DEL MODO SI SCRIVERE STORIA IN MASSONERA

DEL MODO Dl SCRIVERE STORIA IN MASSONERIA di CharlesPorset

Come osservava Arnaldo Momigliano qualSia,si idiota è capace di scrivere la storia del suo tempo, giacché gli basta scrivete ciò che crede di sapere. Questo modo di scrivere storia. non molto mutato dai tempi di Tucidide. è all’origine, nel mondo massonico, di molteplici plaquettes commemorative che riferiscono con maggiore o minore felicità il passato di una Loggia a cominciare dalla sequenza dei suoi membri e dei diversi avvenimenti che l’hanno riguardata. Questa cronaca documentaria, monografica. ha un suo interesse ma la sua portata è limitata poiché alla fin fine essa non fornisce alcuna spiegazione generale della realtà massonica che, si sa bene, non è semplice somma delle vicissitudini dei suoi componenti.

Ricostruire la storia del passato che non è più. di un passato che oltrepassa la capacità della nostra memoria, è tutt’altra cosa. In questo caso non si tratta più di far sorgere il profilo di un passato nel quale si mescolano leggenda e testimonianze, di operare una selezione più o meno intelligente degli avvenimenti vissuti o osservati, ma di far scaturire il profilo di un passato nel quale si mescolano leggende e testimonianze lavorando su fonti frammentarle, sempre difficili da interpretare e delle quali in primo luogo occorre stabilire l’autenticità. Partire da un manoscritto, da un testo a stampa, da una corrispondenza, da un rapporto di polizia, da un rituale ecc., per creare una memoria artificiale ove regnava  l’oblio. Ecco il compito dello storico; e Io storico della massoneria non si differenzia in nulla dallo storico del mondo ellenistico o del Risorgimento, a questo proposito. Nondimeno, a differenza degli altri. egli è sottoposto a vincoli specifici che riguardano la natura stessa della libera muratoria che, dalle origini. è avvolta nel mistero. nel segreto: tanto che anche oggi è difficile distinguere fra mito e verità dei fatti. D’altronde. se la storia generale si è secolarizzata in Europa dal Seicento, la storia della Massoneria. per quanto paradossale. rimane riservato dominio di storici massoni o antimassoni. Vale a dire che la realtà della massoneria rimane un oggetto “caldo”anche se da una trentina d anni storici “profani” — penso ad Alain Le Bihan, Pierre Chevallier: a José Antonio Ferrer Benimeli. a Carlo Francovich. Reinhart Koselleck, Ran Halévy, Gérard Gayot, Margaret Candee Jacob o a Giuseppe Giarri/.zo (per non citarne che alcuni)— si sono avventurati su un terreno generalmente riserva di caccia dei massonologi. Tale situazione fa sì che la storiografia massonica sia lontana dalla purezza cristallina di cui la storia generale può (in diverse misure) avvalersi; ne deriva che molte scoriel ‘ingombrino e troppi partiti presi l’appesantiscano. quando non si tratti semplicemente di ignoranza.

Il primo di essi è la tesi faziosa che ancora contrappone i fautori della “regolarità” ai “massoni liberali” — Alec Mellor ha marciato molto su questa via ma. sull’altro versante. va detto che le opere di Louis Amiable o di Gaston Martin risultano non meno sospette — anche se io propendo a credere che v’è da ricavare più da questi storici del Grande Oriente di Francia che da Mellor: un cattolico di destra che finisce per approdare alla Gran Loggia Nazionale.

Un altro spartiacque significativo in materia di storiografia è quello che oppone gli “scozzeSisti” ai “francesi”: per gli uni, aldilà dei suoi geroglifici, la massoneria rinvia a una saggezza primigenia trascendente il vecchio fondo ebraico-cristiano della nostra cultura; per gli altri essa è un «associazione secolare nella quale i riti e il simboli non sono che elementi posticci introdotti per cementare il gruppo. Questi spartiacque non contrappongono solo le Comunità massoniche fra loro ma si rinvengono a diversi livelli nelle Obbedienze stesse. Li si ritrova all’interno del Grande Oriente di Francia medesimo che. come sapete, è una federazione di logge praticanti riti diversi anche se nell’insieme vi prevale il rito francese. quanto meno a livello delle logge simboliche, mentre il Gran Collegio dei Riti segue prevalentemente i gradi scozzesi.

