Conosci te stesso
Maestro Venerabile, Fratelli tutti di ogni Dignità e Grado,
siamo agli inizi del nuovo Anno Massonico 1973-74 dell’era volgare ed agli inizi di un nuovo ciclo dei nostri lavori.
E torniamo a domandarci: quale deve essere il vero Lavoro di un’Offcina Massonica?
Credo che la miglior fonte, per trovare la risposta, sia il nostro Rituale: Anche se sulle prime appare per lo meno strano, quanto più ci si abitua e ci si medita si è indotti a ritenere che è stato scritto con somma saggezza e con grande ricchezza di contenuti.
Ogni simbolo è un pentacolo, una figura che, anche quando è estremamente semplice, prendiarno ad esempio la Squadra, ha significati metafisici addirittura cosmogonici; ed ogni volta che lo si vede, non si può far a meno di meditare sui due Principi della creazione, della Materia, l’orizzontale, e della verticale che simboleggia lo Spirito.
E, quando si aprono i Lavori e si pongono Squadra e Compasso sulla prima pagina del Vangelo di Giovanni, non possiarno far a meno di ricordare che le prime parole di Giovanni sono: “In principio era il Verbo, ed il Verbo era con Dio, ed il verbo era Dio
All’accensione delle Candele, ricordiamo che il Primo Esperto, dopo aver fatto battere il recipiendario alla Porta del Tempio, risponde alla domanda che gli è stata fatta dall’interno: “E un profano che cerca la Luce ‘
Anche se siamo omati dalle insegne di Maestri o di Compagni, siamo in realtà tutti Apprendisti, e la Massoneria è quell’istituzione che, unica al mondo, ci affratella tutti perché ci aiutiamo scambievolmente alla ricerca della Luce.
Noi proclamiamo inoltre di Lavorare per il bene dell ‘Umanità ed a Gloria del Grande Architetto dell ‘Universo.
Come si può lavorare per il bene dell ‘Umanità?
A parte che nelle nostre file non ci sono condottieri, né profeti di nuove dottrine redentrici, osserviamo con Aldous Huxley che simili supermen sono stati portatori di grandi mali, più che di benefici per l ‘ Umanità. Basta ricordare i massacri ed i genocidi fatti in nome di tanti credi religiosi e politici; e quelli che si continuano a fare oggi.
I veri benefattori dell’Umanità lavorano marginalmente, incominciando da se stessi, e poi spargono un seme che purificherà lentarnente, ma deve fruttificare entro i cuori della gente; non gli può essere imposto con la violenza, né fisica, né mentale. Noi tutti vogliano essere riformatori; ma, se vogliamo che sia efficace, la riforma deve cominciare da noi stcssi, e sarebbe già un grandissimo successo quello di aver riformato noi stessi per il bene.
Ma, ovviamente, per mettere in atto una riforma, che può, nel nostro caso, essere completamente radicale, occorre conoscere perfettamente ciò che deve essere l’oggetto della riforma e poi, si potrebbe aggiungere, occorrerebbe aver definito con chiarezza il modello al quale si tende con la riforma. Si vedrà in seguito che questo modello esiste già, entro ciascuno di noi, e che viene ad essere conosciuto, e direi anche attuato, già con la sola operazione del conoscere la totalità del nostro essere.
Tanto per dare un primo abbozzo al problema, che è quello di conoscere se stessi, e per distinguere due specie di conoscenza, direi che bisogna fare un distacco netto tra conoscenza mentale e conoscenza sperimentale ed un terzo tipo, che direi subito deteriore, che è di una attuazione esistenziale, di cui diremo subito, per scartarla al primo esame. Si tratta della cosiddetta realizzazione di se stessi da farsi con atti arbitrari ed incondizionati, che possono raggiungere anche il delitto gratuito; si tratta di modi di auto affermazione che dovrebbero servire a risolvere l’angoscia esistenziale per mezzo di una violenta affermazione dell’Ego rudimentale con atti di presunta potenza; non credo che valga la pena di prcndere in considerazione questa modalità, che porterebbe, semmai, all’accentuazione di una sola frazione dell’io, con la cancellazione di tutte le altre frazioni, e specialmente quelle superiori.
Venendo alla conoscenza di tipo mentale, anche nell’uso comune della frase “io mi conosco si intende dire “io so che, in quella determinata circostanza, mi comporterò in questo certo modo, oppure, la penserò in quel certo modo”. conosco, lo so come sei . e così via. Portata ad un livello scientifico questa conoscenza diventa la psicologia, ecc. ecc.. Si tratta cioè di osservazioni fatte ed organizzate dalla mente, di fatti che avvengono a livello fisico o, al massimo, a livello mentale.
