GUARDANDO L’OCCIDENTE

Guardando all’Occidente

Maestro Venerabile, Fratelli carissimi,

Sono qui per rendervi partecipi delle reazioni che hanno suscitato in me quanto da voi detto, Maestro Venerabile, e quanto espresso dal Fratello Piero Spnll nella sua ultima tavola.

Lasciatemi premettere che, nel mondo profano, io porto il distintivo della nostra Istituzione, non perché mi senta o mi giudichi migliore di voi tutti, che peraltro non lo portate, ma per una scelta che mi è stata suggerita dal Rituale di Iniziazione.

Rammento che, quando ancora profano, fui introdotto nel Tempio, alla domanda del Maestro Venerabile: “che cosa volete da noi?” Io risposi “La Luce” consapevole di richiedere quella Luce la cui ricerca racchiude in sé tutte le prerogative di una vita iniziatica e che noi Liberi Muratori simboleggiamo nella costruzione del Tempio. Ma la porta del Tempio ha due facce: quella intema che guarda ad Oriente e quella estema che guarda ad Occidente, ma per questa non meno sacra.

La saggezza dell’Assemblea che mi iniziò, deliberò di dirmi quali sarebbero stati i miei doveri di Libero Muratore indicandomeli non come rara virtù, ma come compimento di un dovere gradito e, per bocca del Maestro Venerabile, mi si disse che dovevo soccorrere i miei Fratelli, prevenire le loro necessità, alleviare le loro disgrazie ed assisterli con i mie consigli ed il mio affetto.

Chi sono questi Fratelli che devo soccorrere? Sono coloro che siedono tra queste Colonne? Non credo! Io voglio e debbo considerare miei Fratelli tutti coloro che omano le colonne del Tempio lungo da Oriente ad Occidente, largo da Settentrione a Meridione, alto dalla Terra al Cielo e profondo dalla Terra all’Abisso: il Tempio di quella Massoneria Universale nel nome della quale compiamo ogni nostro Lavoro.

Quale modo più semplice, Fratelli di compiere questo gradito dovere che continuare a squadrare la Pietra dando un segno che mi renda riconoscibile a quei Fratelli che dovessero, per loro sventura, avere bisogno del mio aiuto? Anche perché non credo che, portando io un distintivo, le mie imperfezioni possano nuocere al buon nome della Libera Muratoria in modo maggiore di quanto già non nuoccia la mia appartenenza all’Ordine.

Tenendo presente che la Massoneria attribuisce al simbolo un valore assoluto, permettetemi ora di toccare un argomento più confacente a questo luogo, argomento che pur trattando di cose esteriori vorrebbe indicarci quale simbolismo racchiude parte del Rituale che bene o male noi attualmente seguiamo.

Se per assurdo in una Officina non si parlasse affatto ed il Rituale si svolgesse consegni, o altro, credo che il Rituale stesso sarebbe ugualmente vivo nell ‘individuo partecipante e nel complesso dei presenti. Questo perché? Perché in ogni segno, in ogni oggetto, in ogni frase ed in ogni ornamento noi riconosciamo una “sintesi di concetti” (simbolo).

Chi di noi entrerebbe in questo luogo senza indossare il grembiule? Nessuno credo, perché questo indumento, o ornamento, quale simbolo del lavoro ci ricorda che siamo qui a lavorare alla costruzione del Tempio. I guanti stessi che indossiamo ci ricordano che un Libero Muratore deve sempre avere le mani pure, e ce lo

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dovrebbero ricordare anche se talvolta il loro stato non è veramente il simbolo della purezza.

Credo sia cosa inutile elencarvi e rammentarvi tutti i vari simboli che ci circondano, vorrei però, prima di concludere, ancora soffermanni sull’importanza dell’abito scuro che il Rituale ci prescrive, a prescindere dall’abito quale segno di rispetto che si vuole offrire ai Fratelli. Poiché per poche ore la settimana ci troviamo in questo luogo che noi tutti diciamo sacro penso sia utile vestire diversamente dall’usuale, sia perché così facendo dal momento della “vestizione” abbiamo la possibilità di cominciare la preparazione mentale che si completerà con i minuti di raccoglimento, che sono abituale prologo alla apertura dei lavori, sia perché anche gli organi visivi possono percepire una condizione diversa dall’ordinario, dal profano.

Perciò l’abito sia un abito che non indossiamo comunemente nel mondo profano e perché questo “abito simbolo” ci possa ricordare la nostra condiione di Figli della Vedova deve avere il colore del lutto, il colore scuro.

Ed il tutto per fare di noi non solo un gruppo di amici, ma una Loggia Massonica che come tale opera per il bene dell’Umanità ed

G. Bltt,

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