PINOCCHIO E’ ANCORA UN PERSONAGGIO DEL FUTURO?

“Pinocchio è ancora un personaggio del futuro”

Al via le celebrazioni per i 140 anni del capolavoro di Collodi, di cui le nostre testate sono media partner. La presidente Marcheschi: “Un autore scomodo”

“Pinocchio è ancora un personaggio del futuro”

“Pinocchio è ancora un personaggio del futuro”

di Linda Meoni

Dentro c’è tutto: la generosità, l’ottusità, la durezza del lavoro, l’amicizia, gli affetti, il male cieco, persino la malattia. Senza travestimenti né consolazioni. Ma poi anche tanta avventura e meraviglia, di quelle che sanno incantare il pubblico dei bambini. E che insieme parlano al pubblico dei grandi con il gioco della parodie, le citazioni colte. Va a finire allora che dentro al grande classico che è Pinocchio si ritrovino elementi di Manzoni o Schiller, dell’opera di Rossini, tracce di Aristotele. È così che si crea la ragione di un successo planetario senza tempo. Prosegue la lunga galoppata delle celebrazioni per i 140 anni dell’opera di Carlo ‘Collodi’ Lorenzini, pubblicata per la prima volta nel 1883, spalmata su un calendario davvero intenso messo a punto dalla Fondazione nazionale Collodi presieduta da Pier Francesco Bernacchi e che vede le nostre testate Qn La Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno, insieme al portale Luce!, investitedel ruolo di media partner. Tra le personalità più accreditate per raccontare di quest’opera c’è la professoressa Daniela Marcheschi, dal 2009 presidente dell’Edizione nazionale delle opere di Lorenzini, istituita dal Mibac per mettere in luce il rilievo dell’autore, non solo padre di Pinocchio.

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Perché Pinocchio ha conosciuto un successo simile?

“Si tratta di un’opera rivoluzionaria per la letteratura tout court che Lorenzini scrive tenendo sempre presente quella che oggi si chiama ‘dual audience’. I piccoli seguono la vicenda di Pinocchio, piena di avventure mirabolanti, di incontri meravigliosi e dei più terribili. E ne traggono educazione perché il male è presentato per com’è, senza edulcorazioni. Dall’altra parte l’adulto scopre il gioco delle parodie, delle citazioni colte di cui Pinocchio è ricco. Il tutto in una lingua fluida, moderna, con forme vernacolo-fiorentine con evidenti influenze dalla Lucchesia. Si crea dunque una dimensione giocosa riservata ai bambini e alla finezza e cultura stratificata dei grandi. In Pinocchio c’è l’Italia del suo tempo nei confronti della quale Collodi era molto critico. Ecco il motivo per cui alla fine Pinocchio su invito di Collodi non diventa perbene. Qui il finale satirico. Non dobbiamo dimenticare che Collodi è il principe degli umoristi italiani”.

Quali elementi di novità presenta quest’opera per il suo tempo?

“Guardiamo al finale. Il burattino fattosi bambino non deve diventare perbene perché così facendo tradirebbe l’infanzia e il messaggio di libertà, avventura e semplicità d’animo proprio di questo mondo. Se ci pensiamo è un messaggio rivoluzionario, valido ancora oggi. Il Pinocchio ormai bambino ben vestito, ben nutrito, in una bella casa è uno di quei borghesi che Collodi pensava stessero tradendo l’Italia. Un personaggio come Pinocchio che ha tutte e tre le anime di Aristotele, vegetale, animale e umana, diventa quindi l’emblema dell’essenza e dell’esperienza antropologica. Allora come oggi perché Pinocchio ha in sé un qualcosa che lo apre al futuro, a lui contemporaneo”.

Lei ha definito Collodi un autore scomodo. Perché?

“Collodi è stato un intellettuale scomodo per varie ragioni, riconosciuto subito come il maestro degli umoristi capace di codificare l’umorismo come noi lo conosciamo e influenzando i più grandi da Tofano a Zavattini, Guareschi, Savinio, Rodari. Collodi è uomo estremamente libero, tutto di un pezzo che scrive ciò in cui crede. Attacca il potere costituito, come fece con il sistema dell’arte del suo tempo, con la letteratura commerciale di allora. Ha una penna ferocissima. Un personaggio di straordinario rilievo, coraggio e tempra e per questo scomodo alla cultura italiana”.

Che cosa fa l’ente da lei presieduto, l’Edizione nazionale delle opere di Collodi?

“Stiamo recuperando tutte le opere di Collodi, stabilendone il testo, commentandolo, documentando la storia. Realizziamo l’edizione filologicamente critica là dove presenti più edizioni di uno stesso testo. Anche Le Avventure di Pinocchio non è la ripresa dell’edizione critica del 1983, ma una nuova con un ampissimo commento. Ogni testo di questa edizione apporta qualcosa di nuovo, sulla cultura di Collodi, le fonti, le caratteristiche linguistiche, i dati storici gettando una luce nuova sì sull’autore ma anche sulla cultura letteraria e non solo dell’Ottocento”.

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