Impressioni
Maestro Venerabile, Fratelli carissimi,
uomini liberi e di buoni costumi, prima di essere Massoni, ognuno di noi ha in qualche modo cercato la sua Via alla perfettibilità e operato pcr rendersi utile ai suoi cari e al suo prossimo.
Ognuno di noi ha trovato un amaro sconforto, nel constatare l’indifferenza dell’uomo verso i suoi simili, ben più propenso ad accumulare potere e beni, che a tendere la mano a chi è in difficoltà. Credo che in tutti noi si sia avvertito quell’accorato desiderio di sentirsi chiamare fratello.
Parola meravigliosa che adesso ricorre con frequenza nei nostri incontri, ovunque e soprattutto nel Tempio.
Uomini liberi, differenti per condizione sociale, fede religiosa, convinzione politica, cultura, eppure uniti da una comune vocazione: ricercare in noi stessi motivi di pace e di amore, promuovere e coltivare la nostra ascesa spirituale.
Ancora profani, abbiamo tutti nutrito la speranza di conoscere un mondo di veri fratelli, sinceri, leali e comprensivi, ai quali confidare una pena o prestare un servigio, con la soddisfazione di fare bene per il bene.
Ebbcne il nostro mondo di Fratelli noi lo abbiamo trovato. È un piccolo mondo, ma è una Istituzione. Una Istituzione organizzata che lavora con metodo per diffondere ed afferrnare quei Principi che noi custodiamo tra Squadra e Compasso.
Il Lavoro istituzionale è la paziente, metodica e fiduciosa ricerca della verità, nella pratica del bene e della tollcranza.
Al di sopra dei nostri personali convincimenti non troviamo il nostro sicuro punto d’incontro in quei principi che sono la Libertà, l’ Uguaglianza e la Fratellanza.
Diamo alla Libertà il suo significato più umano e più vasto, nel rispetto della legge, all’Uguaglianza sacrifichiamo orgoglio e privilegi, alla Fratellanza concediamo il nostro amore e le nostre azioni.
L’atto che ha preceduto la nostra Iniziazione è stato un testamento spirituale. L ‘Istituzione ci ha chiesto che cosa dobbiamo all ‘Umanità, alla Patria ed a noi stessi.
Prescindendo dalle prime due domande vorrei sottolineare la terza: che cosa dobbiamo a noi stessi?
Io credo che il tributo più apprezzabile, che noi possiamo dare a noi stessi, sia il rispetto per la nostra dignità di uomini che hanno la capacità di vedere chiaramente dcntro la propria coscienza, rifuggendo tutti i tentativi di compromesso suggeriti dalle nostre ambizioni, dalle nostre passioni e dai nostri più svariati interessi materiali.
La Massoneria ci ha posto questa domanda perché esigc la nostra più autentica autocritica; ci richiama alla ricerca di noi stessi nella Verità, con ordine, con metodo, con severità.
La Tolleranza dobbiamo praticarla nei confronti degli altri, non verso noi stessi.
Solamente un giudizio rigoroso e severo sulle nostre azioni può squadrare la nostra Pietra e fare di noi dei Massoni degni di questo nome.
16
Insieme a quell’intelligenza che gli permette di indagare lo scibile, l’uomo possiede una base spirituale che lo rende consapevole dei suoi limiti e delle sue aspirazioni.
Egli si avvicina alla perfezione ogni volta che un istinto di bontà, sorgendo dalla sua mente, giunge puro alla coscienza, anche se, e soprattutto se, questo gli costa una rinuncia o un sacrificio.
Quando parliarno di lavoro istituzionale intendiarno considerare l’attività massonica nei suoi fini etici e spirituali. Essere Massoni è un impegno che prendiamo, innanzi tutto, con la nostra coscienza.
L’Offcina è il luogo ideale per squadrare la nostra Pietra, in essa diamo la nostra opera serena e lavorando riceviamo insegnamento.
Se ciascuno darà generosamente tutto il meglio di sé, ben consapevole dei suoi doveri verso sé stesso e verso l’Umanità, potremo ben sperare nel futuro.
Poiché l’effcacia della nostra testimonianza dipende dalla nostra concreta partecipazione alla vita della Loggia, insieme alla Saggezza non manchi l’entusiasmo di adempiere ai compiti che ci attendono.
L’uomo cosiddetto civile, sollecitato dal progresso, trascorre la sua vita inseguendo il suo vitello d’oro; poco c male si rende conto che i maggiori progressi scientifici sono insignificanti di fronte ai Misteri dell’Infinito e dell ‘Eterno, ai quali ci si avvicina solamente col Viatico dello Spirito; nessuna astronave lo potrà avvicinare ai Misteri, perché le cose materiali non potranno mai costituire un mezzo per traslare lo spirito dell’uomo.
Noi sappiamo che la Massoneria lavora per il bene dell ‘Umanità, nel rispetto della Libertà, intesa come mezzo per raggiungere un più alto progresso civile.
Mentre dall’Istituzione riceviamo Luce e Saggezza, diamo ad Essa il doveroso apporto dclla nostra viva e concreta partecipazione, ciascuno nella misura delle proprie possibilità intellettuali e materiali.
L’Offcina è il nostro Tempio di meditazione e di lavoro spirituale, dove ciascuno di noi ha qualcosa da dare e da imparare.
La cultura, la buona volontà e la tolleranza ci aiuteranno a salire la lunga e faticosa scala della Saggezza.
G. Bltt, 4 aprile 1991 e:.v:. (1 0 Grado)
17