Queste opzioni — non oserei dire filosofiche — ortentano indubbiarnente l’approccio storiografico: ed è precauzione necessaria sapere che lo storico massone, poiché è libero di scrivere la storia a proprio piacimento. raramente è neutro o imparziale. Io stesso non pretendo di trarmi dalla mischia. Vuol dunque dire che to storico massone è incapace di scrivere una storia obiettiva e che sia costitutivamente condannato a sprofondarc nell’apologetica’? Per un’inversione paradossale bisognerebbe dunque fidarsi solo di storici profani o perfino antimassoni? Non lo credo affatto e l’esistenza di Commissioni di storia in seno alle varie Comunità. l’eccellente lavoro svolto dalla “Quatuor Coronatorum Lodee”. I”IDERM, ‘ • Viilard de Honnecourt•s o diversi gruppi di ricerca quali “Latomia”. Renaissance Traditionnelle” e. in Italia. il Centro per la storia della Massoneria diretto da Mola e FIDISERM provano. semmai ve ne fosse bisogno, che la preoccupazione per la storiografia è una costante delle massonerie moderne: ma essi ne segnano anche i limiti. giacché. in ogni caso, sono espressione di una Obbedienza o di una sensibilità massonica.

Dal momento che la massoneria scaturisce dalla storia generale dell’Occidente, la creazione di una rivista internazionale di storia della Libera Muratoria, sul modello delle grandi riviste di storia esistenti da almeno un secolo, potrebbe correggere le prospettive riduttivistiche facilmente riscontrabili nelle diverse pubblicazioni alle quali ho fatto riferimento. Ben inteso indipendente dalle Potenze massoniche, una rivista di tal genere non avrebbe cura che per la scientificità delle ricerche intraprese.

La storia, diceva Hegel- è sempre di parte. Scritta dai vincitori, essa è oggi com’era per Machiavelli strumento del Principe. l’unità nazionale ne è una conferma. La storia massonica è quella delle Obbedienze che sono prevalse. Essa è anzitutto quella del Grande Oriente, vale a dire dell’aristocrazia liberale che ha saputo imporsi sulle rovine delta Gran Loggia. Ma la nostra storia e anche quella dell ‘antimassoneria che, dai primi anni del Settecento, in Francia come in Inghilterra, ha sempre associato massoneria e liberalismo. Quando nel 1797 pubblica i Mémoires pour servir à l’histoire du Jacobinisme, Barruel istruisce a un sol tempo il processo contro la massoneria e contro la rivoluzione. mentre più tardi Jeannet e Deschamps e, in tempi a noi più vicini. Fay e Cochin istruiscono il processo contro la repubblica. insieme a quello contro la massoneria. Vale a dire che la Libera Muratoria, si voglia o no politica (è questo il rimprovero più severo mosso al Grande Oriente dl Francia) è essenzialmente un fatto politico che intende bene ntescolarsi alla rea/!à del “mondo . Credo in Inghilterra come in Francia — ma soprattutto in Francia, poiché vi si viveva nel regime introdotto con ta Revoca dell’Editto di Nantes — permettendo ai fratelli di associarsi per stare insieme (all’epoca la massoneria non ha alcuno scopo esoterico: basti. a conferma, riportarsi ai testi del tempo) la massoneria Inventa e poi impone una nuova forma di associazionismo laico che. per la prima volta {Tugge all’autorità della Chiesa e dello Stato. Si tratta di un fatto straordinario, di cui i massoni furono promotori, una realtà talmente rilevante che la libertà d’associazione diverrà costituzionale solo nel 1901 per la Francia mentre in Italia si è ancora in attesa di una legge che conferisca certezza giuridica alla massoneria. Quest’invenzione di uno spazio pubblico laico ha poco da spartire con l’idea che alcuni hanno di massoneria poiché secondo certuni noi saremmo i depositari di “segreti” che, trasmessi dai saggi dell’Antichità, sarebbero stati miracolosamente ritrovati in Scozia e poi dai massoni della Gran loggia di Londra. Inutile dire che tutto ciò è assolutamente inventato di sana pianta e che, se a nessuno è vietato di fantasticare. lo storico ha il dovere di non raccontare favole per favorire il sonno.

