‘Eclissi della Spiritualità”… una Perdita della Fede nei confronti della religiosità. Solamente un terzo dei giovani, tra i 18 e 25 anni, ha un interesse verso la trascendenza e crede in un “Essere Superiore” (Springtide Research Institute, dati del 2023). Prima del trionfo del cristianesimo (nel 380 d.c. — Editto di Tessalonica – il cristianesimo fu adottato come la sola religione nell’Impero Romano) fu annunciata la morte degli dèi dell’Olimpo; net 1882 Nietzsche annunciava nel suo celebre aforisma in La Gaia Scienza: la morte di Dio; ucciso dall’indifferenza dell’uomo mediocre. Lo abbiamo ucciso noi uomini, sottolinea il filosofo nel suo racconto: l”Uomo Foll, che accese una lanterna alla chiara luce del mattino e si mise a gridare “Cerco Dio, cerco Dio!”. Anche la rivista Time, pubblicata negli Stati Uniti d’America, nel 1966 si domandava in copertina “Se Dio fosse morto?” (“Is good Dead?”). La mia impressione è che l’indifferenza umana difronte alla trascendenza stia sempre di più uccidendo Dio. Dovremmo, da ora in poi, avere fiducia nell’intelligenza artificiale… nei “robot religiosi antropomorfi”! – come ha intitolato il Corriere della Sera, La Lettura, il 30 aprile 2023 – Ma che cosa ne penseranno i fedeli di tutto il mondo di questa nuova religiosità legata all’intelligenza artificiale…e all’immensa potenza dimostrata da ChatGpt (un software progettato per simulare una conversazione con un essere umano. Uno strumento di elaborazione del linguaggio naturale, che può essere utilizzato per la creazione di una vasta gamma di applicazioni personalizzate; in grado di comprendere e rispondere a imput in linguaggio naturale. Il termine Chatbot o Chatterbot è stato coniato da Michael Mauldin nel 1994, per descrivere questi programmi di conversione). Nonostante le perplessità, questo sistema altamente tecnologico si sta espandendo senza incontrare nessuna difficoltà. Se non ci sarà un’inversione di tendenza nei confronti della spiritualità gli uomini non saranno altro che un aggregato di tribù in lotta tra loro, senza anima, senza umanità, senza moralità e, anche, senza libero arbitrio: perché ormai siamo diventati moralmente passivi, abbiamo finito per delegare la questione morale agli esperti e ai tecnici…abbiamo lasciato il diritto di scegliere agli altri…ma gli altri non è detto che abbiano la saggezza per comprendere ciò che è migliore o peggiore per il nostro bene o per il bene comune. Assistiamo oggi, a un venir meno del senso della Tolleranza, della Consapevolezza, cioè della capacità di essere partecipi e attenti a ciò che accade nel momento presente…non solo nel mondo esterno ma anche nel mondo interno. Non siamo più capaci di ascoltare e giudicare i propri pensieri, le proprie emozioni e i propri comportamenti; non riusciamo più a dare un senso a ciò che stiamo facendo. Ci stiamo disabituando alla complessità della vita, al dubbio, alla riflessione profonda, al pensiero critico, al legame tra il particolare e l’universale… tra il micro e il macrocosmo. L’uomo, oggi, sembra privo della volontà di progredire e di partecipare al processo evolutivo della società, perché è attratto dagli aspetti esistenziali più frivoli, che spesso si disvelano per quello che sono: solo illusioni…Sirene che trascinano tra le onde chiunque le ascolti. L’uomo moderno sembra comportarsi come i Cavalieri o Paladini del Re Carlo Magno descritti nel poema dell’Orlando Furioso- che, attratti da vani e frivoli desideri, abbandonarono il loro Re, scappando lontani da Parigi, venendo meno ai loro doveri: di combattere, di difendere e di proteggere il Re e la Francia. Anche il Palazzo Incantato del mago Atlante, che ritroviamo nell’Orlando Furioso, è la “metafora dell’esistenza dell’uomo”: destinato ad inseguire i fantasmi del proprio desiderio, beni materiali che sfuggono al suo possesso e incapace di dare una chiara direzione al proprio itinerario nella vita; è la “metafora del destino umano”: gli uomini si affaticano dietro alle loro passioni, ai