Ma, al di là della mente, non esiste nulla? Anche senza ricorrere a dottrine di metafisica pratica, possiamo dire che tutti noi abbiamo sperimentato e visto fatti che fanno pensare a qualcosa che opera al di fuori, se vogliamo al di sopra, della mente. Ispirazioni improvvise, intuizioni artistiche, messaggi telepatici, premonizioni … sono tutte cose che esulano dalla sfera mentale e che fanno pensare che nella composizione dell ‘uomo ci sia qualche cosa di più delle componenti del corpo fisico, istinti, sentimenti, passioni e ragionamento. Forse già certe manifestazioni della volontà sono extra-mentali.
Ed allora, per esplorare questi campi poco accessibili dell’io, la mente non è più suffciente. Ed è probabile che, in questi campi, si possano trovare cose assai interessanti.
Possiamo andare a fiuto e cominciare a sospettare qualcosa.
Nelle Tavole di Smeraldo, Ennete Trismegisto dice: “Ciò che è in alto è come ciò che è in basso Che cosa potrebbe significare? In basso, l ‘ Uomo; in alto, I ‘Universo (intero, visibile ed invisibile). L’Uomo è fatto di materia, e via via di tante componenti che si allontanano da essa; istinti, sentimenti, mente … e …? Dell’Universo vediamo solo la parte materiale … ma nei laboratori di fisica nucleare si lavora con le parti più sottili della materia … elettroni, protoni, fotoni, ecc.; e queste particelle diventano tanto più esclusive quanto più sono piccole. L’elettrone si comporta, a piacere, come carica elettrica, come treno di onde, come luce, come massa materiale … e allora? Gli strumenti che, a suo tempo, la Mente aveva forgiato per veder un certo ordine nel mondo fisico, le matematiche classiche, non funzionano più, a quei livelli, e si devono adottare matematiche nuove c quello che nelle nostre mani era materia solida, pesante, da toccare, da masticare, da tirare in testa allo scocciatore è svanita in nuvolette di onde, o luce, o cariche elettriche.
Ciò che è in alto è come ciò che è in basso; è il fondamento dell’analogia; spiega perché l’uomo è detto il microcosmo, strutturalmente analogo al grande Cosmo. Ed allora, conoscendo l’ Uomo, sarebbe possibile giungere a conoscere l’ Universo. Si tratta di trovare i mezzi per conoscere I ‘Uomo.
I Santi indiani, coloro che scrissero i Veda e le Uppanishad; i Profeti ed i Veggenti Ebrei, che ci diedero la Kabbalah; i Filosofi della Gnosi e tutta una schiera appartenente a tutte le civiltà, ci hanno lasciato e ci stanno dando ampia informazione sulla struttura dell’Uomo e sul modo di averne pratica esperienza. Per conoscere proficuamente la nostra struttura, non è sufficiente sapere che siamo costituiti da molti strati, ecc. ecc., ma occorre che diamo la scalata a codesti strati che stanno al di fuori della nostra normale esperienza e andiamo a vedere direttamente. Andare a vedere direttamente vuol dire prendere coscienza di tutti questi strati che ci compongono; questa presa di coscienza deve divenire cosa di tutte le ore, questa presa di coscienza implicherà il riordinamento gerarchico nelle funzioni di tutti questi strati.
Dice una bellissima Uppanishad (la Katha Uppanishad, ii. vv. IO e segg.) che l’uomo è un complesso formato da un padrone che sta su di un carro, guidato da un auriga e tirato da un cavallo. Il carro è il corpo; il cavallo è i sentimenti, gli istinti e le passioni; il cocchiere è la mente; ed il padrone, il vero Io, lo Spirito. La logica vorrebbe che il padrone desse ordini al cocchiere, che questo guidasse il cavallo e che, infine, questo tirasse il carro. Ma non è cosi quasi mai. Molto spesso, è il carro che prende il comando e porta tutti dove vuole lui; spesso la fa da padrone il cavallo; e, nelle persone cosiddette intelligenti, equilibrate, il cocchiere comanda tutto. Ed il padrone? Sembra chiaro che l’uomo integrato sia quello nel quale è lo Spirito a comandare e tutto il resto stia al posto giusto. Ma perché si possa dare il comando al Padrone bisogna riconoscerlo, mettersi in comunicazione con Lui.
Cerchiamo allora, per il bene della Loggia in particolare, dell’Ordine e dell’Umanità in generale ed a Gloria del Grande Architetto dell’Universo, di divenire noi stessi uomini integrati e poi, forse, potremo anche dedicarci a riformare il mondo. M. Bnc, 20 settembre 1973 dell’e v:. (1 0 grado