Se evoco questa storiografia mitologica — ponendomi sulla scia di altri, del resto: e penso a Sadler. Mellor e Ligou — è perché la nostra visione del passato. se non prendiamo le debite precauzioni. è troppo spesso deformata dal presente o da certe tendenze di recente invenzione che spiriti pigri vorrebbero far risalire a epoche immemorabili. Così alcuni pensano che 1a massoneria è una “società iniziatica”, mentre questo termine, pochissimo diffuso nel secolo XVIII, affiora indirettamente nel sec. XIX nel Tuileur Vuiilaume che peraltro non è neppur esso un testo ufficiale del Grande Oriente di Francia. D’altronde, si fa spesso riferimento all ‘andersonismo. Ora, basta prendere la Bibliografia di Ferrer Benimeli per constatare che le cosiddette Costituzioni sono state assai poco ripubblicate nel Settecento in Inghilterra. che se ne conoscevano due traduzioni-adattamenti nel Continente (quelle di La Tierce e di Kuenen) e che bisogna attendere gli anni Trenta del Novecento per vedere il testo ripubblicato da monsignor Jouin, il fuliginoso editore della

‘Revue internationale des Sociétés Secrètes” e dei Protocolli dei Savi di Sion. Orbene, che cosa voleva dimostrar monsignor Jouin? Semplicemente che, dall’origine. le Costituzioni sviluppavano un Iatiduninarismo, uno spirito di tolleranza ai quali s’inspirarono i rivoluzionari. In breve. che la massoneria era intrinsecamente liberale. vale a dire sovversiva! Ora, quando si sa che nessuna delle Grandi Logge continentali assume per propria base il testo andersoniano si è in diritto di crederc che l’influenza ideologica di queste cosiddette Costituzioni è del tutto inventata.

Se non vuol cadere in un usteron proteron. in anacronismi macroscopici, lo storico deve dunque collocare i documenti nel loro contesto: operazione in mancanza della quale egli si fuorvia. Posso fornire decine di esempi dei controsensi che deturpano la storia della massoneria quando la si voglia strumentalizzare in funzione della politica delle Obbedienze. Prendiamo, il caso del «ricevimento massonico» di Voltaire alla ‘”Neuf Sœurs”, di cui si è molto parlato. Le massonerie liberali ne hanno tratto motivo di gioia, in generale (mentre Jacques Lernaire la minimizza): sull’altro vcrsante si fa osservare che quel «ricevimento massonico» non fu regolare (poiché a Voltaire venne consegnato il grembiulino di maestro già appartenuto ad Helvétius) e che, a ogni modo, Voltaire non fu massone che per soli quattro mesi prima di morire. Ma ciò che si dimentica di dire è che al di là dell’uomo Voltaire la loggia registrava l’ingresso in Inassoneria del l’O/terrianesinl(), vale a dire della lotta da lui condotta, insieme con i “Philosophes”. per la tolleranza. la giustizia e contro l'”infâme”, vale a dire contro ogni clericalismo; e che tutto Ciò, all ‘epoca dei fatti, — come anche oggi. del resto  faceva impressione.

Potrei dilungarmi su altri esempi, in particolare sulle origini massoniche della divisa repubblicana Libertà, Uguaglianza e Fratellanza; o, ancora. sulla politica degli Alti Gradi svolta dal Grande Oriente intorno al 1780 e che ha poco da spartire con l’esoterismo: tornare ancora sulla teoria del complotto come è urgente fare sulla base di recenti novità e specialmente sulla traccia di Giuseppe Giarrizzo e Gian Mario Cazzaniga e come abbiamo iniziato a con il convegno di Cussanio r anno scorso organizzato da Aldo Mola. Ma il tempo incalza e come quei lavori sono stati pubblicati, ognuno potrà riferircisi.

Per concludere vorrei dire che le mie ricerche massonologiche mi hanno convinto che non vi è alcuna ortodossia massonica c che il ricercatore ha il dovere di lasciare i metalli alla porta del ‘Tempio della Storia se vuole evitare l’apoIogetica o il ridicolo. La mia qualità di massone del Grande Oriente di Francia e di storico non scalfisce affatto questa regola, giacché una cosa è “fare massoneria”, un ‘altra è “fare storia”.

(Traduzione di Aldo A. Mola)

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