loro desideri che spesso si rivelano soltanto dei miraggi; è la “metafora dell’insoddisfazione umana”: una ricerca senza fine di qualcosa che desideriamo che bramiamo ma che non lo raggiungeremo mai. Tutti coloro che entrano nel Palazzo Incantato accettano una copia più colorata e vivace, dove l’oggetto del desiderio si materializza dinanzi a loro, ma non viene mai raggiunto. Questo simboleggia che il movimento dell’uomo è inconsistente…tutto risulta alla fine vano… tutto è vanitas…tutto è inseguire il vento, come ci ricorda il racconto sapienziale dell’Antico Testamento: Qoèlet o Ecclesiaste (Qoe 2:1-11). L’uomo è sempre all’inseguimento di un qualcosa di materiale – che reputa il mezzo per giungere alla felicità- ma che in realtà non trova mai. Ariosto sapeva benissimo che gli uomini possono rimanere prigionieri dei loro desideri e delle loro illusioni, come succedeva a tutti coloro che entravano nel suo Palazzo Incantato. Il PALAZZO INCANTATO DEL MAGO ATLANTE (Orlando Furioso XII, 4-23) Orlando come tanti altri paladini — racconta Italo Calvino (Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, raccontato da Italo Calvino, Feltrinelli, 2016) – che avevano abbandonato le armi e i loro doveri, alla ricerca della bellissima Angelica, arriva al Palazzo Incantato – maestoso, sontuoso, fatto di marmo, con fregi d’oro, di tappeti, di arazzi, di letti di seta verde- che mostra a chiunque entra, quello che è il suo desiderio, ma senza mai raggiungerlo. Ogni paladino, che entrava in quel palazzo — veniva attratto dalla “visione” di ciò che ricercava… desiderava… bramava: d’una donna amata, d’un cavallo rubato, d’un nemico irraggiungibile, d’un oggetto perduto. Sentono le loro voci, le loro richieste di aiuto ma non riescono mai a raggiungerlo. I “paladini cercatori” corrono per i grandi androni, corridoi e scale del palazzo come all’interno di un labirinto, ma non riescono a raggiungere ciò che desiderano. Il loro desiderio è una corsa verso il nulla. Il palazzo è deserto di quel che si cerca ma popolato solo da coloro che cercano. Una volta entrati nel Palazzo Incantato nessun paladino non poteva più uscire. Anzi tutti alla fine venivano uccisi sotto un colpo di mazza del Gigante. Alla fine della storia, arriva all’interno del Palazzo di Atlante il paladino Astolfo che insegue il ladruncolo e il suo cavallo “Rabicano”. Ma per Astolfo non c’è incantesimo che tenga, egli possiede un “Libretto Magico”, regalato dalla fata Logistilla, in cui è spiegato come far cessare ogni incantesimo. Egli legge che basta sollevare una lastra di marmo della soglia per far cessare l’incantesimo e mandare in fumo tutto il Palazzo. Così fece. L’incantesimo cessò e una folla di Cavalieri — Paladini quasi tutti amici suoi- che erano entrati là dentro ritornarono liberi. Il Palazzo, ragnatela di sogni e di desideri si disfa: ossia cessa d’essere uno spazio esterno a noi, con porte e scale e mura, per ritornare a celarsi nella nostra mente, nel labirinto dei nostri pensieri.
E Noi… Iniziati Liberi Muratori dobbiamo continuare a nuotare, come pesci liberi, nelle acque limpide e luminose di quel fiume fantastico -simbolo del Nostro “Ordine Iniziatico Libero Muratorio”— impregnate dai più “alti valori della storia del pensiero umano rivolti verso il bene”; orgogliosi di possedere, non solo un prezioso “Metodo” per interpretare il mondo che ci circonda, ma anche un “Libretto Magico” – come aveva il paladino Astolfo- su cui è spiegato come risolvere, al momento opportuno, ogni incanto…ogni situazione esistenziale, bella o brutta, che sia. Quel “Libretto” ci insegna – se riusciamo a leggere con attenzione tra le sue righe… ad andare “oltre” le sue parole – un’altra stupenda magia: quella di trasformare la vana realtà in qualcosa di migliore… a trasformare i metalli in oro … la tristezza in gioia … la materia in spirito … la morte in vita eterna.
TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. C. S. R.’. LOGGIA G. Garibaldi n o 1436 all’Oriente di Follonica