Riflessioni e dubbi
Maestro Venerabile, Fratelli carissimi,
nei miei pochi mesi di vita massonica ho accumulato una serie di riflessioni, dubbi, problemi, constatazioni che ho pensato di sottoporre alla vostra attenzione. Questa decisione non è nata senza travaglio, ora a causa del carattere troppo personale e soggettivo, ora troppo ortodosso (o eretico!) di queste riflessioni, per le quali posso solo confidare in fratema e massonica tolleranza. La mia speranza è che l’aiuto dei Fratelli porti qualche luce nella bruna attuale delle mie idee.
Siccome qualcuno potrebbe ravvisare della seconda parte di questa tavola una intenzione polemica che assolutamente non è mia, vorrei iniziare con un chiarimento. Di essere in Massoneria sono perfettamente felice, e alla Massoneria devo già molte cose, e voglio ricordarne almeno due. L’aver risvegliato in me quella aspirazione verso il Trascendente che era latente e grazie alla quale mi sento adesso diverso da quello che ero un anno fa; l’avermi assicurato un “Tempio sereno”, per dire col Poeta, nel quale trovo rifugio e nel quale provo ogni volta più viva la sensazione di sollievo e la gioia di lasciarmi alle spalle la rissa quotidiana. Ai Fratelli non ho dato nulla e me ne rincresce. Confido di essere, tra qualche mese, più libero dalle preoccupazioni mondane che ora mi assillano, e di poter allora dare ai Fratelli ciò che devo soprattutto: un più assiduo e impegnato lavoro massonico.
Dato che il Maestro Venerabile ha sollecitato commenti sulle ultime tre tavole presentate, vorrei anzitutto esprimere qui, non avendolo fatto a voce, l’ammirazione e la riconoscenza che le tre tavole hanno suscitato in me. Voglio quindi ringraziare il Fratello Spnll sia per il piacere estetico che mi ha dato la sua tavola, sia per la genuina emozione che la anima, e che egli è stato capace di trasmetterci. Alla tavola del Maestro Venerabile (in particolare la seconda parte) devo qualcosa di diverso e, in un certo senso, ancora più importante: avermi prospettato lucidamente la mia inadeguatezza di Massone e di Fratello, la lunghezza del cammino che mi attende, la difficoltà di quello che su questo cammino è il primo passo: ciò che simbolicamente chiamiamo “morire” in coincidenza con la rinascita iniziatica. Morire significa uno sforzo enorme di pulizia mentale che non è ora alla mia portata, anche se spero lo diventerà; significa rinunciare alla calda pelliccia della persuasione, della pigrizia mentale, dei privilegi di casta, delle idee preconcette, della pudicizia intellettuale per denudarsi spiritualmente affidandosi al calore della fratellanza: so di non avere superato la paura del freddo. Alla tavola del Fratello Bltt devo qualcosa di diverso ancora: avermi fornito materiale di riflessione e approfondimento per problemi che da tempo andavo agitando in me.
II parte
- Il silenzio dell’Apprendista
E questa una regola che capisco e approvo, ma che viene applicata in maniera così incerta ed aleatoria da suscitare perplessità. Sembra che ci sia una divergenza tra il discorso rigido del 1 0 Sorvegliante e la prassi (e parola) accomodanti del Maestro Venerabile , per cui non so se scusarmi per aver preso qualche volta la parola in
Tempio, oppure per averla presa così raramente. La soluzione che mi verrebbe
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spontaneo suggerire è di mantenere rigidamente la regola del Tempio, aumentando insieme il tempo dedicato a discussioni più informali nella sala dei passi perduti; ma resta il dubbio che, fuori dall’atmosfera austera del Tempio, decadano il tono della discussione ed anche quella massonica tolleranza che ne costituisce l’omamento principale.
- Che cosa significa libero?
È libero un uomo che è legato a una fede religiosa, e quindi a un dogma? Istintivamente risponderei di no, e mi sembra che questa sia anche la posizione ostentata con calore dal Fratello Passantino in una recente tornata. Il giorno dell’iniziazione ho giurato “di non professare principi che osteggino quelli propugnati dalla Libera Muratoria” e confesso che non vedo, ad esempio come questo possa attualmente conciliarsi con la professione della fede cattolica. So d’altra parte che nei tempi antichi un Massone aveva non solo il diritto, ma il dovere di “praticare la religione del proprio paese”, e non mi è chiaro come possono conciliarsi le due posizioni.
D’ altra parte il Massone si considera, e si vanta di essere, “uomo libero”, ma lo è poi in effetti? Io direi che lo era fino al giorno dell’iniziazione, con la quale ha posto alla sua libertà di pensiero e di azione un vincolo (quello di giuramento di fedeltà ai principi della Massoneria) altrettanto rigido di quello del dogma religioso. Questo problema della libertà è legato al quello del punto seguente
- Atteggiamento verso la religione
Si potrebbe sostenere che la Massoneria differisce da una religione unicamente per la mancanza di quell’elemento “devozionale” che normalmente i Massoni considerano come di ordine inferiore: è scritto nella Costituzione che la Comunione Italiana “osserva il monoteismo”. Si può sostenere altrettanto validamente che la Massoneria differisce sostanzialmente da una religione in quanto non prevede l’esistenza di un Dio. Non ha tali caratteri, infatti, quell’entità che noi chiamiamo G:. A:. D:. e che assimilabile essenzialmente ad un concetto, o al simbolo di una certa visione escatologica, o a un’Idea (forse I ‘Idea di Dio), o infine al Dio dei teisti, Ma allora è il momento di chiedersi: che cosa vuol dire Dio e che cosa vuol dire ateo?
- Che cosa significhi Dio per i Pagani o per il Vecchio testamento
È suffcientemente chiaro: un qualcosa capace, per esempio, di dispensare fulmini e pestilenze. Quando a Dio si toglie la capacità di manifestarsi e di incidere sulla nostra vita, si ottiene il Dio dei teisti (e quello dei Massoni) e cioè un non-Dio, come validamente argomentò Ludovico Feuerbach. Cosa significa quindi dire che il Massone non può essere un “ateo stupido”? Penso che si possano distinguere due principali tipi di ateismo: quello secondo il quale Dio non esiste, e quello secondo il quale, se esiste, non possiamo conoscerlo. Può sembrare che l’una e l’altra di queste concezioni debbano necessariamente condurre ad una visione materialistica, ma a mio avviso ciò non è vero, soprattutto per la seconda, la quale mi sembra conciliabile con quella istanza di ricerca della luce che è alla base del lavoro massonico. In altre parole, noi fratelli tutti cerchiamo la Luce, e forse qualcuno la troverà al termine del cammino iniziatico. Ma siamo sicuri che, arrivati alla Visione, ciò che vedremo non
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quella politica è un’attività di dignità inferiore e soprattutto perché ostacola la fratellanza. Deve allora la Massoneria rinnegare il suo passato impegno politico?
8) Arrivo con questo a un punto che viene frequentemente sollevato
Ed è oggetto di discussione in Loggia: in Tempio è proibito “intrattenersi in questioni di politica e di religione”. Si tratta di due proibizioni che, se pur così conglobate nel Rituale in un’unica proposizione, mi sembrano in realtà di natura diversa.
- Politica. Il Fratello Bltt ha dato una certa interpretazione, in chiave storica e, direi, contingente di questa posizione, e ha espresso un sostanziale dissenso sulla sua attuale necessità ed opportunità. A me sembra che questa regola sia da considerare savia nella misura in cui valgono le considerazioni espresse in precedenza (punto 6) e almeno fino a quando durerà la scelta attuale della Massoneria, che sembra quella di astenersi dall’azione politica diretta.
- Religione. A differenza dell’altra, questa proibizione mi sembra inapplicabile e in effetti non viene applicata in questa Loggia se è vero, come ho creduto di intendere, che durante il passato Anno Massonico si è esattamente trattato di Buddismo. Pure accettando che sia questa considerata una religione “non dogmatica” a differenza di altre, restano due punti da valutare:
l) questa ultima distinzione è sottile e incerta (era “dogmatico” il paganesimo dei romani?)
2) ognuna delle grandi religioni è portatrice di patrimonio esoterico che, se pure lasciato decadere come è avvenuto per la religione cristiana, è pur sempre un argomenti di interesse massonico rilevante. E proibito in Tempio parlare dei Templari perché coinvolge la Chiesa di Roma? È lecito fare riferimento all’ascesi buddista, ma non alle esperienze dei mistici cristiani?
R. Scch,
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